mercoledì 29 aprile 2009

I Diritti dell'Uomo e la "farsa ridicola e indecente di Durban II"

In una pregevole analisi sulle conseguenze e gli effetti politici della conferenza Durban II, organizzata dal consiglio dei diritti umani dell'Onu, pubblicata questa mattina dal Corriere Della Sera, il filosofo ed intellettuale francese Bernard-Henri Lévy sviluppa una riflessione degna e meritevole di attenzione. Per Henri Levy la conferenza anti razzista, tenutasi a Durban, si è trasformata in una farsa ridicola ed indecente. Infatti l'evento è stato organizzato dalla Libia, Paese nel quale non esiste una vera democrazia, ed è stato inaugurato dall'Iran, a capo del quale vi è il Presidente Ahmadinejad, non particolarmente sensibile verso il rispetto dei diritti umani. Il documento finale, sottoscritto dai paese che hanno preso parte all'evento, è intriso di ambiguità ed ipocrisia, anche se per fortuna mancano le parole di condanna contro gli ebrei, le donne, i liberi pensatori, la libertà di opinione in materia religiosa. A parte la denuncia del carattere razzista del sionismo, opinione che suscita indignazione, espressa dal presidente Ahmadinejad, nel corso della conferenza nulla è stato detto dei paesi in cui i diritti umani sono violati quotidianamente, come in Burundi, in Eritrea, in Angola, nello Sri Lanka, nelle isole Molucche. I milioni di persone, vittime nel mondo di regimi dittatoriali e tendenzialmente genocidi, non hanno potuto ascoltare una paralo di condanna nei riguardi di quanti sono responsabili politicamente della violazione dei diritti umani. Per Bernard Henri Levy per riparare a questo oltraggio e a questa vergogna, che offende la dignità delle popolazioni oppresse da regimi genocidi e oppressivi, occorre ripensare profondamente il ruolo e ridefinire le funzioni del Consiglio dei Diritti dell'Uomo, nell'ambito delle Nazioni Unite. Il Consiglio dei Diritti dell'Uomo non deve essere dominato da paesi che hanno dimostrato di non tenere in nessuna considerazione la carta dei diritti dell'uomo, promulgata dopo la fine della guerra fredda. Per Henri Levy i paesi che hanno regimi politici dittatoriali e che si sono macchiati di crimini gravissimi contro la dignità della persona umana, violandone i diritti fondamentali, devono essere esclusi dal Consiglio dei Diritti dell'Uomo. Per arrivare ad avere una riforma di questa natura, secondo l'analisi del filosofo francese, è necessario che a capo delle Nazioni Unite vi sia un uomo che abbia una tempra morale superiore a quella del debole ed inconcludente Ban Ki Moon. Soltanto in questa maniera sarà possibile evitare che la bella espressione dell'anti razzismo non venga abbandonata nelle mani di politici come Ahmadinejad e che, soprattutto, nel Consiglio dei diritti dell'uomo si ritorni a denunciare la situazione insostenibile esistente in molti paesi, dall'Iran alla Cina, in cui la violazione dei diritti umani continua ad essere perpetrata, mentre la comunità internazionale rimane in silenzio. GIUSEPPE TALARICO

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