mercoledì 27 maggio 2009

Accoglienza per gli immigrati ma senza sconti sui loro doveri

di Andrea Tornielli Roma Bisogna evitare che in Italia si formino «enclave etniche» e scongiurare «i micro-conflitti diffusi sul territorio» che fatalmente modificano «la percezione che non di rado i connazionali hanno circa la presenza di stranieri», proponendo invece veri e propri «patti di cittadinanza» per gli immigrati che favoriscano la convivenza e l’integrazione, mettendo in chiaro «diritti e doveri», senza «prevedere sconti in nome di un malinteso multiculturalismo». L’ha detto ieri il cardinale Angelo Bagnasco ai vescovi italiani, aprendo in Vaticano i lavori dell’assemblea generale della Cei. Con parole soppesate, il porporato ha lanciato qualche critica al governo, offrendo però sul tema immigrazione una proposta meditata e approfondita, al di là degli slogan e dei fronti contrapposti. Bagnasco ha spiegato che le «significative correzioni» al disegno di legge sulla sicurezza «non hanno superato tutti i punti di ambiguità». Ha messo in diretta correlazione la prassi dei respingimenti - facendo notare come essa sia «già stata sperimentata in altre stagioni come pure in altri Paesi» - con il clima della campagna elettorale che «non ha sempre assicurato l’obiettività necessaria ad un utile confronto». Ha ricordato che questi episodi vanno giudicati avendo come criterio fondamentale «il valore incomprimibile di ogni vita umana, la sua dignità, i suoi diritti inalienabili». Ma ha pure aggiunto che accanto a questo «valore dirimente» che ne sono altri da tener presenti, «come la legalità, l’affrancamento dai trafficanti, la salvaguardia del diritto di asilo, la sicurezza dei cittadini, la libertà per tutti di vivere dignitosamente nel proprio Paese, ma anche la libertà di emigrare per migliorare le proprie condizioni». Il singolo provvedimento, spiega il presidente della Cei, finisce per essere «fatalmente inadeguato» in assenza di una «strategia più ampia e articolata». L’immigrazione, infatti, va governata, altrimenti «si finisce per subirla». Bagnasco segnala due vie da seguire: quella della cooperazione internazionale, che «deve diventare un caposaldo trasversale della politica italiana e anche europea», e quella dei processi di integrazione. Va infatti evitato il formarsi di enclave etniche, scongiurando i micro-conflitti diffusi nel nostro territorio: «Guai a sottovalutare - avverte il cardinale - i segnali di allarme che qua e là si sono registrati nel Paese». Integrazione non significa «giustapposizione di etnie che non dialogano», bisogna invece «che scattino i meccanismi di una convivenza, che a partire dall’identità secolare del nostro popolo, si costruisce non in base a moduli autoreferenziali e oppositivi», ma diventa capace di «incontrare altre identità». Ecco dunque la proposta dei «patti di cittadinanza», iniziativa che venne a suo tempo messa in pratica a Bologna dalla giunta Guazzaloca. L’altro grande tema della prolusione di Bagnasco è stata la crisi economica. Il cardinale ha fatto cenno alla «comprensibile ansia volta a scrutare, e dunque quasi anticipare, i segni di uscita dal tunnel in cui ci troviamo», riferendosi implicitamente all’ottimismo del governo. Ma non se l’è sentita di confermare «voci che si arrischiano in previsioni quasi rasserenanti, che tutti naturalmente vorrebbero vedere confermate». La Chiesa italiana, grazie alla rete delle parrocchie, si rende infatti conto che proprio in questo periodo «la crisi tocca in modo più diretto, quasi cruento, la realtà ordinaria delle famiglie per le quali torniamo ad auspicare un fisco più equo». A ventiquattr’ore dal discorso di Benedetto XVI a Cassino, il presidente della Cei ha parlato diffusamente dell’emergenza disoccupazione, e ha criticato «tempi e modi sbrigativi» con cui le imprese reagiscono alla crisi azionando la leva dei licenziamenti, «come si trattasse di alleggerire la nave di futile zavorra». Il cardinale ha ricordato che a pagare per primi sono «i lavoratori non garantiti», per i quali «gli ammortizzatori previsti sono davvero modesti». La crisi «sta ora producendo i suoi effetti più deleteri sull’anello più debole della nostra popolazione». E la stessa dinamica si ripercuote «sull’economia già precaria dei Sud del mondo, in cui è previsto un aumento di quasi cento milioni di nuovi poveri». Di fronte a questa situazione, ha aggiunto Bagnasco, la Chiesa è mobilitata per rispondere come può alle necessità emergenti: domenica prossima in tutte le parrocchie italiane si terrà una colletta a sostegno del fondo di garanzia per le famiglie in difficoltà. Infine, il cardinale ha parlato del terremoto in Abruzzo chiedendo che la ricostruzione sia «sollecita, senza intoppi e senza sprechi».

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