domenica 10 maggio 2009

POL - Clandestini, Berlusconi: Bene Maroni, l'Italia non sarà multietnica

Roma, 9 mag (Velino) - “La linea intrapresa dal governo continuerà finché gli sbarchi non cesseranno”. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, in occasione della celebrazione del 157esimo anniversario della Polizia di Stato ribadisce la posizione dell’esecutivo sul rimpatrio dei clandestini in Libia. “Una polemica che si ripete da due giorni ma io alle accuse infondate non replico anche se in alcuni casi hanno toccato toni grevi, pesanti e offensivi. Sono abituato”. La linea fin qui adottata “si è rivelata – ha detto Maroni - molto efficace ed è largamente condivisa dai cittadini italiani che vedono finalmente una reazione forte e decisa del governo”. Essa, ha aggiunto il ministro dell’Interno, è “assolutamente conforme a tutte le normative europee e ai Trattati internazionali”. In serata è intervenuto anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi annunciando a breve una visita del leader libico Gheddafi in Italia. Il premier, facendo un bilancio della politica estera durante una conferenza stampa a palazzo Chigi, ha chiarito di condividere la linea espresso da Maroni e ha detto di non vedere "alcuno scandalo" nei rimpatri dei clandestini. Berlusconi ha poi ricordato di aver chiuso “il contenzioso tra Italia e la Libia, un contenzioso che si trascinava da quarant’anni” che ha generato “una ricaduta positiva sulla possibilità di non accettare immigrati clandestini dalle coste libiche”. Si deve fare chiarezza su due visioni, ha aggiunto il presidente del Consiglio, la sinistra "con i suoi precedenti governi aveva aperto le porte ai clandestini provenienti da tutti i Paesi. Quindi l'idea della sinistra era ed è quella di un'Italia multietnica. La nostra idea non è così". Per questa ragione, ha detto ancora Berlusconi, "non apriremo le porte a tutti come ha fatto la sinistra". La linea del governo in maniera d'immigrazione insomma è quella dell'"accoglimento solo per chi ha diritto all'asilo politico". Respingendo chi non ha questo diritto non si violano "gli accordi internazionali". Resta fermo per il premier che in mare verranno forniti "tutti i tipi di assistenza". Sabato mattina 162 migranti, tra i quali 49 donne e due neonati, che viaggiavano su due gommoni sono stati soccorsi a Sud di Lampedusa, dopo una segnalazione, da parte di una motovedetta della Guardia Costiera e del Pattugliatore Spica della Marina Militare. Tutti sono stati imbarcati su quest'ultima unità e sottoposti a controlli medici. La Marina Militare ha detto di non conoscere ancora la destinazione finale della nave. Venerdì altri 80 immigrati, tra cui 24 donne, soccorsi a largo di Lampedusa erano stati trasferiti a Porto Empedocle. Intanto non si placano le polemiche dopo che nei giorni scorsi tre barconi carichi di migranti – soccorsi in acque maltesi – sono stati ricondotti immediatamente a Tripoli. Se da un lato il ministro dell’Interno ha spiegato che “la collaborazione con la Libia sta cominciando a dare i risultati sperati confermando l’avvio di una nuova fase nel contrasto all’immigrazione clandestina”, dall’altro il portavoce del commissario Ue alla Giustizia, Jacques Barrot, spiega che la commissione “sta raccogliendo tutti gli elementi per capire”, visto che “sul caso specifico non abbiamo né informazioni né dati”. Lunedì Margherita Boniver, presidente del comitato Parlamentare Schengen, immigrazione ed Europol, incontrerà a Bruxelles il commissario europeo J. Barrot per discutere degli ultimi sviluppi in merito gli sbarchi. L’incontro si svolgerà alla vigilia di un importantissimo voto parlamentare sul nuovo ddl sicurezza che sgombra il campo dai dubbi artificiosamente sollevati sulla necessità di prolungare la permanenza nei Cie degli irregolari da due a sei mesi per poter certificare l’identità ed avviare le procedure di rimpatrio. Questo particolare aspetto del Ddl sicurezza proietta l’Italia in avanti allineandola così con le norme europee. “Affronterò con Barrot – dice il presidente Boniver – la delicatissima questione dei richiedenti asilo e farò una proposta, che riguarda tutti coloro che posseggono i requisiti, per la creazione di un’antenna europea che potrebbe attivarsi nei confronti di questi già sul territorio di sbarco, facendo diventare cosi tutta la questione non solo di competenza del luogo dove avviene lo sbarco, ma questione da affrontare e risolvere in un’ottica squisitamente comunitaria”. Piero Fassino, intervenuto venerdì alla trasmissione di Giuliano Ferrara “Parliamo con l’Elefante” su Radio 24, ha intanto definito la politica del respingimento alle frontiere “un’azione legittima di contrasto dell’immigrazione clandestina previsto da tutti i documenti dell’Unione europea, dagli accordi internazionali e praticato anche durante il governo di centro sinistra”. Le contestazioni, ha aggiunto l’ex segretario dei Ds, “sono legittime in linea di principio, perché prima del respingimento bisognerebbe identificare tutti gli emigranti e distinguere quelli che hanno diritto a chiedere l’asilo politico. Certo è che in pratica si tratterebbe di una procedura molto complessa e molto difficile da gestire”. “Io ricordo – ha detto Fassino – che quando eravamo al governo facemmo dei respingimenti, soprattutto di terra. Era il tempo che arrivavano ondate di clandestini dall’Est e noi rafforzammo tutti i meccanismi di presidio, sostanzialmente non facendo entrare” gli immigrati. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini la politica adottata nei confronti dei clandestini “non è in contrasto con i diritti fondamentali dell’uomo e con le linee guida delle organizzazioni internazionali. Il punto di difficoltà è capire se nel momento in cui vengono respinti è possibile verificare se ci sono persone che hanno diritto ad avere asilo politico. Capisco le Nazioni Unite che devono garantire il diritto di asilo però ho notato che molti stati respingono i clandestini perché legittimati dai principi internazionali”. Tutte le accuse “che mi sono state fatte, anche da monsignor Marchetto (‘Non si può respingere chi chiede aiuto perché fugge da luoghi di guerra, se prima non si esamina la richiesta di asilo’), sono destituite di fondamento” ha invece replicato il ministro dell’Interno Roberto Maroni in un’intervista al “Foglio” sabato. Il titolare del Viminale replica, tra l’altro, al segretario del Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti. “È piuttosto grave, io credo, che un responsabile, una persona che dovrebbe essere informata come il monsignore, lanci al governo italiano l’accusa di aver violato gli accordi internazionali - dice Maroni -. Penso che risponderò pubblicamente e comunque ho segnalato la cosa a palazzo Chigi, perché non si può far finta di nulla”. “Già una volta Marchetto è stato smentito dalla sala stampa del Vaticano, che disse ‘parla a titolo personale’ su una vicenda simile di immigrazione”. Smentita arrivata puntuale anche in questo caso: “Quelle di monsignor Marchetto sono posizioni personali” ha fatto sapere la segreteria di Stato vaticana. La Chiesa però non ha nascosto la sua preoccupazione (sono a rischio “i diritti fondamentali”) mentre l’Osservatore Romano – il quotidiano della Santa Sede – sottolinea “la priorità del dovere di soccorso nei confronti di chi si trova in gravi condizioni di bisogno. I migranti devono poi essere ricoverati presso strutture che possano fornire adeguate garanzie di assistenza e di rispetto dei diritti umani”. (Remo Urbino) 9 mag 2009 16:48

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