lunedì 18 gennaio 2010

"Asilo agli immigrati feriti a Rosarno"

Dopo tante bastonate e l'ora della carota. Grazie Sig.Ministro per la concessione della protezione internazionale ai feriti di Rosarno, ma il trattamento dignitoso che si deve a tutti quelli lavoratori stagionali e un altra cosa. L'accoglienza che si deve ai richiedenti asilo e rifugiati in Italia deve cambiare, perché ci sono tanti altri situazioni esplosivi in giro per il bel paese. Non basta un picolo gesto umanitario come questo di dare asilo ai feriti, un tentativo di "chiudere la stalla dopo che sono già fuggiti i buoi" serve prevenzione dei conflitti sociali, una sicurezza reale non etnocentrica, ma per tutte le persone che vivono nel territorio nazionale. Serve un'accoglienza accompagnata da un progetto di integrazione per migranti. Milano - La decina di clandestini che sono stati feriti a Rosarno potrà rimanere in Italia con lo status di protezione internazionale. Roberto Maroni mette un punto definitivo sulla questione della rivolta anti-stranieri scoppiata qualche giorno fa nella cittadina calabrese. Il ministro dell’Interno, intervistato a «Che tempo che fa», però, non può fare a meno di inquadrare il fenomeno in un contesto più ampio. Ribadisce come ci sia stata «troppa tolleranza verso una situazione di degrado che ha provocato il rischio di un’esplosione», che ancora esiste. «La situazione - insiste - è stata determinata dall’arrivo di persone per la raccolta della frutta senza controlli sanitari, politiche abitative, regolarizzazioni di lavoro. Se le norme fossero state rispettate non ci sarebbero stati problemi». Invece «si è tollerato l’intollerabile» con la responsabilità anche delle Asl, degli enti locali e del sindacato «che deve tutelare i lavoratori. Il sindacato faccia sentire la sua voce». L’infiltrazione nella rivolta della criminalità infine «è una lettura possibile ma non è detto sia corretta. Le evidenze investigative per ora non lo confermano. Certo la criminalità è presente, sfrutta gli immigrati e combatterla significa garantire loro una vita decente». Parlando proprio di mafia e della possibilità di sconfiggerla una volta per tutte, il ministro dell’Interno si augura la nascita «di una rivolta nei territori», come è successo in Sicilia con la presa di posizione dell’associazione degli industriali: «La lotta alla mafia è fatta di attività investigativa e aggressione ai patrimoni. Ma questa è attività sbirresca, necessaria ma che non basta». Secondo il ministro infatti, «se non c’è una rivolta di chi vive in quelle zone, se non ci sono le denunce, i cittadini saranno costretti a vivere sotto la cappa della criminalità». «Nelle norme antimafia - continua - abbiamo introdotto l’obbligo della denuncia delle estorsioni per chi prende un appalto pubblico. Gli imprenditori devono avere un sussulto morale e se non ce l’hanno siano estromessi dagli appalti pubblici. C’è bisogno che nasca una rivolta». Tornando all’immigrazione, il titolare del Viminale esclude che l’Italia sia un Paese razzista: «Ci sono e ci sono stati episodi di razzismo, ma troppo spesso si usa questa parola per fini politici, per dare addosso e appiccicare etichette. Noi della Lega siamo considerati da molti xenofobi, razzisti, beceri e incolti, ma non è così. Io ho la raccolta di libri scritti sulla Lega dagli inizi degli anni Ottanta e già i primissimi la descrivevano come un partito xenofobo». Sui cori razzisti negli stadi la posizione di Maroni è molto dura. anche stavolta ribadisce l’idea di fermare le partite: «non si può impedire di portare allo stadio le proprie idee», ma appena si sentono cori razzisti «bisogna intervenire». E invita la Federcalcio ad assumersi l’onore di fermare gli incontri.

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