martedì 6 luglio 2010

Consiglio d'Europa all'Italia: chiarire la sorte degli eritrei

Il gruppo del Pd alla Camera ha presentato un'interrogazione a risposta immediata per il question time di domani. Dal deserto libico le voci dei rifugiati: "Ci torturano a tutte le ore, ci insultano e ci picchiano. Stiamo morendo nel deserto". Il commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, ha chiesto aiuto al governo italiano per fare chiarezza sulla sorte di 250 eritrei detenuti in Libia. Con due lettere inviate lo scorso 2 luglio al Ministro degli Esteri, Franco Frattini, e al Ministro degli Interni, Roberto Maroni - il cui testo e' stato reso noto solo oggi - Hammarberg ha chiesto al governo italiano di "collaborare al fine di chiarire con urgenza la situazione con il governo libico". Il commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa: maltrattati e feriti Il gruppo era stato deportato su tre camion container come 'punizione' a seguito di una rivolta scoppiata il giorno prima fra i detenuti che non hanno voluto dare le proprie generalita' a diplomatici del loro Paese per paura di essere soggetti a un rimpatrio forzato. Secondo i numerosi rapporti ricevuti dal Commissario Hammarberg prima del trasferimento degli eritrei da un campo di detenzione all'altro, "il gruppo sarebbe stato sottoposto a maltrattamenti da parte della polizia libica, e molte delle persone detenute sarebbero rimaste gravemente ferite". Sempre in base ai rapporti ricevuti - scrive Hammarberg nella lettera a Frattini e Maroni - tra i migranti, che rischierebbero ora l'espulsione verso l'Eritrea o il Sudan, vi sarebbero anche dei richiedenti asilo, e il gruppo includerebbe anche persone che sono state ricondotte in Libia dopo essere state intercettate in mare mentre cercavano di raggiungere l'Italia. "Data la recente decisione delle autorita' libiche di porre fine alle attivita' dell'Unhcr nel Paese, e' divenuto estremamente difficile avere conferme sull'accuratezza di questi rapporti", scrive il commissario che, vista la "serieta' delle accuse", domanda all'Italia di collaborare al fine di "chiarire con urgenza la situazione con il governo libico". La maggior parte delle donne violentate "Le persone vanno rispettate. Ci sono dei trattati internazionali che prevedono i diritti dei rifugiati. Non possiamo che insistere affinche' tutti i governi rispettino i trattati internazionali, compreso il governo italiano". Cosi' ai microfoni di CNRmedia Massimo Barra, presidente della Commissione Permanente della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Internazionale, commenta la vicenda degli eritrei detenuti in Libia. "Credo che a livello politico si debba intervenire perche' il rispetto dei diritti umani fondamentali sia assicurato in tutto il mondo. Pero' - continua Barra - bisogna cominciare a dare l'esempio. La politica dei respingimenti non sempre e' aderente ai trattati internazionali. Noi chiediamo che i trattati internazionali che tutelano i richiedenti asilo vengano rispettati. Abbiamo avuto relazioni per parecchio tempo con le persone che arrivavano dalle coste libiche o da ancora piu' a sud nel continente africano. Il nord Africa ha un doppio problema. Non e' solo terra di emigrazione ma anche di immigrazione perche' al peggio non c'e' fine. Posso dire che la maggioranza delle donne ha raccontato di essere stata fatta oggetto di violenza". La Farnesina, da parte sua, fa sapere che l'Italia "e' pronta a fare la sua parte ma nel quadro di un'azione Ue", ha detto ieri a CNRmedia Maurizio Massari, portavoce del ministro degli Esteri Franco Frattini. Massari ha spiegato come non si tratti di un "un problema tra Italia e Libia", e "non si capisce perche' solo l'Italia si debba fare carico di questi rifugiati e del problema dei rifugiati in generale". Il Cir ha chiesto al governo italiano di "trasferire e reinsediare i rifugiati in Italia", secondo quanto ha spiegato oggi il suo direttore, Christopher Hein. Inoltre, chiede che una delegazione di enti umanitari non politici sia ammessa ad una visita nel centro di Braq e che, "senza alcun ritardo", vengano fornite le cure di emergenza ai feriti. Mentre Amnesty si appella alle autorita' di Tripoli affinche', oltre a fornire acqua, cibo, servizi igienici adeguati e cure, non rinviino forzatamente in Eritrea i rifugiati, "rispettando il principio internazionale del 'non respingimento' verso paesi in cui una persona potrebbe essere a rischio di tortura o altre forme di maltrattamento". Le voci dei disperati: stiamo morendo nel deserto Dal deserto libico le voci dei rifugiati descrivono condizioni sempre peggiori: "Ci torturano a tutte le ore, ci insultano e ci picchiano. Stiamo morendo nel deserto", ha detto a CNRmedia uno dei 250 eritrei. "Prima - ha raccontato - eravamo in un centro di detenzione a Misurata. Alcuni di noi erano stati arrestati perche' gia' abitavano in Libia, altri sono stati presi nelle citta', altri ancora sono stati respinti dall'Italia lo scorso anno. Anche se avevano il diritto di essere accolti come rifugiati sono stati respinti". Molti, ha proseguito l'uomo, "hanno braccia, gambe, teste rotte, ci sono anche 18 donne e bambini. Le torture sono state molto pesanti". E attorno, ha concluso, "abbiamo solo l'Ambasciata eritrea che ci vuole rimpatriare e le autorita' libiche. Il problema e' ottenere dei visti, abbiamo bisogno di essere riconosciuti come rifugiati, abbiamo bisogno di aiuto da parte della comunita' internazionale". Della Seta (Pd): Frattini riferisca in Parlamento "Le notizie di stampa che giungono dal centro di detenzione libico di Braq, vicino Seba, concordano nel rappresentare un quadro drammatico di torture inflitte ai circa 250 cittadini eritrei rinchiusi nel campo. Se il Governo italiano tace e non intraprende azioni significative si rende complice dei metodi del dittatore Gheddafi, il cui regime ha da sempre calpestato i diritti umani, a partire dalla Convenzione di Ginevra che la Libia non hai mai firmato": lo dichiara il senatore del Pd Roberto Della Seta, membro della commissione della tutela e promozione dei diritti umani, che ha presentato un'interrogazione parlamentare urgente al Ministro degli Esteri. Gruppo Pd alla Camera, domani question time Il Gruppo del Pd alla Camera ha presentato un'interrogazione a risposta immediata per il question time di domani sul dramma dei cittadini eritrei. Francesco Tempestini, capogruppo del Pd nella commissione Esteri, e primo firmatario dell'interrogazione insieme alla vicepresidente Rosa Calipari, Livia Turco e Sandro Gozi chiede che al governo di spiegare "quali iniziative urgenti intenda adottare per assicurare l'effettivo rispetto dei diritti garantiti dal Trattato con la Libia e per favorire quanto prima la ratifica da parte libica della Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati e la riapertura dell'ufficio dell'UNHCR". "Dopo l'intervento del commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, - conclude Tempestini - sollecitiamo una presenza autorevole e qualificata del governo domani per il question time alla Camera". Voci dall'inferno del carcere libico, servizio di Alessia Gizi (Tg3) http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=142736

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