mercoledì 1 dicembre 2010

Libia, eritrei in fuga Tre uccisi dai predoni E Gheddafi torna a minacciare la Ue: 5 miliardi subito

Eritrei uccisi dai predoni E Gheddafi batte cassa ● Sempre più drammatica la situazione degli 80 ostaggi: i trafficanti ammazzano chi non paga il riscatto ● Il leader libico torna a minacciare l’Unione europea: subito 5 miliardi per fermare l’esodo degli irregolari DA MILANO PAOLO L AMBRUSCHI I l colonnello Gheddafi è tornato a minacciare l’Unione europea. Se non verserà «almeno cinque mi­liardi di euro», verrà invasa dai flussi migratori africani perché la Libia non intende più fare il guardacoste del Mediterraneo. Intanto con il passare delle ore sta diventando sempre più drammatica la situazione degli 80 profughi eritrei fuggiti da Tripoli e o­staggio dei trafficanti di esseri uma­ni nel deserto del Sinai. Ieri, secondo l’agenzia Habeshia, tre di loro sono stati uccisi perché non hanno paga­to un riscatto di ottomila dollari. Aprendo a Tripoli i lavori del vertice Unione africana - Ue, il leader libico ha ribadito ieri per la terza volta in tre mesi ai rappresentanti europei che «la Libia si im­pegna a fermare l’immigrazione clandestina se forni­rete almeno cinque miliardi di euro e l’assistenza tecnica». Finora Bruxelles ha definito la cifra esa­gerata. Gheddafi, che incontrato il premier Berlusconi, ha elogiato l’Ita­lia, «l’unica a collaborare con noi nel contrasto dell’immigrazione clande­stina ». In serata si è tenuto un mini summit cui hanno partecipato il pre­sidente della Commissione Barroso e il presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy con Berlusconi, il pre­mier portoghese Socrates e lo spa­gnolo Zapatero. Ma all’Europa ieri è pervenuta anche la richiesta di un intervento urgente per salvare gli 80 profughi eritrei se­questrati nel Sinai, al confine tra E­gitto e Israele. Sono fuggiti proprio dalla Libia, unico stato africano a non aver firmato la Convenzione dei di­ritti umani, dove rischiavano di tor­nare in carcere come irregolari. Tre di loro, denuncia l’agenzia Habeshia contattata da alcuni parenti dei rapi­ti, sono stati uccisi perché non han­no pagato il riscatto ai trafficanti di uomini che da più di un mese li ten­gono segregati incatenati, maltratta­ti e marchiati a fuoco. Hanno pagato 2.000 dollari ciascuno per la traver­sata da Tripoli ad Israele, ma ora i traf­ficanti ne chiedono 8.000 per libe­rarli. Gli ostaggi sarebbero 600, oltre agli eritrei anche somali, etiopi e su­danesi. «Chiediamo un intervento imme­diato dei governi europei e dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite – si legge in un drammatico appello di Habeshia – per salvare queste perso­ne. Non c’è più tempo, sono strema­ti, i carcerieri sono sempre più vio­lenti ». «Non c’è un minuto da perdere – ha rilanciato Christopher Hein diretto­re del Cir, Consiglio italiano per i ri­fugiati – la comunità internazionale e l’Egitto non possono stare a guar­dare mentre si sta compiendo una strage». Il Cir ha lanciato un appello al Consiglio egiziano per i diritti u­mani, presieduto dall’ex segretario Onu Boutros Ghali e al delegato Ac­nur in Egitto, Dayri Mohamed, affin­ché si interessino ai profughi. Ieri al parlamento Europeo si è tenuta un’audizione sulla condizione dei ri­fugiati eritrei. Ora si attendono ri­sposte umanitarie per garantirne la protezione. Mentre i profughi fuggiti da Tripoli sono sempre nelle mani dei trafficanti in mezzo al deserto, il rais ribadisce la sua richiesta

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