giovedì 18 novembre 2010

Pallottole libiche si pensava fosse un barcone carico di immigrati

Comandante Ariete: dopo pallottole libiche ho perso anche lavoro Gaspare Marrone: di quella inchiesta non si sa più nulla Palermo, 16 nov. (Apcom) - "Siamo stati dimenticati. Abbandonati da quelle istituzioni che avrebbero dovuto garantirci la possibilità di continuare a lavorare, o potere riprendere a farlo". E' questo l'amaro commento di Gaspare Marrone, il comandante del motopeschereccio "Ariete" attaccato nel canale di Sicilia lo scorso 12 settembre, a colpi di mitragliatrice sparati da una motovedetta libica donata dall'Italia. "Essendo rimasti senza imbarcazione, sia io che il mio equipaggio siamo stati licenziati. Qualcuno dei miei uomini è riuscito a trovare un'altra occupazione nel frattempo, ma per me, da quel giorno, è cominciato un vero e proprio incubo, quello dell'incertezza. Dell'impossibilità di portare a casa qualcosa con cui sfamare i miei tre figli". Su quanto accaduto nel canale di Sicilia il comandante dell'Ariete ha replicato e contraddetto in più punti la versione ufficiale del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e del Viminale. Dopo gli esami dei Ris di Messina, che accertarono gli oltre trenta colpi sparati sul natante ad altezza d'uomo, il motopesca Ariete è stato riparato: "L'armatore l'ha rimesso in sesto - spiega il comandante - e quindi l'ha venduto all'estero, in Eritrea. Io e i miei uomini siamo stati interrogati dalla Procura di Agrigento che ha aperto un'inchiesta sulla vicenda, ma poi non ci hanno fatto più sapere nulla. Ripeto, dopo il clamore sollevato i primi giorni, poi siamo stati dimenticati da tutti".

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