sabato 1 gennaio 2011

Sinai,"Mantenere alta l'attenzione"

UNHCR fa un appello all'EgittoNon c'è diplomazia tanto forte da smuovere il governo egiziano ad intervenire. Organizzazioni internazionali, ambasciate, alti funzionari. Tutti a spingere perché le autorità in Egitto si mobilitino per liberare i 250 profughi ostaggi del Sinai. Laura Boldrini, portavoce in Italia dell'UNHCR, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, intervistata da Tgcom, non fa sconti. Pur riconoscendo la difficoltà ad intervenire in una zona difficile come quella del Sinai, grida l'allarme per questa emergenza umanitaria sulla quale "va mantenuta alta l'attenzione", visto che le forze di sicurezza egiziane non danno riscontri né notizie. Sembra abbiano tutti le mani legate. In realtà, l'unico Paese autorizzato ad intervenire sul territorio dove si sta consumando il massacro dei richiedenti asilo eritrei è l'Egitto. Nulla possono fare gli organi internazionali se non continuare nella loro opera diplomatica. Un elefante dentro un negozio di cristallo. Troppo delicati, troppo fragili gli equilibri internazionali per azzardare un colpo sbagliato. Meglio non alzare il gomito e lasciare agire l'autorità egiziana. Anche se il rischio è che, nel frattempo, il numero dei sequestrati che vengono ammazzati o muoiono di stenti si alzi. Da quanto tempo siete a conoscenza di questa situazione? E' una questione che va avanti da un po' di tempo ma non se ne sapeva granchè e non c'era nemmeno tutta la consapevolezza che c'è adesso. Sicuramente però non è la prima volta che ci risultano situazioni di questo tipo. In nessun caso, comunque, si è mai parlato di numeri simili. All'Ambasciata egiziana sono state date informazioni precise rispetto alla posizione del carcere in questione affinché potesse intervenire. Perchè il governo egiziano non ha ancora fatto nulla? Da quando noi abbiamo appreso questa notizia dall'agenzia Habeshia di Don Zerai, abbiamo segnalato subito la vicenda sia all'interno dell'organizzazione alla sede di Ginevra che al nostro ufficio del Cairo. Quest'ultimo ha poi comunicato subito con il Ministero degli Esteri e con l'Ufficio della sicurezza. Loro hanno risposto che avrebbero fatto le ricerche e si sarebbero occcupati del caso, ma ad oggi non abbiamo avuto dei riscontri. E' vero che la zona del Sinai è molto difficile ma noi non abbiamo avuto nemmeno una risposta in merito a questa richiesta. Unhcr cosa sta facendo perché l'Egitto si affretti a fare il passo decisivo per liberare gli ostaggi? Prima di tutto stiamo lavorando per riuscire a capire se queste persone sono state localizzate e se c'è la volontà di liberarle. La priorità è che avvenga e anche nel giro di pochi giorni. Ad oggi, però, non risulta che ci siano sviluppi in questo senso. Noi lavoriamo per mantenere alta l'attenzione nello specifico su questo caso perché le forze di sicurezza egiziane riescano a liberare i profughi rapiti. La delegazione di Don Zerai ha chiesto espressamente che, una volta liberati, i profughi vengano presi sotto la protezione dell' Unhcr. Pensa che questo potrà avvenire? Se queste persone chiedono protezione noi ci auguriamo di essere messi nelle condizioni di poter garantire il loro soggiorno in Egitto o comunque che non siano rimandate al loro Paese di origine. Se avessero bisogno di protezione, rimandarli indietro sarebbe contro gli obblighi internazionali e contro la convenzione di Ginevra. Lei si è sempre battuta contro la politica dei respingimenti nel Mediterraneo. Ritiene che questa possa essere una delle cause di quanto sta succedendo nel Sinai? Quello che emerge è che di fatto è sempre più difficile, se non impossibile, giungere in Europa legalmente per un richiedente asilo. Quindi una persona che fugge da una situazione di persecuzione o di violazione dei diritti fondamentali della persona o da un conflitto, di fatto, oggi ha scarsissime probabilità di chiedere protezione in Europa. La politica italiana dei respingimenti in alto mare è stata una misura che ha sicuramente penalizzato i richiedenti asilo. La conseguenza è che c'è stato il crollo delle domande d'asilo in Italia. Dal 2008 dove c'erano 31 mila domande d'asilo, in linea con gli standard degli altri paesi europei, siamo passati a 17 mila nel 2009 e nel 2010 non arriveremo neanche a 10 mila. Ben al di sotto della media europea. Qual è la conseguenza? La conseguenza è che anzichè fare contrasto all'immigrazione irregolare, i respingimenti hanno fatto contrasto alla fruibilità del diritto d'asilo. In verità si continua a fuggire dalla Somalia, dall'Eritrea e da tanti altri paesi ma non si arriva più. E' questo che offre ai trafficanti la possibilità di fare dei fiorenti affari sulla pelle delle persone più vulnerabili. Secondo le vostre fonti c'è la possibilità che nel Sinai, vittime anche questi 250 ostaggi, prolifichi il mercato nero di organi? Su questo caso specifico è Don Zerai la nostra fonte. Lui è in diretto contatto con uno degli ostaggi e, secondo i racconti, le bande dei sequestratori sembrano essere senza scrupoli. Gli ostaggi vengono legati con delle catene, bastonati, fatti oggetto di ogni tipo di violenza fisica e psicologica. Mi è difficile direttamente confermare questo, ma non ci sarebbe da meravigliarsi se accadesse anche l'espianto di organi. Cinzia Petito

Nessun commento: