martedì 1 marzo 2011

«Una vera e propria crisi umanitaria»: in Libia peggiorano le condizioni dei profughi africani

Scritto da Erica Balduzzi il 1 marzo 2011 «Una vera e propria crisi umanitaria»: in Libia peggiorano le condizioni dei profughi africani Considerati mercenari di Gheddafi, sono cacciati dalle abitazioni e perseguitati. Ma per loro ancora niente evacuazione. Tra l’incudine e il martello: la vita per i profughi africani bloccati in Libia si fa di ora in ora sempre più difficile. Da una parte, i manifestanti che da giorni combattono contro il regime li attaccano perché vedono in loro dei mercenari, dall’altra i sostenitori di Gheddafi li cercano per costringerli ad ingrossare le loro fila. La situazione è stata denunciata già nei giorni scorsi da don Mussie Zerai, presidente dell’Agenzia Habeshia, rimasto in contatto con alcuni profughi dal Corno d’Africa già dai tempi dei respingimenti dall’Italia verso la Libia. E mentre alcuni hanno cercato nuove vie di fuga attraverso l’Egitto per arrivare in Israele, ritrovandosi poi nelle mani dei predoni del Sinai, molti sono invece rimasti in Libia per mesi: stranded, bloccati senza la possibilità di andare altrove né di tornare nei propri paesi d’origine. Allo scoppiare delle rivolte, quando il raìs ha ingaggiato mercenari africani per combattere i manifestanti che dalle strade e dalle piazze chiedevano le sue dimissioni, la situazione è precipitata. Già una settimana fa Zerai aveva dato voce alle loro richieste d’aiuto: attaccati con coltelli e machete dai manifestanti che nella loro pelle scura vedevano una minaccia, i profughi avevano chiesto un intervento da parte della comunità internazionale, ma a distanza di giorni la situazione non è affatto migliorata. Mentre la Libia continua a tremare sotto i colpi degli scontri tra ribelli e fedelissimi del regime, sono sempre di più i profughi africani – provenienti in larga parte da Somalia, Eritrea ed Etiopia – che si ritrovano da un giorno all’altro per strada senza alcuna protezione: « in queste ore abbiamo circa 1.800 profughi eritrei sfollati, cacciati dai proprietari che non vogliono averli in casa a Tripoli. – spiega Zerai - Molti altri hanno lasciato le loro case per paura di assalti notturni da parte di sconosciuti armati e a volto coperto». Le testimonianze parlano anche di almeno 235 eritrei bloccati nel porto di Bengasi in condizioni di totale abbandono, due dei quali feriti gravemente, e di altre 350 persone (soprattutto donne con bambini piccoli) trattenute in una stazione di polizia a Towshia, 40 km da Tripoli, senza cibo né acqua. «Ci sono persone bisognose di cure mediche urgenti e donne partorienti – prosegue Zerai - che non vengono accettate negli ospedali perché africane. Si sa di persone uscite di casa per fare spesa e poi sparite nel nulla e di mamme senza cibo per i propri bambini». Una situazione su cui si cerca comunque di costruire un business: oltre ai profughi uccisi, molti sono spariti nel nulla e i trafficanti di esseri umani - già attivi prima che il Trattato di Amicizia tra Italia e Libia mettesse un tappo al commercio di carne umana dalla Libia spostandolo verso altre rotte – si stanno organizzando per proporre a questi disperati dei viaggi a pagamento da Tripoli verso una presunta salvezza fuori dalla Libia. IMG 00521 e1298920221871 «Una vera e propria crisi umanitaria»: in Libia peggiorano le condizioni dei profughi africaniUn business reso possibile anche dalla difficoltà di intervento da parte delle Nazioni Unite: «non ci sono gli aerei e le navi necessarie per evacuare le persone provenienti da paesi poveri o devastati dai conflitti. -afferma infatti in un intervento l'Alto Commissario per i Rifugiati Antònio Guterrese - I governi devono prendere in considerazione le necessità di tutte le persone vulnerabili, non solo quelle dei propri cittadini rimasti intrappolati in Libia». L'UNHCR ha riconosciuto come rifugiati 8.000 persone tra palestinesi, iracheni, sudanesi, etiopi, somali ed eritrei che si trovano attualmente nel Paese, mentre oltre 3.000 hanno presentato domanda di asilo: le stime parlano però di molte altre migliaia di persone nelle stesse condizioni e senza la possibilità di contattare le organizzazioni internazionali. «L’UNHCR chiede a tutti i governi dei paesi confinanti, in Nord Africa così come in Europa, di lasciare aperte le frontiere marine, terrestri ed aeree per le persone costrette a fuggire dalla Libia - ha riferito ancora Guterres - indiscriminatamente e senza distinzioni di origine. Gli africani sembrano essere particolarmente a rischio perché sospettati di essere mercenari stranieri e la nostra preoccupazione è che non riescano a mettersi al sicuro». La preoccupazione è condivisa anche da Zerai. «Si sta consumando una vera e propria crisi umanitaria. – spiega - Nessuno aiuta queste persone, tranne la Caritas e la chiesa cattolica. E l’UHNCR - aggiunge - sembra inesistente: chiediamo che l'ONU allestisca dei campi temporanei in Libia per raccogliere questi profughi abbandonati letteralmente al loro destino. Si attivi presto - conclude - per la loro evacuazione verso paesi sicuri, in grado di garantire loro la protezione: queste persone hanno urgente bisogno di aiuto».

Traduzione da Italiano verso Inglese

"A real humanitarian crisis' in Libya worsen the plight of refugees in Africa Gaddafi considered mercenaries, they are driven out of their homes and persecuted. But still no escape for them. Between a rock and a hard place: the life for African refugees stranded in Libya makes it increasingly difficult by the hour. On the one hand, the demonstrators who fought for days against the regime attack them because they see in their mercenaries, the other's supporters will try to force Gadhafi to swell their ranks. The situation was already reported in recent days by Don Mussie Zerai, president of Habeshia, remained in contact with some refugees from the Horn of Africa since the time of the expulsions from Italy to Libya. And while some have sought new ways to escape through Egypt to Israel, then finding himself in the hands of robbers Sinai, many have remained to Libya for months: stranded, stuck without the ability to go elsewhere or to return to their countries of origin. At the outbreak of the riots, when the dictator has hired African mercenaries to fight the demonstrators from the streets and squares demanded his resignation, the situation is worse. Zerai already a week ago had given voice to their cries for help: attacked with knives and machetes by the protesters that their dark skin saw a threat, the refugees had requested action by the international community, but days later the situation has not improved. As Libya continues to shake under the blows of the fighting between rebels and loyalists of the regime, a growing number of African refugees - mostly coming from Somalia, Eritrea and Ethiopia - that are found on the street overnight without any protection "at this time we have approximately 1,800 Eritrean refugees displaced, driven out by the owners who do not want them at home in Tripoli. - Explains Zerai - Many others have fled their homes for fear of night attacks by unknown armed and masked. " The testimonies also speak of at least 235 Eritreans stuck in the port of Benghazi in complete abandonment, two of them seriously wounded, and another 350 people (mostly women with young children) detained in a police station in Towshia, 40 km from Tripoli without food or water. "There are people in need of urgent medical attention and pregnant women - continues Zerai - they are not accepted in hospitals for Africa. We know of people leave home to shop and then disappeared into thin air without food for mothers and their children. " A situation which did attempt to build a business, as well as refugees killed, many disappeared into thin air and people traffickers - are already active before the Treaty of Friendship between Italy and Libya put a cap on the trade in human flesh from Libya moved to other routes - are preparing to propose to these desperate trips to Tripoli to an alleged payment of salvation out of Libya. IMG 00521 e1298920221871 "A real humanitarian crisis' in Libya worsen the plight of refugees africaniUn business made possible by the difficulty of intervention by the United Nations," there are no planes and ships necessary to evacuate people from poor countries devastated by conflict. In fact, says in a statement the High Commissioner for Refugees Antonio Guterres - Governments must take into account the needs of all vulnerable people, not just those of their citizens trapped in Libya. " The UNHCR has recognized as refugees, 8,000 people between the Palestinians, Iraqis, Sudanese, Ethiopians, Somalis and Eritreans who are currently in the country, while over 3,000 have applied for asylum, however, are estimates of many thousands of others in the same conditions and without the opportunity to contact international organizations. "UNHCR is calling on all governments of neighboring countries in North Africa as in Europe, leaving its border open sea, land and air for people forced to flee from Libya - reported yet Guterres - indiscriminately and without regard to origin. The Africans seem to be particularly at risk because they were suspected of being foreign mercenaries and our concern is that they fail to reach safety. " The concern is also shared by Zera. "He is wearing a real humanitarian crisis. - Says - No one helps these people, except for Caritas and the Catholic Church. And UHNCR - added - seems to exist: we demand that the UN sets up temporary camps in Libya to collect these refugees literally abandoned to their fate. Activate soon - he concludes - for their evacuation to safe countries, able to ensure their protection: these people are in urgent need of help. "

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