martedì 2 agosto 2011

La Balcanizzazione dell’Africa. (Parte prima) Il caso del Sudan


http://www.reset-italia.net/2011/07/30/balcanizzazione-africa-sudan-2/



 
Grazie al contributo di Rosalba Calabretta che ha tradotto dal francese questa esemplare intervista al Direttore Generale del quotidiano Congolese “Le Potentiel”, (traduzione pubblicata sul blog di FaceBook dedicato alla violenze sessuali nella Repubblica Democratica del Congo: “RDC CONGO: Capitale dello stupro. Basta! E’ un crimine che va fermato!”(http://www.facebook.com/groups/165536683512208/), riproduco la prima parte dell’intervista dove il Professore Freddy Mulumba Kubuayi analizza l’indipendenza del Sud Sudan sotto la prospettiva della Balcanizzazione dell’Africa.
Fulvio Beltrami
30 luglio 2011
Monrovia – Liberia
                               
BALCANIZZAZIONE: LA RDC E’ IL PROSSIMO OBIETTIVO?
Titolo originale:  Balkanisation : La RDC est-elle la prochaine cible ? pubblicato il 18 luglio 2011 sul blog di FaceBook: Congo Collectif Sos Rdcongo
 L’Africa si muove. Le frontiere stanno per essere riviste. Eppure le elites intellettuali e politiche africane non sembrano dare troppa importanza a ciò. Quando è stata proclamata l’indipendenza del Sud-Sudan, il 9 luglio 2011, si è notata la presenza da parte di molte personalità africane e dei paesi di altri continenti rappresentati dai loro capi di Stato o inviati speciali. Si è visto anche il Segretario generale dell’ONU, Ban-ki-Moon. Ed il Sud-Sudan diviene il 54° Stato africano. 
Il Potentiel[1] per parlare di questo ha intervistato il Prof. Philippe Biyoya che ha lavorato per l’Unione africana. Le domande vogliono indagare anche sulle conseguenze della balcanizzazione del oudan sulla Repubblica Democratica del Congo. 
In effetti si credeva ancora sul principio dell’intangibilità delle frontiere ereditate dalla colonizzazione.[2]
E’ la prima volta dopo le indipendenze degli anni  Sessanta  che un Paese viene diviso in due con la nascita del Sud-Sudan. Eppure  secondo la Carta dell’Unione Africana le frontiere sono intoccabili.
Gli Stati Uniti, la Francia, la Gran Bretagna sono stati i primi a riconoscere il nuovo Stato. Si è notata anche  la presenza del presidente El Bechir del Sudan alla cerimonia di questa indipendenza. In quanto specialista di relazioni internazionali come vede questa indipendenza dopo il referendum?
Vi ringrazio per l’interesse alla questione Se si vuole apprezzare l’indipendenza del Sud-Sudan col referendum si deve dire che questa significa la volontà dei Sudisti che non si sentivano integrati nel Grande Sudan.
Da questo punto di vista si dovrebbe considerare questo come tutto affatto logico nella misura in cui ciò permette di risolvere un problema che rischiava di compromettere la pace e la stabilità non solo del Sudan ma anche a livello regionale ed internazionale. Questa è una cosa. 
Bisognerebbe infatti vedere tutto ciò come il risultato di una lunga lotta di più decenni.
Questo problema impediva al Sudan di essere in pace ed all’Africa di essere stabile in quanto il Sudan, Stato arabo ed islamico, è un grande paese del continente, un paese dell’Africa del Nord e dell’Est.
Il Sudan era diventato un problema per la stabilità internazionale nella misura in cui il suo islamismo ed il suo arabismo sono diventati un problema geopolitico, un problema strategico. Questo non solo con i paesi vicini, ma anche con le grandi potenze come gli Stati Uniti.
Inoltre non si può parlare del Sudan senza parlare del Medio Oriente, di Israele, dell’Egitto etc.. Di questo potremmo parlare a lungo,
Credo che ne valga la pena parlane poiché permette di abbassare la tensione e dare una visibilitá ammesso che si sappia di cosa si tratta, quando e come.
Possiamo indentificare la secessione del Sud Sudan come una sorta di indebolimento dell’Unione Africana? Personalmente non lo credo poichè non è il primo caso da quando  l’Unione Africana è stata creata nel 1963.
L’Eritrea ha combattuto per 30 anni. L’Unione Africana, all’epoca OUA, non aveva mai riconosciuto il movimento eritreo che non aveva beneficiato dell’appoggio dell’Africa. Ma oggi l’Eritrea é riconosciuta come stato indipendente.
Noi abbiamo conosciuto ad un certo punto la proclamazione dell’indipendenza del Sahara occidentale che venne ammesso all’OUA. Se il Sahara occidentale non è oggi membro dell’Unione Africana è perchè il Marocco, che tra l’altro non aveva sottoscritto il principio dell’intangibilità delle frontiere all’epoca della nascita dell’Unità, si é sempre opposto a questo riconoscimento. Si è persino ritirato dall’OUA. 
Dunque il Sudan è il terzo caso nella nostra storia.
Questo per dire che i principi sui  quali è stata creata l’Unione Africana  fondamentalmente non cambiano. Siamo noi  africani stessi che  abbiamo proceduto a molti cambiamenti delle frontiere da quando siamo indipendenti.
E’ vero che al momento dell’indipendenza si è introdotto il principio dell’intangibilità delle frontiere, per rispondere al bisogno di definire i confini degli stati.
Era per una ragione di stabilità. Si è voluta conservare la pace nel continente, la relativa pace coloniale.

Bisogna sperare che questa ennesima proclamazione di indipendenza serva da lezione a tutti i popoli, non soltanto africani.
Perchè il problema non è in ciò che diventano le nostre frontiere, ma in ciò che diventano le nostre indipendenze.
Credo che tutto il problema stia qui.
Quando ho visto i sud-sudanesi festeggiare mi sono chiesto: 50 anni dopo le indipendenze, gli africani festeggiano… ma come costruire l’indipendenza? Quale contenuto dargli? Come in effetti risolvere il problema di gestione?
Se oggi il Sudan è obbligato ad accettare la spartizione è perché l’indipendenza sudanese non è stata capace di gestire il Sudan[3].
Dal 1885 sono sempre gli Europei che hanno balcanizzato l’Africa in assenza degli africani. Oggi nel 2011 la storia si ripete. Ma questa volta ci sono gli americani che hanno preso il sopravvento. Sono loro che hanno sostenuto questa indipendenza del Sud-Sudan. Si segnalano due potenze che sostengono le due parti. Gli americani sostengono il  Sud ed i cinesi il  Nord. Noi siamo ancora vittime delle contraddizioni o di certi conflitti delle grandi potenze, come successe nel 1885?

Non parliamo solo degli USA ma anche della Francia e del Regno Unito che hanno per primi riconosciuto questa indipendenza. Si ricorderà sempre l’episodio Fachoda, Il quale ha dato luogo anche a quello che certi geopolitici hanno chiamato il “Simbolo di Fachoda”.
L’Inghilterra é sempre stata interessata a questa della Regione soprattutto al Sudan. Fachoda è una località dove gli inglesi avevano sconfitto i francesi. Nessuno ignora che il Sudan era il progetto   colonIale britannico, loro erano già al Cairo in Egitto e volevano raggiungere il Capo in Sud Africa.
Gli USA hanno semplificato le cose.  Occorre ricordare che dagli anni settanta gli USA hanno cercato di chiarire ciò che rappresentava un loro  interesse vitale nel mondo. Quando si percorre la geografia di questi interessi l’Africa intera è considerata come una zona d’importanza strategica per gli USA. Credo che l’amministrazione Clinton è stata più chiara quando ha fatto conoscere che effettivamente il petrolio del Golfo di Guinea doveva servire da base ai legami speciali tra l’Africa e gli USA. 
Forse non siamo stati troppo attenti, ma da quando è intervenuta la guerra fredda il Regno Unito e la Francia., che erano grandi Imperi coloniali, crearono strutture di cooperazione con molti paesi africani: il Commonwealth per la Gran Bretagna e la Francofonia per la Francia.
Questi paesi si sono messi d’accordo per non creare rivalitá sugli interessi reciproci nel continente africano. Dove si verificavano crisi in Africa i ministeri degli affari esteri della Gran Bretagna e della Francia agivanoinsieme.
Successivamente si sono inserite le guerre contro le teorie islamiste. E là che si individuono direttamente gli interessi degli americani.
Il Sudan è stato percepito da troppo tempo come un Paese ostile agli interessi americani.
Gli USA hanno creato attorno al Sudan un cerchio che parte  dall’Eritrea fino all’Uganda passando sicuramente dall’Egitto.
Tutti questi paesi sono amici degli USA. Lavorano anche per la protezione degli interessi americani in Medio Oriente, in particolare in Israele. Non è dunque per caso che gli USA per ragioni strategiche hanno sostenuto i movimenti eritrei.
Prima in Oriente nessuno sosteneva l’Eritrea ma questo Paese è riuscito a liberarsi dal giogo dell’Etiopia.
Dopo l’indipendenza dell’Eritrea gli USA hanno esteso la loro influenza dal Mar Rosso fino al di là del Mediterraneo per il controllo anche del Golfo di Guinea.
E’ per delle ragioni fondamentalmente strategiche che certe evoluzioni sono al giorno d’oggi effettivamente quelle che sono. Ogni volta che noi vogliamo parlare dell’Africa  dovremo guardare alla dinamica mondiale.
I paesi africani come ho sempre sostenuto celebrano le loro indipendenze senza sapere che cosa c’è alla base di queste indipendenze.
In occasione del 50° dell’indipendenza della Repubblica Democratica del Congo ho ricordato che nel 1960  la necesssitá di comprendere se il Belgio avesse decolonizzato il Congo o no non aveva senso perché la decolonizzazione non era una volontà degli europei. Era imposta dal cambiamento dei rapporti di forza. 
Furono gli  USA e l’URSS, divenuti delle grandi potenze, ad giudicare che gli europei non avevano il diritto di conservare i caratteri di potenze coloniali. Dopo che noi eravamo divenuti indipendenti, l’indipendenza doveva servire innanzitutto sia l’anticolonialismo sovietico sia al’anticolonialismo americano. 
Occorreva  che noi lo comprendessimo affinché ci posizionassimo rispetto a questi rapporti di forza post- seconda guerra mondiale. Credo che ancora oggi l’Africa ha la possibilità effettivamente di recuperare e di comprendere che le sue libertà sono innanzitutto l’espressione o il riflesso delle libertà delle potenze.
Perché gli africani non hanno tratto la lezione della storia? Da quando sono in contatto col mondo occidentale hanno conosciuto lo schiavismo, la tratta negriera, la colonizzazione ed oggi il neocolonialismo. Sono sempre sotto dominazione Perché l’elite politica africana ed anche quella  intellettuale non vuogliono trarre lezioni del passato?
Credo che il problema è culturale. La cultura non è solo ciò che resta quando si è dimenticato tutto ma è un comportamento acquisito, un riflesso che entra nel modo di vivere, di essere.
Non vorrei minimizzare le lotte ed altre resistenze popolari che gli africani hanno condotto, ma tutto ciò non è stato in misura di creare un grande movimento di appropriazione della storia.
Guardate, in relazione alla storia l’incontro sfortunato o forzato dei giapponesi con gli americani. Si dice che l’imperatore giapponese disse: “Attenzione! Il rapporto di forza è a noi sfavorevole. Lasciamoli entrare, apprendiamo la loro arte e poi si vedrà
Da noi questo rapporto è stato spesso brutale. Abbiamo resistito un pò , siamo stati sottomessi e dopo domati. Guardate i sistemi coloniali: la Francia ed il Portogallo applicavano l’assimilazione, i Belgi il paternalismo, i Britannici il governo indiretto e la presa in carico.
D’altra parte gli asiatici che erano stati colonizzati come noi non hanno accettato definitivamente l’umiliazione. Lo si è visto ieri e lo si vede anche oggi. Tutto ciò che fa la Cina, l’India e tutti gli altri Paesi emergenti è in relazione a ciò che sono stati. Sono stati colonizzati, umiliati ma non hanno avvallato l’umiliazione che non li ha condotti alla loro clientelizzazione.
 L’umiliazione è stata per loro un momento per interrogarsi sul rapporto di forza. Si sono posti questa domanda: “ Che hanno loro di superiore rispetto a noi?” Perché ci hanno vinti? Che hanno fatto loro che noi non possiamo fare?” Loro hanno appreso tutto questo e lo hanno elaborato. 
Ma da quando gli africani sono stati vinti hanno perduto la loro identità. Allora cercano di imitare i pesi degli altri. Noi parliamo la loro lingua ed aspettiamo. E’ un problema di ordine culturale. 

Questo richiede che noi oggi capiamo cosa c’é di postivo e di negativo. Riflettendo un pò sull’indipendenza del Sud-Sudan non è indipendente perchè i Sud-Sudanesi l’hanno voluto. Sono le potenze mondiali che hanno stimato che doveva essere così.
 E’ dunque una colonia?
Non bisogna prenderla così Il Sud-Sudan è un braccio secolare nel compimento di un grande disegno.
La cosa più importante – mi sembra – non è necessariamente di essere autonomi ma di fare la cosa utile. In diplomazia gli Stati partecipano in rapporto con gli altri per due motivi. Si tratta innanzitutto dell’utilità: bisogna cercare un ruolo partecipando ad una dinamica; l’essenziale non essendo di essere il primo o il dominante ma di essere con gli altri. Bisogna evitare di essere al margine. Se si gioca al meglio il ruolo, si può allora entrare nei ranghi, come si dice porsi come grande potenza.
Spesso gli Africani non lavorano né per avere un ruolo per essere utili agli altri né per cercare di classificarsi . In Africa non ci occupiamo troppo degli affari interni e non mettiamo la gestione dell’interno in prospettiva con l’esterno. Gli Africani sono spesso “racchiusi”: Non so per quale ragione.
Quando partecipano agli incontri internazionali ci vanno per capire per ascoltare gli altri e non per dire agli altri cosa loro pensano debba essere fatto. 
Se gli africani comprendessero la storia potrebbero capire quale è stata la forza dell’Africa prima della colonizzazione: la creazione dei Regni e degli Imperi. Erano dei grandi Stati, degli Stati forti. 
Ora da quando siamo indipendenti gli occidentali, dalle grandi potenze all’ONU, hanno fatto la scelta per l’indipendenza dell’Africa dove non dovevano esistere Stati forti.
 Gli Africani lo sanno? Ne sono coscienti?

Non credo che gli Africani cercano di sapere il perché tutti questi drammi. Per il Congo per es. si cerca oggi di andare alle elezioni. Tutti si battono…. E cosa si cerca di risolvere?
Ci si arriverà. Degli esperti sul piano internazionale pensano che i grandi paesi posano molto sui problemi di sviluppo. Tra i grandi paesi in Africa vi sono  il Sudan, la Nigeria, il Congo e l’Angola. Curiosamente questi sono paesi ricchi in risorse naturali,
Uno di essi, il Sudan viene diviso in due: Il Nord Sudan ed il Sud Sudan. 
 A chi tocca essere il prossimo? Io non credo che si vogliono fermare qui.
La questione ha un peso d’oro. 
Bisogna sottolineare per esempio  che un paese come l’Algeria è stato,  dopo gli anni novanta,  obbligato dai paesi occidentali ad interrompere il processo democratico[4]. E’ un paese che ha deciso di indebolirsi anche se fino ad ora resiste.
La Nigeria è un paese fragile. Credo che ciò che la salva – a parte la guerra del Biafra che è stata opera delle multinazionali soprattutto francesi – è il suo allineamento con gli USA. 
Il Sudan ha perduto per il suo rifiuto di inscriversi in una geopolitica di gemellaggio americano.
Poiche’ il Sudan nel suo insieme è vicino ad un paese importante come l’Egitto, la sua stabilità del Sudan dipende da quella dell’Egitto che fino ad ora è allineato agli USA
Il Sudan ha cercato di essere arabo e musulmano dichiarandosi ostile agli interessi americani. Il Sudan ha preso il suo rischio anche perché il mondo non è più diviso in EST ed OVEST.
Si può anche scendere più in basso. Il Niger è la disgrazia della Libia. Alla fine della guerra fredda la Libia è stata forzata ad allinearsi all’Occidente quando, durante la guerra fredda, era allineata all’URSS sul piano strategico.
Questi cambiamenti che giungono sul piano mondiale obbligano effettivamente i paesi, che comprendono, ad allinersi, riducendo il rischio di balcanizzazzione. 


Nota sul intellettuale intervistato. 
Freddy Mulumba Kabuayi, Professore Universitario, esperto in relazioni internazionali, e’ il Direttore Generale del quotidiano Congolese “Le Potentiel” e Presidente dell’Unione della Stampa Francofona nella Repubblica Democratica del Congo.
Esperto opinionista e profondo conoscitore delle complicate dinamiche storiche, culturali e politiche della Regione dei Grandi Laghi, interviene sulle colonne del quotidiano da lui diretto e in vari siti di informazione sulla rete dedicati al Continente Africano.


[1] Le Potentiel e’ un quotidiano conglese. Come tutti gli altri quotidiani del paese la sua diffusione e’ limitata solo alla capitale: Kinshasa. Grazie ad Internet i quotidiani congelesi ora sono capaci di raggiungere il territorio nazionale e la diaspora all’estero. Rimane comunque limitata la diffuzione tra la popolazione poiche’ meno del 5% di essa riesce ad accedere alla connessione in rete. Indirizzo web:http://lepotentiel.com/ nota di Fulvio

[2] principio stabilito dall’Unione Africana  NDT
[3] Il progetto originale del movimento d’opposizione del SPLM era quello di liberare il Sudan dalla dittatura del Presidente Omar el-Bechir e dalla politica di islamizzazione forzata del paese. Il Sudan libero doveva fondarsi sul rispetto delle varie culture, religioni e etnie che lo componevano dotandosi di una forma di stato federalista con ampie autonomie regionali. A questo probabilmente il professore Freddy Mulumba Kabuayi si riferisce quando afferma che l’indipendenza non e’ stata capace di gestire il Sudan.Nota di Fulvio
[4] L’Algeria per contrastare l’asceza di partiti islamici li dichiaro’ fuorilegge, spingendoli verso la lotta armata.  Di conseguenza il governo laico Algerino  affronto’ una guerra civile contro gli estremisti che duro’ dieci anni: dal 1992 al 2002, causando circa 160.000 morti. 

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