martedì 2 agosto 2011

L'ONU nomina Menkerios inviato speciale per il Sudan, ma censura la sua biografia

L'ONU nomina Menkerios inviato speciale per il Sudan, ma censura la sua biografia. Dal blog Africa exPress di Massimo A.Alberizzi.
31/07/2011

http://africaexpress.corriere.it/2011/07/lonu_nomina_menkerios_inviato.html

Scritto da: Massimo A. Alberizzi alle 12:38 del 31/07/2011
Haile Menkerios A.jpgFrancamente
sono rimasto di stucco quando ieri, sul sito delle Nazioni Unite, ho letto la notizia che il mio amico Haile Menkerios, ex capo della missione dell’ONU in Sudan (UNMIS), chiusa con l’indipendenza del Sud il 9 luglio scorso, è stato nominato, dal Segretario Generale Ban Ki-Moon, Inviato Speciale per il Sudan e il Sudan.
Non perché non sia sufficientemente bravo per occupare quel posto. Tutt’altro, Hailè è un diplomatico di grande valore. Ma perché la biografia pubblicata sul sito ufficiale delle Nazioni Unite omette una serie di dettagli importanti che, se resi pubblici, permetterebbero di inquadrare meglio il personaggio.
Il documento racconta come Hailè, uomo dalla grande esperienza in Africa (verissimo),  abbia lavorato intensamente per realizzare il trattato di pace che ha permesso al Sud Sudan di accedere all’indipendenza, il Comprehensive Peace Agreement (CPA) e come le sue capacità saranno utili per negoziare tra le parti quei punti dell’accordo che devono essere ancora realizzate.
Sostiene poi che Menkerios, sudafricano, è all’ONU dal 2002 ed è diventato consigliere politico del Segretario Generale (allora Kofi Annan) nel 2007. Dal 2005 al 2007 è stato vice capo della missione dell’ONU in Congo (Monuc). Infine capo del’UNMIS.
E prima? Haile Menkerios non è sudafricano ma eritreo. Forse è naturalizzato sudafricano, ma certamente la sua storia parla tigrigna (la lingua più diffusa nell'ex colonia italiana). Ha un passato se non da guerrigliero, certamente da ribelle. Direi meglio: da freedom fighter, cioè combattente per la libertà.  E’ stato uno dei leader del Fronte Popolare per la Liberazione dell’Eritrea, copo delle operazioni militari. Alla fine della guerra che ha portato all’indipendenza dell’ex colonia italiana, era stato nominato ambasciatore di Asmara ad Addis Abeba.
E’ stato fortunato. Uomo di solide radici democratiche, nel 2001, assieme ad altri 15 ministri e dirigenti del FPLE aveva firmato un documento in cui chiedeva al dittatore Isayas Afeworki di democratizzare il Paese. Tutti arrestati tranne quei pochi, come lui, che si trovavano all’estero.
L’ho incontrato l’ultima volta a Kinshasa nel 2007. Abbiamo ricordato i giorni della rivoluzione eritrea e delle speranze che aveva sollevato in tanti intellettuali come lui. Ci si aspettava un’era nuova in Africa. Avevamo parlato anche della sorte toccata ad amici comuni (compagni di lotta per lui) come Petros Solomon (ex capo dell’intelligence del FPLE, poi ministro degli esteri e infine, deluso delle piega reazionaria presa dalla rivoluzione, della Pesca), Hailè Woldensaie (detto Duro), ministro degli esteri, Sahrifo, ministro degli Interni, tutti scomparsi da 10 anni in qualche prigione eritrea.
Lui è un uomo di pace, fa un lavoro di pace, ma la sua patria, suo malgrado è diventata un Paese di guerra.
Massimo A. Alberizzi
Nella foto tratta dal sito dell'ONU, Haile Menkerios

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