giovedì 3 novembre 2016

Sud Sudan: appello per l’evacuazione di profughi da zone di guerra


Campo profughi in balia dei miliziani:
garantire la sicurezza o l’evacuazione






“Il nostro campo è in balia dei miliziani. Non si tratta più solo dei pericoli legati ai combattimenti sempre più vicini. Ora ci sono incursioni e violenze all’interno del campo stesso in cui siamo rifugiati. E’ come un incubo: ci sentiamo abbandonati da tutti…”.

E’ l’ultimo grido d’aiuto arrivato all’agenzia Habeshia dal Sud Sudan. L’hanno lanciato decine di profughi eritrei, etiopi, somali, subsahariani alloggiati nel centro accoglienza di Mba Kandu, posto sotto le insegne dell’Unhcr, l’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati, nel comprensorio di Yambiyo, una città con meno di 40 mila abitanti, lontana 600 chilometri da Juba, la capitale, ma al centro di una zona strategica importante e dunque molto contesa tra le truppe nuer ribelli e quelle dinka filo governative, perché passa da qui una delle principali strade che conducono al confine con il Congo, distante una quarantina di chilometri.

E’ già successo alcuni mesi fa. Già allora i profughi hanno chiesto di essere protetti o trasferiti in un luogo più sicuro, magari sotto la scorta delle truppe Onu presenti nel paese, nel timore che il campo venisse a trovarsi proprio al centro dei combattimenti. I tentativi di accordo condotti a Juba nel mese di luglio tra il presidente Salva Kiir e il capo dei ribelli, l’ex vicepresidente Riek Mashar, hanno portato a una illusoria tregua anche a Mba Kandu. Rotte le trattative  e ripresi gli scontri tra le milizie dinka e quelle nuer, però, la situazione è di nuovo precipitata rapidamente, fino all’emergenza estrema segnalata oggi.


L’episodio più grave si è verificato qualche giorno fa. “Dopo aver eliminato alcuni agenti delle forze di sicurezza – ha telefonato un profugo eritreo all’agenzia Habeshia – un gruppo di miliziani (non si sa di quale fazione: ndr) ha fatto irruzione nel campo, ha saccheggiato tutto quello che ha potuto e, prima di fuggire, ha rapito alcune ragazze. Non sappiamo dove quelle poverette siano finite. Da allora viviamo nel terrore: incursioni, violenze e sequestri analoghi possono verificarsi  in qualsiasi momento. La scorta del campo non è in grado di opporsi. I funzionari occidentali dell’Unhcr non si sono più visti da giorni: è rimasto soltanto il personale sudanese”.

Alla luce di questo appello disperato, l’agenzia Habeshia chiede

– Alla Comunità internazionale di accertare quanto sta accadendo a Mba Kandu e di garantire la sicurezza e la vita stessa dei profughi.
– All’Unhcr, responsabile campo, in particolare, di creare una rete di protezione efficiente e permanente oppure di organizzare un canale umanitario per portare in salvo prima possibile questi profughi, trovando poi il modo di attuare un programma di reinsediamento in uno Stato in grado di garantire una forma di protezione internazionale. Si tratta, infatti, in molti casi, di persone estremamente deboli e vulnerabili: uomini, donne e bambini in cerca solo di pace.
– Al segretario generale della Nazioni Unite Ban ki Moon, all’Unione Europea e alle cancellerie di tutti gli Stati Ue, di offrire la massima collaborazione possibile all’Unhcr in questa operazione e di intervenire anche presso le parti in lotta – il governo di Juba e i leader ribelli – perché rispettino l’internazionalità, la neutralità e la sicurezza di questo e di tutti gli altri campi profughi esistenti nel Sud Sudan.
  
don Mussie Zerai
presidente dell’agenzia Habeshia


Roma, 4 novembre 2016

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