venerdì 23 marzo 2018

Il treno del razzismo




“Può il sindaco spedire a Milano dodici immigrati?”, questo il titolo di un articolo scritto da Maria Bordoli e pubblicato dalla celebre testata giornalistica “Il Corriere”. Coincidenza o puro caso? Il nome della testata giornalistica e il verbo "spedire" sono particolarmente affini al mondo postale. Mittente e destinatario, questi i due termini estremi protagonisti della nostra riflessione critica.  Raccomandate, lettere e pacchi postali contenenti doni che devono essere recapitati in occasione di importanti avvenimenti che costellano la nostra stessa condizione esistenziale possono, infatti, esser ritenuti oggetti di scambio e di transizione. Dal tempo delle maschere apotropaiche, a mio avviso, nessuno ha mai spedito un essere umano. Vi sono certamente stati fenomeni sociali alquanto ripugnanti, potremmo infatti rievocare la Tratta degli Schiavi, nella quale effettivamente soggetti appartenenti storicamente ad una determinata cultura venivano letteralmente prelevati, trasportati in condizioni deplorevoli e sfruttati per scopi che non avevano nulla in comune con gli ideali di democrazia e libertà sui quali dovrebbe fondarsi la società, affondando di conseguenza le proprie radici in un terreno fertile. Nonostante ciò, secondo fonti certe e appurate, il Sindaco di Gallarate ha collocato su un vagone ferroviario dodici immigrati irregolari, dopo essersi scrupolosamente accertato che la Tratta Disumana portasse costoro nella città del lusso, della moda e del design, Milano. Scrive Maria Bordoli: “Premesso che penso che il problema degli irregolari esista e che vada affrontato con spirito realistico e non con una dose eccessiva di buonismo, mi chiedo se questo comportamento sia consentito dalla legge. Di questo passo qualunque primo cittadino potrebbe comportarsi nello stesso modo”. Esaminando più attentamente l’evento realmente accaduto, potremmo definire una chiave interpretativa che ci consenta immediatamente di assaporare l’assoluta percentuale di assurdità riscontrabile, per citare un esempio, anche all’interno dei racconti fantastici portati sulla scena del panorama editoriale italiano da Dino Buzzati, maestro dell’immaginifico e autore di straordinari componimenti letterari come “Una Goccia”. La sottile differenza che separa i racconti dello Scrittore italiano, che fu d’ispirazione per coloro che nel corso dell’incedere del tempo vollero seguire le ombre del Maestro e il tragico evento si denota immediatamente: qualsiasi opera frutto dell’invenzione personale si esaurisce in un lasso temporale delimitato e non entra direttamente in contatto con l’esistenza di un individuo il quale, seppur possa ricevere da quest’ultima una precisa emozione, non subirà uno sconvolgimento totale della propria vita, a differenza della “deportazione” effettuata in maniera rozza, barbara e meschina da un sindaco che sembra non voler conformare il proprio sistema di pensiero e d’azione con il contesto giuridico e sociale. Questa “deportazione”, per altro avvenuta con lo stesso metodo e mezzo utilizzato negli anni del secondo conflitto mondiale dai nazisti, non potrebbe esser certamente considerata il miglior mezzo di confronto tra culture che presentano peculiarità in grado di contraddistinguerle e di renderle uniche. Al di là delle personali ideologie politiche, mi preme particolarmente sottolineare in modo palesemente marcato un atto assolutamente scandaloso. Inoltre, com'è possibile che un soggetto possa decidere dove debba stare un altro soggetto senza aver alcuna competenza tecnica in un determinato settore, come quello dell’immigrazione? Credo sia esplicitamente evidente che i fatti puramente riportati con distacco, freddezza e oggettività possano conferire un’immagina alquanto nitida della situazione. In chiusura, un appello al Sindaco. Si ricordi che davanti a sé vi erano delle persone, non dei pacchi postali, perché solo individuando l’amore e l’essenza della vita nelle iridi di un nostro fratello è possibile pienamente capire chi siamo noi stessi e come dobbiamo utilizzare il tempo a nostra disposizione durante la limitata permanenza su questo pianeta che venne addirittura descritto da un noto poeta come “Un Atomo Opaco del Male”, la Terra. 
La nostra Terra. 
La nostra Casa.

“Devo lasciare un biglietto a mio nipote: la richiesta di perdono per non avergli lasciato un mondo migliore di quello nel quale dovrà vivere”.             

- Cit. Andrea Zanzotto

Francesco Pivetta


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