tag:blogger.com,1999:blog-7999409451967026492024-03-05T08:55:04.861+01:00A.H.C.SAgenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo.
E-mail: agenzia_habeshia@yahoo.it http://twitter.com/#!/AgenziaHAgenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.comBlogger2270125tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-34317487989827603242023-10-10T18:47:00.002+02:002023-10-10T18:47:11.542+02:00CIR: i tempi di trattenimento nei CPR servono solo ad aumentare le sofferenze umane<p> </p><p class="yiv0325966157MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; outline: none !important; padding: 0cm;"> </span></p><div style="background: white; color: #1d2228; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: georgia;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; outline: none !important; padding: 0cm;">Roma, 19 settembre 2023 - Il<b style="outline: none !important;"> Consiglio Italiano per i Rifugiati – CIR</b> è estremamente </span><span style="border: 1pt none windowtext; outline: none !important; padding: 0cm;">preoccupato per le misure <span style="color: black; outline: none !important;">introdotte ieri in sede di Consiglio dei Ministri che prevedono l’<b style="outline: none !important;">allungamento del trattenimento di migranti fino ai 18 mesi nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio – CPR.<br /></b></span></span><span style="color: #252525; outline: none !important;"> <br /></span><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; outline: none !important; padding: 0cm;">“<b style="outline: none !important;">L’allungamento dei tempi di detenzione amministrativa non servirà né a fermare i flussi dei migranti verso l’Italia, né a rendere più efficace il sistema di rimpatrio forzato</b>” dichiara <b style="outline: none !important;">Roberto Zaccaria, Presidente del CIR.</b> I dati dimostrano infatti che nel corso degli anni al <b style="outline: none !important;">variare del tempo di trattenimento non corrisponde in alcun modo un miglioramento delle percentuali di rimpatrio</b> <b style="outline: none !important;">che restano stabili a poco meno del 50% sia negli anni in cui i migranti il trattenimento poteva durare sino a 18 mesi, sia in quelli in cui non poteva superare i 90 giorni.</b> I dati forniti dal <a href="https://www.garantenazionaleprivatiliberta.it/gnpl/resources/cms/documents/fc13013de38c3ba97c6d0357fe21b941.pdf" rel="nofollow noopener noreferrer" style="color: #0563c1; outline: none !important;" target="_blank"><b style="outline: none !important;"><span style="color: #972b44; outline: none !important; text-decoration-line: none;">Garante per le persone private della libertà</span></b><span style="color: #972b44; outline: none !important; text-decoration-line: none;"> </span></a>rispetto agli ultimi tre anni (2020-2022) registrano percentuali medie di rimpatri da CPR costanti nel tempo che si attestano sul 49% con una detenzione media di circa 36 giorni. “È evidente che <b style="outline: none !important;">i rimpatri dipendono in modo esclusivo dagli accordi con i Paesi di riammissione</b>, non con la lunghezza del tempo in cui i migranti sono detenuti nei centri” continua Zaccaria.<br /></span><span style="color: #252525; outline: none !important;"> <br /></span><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; outline: none !important; padding: 0cm;">Ricordiamo che le persone sono detenute nei CPR <b style="outline: none !important;">senza aver commesso alcun reato</b>. Numerosi rapporti, tra cui quelli del Garante, hanno evidenziato in questi anni <b style="outline: none !important;">gravissime criticità strutturali, violazioni dei diritti fondamentali dei migranti detenuti e opacità sistemiche</b> nella gestione dei CPR. Dall’<b style="outline: none !important;"><a href="https://altreconomia.it/abuso-di-psicofarmaci-nei-cpr-perche-la-versione-del-ministro-piantedosi-non-sta-in-piedi/" rel="nofollow noopener noreferrer" style="color: #0563c1; outline: none !important;" target="_blank"><span style="color: #972b44; outline: none !important; text-decoration-line: none;">abuso</span></a> della somministrazione degli psicofarmaci</b>, alle <b style="outline: none !important;">morti di giovani ragazzi.<br /></b></span><span style="color: #252525; outline: none !important;"> <br /></span><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; outline: none !important; padding: 0cm;">“Chiunque sia stato in un Centro per il Rimpatrio ha visto in che modo sono detenute persone che non hanno commesso alcun reato, in condizioni che fanno rabbrividire. Questo fa ancora più riflettere se lo leggiamo alla luce dell’<b style="outline: none !important;">art. 27 della Costituzione</b> che introduce la funzione rieducativa della pena per quanti detenuti in Italia. <b style="outline: none !important;">A persone che non hanno commesso alcun reato riserviamo un trattamento peggiore di quello applicato a chi ha commesso un crimine</b>. È l’ennesima iniziativa volta a rafforzare una immagine <b style="outline: none !important;">securitaria di gestione delle migrazioni, ma che non avrà alcun impatto significativo, se non quello di brutalizzare i diritti delle persone</b>” conclude Zaccaria.</span></span></div><div style="background: white; color: #1d2228; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: georgia;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; outline: none !important; padding: 0cm;"> </span></span><b style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; outline: none !important; text-align: left;"><i style="outline: none !important;">Ufficio stampa e comunicazione</i></b></div><p class="yiv0325966157MsoNormal" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important;"><span style="outline: none !important;"></span></p><p class="yiv0325966157MsoNormal" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important;"><span style="outline: none !important;">Consiglio Italiano per i Rifugiati</span></p><p class="yiv0325966157MsoNormal" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important;"><span style="outline: none !important;">Via del Velabro, 5/a</span></p><p class="yiv0325966157MsoNormal" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important;"><span style="outline: none !important;">00186 Roma</span></p><p class="yiv0325966157MsoNormal" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important;"><span style="outline: none !important;"><a href="http://www.cir-onlus.org/" rel="nofollow noopener noreferrer" style="color: #0563c1; outline: none !important;" target="_blank">www.cir-onlus.org</a></span></p><p class="yiv0325966157MsoNormal" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important;"><span style="outline: none !important;"><img alt="cid:image002.png@01D88C80.080E0A30" border="0" height="42" id="yiv0325966157Immagine_x0020_1" src="https://apis.mail.yahoo.com/ws/v3/mailboxes/@.id==VjN-VHTQaNsvwNx_5YGjn3xddVm2HB4xbDxuwZ4EboN8ucdV1QDO3D7x7glXMjJhaAqAixcctoqUakRkDFOBFxVU1w/messages/@.id==AMCZkj4J4UhyZQlxOwRwuG3GcT4/content/parts/@.id==2/thumbnail?appid=YMailNorrin&downloadWhenThumbnailFails=true&pid=2" style="outline: none !important; text-indent: -9999px;" width="100" yahoo_partid="2" /></span></p>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-59041512407844574552023-10-10T18:11:00.000+02:002023-10-10T18:11:32.873+02:00Il naufragio che ha segnato la memoria collettiva europea<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"> <b>La notte del 3 ottobre 2013 morirono annegati 368 migranti: una strage che poteva essere evitata</b></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">La notte del 3 ottobre 2013 sono morte 368 persone. I superstiti
sono stati 155, di cui 41 minori (uno solo accompagnato dalla
famiglia). Quella di Lampedusa è stata una delle più gravi
catastrofi marine del XXI secolo, certamente una delle più grandi
tragedie della migrazione attraverso il Mar Mediterraneo</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">di ENRICO CASALE </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"> L’OSSERVATORE ROMANO martedì 3 ottobre 2023</span></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"> Così tanta acqua non l’avevano mai immaginata.
Sapevano che il mare esisteva. Ne avevano sentito
parlare. Qualcuno, forse, lo aveva
studiato sui libri a scuola. Ma,
quasi certamente, non lo avevano
mai visto. Loro erano abituati a
camminare sui sentieri sassosi e
polverosi dell’altipiano. A salire
sulle montagne, a percorrere chilometri sulle distese dell’Acro coro
abissino. Chissà che cosa hanno
provato quando hanno visto quella
distesa in perenne movimento e
quando sono saliti sul barcone che
doveva portarli in Europa. Chissà
che cosa hanno provato quando la
loro imbarcazione si è, improvvisamente, ribaltata e si sono trovato
nelle acque fredde di una notte autunnale davanti all’isola dei Conigli, poco distante dalla costa dell’isola di Lampedusa.
Qualcuno, preso dall’ansia e dalla paura, ha provato a nuotare ed è
riuscito a raggiungere la riva. La
maggioranza però non ce l’ha fatta.
La notte del 3 ottobre 2013 sono
morte 368 persone. I superstiti sono stati 155, di cui 41 minori (uno
solo accompagnato dalla famiglia).
Quella di Lampedusa è stata una
delle più gravi catastrofi marine del
XXI secolo, certamente una delle
più grandi tragedie della migrazione attraverso il mar Mediterraneo.
Altre ne sono seguite, non-ultima quella più recente di Cutro, ma
quel naufragio rimane uno dei punti più dolenti della storia perché fu
il primo di quelle dimensioni e
quello che più è rimasto impresso
nella memoria collettiva.
Eppure la strage poteva essere
evitata. L’imbarcazione era un peschereccio lungo una ventina di metri ed era salpato dal porto libico di Misurata il primo ottobre
2013.
La barca era giunta a mezzo miglio dalle coste lampedusane quando i motori si sono bloccati poco
lontano dall’Isola dei Conigli. Due
imbarcazioni di pescatori erano
passate poco lontano e l’assistente
del capitano, per attrarre la loro attenzione aveva dato fuoco a uno
straccio imbevuto di carburante.
Quando lo straccio era quasi completamente bruciato, il marinaio,
per non ustionarsi la mano, l’ha lasciato cadere sul ponte. Il legno
imbevuto di carburante ha preso
fuoco. I passeggeri, spaventati, si
sono spostati da una parte dell’imbarcazione, che si è rovesciata . La
barca ha girato su se stessa tre volte
prima di colare a picco. Chi si trovava sul ponte è riuscito a gettarsi
in mare. Chi era sottocoperta, soprattutto, donne e bambini, non ce
l’ha fatta.
«Fin dalle prime battute — ricorda oggi Mussie Zerai, sacerdote eritreo da anni impegnato nell’assistenza e nel soccorso dei migranti
nel mar Mediterraneo — si è capito
che si preannunciava una tragedia.
Da subito, i superstiti hanno iniziato a parlare di decine di vittime.
Allora io ero cappellano degli eritrei in Svizzera. Mi ci sono voluto
alcuni giorni per organizzare il mio
viaggio a Lampedusa. Quando sono arrivato ho subito incontrato la
disperazione dei famigliari che arrivavano in Sicilia da altre regioni
d’Italia, dall’Europa e dal Nord
America. Ricordo la fila delle bare
in un hangar dell’aeroporto di
Lampedusa. Un’immagine straziante che non mi abbandonerà per tutta la vita. Fu anche la prima prova
evidente delle tragedie in mare dei
migranti».
Nei giorni successivi al naufragio, le famiglie dei migranti si sono
trovate in difficoltà. Non riuscivano
a capire se tra i morti ci fossero i
loro cari.
«I sopravvissuti — continua
Mussie — raccontavano che i passeggeri a bordo dell’i m b a rc a z i o n e
erano quasi tutti eritrei e tra essi
c’erano solo pochi etiopi. Il governo italiano, guidato allora da Enrico Letta, si è subito offerto di organizzare uno o più voli per far
rimpatriare le salme in Eritrea. Ma
qui sono sorte le prime complicazioni» </span><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Il governo di Asmara allora cercava di sminuire il flusso dei migranti in uscita dal Paese probabilmente — dicono gli analisti — p er
motivi di orgoglio nazionale o di
prestigio internazionale.
«Per l’identificazione delle salme
sono giunti da tutta Europa i parenti – osserva Mussie —, ma è stato difficile, ad eccezione di un centinaio di corpi, identificarne l’origine. Le bare sono così state seppellite in vari cimiteri della Sicilia».
In seguito al naufragio è nato il
«Comitato 3 Ottobre» che ha lavorato duramente per redigere il protocollo d’intesa per favorire il riconoscimento dei corpi senza identità
dei naufragi di Lampedusa, documento firmato dallo stesso Comitato e dal ministero degli Interni italiano.
«A dieci anni dalla tragedia —
commenta amaro Tareke Brhane,
presidente del Comitato 3 ottobre
— non possiamo dire che quel protocollo sia stato applicato. In Italia sono in vigore procedure particolari, ma diverse da quelle di altri
Paesi. Non c’è uniformità nel riconoscimento delle vittime. Ciò è
triste, soprattutto per le famiglie».
Per i morti del naufragio si è tenuta alla fine di ottobre 2013 una
cerimonia funebre ad Agrigento,
ma senza bare. «Quella cerimonia è
stata una beffa per le stesse vittime
— dice abba Mussie —. Oltre ai religiosi cattolici, ortodossi e musulmani sono stati invitati gli esponenti del governo di Asmara. Quello
stesso governo dal quale i migranti
fuggivano e che non riconoscevano
i morti come eritrei. Non abbiamo
potuto opporci, ma è stato un momento doloroso».
In quell’occasione, Papa Francesco ha dimostrato grande sensibilità. Oltre a invitare a pregare per le
vittime, ha accolto in Vaticano i sopravvissuti e le loro famiglie.
Il governo italiano, scosso dall’evento, ha poi dato vita a Mare Nostrum, una missione della marina
militare che, negli anni, ha salvato
centinaia di vittime.
Da allora qualcosa è cambiato?
«Sì, ma in peggio — conclude
Brhane —. Allora in Italia si era diffuso un sentimento di empatia nei
confronti dei migranti e delle loro
famiglie. Oggi, dopo anni e anni di
politiche di demonizzazione delle
migrazioni, quel sentimento è svanito. Ora si parla delle migrazioni </span></span><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">solo come di un’emergenza alla
quale rispondere con strumenti di
emergenza. In realtà, i migranti sono una risorsa. Lo dimostrano gli
stessi sopravvissuti al 3 ottobre che
ora vivono nel Nord Europa. Si sono rifatti una vita, hanno una casa,
una famiglia e lavorano, producendo ricchezza per le nazioni che li
ospitano».</span></span></div>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-59816479184438521352023-10-10T17:37:00.002+02:002023-10-10T17:37:43.587+02:00Lampedusa. Don Zerai: «Così la memoria dei morti del 3 ottobre è stata tradita»<p style="text-align: justify;"> <span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "Source Sans Pro", Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 20px; font-style: italic;">Dieci anni dopo la strage, l'amarezza dell'angelo dei profughi che oggi vive in Canada: «Si è regrediti a un cinismo e a una indifferenza anche peggiori del clima di allora»</span></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGT1gIgC_RAucpiifR4wtGkfXC3EBGt5BnlE72WFmhpeEZu2-47fQn5aaA2Sx1QRdjFFgT1MngS0hHqsbCFnTdjEvJiaPmMZxKgFGHYqc3Lb7899niHw0PWUFhIXFdieFL_0GdPrBUsi1pw46AIoc-0ddMvyy7bZ3ORAXcRi4-a2YUjEoC0YWN3uTUSX4/s1024/Migranti_-manifestazi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="682" data-original-width="1024" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGT1gIgC_RAucpiifR4wtGkfXC3EBGt5BnlE72WFmhpeEZu2-47fQn5aaA2Sx1QRdjFFgT1MngS0hHqsbCFnTdjEvJiaPmMZxKgFGHYqc3Lb7899niHw0PWUFhIXFdieFL_0GdPrBUsi1pw46AIoc-0ddMvyy7bZ3ORAXcRi4-a2YUjEoC0YWN3uTUSX4/w640-h426/Migranti_-manifestazi.jpg" width="640" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "Source Sans Pro", Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 20px; font-style: italic;"><div style="text-align: justify;"><br /></div></span><p></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Source Sans Pro", Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 20px; margin: 0px 0px 10px; text-align: justify;">Le bare allineate nell’hangar dell’aeroporto di Lampedusa, davanti quelle dei bambini di colore bianco. E il pianto inconsolabile dei parenti e degli amici delle 368 giovani vite spezzate a poche centinaia di metri dalla spiaggia, quando la libertà e un futuro migliore sembravano ormai a un passo. Sono le immagini impresse nella mente di chi dieci anni fa è stato testimone di una grande tragedia, spartiacque del fenomeno delle migrazioni nel Mediterraneo. Cecilia Malmström, allora commissario europeo per gli Affari interni sollecitò dopo la strage i Paesi della Ue a incrementare le attività di ricerca nel Mediterraneo con pattuglie di soccorso e intervento per intercettare e soccorrere i barconi e i gommoni di profughi e migranti attraverso l’agenzia Frontex. Sappiamo come è andata.</p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Source Sans Pro", Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 20px; margin: 0px 0px 10px; text-align: justify;">Don Mosè Zerai, sacerdote di origine eritrea e angelo dei profughi e dei rifugiati, allora accorse sull’isola, aiutò i superstiti e chiese di costruire un memoriale per le vittime, molte delle quali mai identificate. È stato ed è il riferimento dei migranti del Corno imprigionati dai trafficanti o in difficoltà in mezzo ai flutti che chiamavano il suo numero e lui a sua volta denunciava le storie dei nuovi schiavi e segnalava alla guardia costiera la posizione dei natanti. Fu il primo a denunciare gli stupri e le torture subite dai migranti eritrei ed etiopi nelle celle in Libia e in quelle nel deserto del Sinai. Attività umanitaria per cui è stato candidato al Nobel per la pace nel 2016. L’anno dopo, però, gli è arrivata l’accusa infamante portata avanti dalla procura di Trapani di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina archiviata dopo ben 52 mesi. Erano gli anni delle accuse roventi alle Ong, culmine di una campagna iniziata nel 2015 da Frontex contro le navi da soccorso private sulle quali peraltro il sacerdote, profugo a sua volta, non è mai salito per scelta. Un albero con il suo nome è stato piantato a novembre da Gariwo nel Giardino dei giusti sul Monte stella a Milano. Oggi don Mosè esercita il suo ministero in Canada come cappellano degli italiani, continua a occuparsi di profughi con la sua Agenzia Habeshia e anche se da allora il 3 ottobre si celebra la “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione”, non riesce a togliersi l’amara convinzione che la memoria dei morti del 3 ottobre 2013 e le promesse della politica siano state tradite.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTvWNLUkcfBXTrgX4YTFQ6QgX9fyyfiP5N3C5M3ZdqnrGwGtA_Hfar0OZ0Z-WWa3FE_svd6PHgNy0dGZnUXaJ8tqRJzA8Ho4MVHsUZQ5rWfWCs7LHJxFdQbqshmKkqHx7xX2yR2xPAiOy8lN9hpTBbLKpvfEmaxO4n3ga9WRfVylinLt9Vc2fENs5R3WA/s933/zerai.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="622" data-original-width="933" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTvWNLUkcfBXTrgX4YTFQ6QgX9fyyfiP5N3C5M3ZdqnrGwGtA_Hfar0OZ0Z-WWa3FE_svd6PHgNy0dGZnUXaJ8tqRJzA8Ho4MVHsUZQ5rWfWCs7LHJxFdQbqshmKkqHx7xX2yR2xPAiOy8lN9hpTBbLKpvfEmaxO4n3ga9WRfVylinLt9Vc2fENs5R3WA/w400-h266/zerai.jpg" width="400" /></a></div><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Source Sans Pro", Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 20px; margin: 0px 0px 10px; text-align: justify;"><b style="box-sizing: border-box;">In quale clima cade il decimo anniversario della tragedia di Lampedusa?</b></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Source Sans Pro", Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 20px; margin: 0px 0px 10px; text-align: justify;">Nel clima e nella prassi che erige l’ennesima barriera di morte in faccia a migliaia di altri rifugiati e migranti come i ragazzi spazzati via in quell’alba grigia del 3 ottobre 2013. Non sappiamo se esponenti di questo governo e questa maggioranza (non ci andranno, <i style="box-sizing: border-box;">ndr)</i> o se altri protagonisti della politica italiana degli ultimi anni, intendano promuovere o anche solo partecipare a cerimonie ed eventi in memoria. Ma se è vero che il modo migliore di onorare i morti è salvare i vivi e rispettarne la libertà e la dignità, allora non avrà senso condividere i momenti di raccoglimento e di riflessione che la data del 3 ottobre richiama con chi da anni costruisce muri e distrugge i ponti, ignorando il grido d’aiuto che sale da tutto il Sud del mondo. Se anche loro vogliono ricordare Lampedusa che lo facciano da soli. Perché in questi 10 anni hanno rovesciato, distrutto o snaturato quel grande afflato di solidarietà e pietà suscitato dalla strage nelle coscienze di milioni di persone in tutto il mondo.</p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Source Sans Pro", Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 20px; margin: 0px 0px 10px; text-align: justify;"><b style="box-sizing: border-box;">Che cosa resta dello “spirito” e degli impegni di allora?</b></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Source Sans Pro", Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 20px; margin: 0px 0px 10px; text-align: justify;">Nulla. Si è regrediti a un cinismo e a una indifferenza anche peggiori del clima antecedente quel terribile 3 ottobre. E, addirittura, nonostante le indagini della magistratura, non si è ancora riusciti a capire come sia stato possibile che 368 persone abbiano trovato la morte ad appena 800 metri da Lampedusa e a meno di due chilometri da un porto zeppo di unità militari veloci e attrezzate, in grado di arrivare sul posto in pochi minuti. La vastità della tragedia ha richiamato l’attenzione su due punti in particolare: la catastrofe umanitaria di milioni di rifugiati in cerca di salvezza attraverso il Mediterraneo e il dramma dell’Eritrea, schiavizzata dalla dittatura di Isaias Afewerki, perché tutti i morti erano giovani eritrei, molti dei quali in fuga dal servizio di leva a tempo indefinito.</p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Source Sans Pro", Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 20px; margin: 0px 0px 10px; text-align: justify;"><b style="box-sizing: border-box;">Come si rispose al primo punto?</b></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Source Sans Pro", Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 20px; margin: 0px 0px 10px; text-align: justify;">Varando “Mare Nostrum”, il mandato alla Marina militare italiana di pattugliare il Mediterraneo sino ai margini delle acque territoriali libiche per prestare aiuto alle barche di migranti in difficoltà e prevenire, evitare altre stragi come quella di Lampedusa. Quell’operazione è stata un vanto per la nostra Marina, con migliaia di vite salvate. A dieci anni di distanza non solo non ne resta nulla, ma sembra quasi che buona parte della politica la consideri uno spreco o addirittura un aiuto ai trafficanti. Esattamente dopo dodici mesi, nel novembre 2014, “Mare Nostrum” è stato cancellato, moltiplicando – proprio come aveva previsto la Marina – i naufragi e le vittime, inclusa l’immane tragedia del 15 aprile 2015, con circa 800 vittime, il più alto bilancio di morte mai registrato nel Mediterraneo in un naufragio. Eppure, al posto di quella operazione salvezza, sono state introdotte via via norme e restrizioni che neanche l’escalation delle vittime oggi arrivare a 28 mila nel Mediterraneo è valsa ad arrestare, fino ad arrivare ad esternalizzare sempre più a sud, in Africa e nel Medio Oriente, le frontiere e quindi i controlli della Fortezza Europa, attraverso una serie di trattati internazionali, per bloccare i rifugiati in pieno Sahara, lontano dai riflettori, prima ancora che possano arrivare ad imbarcarsi sulla sponda sud del Mediterraneo.</p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Source Sans Pro", Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 20px; margin: 0px 0px 10px; text-align: justify;"><b style="box-sizing: border-box;">Un anno dopo, nel 2014 arrivarono in mare le Ong…</b></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Source Sans Pro", Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 20px; margin: 0px 0px 10px; text-align: justify;">E sono state criminalizzate dalla politica, anche se a loro si deve circa il 40 % delle migliaia di vite salvate. Ma sono state costrette anche a sospendere la loro attività e costrette a navigare per centinaia di miglia in cerca di porti assegnati lontani dal luoghi di soccorso. Il porto più vicino e sicuro previsto dal diritto internazionale marittimo è lettera morta ormai. Le stragi si susseguono, il cinismo ha soppiantato l’umanitario.</p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Source Sans Pro", Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 20px; margin: 0px 0px 10px; text-align: justify;"><b style="box-sizing: border-box;">E con i rifugiati eritrei?</b></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Source Sans Pro", Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 20px; margin: 0px 0px 10px; text-align: justify;">Si è passati dalla solidarietà alla derisione o addirittura al disprezzo, tanto da definirli “profughi vacanzieri” o “migranti per fare la bella vita”, pur di negare la realtà della dittatura di Asmara. È un processo iniziato all’indomani della tragedia, quando alla cerimonia funebre per le vittime, ad Agrigento, il governo ha invitato l’ambasciatore eritreo a Roma, l’uomo che in Italia rappresenta ed è la voce proprio di quel regime che ha costretto quei 368 giovani a scappare dal paese. Sarebbe potuta sembrare una “gaffe”. Invece si è rivelata l’inizio di un percorso di progressivo riavvicinamento e rivalutazione del dittatore Isaias Afewerki, facendolo uscire dall’isolamento internazionale, associandolo al Processo di Khartoum e ad altri accordi, inviandogli centinaia di milioni di euro di finanziamenti, eleggendolo, di fatto, gendarme anti immigrazione per conto dell’Italia e dell’Europa.</p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Source Sans Pro", Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 20px; margin: 0px 0px 10px; text-align: justify;"><b style="box-sizing: border-box;">È stata dunque tradita la memoria dei 368 morti di Lampedusa?</b></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Source Sans Pro", Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 20px; margin: 0px 0px 10px; text-align: justify;">Si, sia per quanto riguarda i migranti che per l’Eritrea, resta l’amaro sapore di un tradimento della memoria e del rispetto per le 368 giovani vittime e tutti i loro familiari e amici. E delle migliaia di giovani morti in mare successivamente e degli eritrei e che con la loro stessa fuga denunciano ancora la feroce, terribile realtà del regime di Asmara. Che resta una dittatura anche dopo la firma della pace con l’Etiopia firmata cinque anni fa e che nel Paese dove sono nato non ha cambiato nulla.</p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Source Sans Pro", Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 20px; margin: 0px 0px 10px;"><a href="https://www.avvenire.it/attualita/pagine/la-memoria-dei-morti-di-lampedusa-tradita-per-sempre-ha-vinto-il-cinismo">Don Zerai: «Così la memoria dei morti del 3 ottobre è stata tradita» (avvenire.it)</a></p>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-90287251112302086562023-10-10T17:29:00.003+02:002023-10-10T17:29:40.780+02:00La dignità della memoria: Lampedusa 3 ottobre 2013, dieci anni dopo<p style="text-align: justify;"> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2E2cniyQKazxqK3AT2ZlrUguSSmh_WX3b6T44HGnk3Zp2FS34iXmPsQfPft3R2XuA5t30tJtJTt2SSxkDJqNT9yiH3XuELrO_U3QlAxtwoXl9ay9Sf29HDh_pDjAK6FiDWQHYj-gZJVAD3Ffz4nQmmdWkBYqhQowuzWqfu03Jsu-lASTur30GZUhuZ18/s2000/Lampedusa-2-1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1333" data-original-width="2000" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2E2cniyQKazxqK3AT2ZlrUguSSmh_WX3b6T44HGnk3Zp2FS34iXmPsQfPft3R2XuA5t30tJtJTt2SSxkDJqNT9yiH3XuELrO_U3QlAxtwoXl9ay9Sf29HDh_pDjAK6FiDWQHYj-gZJVAD3Ffz4nQmmdWkBYqhQowuzWqfu03Jsu-lASTur30GZUhuZ18/w640-h426/Lampedusa-2-1.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p style="text-align: justify;"><em style="color: #444444;"><span style="font-family: georgia;">Di Paola Barretta e Valerio Cataldi</span></em></p><p style="background-color: white; color: #444444; margin-bottom: 20px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">All’alba del 3 ottobre 2013, un vecchio peschereccio con oltre 500 persone bordo naufraga a ridosso dell’isola di Lampedusa. Vengono recuperati 368 corpi di persone di nazionalità eritrea. Per la prima volta, i corpi dei naufraghi sono visibili al mondo intero. È un evento che cambia la percezione dei naufragi e che scatena una reazione emotiva a livello politico, mediatico e sociale. La polizia scientifica ed i medici legali di Palermo ed Agrigento, impiegano giorni interi per mettere in fila tutti gli oggetti trovati sui corpi dei naufraghi di Lampedusa e raccogliere campioni di DNA. Un lavoro devastante ma fondamentale per avere la possibilità di effettuare riconoscimenti, comparazioni e restituire un nome, un’identità alle vittime di quella tragedia.</span></p><p style="background-color: white; color: #444444; margin-bottom: 20px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">“Corpi di reato”. Sono state aperte le scatole e poi le buste per vedere cosa ci fosse di ancora utilizzabile e cosa invece fosse stato corroso dal tempo e dalla salsedine. Un odore penetrante. “Corpi di reato”. Le parole hanno sempre un senso e cambiano forma alle cose. Trasformano un giocattolo in una prova da portare in tribunale.</span></p><p style="background-color: white; color: #444444; margin-bottom: 20px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">La forza di quegli oggetti è lo sguardo che portano con sé. L’identità perduta di chi li ha posseduti, tenuti in tasca. E allo stesso tempo è anche l’identità di chi ha amato quelle persone e che magari le aspetta ancora. Dare dignità a quegli oggetti significa fare un passo verso la costruzione di una memoria condivisa, una memoria comune, quella degli esseri umani.</span></p><p style="background-color: white; color: #444444; margin-bottom: 20px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Raccontare i contesti, i percorsi e i luoghi da cui le persone provengono significa riconoscere il ruolo di un’informazione corretta e accurata. Un’informazione che si nutre di parole discriminanti, come il termine “clandestino”, secondo quanto affermato poco più di un mese fa dalla Corte di Cassazione, entrato nel lessico giornalistico e utilizzato quasi “involontariamente”, ma dagli effetti pericolosi sul corpo sociale di divisione e di amplificazione della paura.</span></p><p style="background-color: white; color: #444444; margin-bottom: 20px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Un’informazione che, nel 2013, per raccontare il naufragio, si nutriva di parole dalla parte delle persone: le condizioni dei naufraghi, la mancanza di acqua e di cibo, l’inadeguatezza di una nave mercantile e del suo equipaggio ad assistere persone trovate in condizioni drammatiche a bordo di un gommone. “Ovunque si voglia ricordare la tragedia di Lampedusa non avrà alcun senso farlo se non si vorrà trasformare questa triste ricorrenza in un punto di partenza per cambiare radicalmente la politica condotta in questi dieci anni nei confronti di migranti e rifugiati, gli “ultimi della terra”, afferma Padre Mussie Zerai, figura di riferimento della comunità eritrea. Descrivere e testimoniare quanto continua ad accadere in Eritrea – così come in molte altre aree del mondo – è già un passo per avere una informazione completa sulle migrazioni.</span></p><p style="background-color: white; color: #444444; margin-bottom: 20px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Gli oggetti sono esposti a Milano al Memoriale della Shoah fino al 31 ottobre 2023, è un’iniziativa di Zona, Carta di Roma, in collaborazione con Adal Neguse.</span></p><p style="background-color: white; color: #444444; font-family: "Open Sans", sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 20px; margin-top: 0px;"><a href="https://www.cartadiroma.org/editoriale/la-dignita-della-memoria-lampedusa-3-ottobre-2013-dieci-anni-dopo/">La dignità della memoria: Lampedusa 3 ottobre 2013, dieci anni dopo - Associazione Carta di Roma</a></p>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-78382528835162977372023-10-10T17:23:00.004+02:002023-10-10T17:23:57.954+02:00«Italy and Europe have betrayed themselves regarding migrants» https://news.italy24.press/trends/918208.html<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVL2bHhq6hx3vavg-wgz7yAimBbne49bee-ifuCC4YMrGuv-_hU3bf9hH1AmGBu7M46yeoaQK1bDlDvw-yHsxim-Cg0e-LemPYcnePT5hyYIV-h5DAK3ee71ZvuFZLu2E2atdFPDf3fRz6cIaZPqo5PwiEQYgJMh3FuMBUCzffePOwXsoFSUHNG-9Zhco/s1170/don-mussie-zerai-1.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="780" data-original-width="1170" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVL2bHhq6hx3vavg-wgz7yAimBbne49bee-ifuCC4YMrGuv-_hU3bf9hH1AmGBu7M46yeoaQK1bDlDvw-yHsxim-Cg0e-LemPYcnePT5hyYIV-h5DAK3ee71ZvuFZLu2E2atdFPDf3fRz6cIaZPqo5PwiEQYgJMh3FuMBUCzffePOwXsoFSUHNG-9Zhco/w640-h426/don-mussie-zerai-1.webp" width="640" /></a></div><p><span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0.8); color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 12px;">«Italy and Europe have betrayed themselves regarding migrants»</span></p><p><span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px;">«Don Mussie Zerai’s number is written on the walls of Libyan prisons, in traffickers’ warehouses, on the walls of trucks crossing the desert», wrote Alessandro Leogrande – journalist and writer who passed away in 2017 – in</span><span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px;"> </span><em style="box-sizing: border-box; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px;">The frontier</em><span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px;">. Perhaps the most beautiful book among those born from the pain of the great shipwrecks of 2013: off the coast of Lampedusa on 3 October, a little further away eight days later. Over 600 deaths in one week. Mussie Zerai Yosief, a Catholic priest since 2010, was already a point of reference for those seeking refuge in Europe. In particular for his fellow Eritrean citizens. In 2015 he was nominated for the Nobel Peace Prize. Two years later he was investigated for aiding and abetting illegal immigration by the Trapani prosecutor’s office, as part of the maxi-investigation against NGOs. The charges were later dismissed. For several months he has been living in Canada, where he deals only with pastoral activities. At least for now because, he says, “not everything is rosy here either, even if at least there is a legal access system”.</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px; margin: 0px 0px 25px;"><span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;">Don Mussie, what do you remember of the moment you received the news?</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px; margin: 0px 0px 25px;">My blood ran cold. They told me: a disaster has happened, turn on the TV. I remember the images of the bodies being recovered. Chilling. And then the meeting with the survivors and family members, those 368 people closed inside the coffins lined up. An immense suffering.</p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px; margin: 0px 0px 25px;"><span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;">He immediately reached Lampedusa. What struck you?</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px; margin: 0px 0px 25px;">The torment, the screams, the pain of relatives. The disorientation and continuous crying of the survivors. Then the solidarity of the Lampedusans, who had welcomed the migrants into their home. The residents suffered together with those who had come from afar.</p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px; margin: 0px 0px 25px;"><span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;">Ten years later, is there a judicial truth?</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px; margin: 0px 0px 25px;">There was a trial for the man identified as the smuggler and the two fishing boats that had approached without providing assistance or raising the alarm were identified. But much remains to be discovered. It is impossible that a boat with 500 people could have arrived near the coast without the authorities noticing. There is also something that hasn’t been said about the delays in the rescue. Survivors and family members are not happy with how the matter was handled: they want full light and justice.</p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px; margin: 0px 0px 25px;"><span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;">The government does not participate in the commemoration initiatives of October 3rd. And it is not the first time.</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px; margin: 0px 0px 25px;">The Italian parliament was right to establish the “Day of Remembrance and Welcome”, which we hope will become European, but rhetorical celebrations are useless. What really causes pain is that people continue to die today. Neither Italy nor the EU has a search and rescue device. I don’t understand how countries that claim to be civilized, democratic, with an ancient humanistic and Christian tradition can allow this. Family members, survivors and those who have not stopped fighting in recent years do not want political catwalks, but concrete actions to protect the lives of people on the run. It is the countries that have closed their doors that force migrants to rely on human flesh brokers and traffickers.</p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px; margin: 0px 0px 25px;">With a visa. I took a plane and landed in Rome. In 1992 it could be done. I consider myself privileged because for thousands and thousands of Africans, even my fellow countrymen, it is impossible. There is a lack of political will to seriously address the issue. There is a lot of talk about safety, but if we want to guarantee both the safety of those who welcome and that of those who are welcomed, legal channels must be opened. Talk of security won’t hold until something is done for both sides.</p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px; margin: 0px 0px 25px;"><span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;">In 2013, after the Lampedusa shipwrecks, Mare Nostrum was launched. In 2023, after the Cutro massacre, a crackdown on immigration. The only European naval mission under discussion would serve to repel people, not save them. What happened to Italy and Europe?</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px; margin: 0px 0px 25px;">They have betrayed their fundamental principles. Their constitutional charters guarantee the right to asylum. Just thinking about pushing people back into the sea before analyzing their requests for protection is a denial of the principles on which democracy is based. However, Italy was already rejecting before, between 2009 and 2010 for example. In fact it was condemned by the EU Court.</p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px; margin: 0px 0px 25px;"><span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;">We saw corpses floating and bodies washed ashore or heard of men and women swallowed by the sea without any witnesses. Yet we continue to fail to intervene. What generates addiction?</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px; margin: 0px 0px 25px;">The dehumanization of these people. Call illegal immigrants, vacationers, fake refugees and so on. Everything has been said and attempts have been made to deny the real reasons why they risk their lives. They are demonized and criminalized even before they touch the ground, equated with criminals or invading armies. The emotion and empathy generated by the 2013 shipwrecks went to naught. The criminalization of refugees and those who help them won.</p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px; margin: 0px 0px 25px;"><span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;">You have been accused of aiding and abetting illegal immigration. What did they complain about?</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px; margin: 0px 0px 25px;">I received phone calls from desperate people who were in the middle of the Mediterranean. They asked for help and I notified the competent authorities. From 2003 to 2014 the Italian coast guard, the Maltese one, the UNHCR. Then also the NGOs, who arrived to fill the void left by the States. If you see someone injured on the ground call the ambulance, it’s normal. What is absurd is being reported for this. Then the charges were dropped, but the damage was done.</p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px; margin: 0px 0px 25px;"><span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;">What game is the Meloni government playing on immigration?</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px; margin: 0px 0px 25px;">They think that by targeting the most fragile, weak and vulnerable they can stop the flows. But if you don’t address the root causes, that is, the reasons that push people to risk their lives, you won’t stop them with fines, bureaucratic obstacles or violations of their rights. Thus you only increase their suffering. Mature democracies should defend the most vulnerable, not rage against them.</p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #666666; font-family: "Droid Arabic Kufi"; font-size: 14px; margin: 0px 0px 25px;"><a href="https://news.italy24.press/trends/918208.html">«Italy and Europe have betrayed themselves regarding migrants» (italy24.press)</a></p>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-19429375044458270792023-10-10T17:19:00.002+02:002023-10-10T17:19:37.560+02:00Essere dove bisogna stare - 10 anni dopo la Strage di Lampedusa<p style="text-align: justify;"><a href="https://mediterranearescue.org/it/news/essere-dove-bisogna-stare-10-anni-dopo">Mediterrana Saving Humans | Essere dove bisogna stare - 10 anni dopo la Strage di Lampedusa (mediterranearescue.org)</a></p><p style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; color: #18407e; font-size: 18px;"><span style="font-family: georgia;">A 10 anni dalla Strage di Lampedusa, dove 368 persone persero la vita a pochi metri dalle coste italiane, molto è cambiato nel mondo, ma nel Mediterraneo centrale continuano a morire (oltre 2000 solo dall’inizio del 2023) a causa delle politiche securitarie e neocoloniali dell’Occidente e, in particolare, dell’Unione Europea e i suo Stati membri.</span></span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #18407e; font-size: 18px; line-height: 1.35em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: justify; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="font-family: georgia;">L’indignazione, la rabbia e la necessità di non rimanere indifferenti di fronte a ciò che stava accadendo nel Mediterraneo ci hanno spinto, 5 anni dopo quella terribile strage, a mettere in mare la Mare Jonio, partita per la sua prima missione la notte tra il 3 e 4 ottobre dal porto di Augusta.</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #18407e; font-size: 18px; line-height: 1.35em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: justify; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="font-family: georgia;">Da quel molo siciliano, continuiamo ad agire spinti da quei sentimenti e quegli ideali che ci portano ad essere in Ucraina, in Marocco e presto nel Mediterraneo centrale, ma anche nelle piazze italiane ed europee (Milano, Napoli, Bologna, Venezia, Bruxelles) per contestare leggi razziste e disumane, ma anche a costruire percorsi di solidarietà e complicità con l’umanità in cammino.</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #18407e; font-size: 18px; line-height: 1.35em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: justify; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="font-family: georgia;">Da quel giorno, siamo cresciutǝ, siamo di più con tante persone che si sono unite al nostro percorso.</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #18407e; font-size: 18px; line-height: 1.35em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: justify; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="font-family: georgia;">Siamo sempre là dove bisogna stare.</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #18407e; font-size: 18px; line-height: 1.35em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: justify; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="font-family: georgia;">Per ricordare la Strage di Lampedusa, vi proponiamo il testo di padre Mussie Zerai, esponente della diaspora eritrea (luogo da cui provenivano gran parte delle vittime) e tra lǝ fondatorǝ di Alarm Phone.</span></p><div class="row" style="-webkit-box-align: start; -webkit-box-direction: normal; -webkit-box-orient: horizontal; -webkit-box-pack: justify; align-items: flex-start; background-color: white; box-sizing: border-box; color: #18407e; display: flex; flex-flow: row; justify-content: space-between; margin: 30px 0px 0px; padding: 0px; text-rendering: optimizelegibility !important; width: 1080px;"><div class="column w_12" style="box-sizing: border-box; margin: 0px auto; padding: 0px; text-rendering: optimizelegibility !important; width: 1080px;"><div class="blocks" style="box-sizing: border-box; margin: 0px; padding: 0px; text-rendering: optimizelegibility !important;"><h1 style="box-sizing: border-box; font-size: 42px; font-weight: 400; line-height: 1.3em; margin: 0px 0px 15px; padding: 0px; text-align: justify; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700 !important; margin: 0px; padding: 0px; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="font-family: georgia;">Lampedusa, 10 anni dopo la strage del 3 ottobre 2013</span></span></h1></div></div></div><div class="row" style="-webkit-box-align: start; -webkit-box-direction: normal; -webkit-box-orient: horizontal; -webkit-box-pack: justify; align-items: flex-start; background-color: white; box-sizing: border-box; color: #18407e; display: flex; flex-flow: row; justify-content: space-between; margin: 30px 0px 0px; padding: 0px; text-rendering: optimizelegibility !important; width: 1080px;"><div class="column w_12" style="box-sizing: border-box; margin: 0px auto; padding: 0px; text-rendering: optimizelegibility !important; width: 1080px;"><div class="blocks" style="box-sizing: border-box; margin: 0px; padding: 0px; text-rendering: optimizelegibility !important;"><p style="box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 1.35em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: justify; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="font-family: georgia;">Dieci anni fa la tragedia di Lampedusa: 368 giovani vite stroncate a poche centinaia di metri dalla spiaggia, quando la libertà e un futuro migliore sembravano a un passo.</span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 1.35em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: justify; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="font-family: georgia;">Il decimo anniversario di questa tragedia arriva proprio quando il clima politico e la prassi erigonol'ennesima barriera di morte di fronte a migliaia di rifugiati e migranti, come quei ragazzi travolti in quella grigia alba del 3 ottobre 2013. Non sappiamo se membri di questo governo e di questa maggioranza, o, più in generale, se altri protagonisti della politica degli ultimi anni, intendano promuovere o addirittura partecipare a cerimonie ed eventi in ricordo di quanto accaduto. Ma se è vero, come è vero, che il modo migliore per onorare i morti è salvare i vivi e rispettare la loro libertà e dignità, allora non avrà senso partecipare a momenti di raccoglimento e riflessione, che la data del 3 ottobre richiama, con chi da anni costruisce muri e distrugge ponti, ignorando il grido di aiuto che si leva da tutto il Sud del mondo. Se anche loro vogliono "ricordare Lampedusa", che lo facciano da soli. Che lo facciano da soli. Perché in questi dieci anni hanno cancellato, distrutto o distorto quel grande slancio di solidarietà e di pietà umana suscitato dalla strage nelle coscienze di milioni di persone in tutto il mondo.</span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 1.35em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: justify; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="font-family: georgia;">Cosa rimane, infatti, dello "spirito" e degli impegni di allora? Nulla. Si è regrediti a un cinismo e a un'indifferenza ancora peggiori del clima politico precedente a quel terribile 3 ottobre. E, addirittura, nonostante le inchieste della magistratura, non si è ancora riusciti a capire come sia stato possibile che 368 persone abbiano trovato la morte a soli 800 metri da Lampedusa, a meno di due chilometri da un porto stipato di unità militari veloci e ben equipaggiate in grado di arrivare sul posto in pochi minuti.</span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 1.35em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: justify; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="font-family: georgia;">L'enormità della tragedia ha richiamato l'attenzione, a causa dell'enorme impatto di 368 vite perse, su due punti in particolare: la catastrofe umanitaria di milioni di profughi che cercano salvezza attraverso il Mediterraneo; il dramma dell'Eritrea, soggiogata dalla dittatura di Isaias Afewerki, perché tutti quei morti erano eritrei.</span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 1.35em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: justify; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="font-family: georgia;">Al primo "punto" si è risposto con Mare Nostrum, con il mandato alla Marina Militare italiana di pattugliare il Mediterraneo fino al limite delle acque territoriali libiche, per prestare soccorso alle imbarcazioni di migranti in difficoltà e per prevenire ed evitare altre stragi come quella di Lampedusa. Quell'operazione fu un vanto per la nostra Marina, con migliaia di vite salvate. Dieci anni dopo, non solo non ne è rimasto nulla, ma sembra quasi che gran parte dell'ambiente politico la consideri uno spreco o addirittura un aiuto ai trafficanti.</span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 1.35em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: justify; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="font-family: georgia;">Resta il fatto che esattamente dodici mesi dopo, nel novembre 2014, Mare Nostrum è stata "cancellata", moltiplicando - proprio come aveva previsto la Marina Militare - i naufragi e le vittime, tra cui quelle morte nell'immensa tragedia del 15 aprile 2015, con circa 800 vittime, il più alto numero di morti mai registrato in un naufragio nel Mediterraneo. E, al posto di quell'operazione salvifica, sono state via via introdotte norme e restrizioni che nemmeno l'aumento delle vittime è riuscita a fermare, fino al punto di esternalizzare i confini della Fortezza Europa sempre più a sud, verso l'Africa e il Medio Oriente, attraverso tutta una serie di trattati internazionali, per bloccare i profughi in mezzo al Sahara, "lontano dai riflettori", prima ancora che possano arrivare a imbarcarsi sulla sponda meridionale del Mediterraneo. </span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 1.35em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: justify; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="font-family: georgia;">È quello che hanno creato e stanno creando accordi come il Processo di Khartoum (fotocopia del precedente Processo di Rabat), gli Accordi di Malta, il trattato con la Turchia, il patto di respingimento con il Sudan, il ricatto all'Afghanistan (costretto a "riprendersi" 80.000 rifugiati), il memorandum firmato con la Libia nel febbraio 2017 e le ultime misure di questo governo. Per non parlare della criminalizzazione delle ONG, alle quali dobbiamo circa il 40% delle migliaia di vite salvate, ma che sono state costrette a sospendere le loro attività, arrivando persino a fare pressione su Panama per revocare la bandiera di navigazione dell’Aquarius. Oggi vediamo le navi SAR costrette a navigare per innumerevoli miglia per raggiungere i porti assegnati lontani dai luoghi dei soccorsi. Il porto più vicino e sicuro previsto dal diritto marittimo internazionale è ormai lettera morta. Le tragedie si sono susseguite negli ultimi dieci anni come niente fosse, il cinismo ha soppiantato l'umanitarismo.</span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 1.35em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: justify; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="font-family: georgia;">Per quanto riguarda i profughi eritrei, il secondo punto mostra come si sia passati dalla solidarietà alla derisione o addirittura al disprezzo, fino a chiamarli - nelle parole di autorevoli esponenti dell'attuale maggioranza di governo - "profughi in vacanza" o "migranti che fanno la bella vita", negando la realtà della dittatura di Asmara. È un processo che è iniziato subito, già all'indomani della tragedia, quando alla cerimonia funebre per le vittime, ad Agrigento, il governo ha invitato a Roma l'ambasciatore eritreo, l'uomo che rappresenta ed è la voce in Italia proprio di quel regime che ha costretto quei 368 giovani a fuggire dal Paese. Poteva sembrare una "gaffe". Invece, si è rivelata l'inizio di un percorso di progressivo avvicinamento e rivalutazione di Isaias Afewerki, il dittatore che ha ridotto in schiavitù il suo popolo, permettendogli di uscire dall'isolamento internazionale, associandolo al Processo di Khartoum e ad altri accordi, inviandogli centinaia di milioni di euro di finanziamenti, eleggendolo di fatto gendarme anti-immigrazione per conto dell'Italia e dell'Europa.</span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 1.35em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: justify; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="font-family: georgia;">Sia per quanto riguarda i migranti in generale che per quanto riguarda l'Eritrea, a dieci anni dalla tragedia di quel 3 ottobre 2013, rimane il sapore amaro del tradimento.</span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 1.35em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: justify; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="font-family: georgia;">- Tradita la memoria delle 368 giovani vittime e di tutti i loro familiari e amici.</span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 1.35em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: justify; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="font-family: georgia;">- Tradite le migliaia di giovani che con il loro stesso viaggio denunciano la feroce e terribile realtà del regime di Asmara, che rimane una dittatura anche dopo la firma della pace con l'Etiopia nella lunghissima guerra di confine iniziata nel 1998.</span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 1.35em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: justify; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="font-family: georgia;">- Tradito il grido di dolore che dall'Africa e dal Medio Oriente sale verso l'Italia e l'Europa da parte di un intero popolo di migranti costretti a lasciare la propria terra: una fuga per la vita che spesso nasce da situazioni create dalla politica e dagli interessi economici e geostrategici degli stessi Stati del Nord globale che oggi alzano barriere. Tradito, questo grido di dolore, proprio nel momento in cui si finge di non vedere una realtà evidente</span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 1.35em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: justify; text-rendering: optimizelegibility !important;"><span style="font-family: georgia;">Ovunque si voglia ricordare la tragedia di Lampedusa in questi giorni, sull'isola stessa o altrove, non avrà senso farlo se non si vuole trasformare questo triste anniversario in un punto di partenza per cambiare radicalmente la politica condotta negli ultimi cinque anni nei confronti di migranti e rifugiati. Gli "ultimi della terra".</span></p><p style="box-sizing: border-box; font-family: g-regular; font-size: 18px; line-height: 1.35em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-rendering: optimizelegibility !important;"><a href="https://mediterranearescue.org/it/news/essere-dove-bisogna-stare-10-anni-dopo">Mediterrana Saving Humans | Essere dove bisogna stare - 10 anni dopo la Strage di Lampedusa (mediterranearescue.org)</a></p></div></div></div>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-72250112007870188852023-10-10T17:15:00.004+02:002023-10-10T17:15:58.658+02:00Dieci anni dal naufragio di Lampedusa, una strage che poteva essere evitata<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhywm_CijSoln6cz1sojW4iXkbrj-SW6_lQOPSAepGC1cn-XJelZjqoJr_lgnxIaviO2razyQ5Mj4qOLUv_fILNnIpWSTXQZkcMV5XP-LtUbfG4UCt5OqWhIlLjVGAanBjxnxC-WHNVQi7BIdZu3Wg5kDiafdWZV1FTxUrmnUcFqmPCUwj4vRg3ZxExrI8/s885/lampedusa_ricordo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="885" height="290" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhywm_CijSoln6cz1sojW4iXkbrj-SW6_lQOPSAepGC1cn-XJelZjqoJr_lgnxIaviO2razyQ5Mj4qOLUv_fILNnIpWSTXQZkcMV5XP-LtUbfG4UCt5OqWhIlLjVGAanBjxnxC-WHNVQi7BIdZu3Wg5kDiafdWZV1FTxUrmnUcFqmPCUwj4vRg3ZxExrI8/w640-h290/lampedusa_ricordo.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><a href="https://www.africarivista.it/dieci-anni-dal-naufragio-di-lampedusa-una-strage-che-poteva-essere-evitata/221916/">Dieci anni dal naufragio di Lampedusa, una strage che poteva essere evitata | Rivista Africa (africarivista.it)</a></p><div style="background-color: white; box-sizing: border-box; line-height: 1.8; margin: 0px 0px 17px; outline: none; padding: 0px; text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ricorre oggi il decimo anniversario del naufragio avvenuto al largo delle coste di Lampedusa il 3 ottobre 2013 e nel quale sono morte 368 persone, la maggior parte eritrei. I superstiti sono stati 155, di cui 41 minori (uno solo accompagnato dalla famiglia). Quella di Lampedusa è stata</span><strong style="box-sizing: border-box; font-family: georgia; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;"> una delle più gravi catastrofi marine del XXI, certamente una delle più grandi tragedie della migrazione attraverso il Mar Mediterraneo</strong><span style="font-family: georgia;">. Altre ne sono seguite, non ultima quella più recente di Cutro, ma quel naufragio rimane uno dei punti più dolenti della storia perché fu il primo di quelle dimensioni e quello che più è rimasto impresso nella memoria collettiva.</span></div><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Eppure la strage poteva essere evitata. L’imbarcazione era un peschereccio lungo una ventina di metri ed era salpato dal porto libico di Misurata il 1º ottobre 2013. La barca era giunta a mezzo miglio dalle coste lampedusane quando i motori si sono bloccati poco lontano dall’Isola dei Conigli. Due imbarcazioni di pescatori erano passate poco lontano e l’assistente del capitano, per attrarre la loro attenzione aveva dato fuoco a uno straccio imbevuto di carburante. Quando lo straccio era quasi completamente bruciato, il marinaio, per non ustionarsi la mano, l’ha lasciato cadere sul ponte. Il legno imbevuto di carburante ha preso fuoco. I passeggeri, spaventati, si sono spostati da una parte dell’imbarcazione, che si è rovesciata . La barca ha girato su se stessa tre volte prima di colare a picco. Chi si trovava sul ponte è riuscito a gettarsi in mare. Chi era sottocoperta, soprattutto, donne e bambini, non ce l’ha fatta.</div></span><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Nei giorni successivi al naufragio, le famiglie dei migranti si sono trovate in difficoltà. Non riuscivano a capire se tra i morti ci fossero i loro cari. «I sopravvissuti – ricorda oggi abba<strong style="box-sizing: border-box; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;"> Mussie Zerai</strong>, sacerdote eritreo da anni vicino ai migranti – raccontavano che i passeggeri a bordo dell’imbarcazione erano quasi tutti eritrei e tra essi c’erano solo pochi etiopi. Il governo italiano, guidato allora da Enrico Letta, si è subito offerto di organizzare uno o più voli per far rimpatriare le salme in Eritrea. Ma qui sono sorte le prime complicazioni». Il governo di Asmara allora cercava di sminuire il flusso dei migranti in uscita dal Paese probabilmente per motivi di orgoglio nazionale o di prestigio internazionale. In Eritrea, dopo la strage, la dittatura ha così vietato l’affissione dei manifesti funebri con i nomi delle vittime. Non solo, ma il governo eritreo non si è detto disponibile ad accettare il rientro dei corpi se non fosse stato accertato, con un esame del Dna, che fossero realmente eritrei. «Per l’identificazione delle salme sono giunti da tutta Europa i parenti – osserva abba Mussie -, ma è stato difficile, ad eccezione di un centinaio di corpi, identificarne l’origine. Le bare sono così state seppellite in vari cimiteri della Sicilia».</div></span><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">In seguito al naufragio è nato il Comitato 3 Ottobre che ha lavorato duramente per redigere il «Protocollo d’intesa per favorire il riconoscimento dei corpi senza identità dei naufragi di Lampedusa”, documento firmato dallo stesso Comitato e dal ministero degli Interni italiano. «A dieci anni dalla tragedia – commenta amaro Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre – non possiamo dire che quel protocollo sia stato applicato. In Italia sono in vigore procedure particolari, ma diverse da quelle di altri Paesi. <strong style="box-sizing: border-box; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Non c’è uniformità nel riconoscimento delle vittime</strong>. Ciò è triste, soprattutto per le famiglie».</div></span><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Per i morti del naufragio si è tenuta alla fine di ottobre 2013 una cerimonia funebre ad Agrigento, ma senza bare. «Quella cerimonia è stata una beffa per le stesse vittime – dice abba Mussie -. Oltre ai religiosi cattolici, ortodossi e musulmani sono stati invitati gli esponenti del governo di Asmara. Quello stesso governo dal quale i migranti fuggivano e che non riconoscevano i morti come eritrei. Non abbiamo potuto opporci, ma è stato un momento doloroso».</div></span><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Il governo italiano, scosso dall’evento, ha poi dato vita a <strong style="box-sizing: border-box; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Mare Nostrum, una missione della Marina Militare</strong> che, negli anni, ha salvato centinaia di vittime.</div></span></div><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-family: "Open Sans", sans-serif; font-size: 15px; line-height: 1.8; margin: 0px 0px 17px; outline: none; padding: 0px;"><a href="https://www.africarivista.it/dieci-anni-dal-naufragio-di-lampedusa-una-strage-che-poteva-essere-evitata/221916/">Dieci anni dal naufragio di Lampedusa, una strage che poteva essere evitata | Rivista Africa (africarivista.it)</a></p>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-78772430021988595962023-10-10T17:11:00.002+02:002023-10-10T17:41:09.822+02:00«Sui migranti Italia ed Europa hanno tradito loro stesse»<p> <span face=""Inter var", Inter, sans-serif" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-size: 12px; font-weight: 700; letter-spacing: 0.1em; line-height: 14px; text-transform: uppercase;">INTERVISTA. </span><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 16px;">Don Mussie Zerai, il prete eritreo che aiuta chi fugge: «Non capisco come paesi che si dicono civili, democratici, di antica tradizione umanistica e cristiana possano permettere che questa strage continui»</span></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhj_yake3LCDxX-u6rWxdhNjgnl0dOS3I1PciESXOWCkWtZprnhsjLcqx4cjyUBzEpkzPs9wukXN6GijTVfwXHw2RNW2gJeqUcOLMOoDtB495wvb5E0KPyexxgxoT1a-62trA-GDE2InwTjOhC5NcgvnauYvJ0aNz4dZ8vrKVkyEFfy3gSjEGGsLl3DR8g/s1170/don-mussie-zerai-1.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="780" data-original-width="1170" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhj_yake3LCDxX-u6rWxdhNjgnl0dOS3I1PciESXOWCkWtZprnhsjLcqx4cjyUBzEpkzPs9wukXN6GijTVfwXHw2RNW2gJeqUcOLMOoDtB495wvb5E0KPyexxgxoT1a-62trA-GDE2InwTjOhC5NcgvnauYvJ0aNz4dZ8vrKVkyEFfy3gSjEGGsLl3DR8g/w640-h426/don-mussie-zerai-1.webp" width="640" /></a></div><br /><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 16px;"><br /></span><p></p><div style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 27px; margin-bottom: 1rem; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">«Il numero di don Mussie Zerai è scritto sui muri delle prigioni libiche, nei capannoni dei trafficanti, sulle pareti dei camion che attraversano il deserto», scriveva Alessandro Leogrande – giornalista e scrittore scomparso nel 2017 – in <em style="box-sizing: border-box;">La Frontiera</em>. Forse il libro più bello tra quelli nati dal dolore per i grandi naufragi del 2013: davanti le coste di Lampedusa il 3 ottobre, poco più lontano otto giorni dopo. Oltre 600 morti in una settimana. Mussie Zerai Yosief, prete cattolico dal 2010, era già allora un punto di riferimento per chi cercava riparo in Europa. In particolare per i suoi concittadini eritrei. Nel 2015 è stato candidato al Nobel per la pace. Due anni dopo indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina dalla procura di Trapani, nell’ambito della maxi-inchiesta contro le Ong. Accuse poi archiviate. Da diversi mesi vive in Canada, dove si occupa solo di attività pastorale. Almeno per ora perché, dice, «neanche qui è tutto rose e fiori, anche se almeno esiste un sistema di accesso legale».<br /><span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">Don Mussie, cosa ricorda del momento in cui ha ricevuto la notizia?<br /></span>Mi si è gelato il sangue. Mi hanno detto: è successo un disastro, accendi la tv. Ricordo le immagini dei corpi che venivano recuperati. Agghiaccianti. E poi l’incontro con i sopravvissuti e i familiari, quelle 368 persone chiuse dentro le bare in fila. Una sofferenza immane.<br /><span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">Raggiunse subito Lampedusa. Cosa la colpì?<br /></span>Lo strazio, le urla, il dolore dei parenti. Lo spaesamento e i pianti continui dei sopravvissuti. Poi la solidarietà dei lampedusani, che avevano accolto i migranti in casa. I residenti soffrivano insieme a chi era arrivato da lontano.<br /><span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">Dieci anni dopo esiste una verità giudiziaria?<br /></span>C’è stato un processo all’uomo individuato come lo scafista e sono state identificate le due barche di pescatori che si erano avvicinate senza prestare soccorso né lanciare l’allarme. Ma resta ancora molto da scoprire. È impossibile che un’imbarcazione con 500 persone sia arrivata sotto costa senza che le autorità se ne accorgessero. C’è qualcosa che non è stato detto anche sui ritardi dei soccorsi. Sopravvissuti e familiari non sono contenti di come è stata gestita la cosa: vogliono piena luce e giustizia.<br /><span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">Il governo non partecipa alle iniziative di ricordo del 3 ottobre. E non è la prima volta.<br /></span>Il parlamento italiano ha fatto bene a istituire la «Giornata della memoria e dell’accoglienza», che speriamo diventi europea, ma le celebrazioni retoriche non servono a nulla. Ciò che causa davvero dolore è che ancora oggi si continui a morire. Né l’Italia né l’Ue hanno un dispositivo di ricerca e soccorso. Non capisco come paesi che si dicono civili, democratici, di antica tradizione umanistica e cristiana possano permetterlo. Familiari, sopravvissuti e coloro che in questi anni non hanno smesso di battersi non vogliono passerelle politiche, ma azioni concrete per proteggere la vita delle persone in fuga. Sono i paesi che hanno chiuso le porte a costringere i migranti ad affidarsi ai sensali di carne umana, ai trafficanti.<br /><span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">Lei come è arrivato in Italia?<br /></span>Con un visto. Ho preso un aereo e sono atterrato a Roma. Nel 1992 si poteva fare. Mi considero un privilegiato perché per migliaia e migliaia di africani, anche miei connazionali, è impossibile. Manca la volontà politica di affrontare seriamente l’argomento. Si parla tanto di sicurezza, ma se vogliamo garantire sia quella di chi accoglie che quella di chi viene accolto occorre aprire dei canali legali. I discorsi sulla sicurezza non reggono finché non si fa qualcosa per ambedue le parti.<br /><span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">Nel 2013 dopo i naufragi di Lampedusa fu varata Mare Nostrum. Nel 2023 dopo la strage di Cutro una stretta sull’immigrazione. L’unica missione navale europea in discussione servirebbe a respingere le persone, non a salvarle. Cosa è successo all’Italia e all’Europa?<br /></span>Hanno tradito i loro principi fondamentali. Le loro carte costituzionali garantiscono il diritto d’asilo. Solo pensare di respingere in mare le persone prima di analizzarne le richieste di protezione è una negazione dei principi su cui si fonda la democrazia. Comunque l’Italia respingeva già prima, tra il 2009 e il 2010 per esempio. Infatti è stata condannata dalla Corte Ue.<br /><span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">Abbiamo visto cadaveri galleggiare e corpi sbattuti a riva oppure saputo di uomini e donne inghiottite dal mare senza alcun testimone. Eppure si continua a non intervenire. Cosa genera l’assuefazione?<br /></span>La disumanizzazione di queste persone. Chiamate clandestini, vacanzieri, finti profughi e quant’altro. Si è detto di tutto e si è cercato di negare le vere motivazioni per cui rischiano la vita. Sono demonizzate e criminalizzate ancor prima che tocchino terra, equiparate a criminali o eserciti invasori. L’emozione e l’empatia generate dai naufragi del 2013 sono finite nel nulla. Ha vinto la criminalizzazione dei profughi e di chi li aiuta.<br /><span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">Lei è stato accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Cosa le contestavano?<br /></span>Ricevevo telefonate da persone disperate che si trovavano in mezzo al Mediterraneo. Loro chiedevano aiuto e io avvisavo le autorità competenti. Dal 2003 al 2014 la guardia costiera italiana, quella maltese, l’Unhcr. Poi anche le Ong, arrivate per colmare il vuoto lasciato dagli Stati. Se vedi qualcuno ferito per terra chiami l’ambulanza, è normale. Ciò che è assurdo è essere denunciati per questo. Poi le accuse sono state archiviate, ma il danno era fatto.<br /><span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">Che partita si sta giocando il governo Meloni sull’immigrazione?<br /></span>Pensano che prendendosela con i più fragili, deboli e vulnerabili possano fermare i flussi. Ma se non curi le cause alla radice, cioè le ragioni che spingono le persone a rischiare la vita, non le fermerai con multe, ostacoli burocratici o violazioni dei loro diritti. Così aumenti solo le loro sofferenze. Democrazie mature dovrebbero difendere i più vulnerabili, non accanirsi contro di loro.</span></div><p><a href="https://ilmanifesto.it/sui-migranti-italia-ed-europa-hanno-tradito-se-stesse">«Sui migranti Italia ed Europa hanno tradito loro stesse» | il manifesto</a></p>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-6680611141354903272023-10-10T16:58:00.001+02:002023-10-10T16:58:07.502+02:00Catholic priest says migrants' rights 'trampled on every day'<p> <span style="color: #6d6d6d; font-family: roboto, sans-serif; font-size: 16px;">Those attempting to reach Europe suffer serious rights abuses, says Father Mussie Zerai known as guardian angel of refugees</span></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD2l33QFN5BZ7Yb2Lrg4JGHz2ANDPQnmzL34jm5_s3Ko8IAcge0PfhXjhkCEKTD6NdLzNutRR89433Dft9MJgwEj5ZR5kpNapx9UPxNnr7E-wG8DCBCqhDqV9VOxeS76CKrE4HAtuTnmVX3yzUUqe3emx1JdO0N_JrcVWwDOityxvWJJWoIckf25IjWZg/s1100/check-osv-priest-known-as-guardian-angel-of-refugees-says-migrants-rights-are-being-abused-6513bb5011cb1_600.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="740" data-original-width="1100" height="430" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD2l33QFN5BZ7Yb2Lrg4JGHz2ANDPQnmzL34jm5_s3Ko8IAcge0PfhXjhkCEKTD6NdLzNutRR89433Dft9MJgwEj5ZR5kpNapx9UPxNnr7E-wG8DCBCqhDqV9VOxeS76CKrE4HAtuTnmVX3yzUUqe3emx1JdO0N_JrcVWwDOityxvWJJWoIckf25IjWZg/w640-h430/check-osv-priest-known-as-guardian-angel-of-refugees-says-migrants-rights-are-being-abused-6513bb5011cb1_600.webp" width="640" /></a></div><br /><span style="color: #737171; font-family: roboto, sans-serif; font-size: 18px; font-style: italic;">Eritrean priest Mussie Zerai poses on Oct. 9, 2015, in Erlinsbach. Zerai, a well-known priest from Eritrea, regularly passes on distress calls on the 'Watch the Med' network. (Photo: AFP)</span><p></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">As the church marked the World Day of Migrants and Refugees Sept. 24, a priest who rescues migrants stuck at sea questioned the policy of both the nations from which they come and those they're trying to reach. Migrants attempting to reach Europe suffer serious human rights abuses, he said.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Father Mussie Zerai, an Eritrean priest from the Diocese of Asmara said the movement of the refugees across the Mediterranean Sea was still high, but states were barring them, despite their precarious situations.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">"The states are not welcoming them. Indeed, the European Union is trying to close the gap with bilateral agreements with governments in North Africa, such as Tunisia, Algeria, Egypt and Libya," Father Zerai said, but it's not enough, he stressed.</p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Father Zerai, who lives in Europe and is known as the guardian angel of refugees, or the migrant priest, said that "the human rights of refugees in these (coastal African) countries are trampled on every day, but the European Union pretends not to see and not hear."</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">"Africa does not have enough will and political unity to defend the dignity and integrity of its children forced to die in the desert and at sea," said Father Zerai, a co-founder of Habeshia Agency, a global humanitarian organization that works with asylum-seekers and refugees.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">The migrants fleeing persecution, war and more recently climate change in their countries, have been embarking on long and difficult journeys across the Sahara Desert to the North African seacoast.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Many of them are youth fleeing repression and compulsory military conscription in Eritrea or are from Somalia where extreme poverty, political instability and insecurity has forced them out. In Sudan, more are fleeing the ongoing armed conflict. Countries, including Ethiopia, Nigeria, Ivory Coast, Mali, among others, account for some refugees.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">The stretch of the Mediterranean Sea between North Africa and Italy is one of the main migratory routes to Europe. In 2021, the central Mediterranean route continued to be the most used path to Europe as 67,724 migrants were detected on this route. This was a 90% increase from the previous year. A higher rate of arrivals from Libya made it the main country of departure, while more departures from Tunisian and Turkish shores also contributed to the increased migratory pressure on this route.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">The 2023 numbers will certainly be higher, with nearly 126,000 migrants having arrived in Italy so far this year -- almost double the figure by the same time in 2022.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">From the shores of the Mediterranean, the refugees have been setting off on horrific sea voyages using small boats known as pirogues, or narrow canoes.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Observers are warning the desert treks and the sea voyages have become more deadly. Along the desert, armed gangs or militias have been capturing, robbing and killing the migrants, while at the sea, the motorized and often-overloaded boats have been sinking, with many of them losing their lives. In June, a fishing boat capsized and sank near the coast of Greece killing at least 78 migrants.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">According to the International Organization for Migration, more than 1,800 people have died this year, double last year's total, on the central Mediterranean route -- the world's deadliest.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Many of the migrants headed for the treacherous route reportedly died in the flood disaster in Libya Sept. 10. Although the exact number remains unknown, the World Health Organization said at least 400 of the refugees had lost their lives in the disaster caused by Tropical Storm Daniel.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Before embarking on the dangerous Mediterranean crossings, migrants find temporary bases in Libya. The country is at the moment hosting over 700,000 migrants, many of whom would like to reach Europe, according to the United Nations.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">"Naturally, many migrants who lived in the disaster areas are double victims," said Father Zerai.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">First of all "no one takes them into consideration -- they are misjudged in receiving the news, as in distribution of aid," and if they die, they are not counted in official statistics, the priest said, as he expressed his solidarity with the population affected by natural disasters in Libya and expressed his condolences to the families of the victims.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Secondly, according to the priest, people from the sub-Saharan region are often victims of racism in North African countries.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">"This is why I consider refugees residing in the areas affected by natural disasters in the two North African countries as double victims," he said.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Meanwhile, refugee agency officials say that climate change is creating a new kind of migrants. Since last year, close to 120,000 refugees from the Horn of Africa countries have crossed into Kenya, according to Geoffrey Shikuku of Jesuit Refugee Service Kenya.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">"That's a unique way of displacement. Previously, it has mainly been war forcing people to cross borders," said Shikuku.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Also, he explained that the global decline in funding for refugee programs was triggering new movements, with some of them moving to countries where they can get better treatment or where funding is better. Some also migrate for other reasons.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">"You know of the law that has been passed in Uganda around the LGBTQI. We have those arriving in Kakuma Camp," Shikuku said, referring to one of the world's toughest anti-LGBTQ laws that was enacted in May and includes the death penalty for "aggravated homosexuality," drawing Western condemnation.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">However, as the perilous migrations continue, human rights groups and relief agencies have been urging countries to address the root causes including conflict, poverty and unemployment. The groups also urged investments in sustainable development and supporting countries of origin to establish legal ways of migration.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">"Many are fleeing war and political, ethnic and religious persecution. Then there are the dictatorships and poverty that cause exodus. The world's response is inadequate and late. Africa especially must take a greater effort to better protect her children, and give them more rights and freedom," Father Zerai told OSV News.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">In his message for the 109th World Day of Migrants and Refugees, observed Sept. 24, Pope Francis talked about the root causes of migration.</p><p style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">"Migrants flee because of poverty, fear or desperation," he said. "We need to make every effort to halt the arms race, economic colonialism, the plundering of other people's resources and the devastation of our common home."</p><p class="article__paragraph" style="border: 0px; color: #312e2e; font-family: roboto, sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 26px; margin: 0px 0px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><a href="https://www.ucanews.com/news/catholic-priest-says-migrants-rights-trampled-on-every-day/102723">Catholic priest says migrants' rights 'trampled on every day' - UCA News</a></p>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-26186760632233501932023-10-10T16:49:00.002+02:002023-10-10T16:49:11.141+02:00Migranti, “667 milioni di euro di aiuti allo sviluppo europei utilizzati per il blocco dei flussi in Africa”<p> <span style="background-color: #e6e6e6; color: #212529; font-family: Merriweather, serif; font-size: 16px;">Un nuovo rapporto di Oxfam denuncia l’uso distorto dei soldi dei contribuenti europei destinati alla lotta povertà nei Paesi in via di sviluppo, per delegare il controllo delle frontiere europee a Libia, Tunisia e Niger, dove la violazione dei diritti umani dei migranti è all’ordine del giorno. “Alla frontiera tra Niger e Libia le autorità locali sono responsabili del 60% degli abusi subiti dalle donne migranti”</span></p><p><a href="https://www.redattoresociale.it/article/notiziario/migranti_667_milioni_di_euro_di_aiuti_allo_sviluppo_europei_utilizzati_per_il_blocco_dei_flussi_in_africa_?UA-11580724-2">Migranti, “667 milioni di euro di aiuti allo sviluppo europei utilizzati per il blocco dei flussi in Africa” - Redattore Sociale</a></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #212529; font-family: Raleway, sans-serif; font-size: 16px; margin-bottom: 1rem; margin-top: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">ROMA - Oltre 1 intervento su 3 finanziato dall’Unione europea per il controllo dei flussi migratori in Libia, Tunisia e Niger rischia di violare le norme internazionali e comunitarie sulla destinazione degli aiuti pubblici allo sviluppo (APS). <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">Ben 667 milioni di euro dei contribuenti europei - </span></span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">all’interno del budget destinato al piano ‘21-‘27 dello</span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;"> </span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">strumento europeo di cooperazione e aiuto umanitario (NDCI) - </span><span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">sono stati infatti destinati finora a sostenere attività, non per la lotta povertà nei Paesi in via di sviluppo, bensì per azioni che mettono a rischio il rispetto dei diritti umani dei migranti</span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">. In Stati in cui<span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;"> violazioni e abusi di ogni sorta da anni sono all’ordine del giorno.</span></span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;"><br style="box-sizing: border-box;" /></span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">È l’allarme lanciato oggi da<span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;"> Oxfam,</span> con un </span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;"><a data-saferedirecturl="https://www.google.com/url?q=https://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2023/09/bp-development-to-deterrence-migration-spending-under-NDICI-210923-en-EMBARGOED.pdf&source=gmail&ust=1695371217129000&usg=AOvVaw3RmBZvQBZadT6Re38_LzAr" href="https://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2023/09/bp-development-to-deterrence-migration-spending-under-NDICI-210923-en-EMBARGOED.pdf" style="background-color: transparent; box-sizing: border-box; color: #336633; font-size: inherit; font-weight: 700; text-decoration-line: none;" target="_blank">nuovo rapporto</a></span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">, che fotografa come la <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">Commissione europea stia utilizzando in modo improprio le risorse destinate agli aiuti </span>per esternalizzare<span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">, cioè appaltare di fatto</span>,<span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;"> il controllo delle frontiere comunitarie ai Paesi africani di transito.</span></span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #212529; font-family: Raleway, sans-serif; font-size: 16px; margin-bottom: 1rem; margin-top: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">Ad essere interessati sono 6 dei 16 interventi europei, analizzati nel rapporto di Oxfam nei tre Paesi presi in esame. Interventi che <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">pesano per oltre il 60% delle risorse totali stanziate</span>, <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">pari a circa 1 miliardo di euro</span>. <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">In Niger</span>, gran parte dei fondi sono infatti destinati a potenziare il controllo delle frontiere da parte delle autorità locali, <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">mentre un solo intervento, </span>tra quelli finanziati,<span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;"> ha come obiettivo il sostegno ad una migrazione sicura e regolare verso l’Europa</span>. In <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">Libia nessuna delle attività sostenute dalla Ue ha questo scopo.</span></span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;"><br style="box-sizing: border-box;" /></span><span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">Una situazione che descrive un impiego dell’aiuto pubblico allo sviluppo del tutto improprio e contrario alle regole sia internazionali che europee</span><span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">.</span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;"> L’Ocse, infatti, come organizzazione dei Paesi donatori, stabilisce che gli aiuti siano destinati “<span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">alla promozione della crescita economica e del benessere dei Paesi in via di sviluppo",</span> specificando che <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">"le attività che trascurano i diritti degli sfollati e dei migranti non si qualificano come tali".</span> Altrettanto grave è che siano a rischio le stesse regole dello strumento finanziario europeo, che ha come obiettivo di <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">"ridurre e, a lungo termine, eliminare la povertà".</span></span></p><h2 style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #212529; font-family: Merriweather, serif; font-size: 1.4rem; line-height: 1.2; margin-bottom: 0.5rem; margin-top: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; font-family: Raleway, sans-serif; font-size: inherit;">La Fortezza Europa non ferma le morti in mare, né gli arrivi</span></h2><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #212529; font-family: Raleway, sans-serif; font-size: 16px; margin-bottom: 1rem; margin-top: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">“L'Unione europea sta utilizzando gli aiuti per bloccare i migranti, anziché per ridurre la povertà nei Paesi di origine e transito, rischiando di esaurire la disponibilità di fondi e allo stesso tempo usandoli come arma di ricatto verso gli Stati africani, a cui delega le proprie responsabilità in materia di migrazione e asilo </span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">– <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">sottolinea Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia</span> – Si tratta di una strategia miope che, invece di intervenire sulle cause strutturali del fenomeno migratorio, continua a calpestare i diritti di chi fugge da miseria, disastri naturali e guerre con l’obiettivo di costruire <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">una sorta di Fortezza Europa, che non riesce però a contrastare il traffico di esseri umani o fermare le morti in mare, dato che dall’inizio dell’anno gli arrivi solo in Italia sono più che raddoppiati rispetto al 2022”. </span></span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #212529; font-family: Raleway, sans-serif; font-size: 16px; margin-bottom: 1rem; margin-top: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">A oggi gli arrivi solo nel nostro Paese <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">sono oltre 130 mila contro i circa 68 mila dello stesso periodo nel 2022, tra cui oltre 11 mila minori non accompagnati, con una stima di oltre 2 mila vittime lungo la rotta del Mediterraneo centrale.</span></span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;"><br style="box-sizing: border-box;" /></span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">Nel frattempo la Ue sta finanziando in Libia anche<span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;"> l’addestramento e l’acquisto di navi per la Guardia costiera</span> che dall’inizio dell’anno ha intercettato e riportato verso i lager libici <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">oltre 9.800 migranti,</span> </span><span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">nonostante numerose inchieste e testimonianze ne abbiano confermato negli anni il coinvolgimento nel traffico di esseri umani.</span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;"> Si tratta di fondi complementari stanziati a sostegno dell’accordo Italia-Libia partito nel 2017.</span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;"><br style="box-sizing: border-box;" /></span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">“Il dato paradossale è che poi la stessa Unione europea ha destinato altri aiuti per evacuare i migranti dai centri di detenzione libici, dati gli abusi e le torture sui migranti documentati negli anni e che Oxfam ha denunciato più volte</span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">”, aggiunge Pezzati.</span></p><h2 style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #212529; font-family: Merriweather, serif; font-size: 1.4rem; line-height: 1.2; margin-bottom: 0.5rem; margin-top: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; font-family: Raleway, sans-serif; font-size: inherit;">“L’Unione europea in Tunisia si sta girando dall’altra parte”</span></h2><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #212529; font-family: Raleway, sans-serif; font-size: 16px; margin-bottom: 1rem; margin-top: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">Una situazione molto simile – denuncia il report - sta accadendo in Tunisia, a cui <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">sono andati fino ad oggi <s style="box-sizing: border-box;">a</s> 93,5 milioni per il blocco dei flussi migratori attraverso l’EU Trust Found, tra cui 25 milioni direttamente alla Guardia Nazionale Marittima tunisina. </span></span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">Il tutto nonostante le molteplici e documentate segnalazioni di violazioni dei diritti umani dei migranti da parte delle autorità locali.</span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;"><br style="box-sizing: border-box;" /></span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">"Mentre nel Paese stanno aumentando esponenzialmente i livelli di povertà e disuguaglianza, l</span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">’</span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">U</span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">e</span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;"> fa vinta di non vedere quanto sta accadendo</span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;"> – aggiunge Pezzati - stringendo accordi che mettono lo sviluppo economico della Tunisia in secondo piano”.</span></p><h2 style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #212529; font-family: Merriweather, serif; font-size: 1.4rem; line-height: 1.2; margin-bottom: 0.5rem; margin-top: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; font-family: Raleway, sans-serif; font-size: inherit;">L’agenda europea in Niger sta causando una drammatica crisi umanitaria al confine con l’Algeria</span></h2><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #212529; font-family: Raleway, sans-serif; font-size: 16px; margin-bottom: 1rem; margin-top: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">Non meno allarmante per Oxfam è la situazione in Niger, generata in buona parte proprio dalle politiche europee: “</span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">Le pressioni sul Governo per il controllo delle frontiere e la detenzione dei migranti, stanno infatti costringendo sempre più persone a percorrere le rotte clandestine che sono in mano ai trafficanti. I rapporti delle Nazioni Unite rivelano <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">che le autorità nella zona desertica alla frontiera tra Libia e Niger sono responsabili del 60% degli stupri e abusi subiti dalle donne migranti. </span>Ma, nonostante questo, l’Unione europea continua a finanziarle con fondi destinati all’aiuto pubblico allo sviluppo”.</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #212529; font-family: Raleway, sans-serif; font-size: 16px; margin-bottom: 1rem; margin-top: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">“Come se non bastasse, l’attuazione dell’agenda europea in Niger sta causando una drammatica crisi umanitaria al confine con l’Algeria </span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">– continua Pezzati – mentre gli aiuti esteri sono del tutto insufficienti a contrastare il dilagare della povertà estrema che colpisce il 40% della popolazione”.</span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;"><br style="box-sizing: border-box;" /></span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">In questo contesto si registra una gravissima mancanza di trasparenza nella destinazione dei fondi europei. Per 3 degli interventi finanziati nel Paese e presi in esame nel rapporto, ci si riferisce genericamente “alla gestione della migrazione”, senza chiarire nulla di più</span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">.</span></p><h2 style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #212529; font-family: Merriweather, serif; font-size: 1.4rem; line-height: 1.2; margin-bottom: 0.5rem; margin-top: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; font-family: Raleway, sans-serif; font-size: inherit;">“Urgente l’intervento del Parlamento europeo”</span></h2><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #212529; font-family: Raleway, sans-serif; font-size: 16px; margin-bottom: 1rem; margin-top: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;"><span style="box-sizing: border-box;">“Questa opacità è davvero preoccupante.</span><span style="box-sizing: border-box;"> – conclude Pezzati – La Commissione deve mettere in campo tutti gli strumenti necessari per rendere trasparente la destinazione dei fondi e soprattutto mettere <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">il Parlamento europeo nelle condizioni di intervenire con tempestività, per garantire che ogni euro stanziato per gli aiuti comunitari sia speso in modo giusto e non contribuisca alla violazione dei diritti umani</span>. Questa distorsione è dovuta certamente all’assoluta incapacità dell’Unione europea di trovare un accordo tra gli Stati membri sulla gestione dei flussi migratori dentro l’Europa. <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">Un fallimento delle politiche europee, così come di quelle nazionali, che è sotto gli occhi di tutti e rappresenta una pagina vergognosa del nostro presente.</span> Per questo, chiediamo con forza che l’Unione europea cambi rotta, lavorando per la creazione di percorsi di migrazione sicuri e regolari prima di tutto dalla Libia e dalla Tunisia, utilizzando i fondi destinati agli aiuti per il loro vero scopo, ossia sconfiggere la povertà. <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">Allo stesso tempo è necessario che l’Italia, in vista della prossima Legge di Bilancio, lavori per garantire che la destinazione di tutte le risorse destinate all’aiuto pubblico allo sviluppo, siano coerenti con i principi di tutela dei diritti umani e non contraddicano gli obiettivi indicati dall’Ocse e dalle norme comunitarie”.</span></span></span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #212529; font-family: Raleway, sans-serif; font-size: 16px; margin-bottom: 1rem; margin-top: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;"><span style="box-sizing: border-box;"><span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;"><a href="https://www.redattoresociale.it/article/notiziario/migranti_667_milioni_di_euro_di_aiuti_allo_sviluppo_europei_utilizzati_per_il_blocco_dei_flussi_in_africa_?UA-11580724-2">Migranti, “667 milioni di euro di aiuti allo sviluppo europei utilizzati per il blocco dei flussi in Africa” - Redattore Sociale</a></span></span></span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #212529; font-family: Raleway, sans-serif; font-size: 16px; margin-bottom: 1rem; margin-top: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;"><br /></span></p>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-15253959913791147672023-10-10T16:43:00.001+02:002023-10-10T16:44:49.349+02:00Ricongiungimento familiare, nasce la community of practice di Agenzie Onu e Ong<p> <span style="background-color: #e6e6e6; color: #212529; font-family: Merriweather, serif; font-size: 16px;">A 20 anni dall’adozione della Direttiva Ue, la piattaforma mira e facilitare l’accesso al ricongiungimento familiare attraverso lo scambio tra organizzazioni internazionali e non governative, istituzioni, operatori sociali e legali ed esperti del settore</span></p><p><a href="https://www.redattoresociale.it/article/notiziario/ricongiungimento_familiare_nasce_la_community_of_practice_di_agenzie_onu_e_ong?UA-11580724-2">Ricongiungimento familiare, nasce la community of practice di Agenzie Onu e Ong - Redattore Sociale</a></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #212529; font-family: Raleway, sans-serif; font-size: 16px; margin-bottom: 1rem; margin-top: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">ROMA – Tutelare il diritto fondamentale all’unità familiare di rifugiati e migranti rafforzando le procedure di ricongiungimento familiare è uno degli obiettivi della <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;"><a href="http://www.ricongiungimento.it/" style="background-color: transparent; box-sizing: border-box; color: #336633; font-size: inherit; text-decoration-line: none;">community of practice</a></span>, lanciata oggi da <span style="box-sizing: border-box; font-weight: bolder;">UNHCR, OIM, ARCI, CIR, Croce Rossa Italiana e Save the Children</span> in occasione del ventesimo anniversario dell’adozione della Direttiva UE sul Ricongiungimento Familiare. Di fronte ad una situazione di crisi globale senza precedenti che ha costretto oltre 100 milioni di persone alla fuga da guerre e violenze e considerando che il numero totale di migranti internazionali nel mondo è di almeno 280 milioni, i meccanismi di ricongiungimento familiare devono essere rafforzati, commentano le organizzazioni.</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #212529; font-family: Raleway, sans-serif; font-size: 16px; margin-bottom: 1rem; margin-top: 0px;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8hC2KKj2yA2MVIX6TAFjagPFj1k5F0Qf15nttcNemn89pJEJ0z_BgJ7U2KWecU6587OdvI-H36Yl-V-lfV-23EOJ5HDpvNCDGL1Vu1Z6Ob10yzDwlS_cbyHhtVK9KCSWxJj9TGF7bzm7HGWECGcEMGRCUY3iz3c6xXOsnwnA_24MMWqLd8H-9ThGLb_U/s860/3944c23f-3475-48ba-bb45-3726345ac97b.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="860" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8hC2KKj2yA2MVIX6TAFjagPFj1k5F0Qf15nttcNemn89pJEJ0z_BgJ7U2KWecU6587OdvI-H36Yl-V-lfV-23EOJ5HDpvNCDGL1Vu1Z6Ob10yzDwlS_cbyHhtVK9KCSWxJj9TGF7bzm7HGWECGcEMGRCUY3iz3c6xXOsnwnA_24MMWqLd8H-9ThGLb_U/s320/3944c23f-3475-48ba-bb45-3726345ac97b.jpg" width="320" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="font-size: inherit;"><span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Lato, Arial, sans-serif; font-size: 12px;">Winta abbraccia le figlie che ha potuto vedere solo quattro anni dopo aver lasciato l’Eritrea. ©UNHCR/Mark Henley</span></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="font-size: inherit;"><span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Lato, Arial, sans-serif; font-size: 12px;"><br /></span></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="font-size: inherit;">Quando le persone fuggono dal loro Paese di origine o se ne allontanano per altre ragioni sono spesso costrette a fare la difficile scelta di separarsi dalle loro famiglie, spesso per lunghi periodi di tempo, con conseguenze devastanti sul benessere delle persone. In questi casi,</span><span style="font-size: inherit;"> </span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit; font-weight: bolder;">il ricongiungimento familiare rappresenta lo strumento chiave non solo per proteggere il nucleo familiare ma anche per facilitare un percorso di inclusione nel paese d’accoglienza</span><span style="font-size: inherit;">. I ricongiungimenti familiari inoltre sono</span><span style="font-size: inherit;"> </span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit; font-weight: bolder;">il canale di ingresso sicuro e regolare più utilizzato tra quelli esistenti</span><span style="font-size: inherit;">, e sono dunque una misura importante affinché rifugiati e migranti abbiano alternative legali e sicure e non intraprendano viaggi pericolosi facilitata dai trafficanti. </span></div><p></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #212529; font-family: Raleway, sans-serif; font-size: 16px; margin-bottom: 1rem; margin-top: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">Negli ultimi anni, la crescita del numero di richieste di ricongiungimento familiare è stata accompagnata dall’emergere di nuove sfide connesse ai contesti di provenienza, transito e destinazione dei familiari. Ritardi nell’accesso alle procedure o al reperimento di documenti, spesso costituiscono ostacoli o impediscono del tutto il ricongiungimento stesso. </span><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;">La community of practice mira a fornire risposte concrete a queste sfide facilitando l'organizzazione di incontri formativi, lo scambio di informazioni, condivisione di buone pratiche e criticità e analisi della giurisprudenza in materia.</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #212529; font-family: Raleway, sans-serif; font-size: 16px; margin-bottom: 1rem; margin-top: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: inherit;"><a href="https://www.redattoresociale.it/article/notiziario/ricongiungimento_familiare_nasce_la_community_of_practice_di_agenzie_onu_e_ong?UA-11580724-2">Ricongiungimento familiare, nasce la community of practice di Agenzie Onu e Ong - Redattore Sociale</a></span></p>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-1388073382915306522023-10-10T16:31:00.003+02:002023-10-10T16:31:33.784+02:00GUERRA CIVILE IN SUDAN/ “Al Burhan vs. Hemetti, ora si rischia un’altra Libia”<p> <time datetime="2023-09-25T06:01:27+02:00" style="background-color: white; border: 0px; color: #777777; font: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Pubblicazione: 25.09.2023</time><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 10pt; font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit; font-weight: inherit;"> </span><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 10pt; font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit; font-weight: inherit;">-</span><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 10pt; font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit; font-weight: inherit;"> </span><a href="https://www.ilsussidiario.net/intervistati/mussie-zerai/" style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: inherit; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-variation-settings: inherit; font-weight: 700; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none; vertical-align: baseline;" title="Mussie Zerai">int. Mussie Zerai</a></p><h2 class="description" itemprop="description" style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(232, 232, 232); border-bottom-style: solid; border-image: initial; border-left-color: initial; border-left-style: initial; border-right-color: initial; border-right-style: initial; border-top-color: initial; border-top-style: initial; border-width: 0px 0px 1px; color: #333333; font-family: sans-serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 13pt; font-stretch: inherit; font-style: italic; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; font-weight: 400; line-height: 25px; margin: 0px 0px 15px; padding: 0px 20px 20px; vertical-align: baseline;">Sudan devastato: Al Burhan ed Hemetti continuano la guerra. E si parla di ucraini schierati contro le forze pro-Wagner</h2><div><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 17.3333px;">La popolazione è allo stremo ma </span><a href="https://www.ilsussidiario.net/news/dietro-il-tentato-golpe-zerai-ecco-perche-il-sudan-fa-gola-alle-potenze-straniere/2523843/" rel="noopener" style="background-color: white; border: 0px; color: #ef8517; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 17.3333px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; font-weight: 700; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none; vertical-align: baseline;" target="_blank">la guerra civile in Sudan</a><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 17.3333px;"> continua a seminare morte e disperazione. Insensibili a tutto questo Al Burhan e Hemetti, ex alleati e ora rivali, continuano ad affrontarsi militarmente, appoggiati da Paesi esterni loro alleati, anche se il primo in un discorso all’Onu si è detto disposto a colloqui di pace. Anche nel </span><a href="https://www.ilsussidiario.net/news/caos-sudan-non-solo-tigray-e-siccita-ora-il-golpe-puo-incendiare-darfour-e-ciad/2526594/" rel="noopener" style="background-color: white; border: 0px; color: #ef8517; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 17.3333px; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; font-weight: 700; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none; vertical-align: baseline;" target="_blank">Darfur</a><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 17.3333px;"> i </span><em style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 17.3333px;">janjaweed</em><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 17.3333px;">, ora con le Forze di supporto rapido (Rsf) di Hemetti, sono tornati ad esercitare le violenze di un tempo.</span></div><div><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 17.3333px;">Il rischio, spiega </span><strong style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 17.3333px;">Mussie Zerai,</strong><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 17.3333px;"> </span><em style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 17.3333px;">sacerdote eritreo che ha vissuto in Italia occupandosi di migranti e di rifugiati dell’Africa sub sahariana, in particolare quelli del Corno d’Africa</em><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 17.3333px;">, è che si arrivi a una nuova Libia, un Paese diviso con due governi. Se ne uscirà quando i sudanesi potranno confrontarsi senza l’influenza di potenze esterne.</span></div><div><p style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 13pt; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 25px; margin: 0px 0px 15px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><strong>Milioni di profughi e, secondo l’Onu, 1200 bambini morti tra maggio e settembre per la combinazione degli effetti del morbillo e della malnutrizione. Quanto è pesante la situazione per la popolazione in Sudan in questo momento a causa della guerra civile?</strong></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 13pt; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 25px; margin: 0px 0px 15px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">La guerra porta solo distruzione ovunque, in Sudan ha reso ancora peggiore le già precarie condizioni della popolazione provata dalla crisi economica e povertà endemica che persistevano da molto tempo. Il sottosegretario generale dell’Onu Martin Griffiths, capo di Ocha (l’ufficio Onu per gli Affari umanitari <em>ndr</em>), si è espresso in questi termini: “La guerra in Sudan sta alimentando un’emergenza umanitaria di proporzioni epiche”. E ha poi aggiunto: “Il conflitto e la fame, le malattie e gli sfollamenti che ne derivano, minacciano ora di coinvolgere l’intero Paese”. Ha inoltre menzionato di essere preoccupato per la sicurezza dei civili nello Stato di Gezira, il granaio dell’ex protettorato anglo-egiziano.</p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 13pt; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 25px; margin: 0px 0px 15px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><strong>Com’è invece la situazione dal punto di vista militare? Come si stanno scontrando le forze che fanno capo ad Al Burhan e Dagalo (Hemetti)? Chi sono questi due personaggi, chi li sostiene in campo internazionale e quali sono i loro obiettivi?</strong></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 13pt; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 25px; margin: 0px 0px 15px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Questi due generali, che hanno cooperato per rovesciare il regime precedente, avrebbero dovuto consegnare il potere a un governo civile eletto dal popolo, guidando una transizione pacifica. Invece hanno prevalso le ambizioni personali e gli interessi economici e geopolitici regionali e globali. Le sfere di influenza degli attori regionali e globali sono in continuo mutamento, anche se tutt’e due le forze in campo nei ultimi giorni rivendicano di installare un proprio governo nel Paese, devastato sotto ogni punto di vista. Nel frattempo, invece di fornire aiuti umanitari, alcuni Stati alimentano attivamente il conflitto fornendo armi e munizioni. Accuse in tal senso sono state rivolte agli Emirati Arabi Uniti, Paese che sosterebbe Hemetti. Mentre il Regno wahabita è per lo più allineato con il regime al potere. Ve detto però che alleanze e il sostegno politico militare per l’uno o l’altro sono in continuo mutamento nelle ultime settimane.</p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 13pt; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 25px; margin: 0px 0px 15px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><strong>Gli scontri si sono spostati ancora nella regione del Darfur: i <em>janjaweed</em> sono tornati a colpire questa volta nei panni delle Rsf di Hemetti. Perché proprio lì e perché questa area è sempre così martoriata?</strong></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 13pt; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 25px; margin: 0px 0px 15px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Sono varie le ragioni, in primis le risorse naturali di quella zona, tipo oro, rame, cromo, petrolio. Ci sono zone fertili e riserve di acqua e tentativi di sostituzione etnica della popolazione autoctona per renderla più araba, per sopprimere il tentativo dei movimenti indipendentisti della zona. Ovviamente le Rsf hanno negato qualsiasi coinvolgimento, definendo gli scontri in Darfur come un conflitto tribale. Ma molti temono che si possa verificare quanto accaduto tra il 2003-2005. Allora, durante il sanguinario conflitto nella regione sono state uccise oltre 300mila persone e altre 2,5 milioni hanno dovuto fuggire abbandonando le loro case. Indicibili le violenze subite dalla popolazione. I <em>janjaweed</em>, “diavoli a cavallo” (come li chiamava la popolazione) bruciavano i villaggi, stupravano le donne, uccidevano gli uomini e rapivano i bambini per renderli schiavi.</p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 13pt; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 25px; margin: 0px 0px 15px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><strong>Insomma cambia la situazione ma i protagonisti e i crimini sono gli stessi?</strong></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 13pt; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 25px; margin: 0px 0px 15px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">In Darfur si chiamavano <em>janjaweed</em> prima di essere integrati nella Rsf per ripulirne l’immagine, e continuano ad attaccare i villaggi delle etnie africane. Tra questi i <em>masalit</em>, popolazione musulmana ma non araba, che vive a cavallo tra Sudan e Ciad. La Corte penale internazionale ha avviato indagini dopo segnalazioni di esecuzioni sommarie, incendi di case e mercati e saccheggi a Geneina, nonché uccisioni e trasferimenti forzati di civili. Inoltre, la Cpi sta esaminando le accuse di crimini sessuali e di genere, stupri di massa e presunte segnalazioni di violenze contro minori.</p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 13pt; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 25px; margin: 0px 0px 15px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><strong>E adesso qual è il bilancio?</strong></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 13pt; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 25px; margin: 0px 0px 15px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Nei primi tre mesi di guerra in Sudan sono morte almeno 3mila persone, ma probabilmente sono molte di più. Secondo gli esperti, oltre tre milioni hanno lasciato le proprie case. Molti sudanesi cercano protezione nei Paesi limitrofi, come il vicino Ciad, dove ad Adré, città al confine con il Sudan, ogni giorno arrivano fino a 2mila rifugiati dal vicino Darfur. I fuggiaschi, una volta al sicuro, hanno raccontato storie agghiaccianti. “Vogliono sterminarci, hanno massacrato senza pietà donne, bambini, vecchi e persino il nostro bestiame. Nessuno è stato risparmiato”, ha detto una donna ai reporter. “Ci hanno inseguito fino al confine e la strada è disseminata di cadaveri. È tutto opera degli uomini di Hemetti e delle milizie arabe, i loro alleati”, ha poi aggiunto la signora, che ora vive con altre 120mila persone in un liceo di Adré, trasformato in un campo per profughi improvvisato.</p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 13pt; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 25px; margin: 0px 0px 15px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><strong>Secondo la Cnn dietro un attacco con i droni contro le milizie Rsf ci sarebbero i servizi speciali ucraini che aiuterebbero così a prendere di mira i militari del gruppo russo <a href="https://www.ilsussidiario.net/news/dietro-la-wagner-le-mani-della-russia-su-africa-e-libia-per-prendersi-le-materie-prime/2566585/" rel="noopener" style="border: 0px; color: #ef8517; font-family: inherit; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none; vertical-align: baseline;" target="_blank">Wagner</a>, schierati a sostegno di Dagalo. Come si spiega questo intervento?</strong></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 13pt; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 25px; margin: 0px 0px 15px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Da tempo assistiamo a una guerra globale, fatta a pezzi, qua e là, come ha denunciato a più riprese anche Papa Francesco. Tutte le guerre africane non sono mai solo autoctone, bensì al servizio di potenze e interessi regionali o internazionali. Di fatto sono coinvolti molti Paesi a vario livello. La logica è “il nemico del mio nemico è mio amico”. Il conflitto sudanese non fa eccezione.</p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 13pt; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 25px; margin: 0px 0px 15px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><strong>Nonostante la grave situazione umanitaria la comunità internazionale non sembra interessarsi molto alla guerra in atto. Come si potrebbe intervenire per far tacere le armi? E chi potrebbe avere titolo per farlo, per farsi ascoltare dai contendenti?</strong></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 13pt; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 25px; margin: 0px 0px 15px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">La comunità internazionale divisa al suo interno non è in grado di spostare nulla in questa fase dello scenario mondiale. La questione sudanese si risolverà quando resteranno solo le parti in conflitto senza interferenze esterne. L’Unione Africana dovrebbe attivarsi seriamente e coraggiosamente, isolando quelle nazioni che fomentano la guerra in corso per il loro interesse o per procura, creare quelle condizioni per cui i sudanesi possano dialogare tra loro e risolvere il conflitto.</p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 13pt; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 25px; margin: 0px 0px 15px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><strong>Vista la situazione cosa possiamo aspettarci per il futuro: la prospettiva per ora è ancora quella della guerra?</strong></p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 13pt; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 25px; margin: 0px 0px 15px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Il rischio è che ci troviamo un’altra Libia con due governi in conflitto tra di loro, con una guerra strisciante per lungo tempo. Le varie milizie separatiste e indipendentiste coglieranno questa occasione per portare avanti le loro richieste. Questo non farà altro che prolungare le sofferenze delle popolazioni.</p><p style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-feature-settings: inherit; font-kerning: inherit; font-optical-sizing: inherit; font-size: 13pt; font-stretch: inherit; font-variant-alternates: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-variant-position: inherit; font-variation-settings: inherit; line-height: 25px; margin: 0px 0px 15px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">(<em>Paolo Rossetti</em>) <a href="https://www.ilsussidiario.net/news/guerra-civile-in-sudan-al-burhan-vs-hemetti-ora-si-rischia-unaltra-libia/2594122/" style="background-color: transparent;">GUERRA CIVILE IN SUDAN/ "Al Burhan vs. Hemetti, ora si rischia un'altra Libia" (ilsussidiario.net)</a></p></div>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-15864619607793474922023-10-10T16:26:00.001+02:002023-10-10T16:26:22.824+02:00Breve analisi<p> <b style="color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; outline: none !important; text-align: justify;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">Il decreto e le procedure di frontiera</span></b></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: #252525; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"></span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: #888888; font-family: Symbol; font-size: 10pt; outline: none !important;"><span style="outline: none !important;">·<span style="font-family: "Times New Roman"; font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; outline: none !important;"> </span></span></span><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">Il decreto fissa l’importo e le modalità di prestazione della “garanzia finanziaria” a carico dello <b style="outline: none !important;">straniero cui si applica il trattenimento durante la procedura di frontiera. </b>La procedura di frontiera è una procedura accelerata che può essere svolta direttamente nelle zone di frontiera o nelle zone di transito – introdotta dall’art 28 bis comma 2, dlgs 25/2008, come modificato dalla Legge 50/23 – ed è prevista in due casi:</span><span style="color: #888888; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"></span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt 72pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: #888888; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 10pt; outline: none !important;"><span style="outline: none !important;">1)<span style="font-family: "Times New Roman"; font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; outline: none !important;"> </span></span></span><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">quando un richiedente presenta la domanda di protezione direttamente alla frontiera o nelle zone di transito dopo essere stato fermato per aver eluso o tentato di eludere i relativi controlli,</span><span style="color: #888888; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"></span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt 72pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: #888888; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 10pt; outline: none !important;"><span style="outline: none !important;">2)<span style="font-family: "Times New Roman"; font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; outline: none !important;"> </span></span></span><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">quando un richiedente presenta la domanda di protezione direttamente alla frontiera o nelle zone di transito e proviene da un Paese di origine sicuro.</span><span style="color: #888888; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"></span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: #888888; font-family: "Courier New"; font-size: 10pt; outline: none !important;"><span style="outline: none !important;">o<span style="font-family: "Times New Roman"; font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; outline: none !important;"> </span></span></span><span style="color: #888888; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"> </span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: #888888; font-family: Symbol; font-size: 10pt; outline: none !important;"><span style="outline: none !important;">·<span style="font-family: "Times New Roman"; font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; outline: none !important;"> </span></span></span><b style="outline: none !important;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">I minori e i minori non accompagnati così come tutte le persone portatrici di esigenze particolari, come definite dall’art 17 del d.lgs 142/2015 </span></b><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">(ovvero i disabili, gli anziani, le donne in stato di gravidanza, i genitori singoli con figli minori, le vittime della tratta di esseri umani, le persone affette da gravi malattie o da disturbi mentali, le persone per le quali e’ stato accertato che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale o legata all’orientamento sessuale o all’identità di genere, le vittime di mutilazioni genitali), <b style="outline: none !important;">sono esonerati dalle procedure accelerate e, conseguentemente, dalle procedure di frontiera.</b></span><span style="color: #888888; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"></span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: #888888; font-family: Symbol; font-size: 10pt; outline: none !important;"><span style="outline: none !important;">·<span style="font-family: "Times New Roman"; font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; outline: none !important;"> </span></span></span><span style="color: #888888; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"> </span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: #888888; font-family: Symbol; font-size: 10pt; outline: none !important;"><span style="outline: none !important;">·<span style="font-family: "Times New Roman"; font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; outline: none !important;"> </span></span></span><b style="outline: none !important;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">Le procedure accelerate di frontiera hanno tempistiche </span></b><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">particolarmente ristrette e prevedono:</span><span style="color: #888888; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"></span></p><ul style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 0cm; margin-top: 0cm; outline: none !important;" type="disc"><ul style="margin-bottom: 0cm; margin-top: 0cm; outline: none !important;" type="disc"><li class="yiv1963882160MsoNormal" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; color: #888888; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">che la Commissione competente debba ascoltare il richiedente e prendere una decisione entro 7 gg dalla ricezione della domanda d’asilo;</span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"></span></li><li class="yiv1963882160MsoNormal" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; color: #888888; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">tempi per proporre ricorso più che dimezzati (14 gg)</span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"></span></li><li class="yiv1963882160MsoNormal" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; color: #888888; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">l’assenza della sospensiva automatica del provvedimento di espulsione collegato al diniego;</span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"></span></li><li class="yiv1963882160MsoNormal" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; color: #888888; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">una disciplina specifica per l’impugnazione ed il ricorso;</span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"></span></li><li class="yiv1963882160MsoNormal" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; color: #888888; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">che l’intero iter, prima istanza amministrativa e seconda istanza giudiziale, si debba concludere in 28 giorni. Questo arco temporale è fissato come limite massimo in cui è consentito il trattenimento alla frontiera.</span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"></span></li></ul></ul><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: #888888; font-family: Symbol; font-size: 10pt; outline: none !important;"><span style="outline: none !important;">·<span style="font-family: "Times New Roman"; font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; outline: none !important;"> </span></span></span><span style="color: #888888; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"> </span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: #888888; font-family: Symbol; font-size: 10pt; outline: none !important;"><span style="outline: none !important;">·<span style="font-family: "Times New Roman"; font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; outline: none !important;"> </span></span></span><b style="outline: none !important;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">Il trattenimento nelle procedure di frontiera. </span></b><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">L’articolo 6 bis del d.lgs. n. 142 del 2015 prevede che i richiedenti sottoposti alle procedure di frontiera possano essere detenuti nel caso in cui non abbiano consegnato il passaporto o altro documento equipollente in corso di validità, o, appunto, nel caso in cui non abbiano prestato idonea garanzia finanziaria.</span><span style="color: #888888; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"></span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;"> </span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">L’articolo 1 comma 2 del decreto ministeriale del 14 settembre stabilisce che la <b style="outline: none !important;">garanzia può essere definita idonea</b> quando l’importo è in grado di garantire allo straniero, per il periodo massimo di trattenimento fissato a quattro settimane, un alloggio adeguato sul territorio italiano, i mezzi di sussistenza necessari e la somma necessaria per il rimpatrio. Quest’anno l’importo è fissato a 4938 euro, sulla base del costo medio del rimpatrio, importo che dovrà essere aggiornato ogni due anni. Il decreto prevede che allo straniero venga dato immediato avviso della facoltà, alternativa al trattenimento, di prestare la garanzia finanziaria (da presentare in un’unica soluzione tramite fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa) e stabilisce che, qualora il richiedente dovesse allontanarsi indebitamente, il prefetto del luogo dove è stata prestata la garanzia finanziaria ha comunque diritto a trattenere la somma, che è destinata all’entrata del bilancio dello Stato, a prescindere dall’esito della procedura.</span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: #252525; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"> </span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: #888888; font-family: Symbol; font-size: 10pt; outline: none !important;"><span style="outline: none !important;">·<span style="font-family: "Times New Roman"; font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; outline: none !important;"> </span></span></span><b style="outline: none !important;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">I luoghi del trattenimento. </span></b><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">I richiedenti asilo in procedura di frontiera potranno essere trattenuti presso i <i style="outline: none !important;">punti di crisi</i> allestiti nei luoghi di arrivo, in strutture analoghe che saranno individuate nel territorio o, nel caso di arrivi massicci consistenti e ravvicinati, nel CPR – Centri di Permanenza per i Rimpatri – situati in prossimità della frontiera o della zona di transito.</span><span style="color: #888888; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"></span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 18.75pt; outline: none !important; vertical-align: baseline;"><span style="color: #252525; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"> </span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 18.75pt; outline: none !important; vertical-align: baseline;"><span style="color: #252525; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;">Link all’articolo sul sito: <b style="outline: none !important;"><a href="https://urly.it/3xcya" rel="nofollow noopener noreferrer" style="color: #0563c1; outline: none !important;" target="_blank">https://urly.it/3xcya</a></b></span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; vertical-align: baseline;"><b style="outline: none !important;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">Per informazioni e contatti</span></b><span style="color: #252525; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"><br style="outline: none !important;" /></span><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">Valeria Carlini</span><span style="color: #252525; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"><br style="outline: none !important;" /></span><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;"><a href="mailto:carlini@cir-onlus.org" rel="nofollow noopener noreferrer" style="color: #0563c1; outline: none !important;" target="_blank" ymailto="mailto:carlini@cir-onlus.org">carlini@cir-onlus.org</a></span><span style="color: #252525; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"><br style="outline: none !important;" /></span><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">+39 3208187167</span><span style="color: #252525; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"></span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; vertical-align: baseline;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">Carla Di Nardo</span><span style="color: #252525; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"><br style="outline: none !important;" /></span><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;"><a href="mailto:cirstampa@cir-onlus.org" rel="nofollow noopener noreferrer" style="color: #0563c1; outline: none !important;" target="_blank" ymailto="mailto:cirstampa@cir-onlus.org">cirstampa@cir-onlus.org</a> </span><span style="color: #252525; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"><br style="outline: none !important;" /></span><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">+39 3282563972 </span></p>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-11256026506270613452023-10-10T16:25:00.001+02:002023-10-10T16:25:24.701+02:00CIR: la detenzione come modello e una cauzione per la libertà. Così muore il diritto di asilo in Italia. Come la mettiamo con la Costituzione?<p> <b style="color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; outline: none !important; text-align: justify;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">CIR: la detenzione come modello e una cauzione per la libertà. Così muore il diritto di asilo in Italia. Come la mettiamo con la Costituzione?</span></b></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 17.35pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><b style="outline: none !important;"><span style="color: #212121; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"> </span></b></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: #252525; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;">Roma, 26 settembre 2023 – Il <b style="outline: none !important;"><span style="border: 1pt none windowtext; outline: none !important; padding: 0cm;">Consiglio Italiano per i Rifugiati</span></b> è gravemente preoccupato dal decreto del Ministero dell’Interno del 14 settembre 2023, che fissa l’importo e le modalità di prestazione della “garanzia finanziaria” a carico del <b style="outline: none !important;"><span style="border: 1pt none windowtext; outline: none !important; padding: 0cm;">richiedente asilo cui si applica il trattenimento durante la procedura di frontiera. </span></b>Un decreto che allarma moltissimo non solo per la misura in sé, che riteniamo vessatoria e che espone i richiedenti asilo al rischio di pratiche estorsive, ma anche per il concretizzarsi di uno scenario drammatico, ovvero quello che vede eleggere le misure di detenzione amministrativa come strumento di base della gestione del fenomeno migratorio.</span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: #1f497d; outline: none !important;"> </span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: #252525; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;">Dopo la misura che estende a 18 mesi il trattenimento nei CPR per quanti detenuti in attesa di rimpatrio e l’annuncio di un piano per la costruzione di ulteriori centri in “aree scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili”, questa misura interessa direttamente i richiedenti asilo in procedura di frontiera ai quali si applica la misura del trattenimento. Quindi coloro che presentano la domanda di protezione direttamente alla frontiera o nelle zone di transito dopo aver eluso o tentato di eludere i controlli o che provengono da Paesi sicuri. Questi richiedenti potranno essere detenuti nel caso in cui non abbiano consegnato il passaporto o, appunto, <b style="outline: none !important;"><span style="border: 1pt none windowtext; outline: none !important; padding: 0cm;">non abbiano prestato una “garanzia finanziaria” la cui somma è fissata, da questo decreto, a 4.938 euro</span></b> e che andrebbe versata in un’unica soluzione mediante <b style="outline: none !important;"><span style="border: 1pt none windowtext; outline: none !important; padding: 0cm;">fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa</span></b>. È inoltre individuale e non può essere versata da terzi<b style="outline: none !important;"><span style="border: 1pt none windowtext; outline: none !important; padding: 0cm;">. </span></b>Una sorta di “deposito cauzionale” sulla propria libertà, che dovrebbe coprire la somma utile a pagarsi un alloggio e avere mezzi di sussistenza adeguati per 4 settimane e la somma necessaria per il rimpatrio.</span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 18.75pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: #252525; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;">Ci sembra davvero provocatorio chiedere a delle persone appena arrivate in Italia in condizioni di estremo disagio, a seguito di viaggi estenuati, dopo aver perso tutto, di stipulare fideiussioni bancarie o assicurative al fine di non essere trattenute.</span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="border: 1pt none windowtext; color: black; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important; padding: 0cm;">“Siamo indignati, è la prima volta in Italia che lo Stato chiede del denaro ai richiedenti protezione per comprarsi la libertà. L’insieme delle misure adottate tradisce la volontà di ampliare in modo massiccio l’utilizzo di procedure accelerate di frontiera e il trattenimento dei richiedenti asilo. Un’ipotesi che ci inquieta perché questi istituti comprimono enormemente le garanzie, rendendo il riconoscimento di forme di protezione internazionali e complementari sempre più complesse e residuali. Inoltre, la possibilità di applicare misure di trattenimento alla frontiera non può che far venire alla mente le immagini dei famigerati <i style="outline: none !important;">hotspot</i> delle isole greche, divenuti nel corso degli anni luoghi di brutale violazione dei diritti fondamentali. E, allo stesso tempo, di forte disagio per il contesto locale” dichiara <b style="outline: none !important;">Roberto Zaccaria, Presidente del Consiglio Italiano per i Rifugiati.</b> “Siamo di fronte all’ennesimo provvedimento che dietro la facciata di una lotta ai trafficanti di esseri umani sta in realtà facendo una battaglia contro uomini, donne e bambini, cancellando i loro diritti.”</span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: #252525; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;"> </span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 18.75pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: #252525; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;">Le procedure accelerate di frontiera hanno dei tempi ridottissimi, solo 28 giorni dal momento in cui si presenta la domanda a quello in cui viene presa una decisione sia in via amministrativa che giudiziale, si svolgono subito dopo l’arrivo in Italia e in luoghi prossimi alla frontiera, in spazi chiusi e, si teme, anche difficilmente accessibili. Molto spesso le persone saranno detenute, è difficile che siano in possesso di un passaporto o possano fornire una tale garanzia finanziaria. Sarà difficilissimo che possano avere un’accurata informativa o accesso a un’assistenza legale indispensabile per poter affrontare in modo consapevole l’audizione in Commissione Territoriale. Ci chiediamo infine come possano essere rilevate esigenze specifiche e vulnerabilità che dovrebbero essere tutelate e che comporterebbero l’esclusione da questo genere di procedure.</span></p><p class="yiv1963882160MsoNormal" style="background: white; color: #1d2228; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; outline: none !important; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: #252525; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; outline: none !important;">“Laddove fossero realmente utilizzate in modo massiccio le procedure di frontiera, crediamo che <b style="outline: none !important;"><span style="border: 1pt none windowtext; outline: none !important; padding: 0cm;">il diritto d’asilo come lo abbiamo conosciuto sinora in Italia non ci sarà più</span></b>” conclude Roberto Zaccaria.</span></p>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-43876137987796108522022-02-15T22:34:00.000+01:002022-02-15T22:34:06.194+01:00Date degna sepoltura. La piètas che fine ha fatto ?<p> <span style="font-size: 12pt; text-align: justify;">Sig.ra Luciana Lamorgese</span></p><p><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;">Ministro dell'Interno</span></p><div><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;"><br /></span></div><p>La <span style="font-size: 12pt; text-align: justify;">scrivo come presidente dell’Agenzia Habeshia, che si occupa, come forse
saprà, della sorte dei profughi/migranti, dei loro familiari e, più in
generale, del difficile problema dell’emigrazione. </span></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjSde4xW2gidOYrvJXoIICHQuNC7qi8I96fVCIaxTMiY8IvW-iRVhf5Y5TZFE9UfBaBw4NiKKCkDdhr4m3yabydl-HIZdFCqBsSmlRbyhAANC5cj6HFnaXuxdIflxn8Oq8w0ouJy990kiXKgRXSxlJs2lkC_2ocZs5o19wjlgLDWJnNt_-KGxkD7HrP=s700" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="525" data-original-width="700" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjSde4xW2gidOYrvJXoIICHQuNC7qi8I96fVCIaxTMiY8IvW-iRVhf5Y5TZFE9UfBaBw4NiKKCkDdhr4m3yabydl-HIZdFCqBsSmlRbyhAANC5cj6HFnaXuxdIflxn8Oq8w0ouJy990kiXKgRXSxlJs2lkC_2ocZs5o19wjlgLDWJnNt_-KGxkD7HrP=s320" width="320" /></a></div><p></p><p><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;">Sono passati più di due anni dal naufragio di una barca di migranti
avvenuto nel dicembre del 2019 in prossimità di Lampedusa, lo stesso mare della
strage del 3 ottobre 2013, con ben 266 vittime, quasi a segnare una continuità
con quella tragedia che ha sconvolto le coscienze di tutta Europa. Una
continuità che nasce in particolare dal dolore per il destino</span><a name="_GoBack" style="font-size: 12pt; text-align: justify;"></a><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;">
di migliaia di profughi e migranti inghiottiti dal mare sulla faticosa via
dell’esilio. Anche in quel dicembre 2019 ci furono numerose vittime. A
rilanciare ora la ferita di quel secondo naufragio di Lampedusa è la notizia,
diffusa ampiamente dai giornali siciliani, di quanto si sta verificando nel
cimitero di Piano Gatta ad Agrigento. </span></p><p><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;">In questo luogo di meditazione e preghiera, come forse le è stato riferito,
accade che</span><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;"> </span><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;">nel deposito sono conservate
numerose bare in attesa di sepoltura. Un’attesa lunghissima (dovuta a questioni
amministrative e contese legali sulla costruzione di nuovi loculi e la gestione
in generale, nelle quali ovviamente non vogliamo entrare) che ha avuto effetti
devastanti. Secondo quanto scrivono le cronache, infatti, numerose bare sono
esplose, con tutte le conseguenze che può ben immaginare. </span></p><p><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;">I familiari dei defunti si sono appellati alle autorità locali per chiedere
quanto prima un intervento risolutivo, obbedendo alla sollecitudine e alla
delicatezza che richiede una situazione come questa. Ecco, mi rivolgo a lei pensando
a sei defunti rimasti sconosciuti: sei salme anonime di profughi restituite dal
mare il 3 dicembre del 2019. Quei corpi, come si evince dal documento posto sul
coperchio della bara, furono trasferiti in Sicilia poco dopo il recupero e
accolti appunto nel cimitero di Agrigento. Avrebbero dovuto essere sepolti
entro pochi giorni e invece sono ancora nel deposito provvisorio. Abbandonati
da tutti. </span></p><p><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;">Le chiedo allora un gesto di umana pietà per risolvere al più presto questa
assurda situazione. Per tutti quei defunti naturalmente, ma in particolare per
quei sei poveri morti sconosciuti che non hanno nessuno che si occupi di loro,
come purtroppo spesso accade per le salme anonime dei profughi recuperate nel
nostro mare. </span></p><p><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;">Questo doloroso episodio, anzi, offre lo spunto per rilanciare un progetto
proposto dall’Agenzia Habeshia ormai diversi anni fa alle istituzioni italiane:
realizzare un memoriale che, riunendo le 366 vittime di Lampedusa dell’ottobre
2013, diventi il simbolo delle migliaia di vite spezzate che hanno fatto del
Mediterraneo un immenso cimitero. Un sacrario della memoria dove seppellire
anche tutte le salme di migranti anonime, come appunto le sei attualmente ad
Agrigento, e che diventi un “luogo della memoria”. Intendendo per “memoria” non
il semplice “esercizio del ricordo” ma una precisa, doverosa “assunzione di
responsabilità”, in modo da capire come possa essere accaduto e possa accadere
ancora che tanti giovani debbano morire nel tentativo di realizzare il loro
sogno di libertà e di una vita migliore. </span></p><p><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;">Resto a disposizione per eventuali chiarimenti. Nel ringraziarla per quanto
potrà fare, le invio intanto i miei più cordiali saluti, </span></p><p><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;">don Dr. Mussie Zerai </span></p><p><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;">Presidente dell’Agenzia Habeshia </span></p><p><i><span lang="IT" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-language: AR-SA; mso-bidi-theme-font: minor-bidi; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-fareast-theme-font: minor-fareast; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">Roma, 15 febbraio 2022</span></i></p>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-20608158595344832032021-11-22T12:43:00.001+01:002021-11-22T12:43:22.584+01:00Lettera Appello al Parlamento Europeo<p> </p><p class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">On. David Sassoli</span></p><p class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Presidente del Parlamento Europeo</span></p><p class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSUeBOn-vHlIgrLBLnO-shcoPBHWu5_pWhsuea2YMNPxZ8Fav9QQDcyXQRwYIGuaXiiULsCp8PO680PJ1Ha1UBcBeiFn4JuiRG2Ukza3F-I_8h3LuFP5YAWS9ueYM7PeIC3ChyphenhypheneF4WvX8/s227/David+Sassoli.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="222" data-original-width="227" height="222" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSUeBOn-vHlIgrLBLnO-shcoPBHWu5_pWhsuea2YMNPxZ8Fav9QQDcyXQRwYIGuaXiiULsCp8PO680PJ1Ha1UBcBeiFn4JuiRG2Ukza3F-I_8h3LuFP5YAWS9ueYM7PeIC3ChyphenhypheneF4WvX8/s0/David+Sassoli.jpg" width="227" /></a></div><br /><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;"><br /></span><p></p><p class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Gentile presidente,<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">certamente non le sfugge quanto sta accadendo a
migliaia di profughi/migranti bloccati in Libia. E’ una situazione che,
nell’indifferenza e, anzi, assai spesso con la complicità sostanziale delle
politiche europee, si trascina da anni ma che, negli ultimi mesi, ha registrato
una ulteriore escalation di violenza, orrore, violazione sistematica dei
diritti umani. Basti ricordare alcuni esempi più recenti, a conferma del fatto
che – come denunciano da sempre l’Unhcr, l’Oim e tutte le più prestigiose Ong
internazionali – la realtà libica è un autentico inferno (nei centri di
detenzione lager ma anche fuori) per un numero crescente di giovani, colpevoli
soltanto di essere stati costretti ad abbandonare la propria terra per cercare
altrove libertà, sicurezza, la sopravvivenza stessa. In una parola, la speranza
di una vita migliore e più degna.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– Tra il primo e il 4 ottobre, partendo dal sobborgo
di Gargaresh ed estendendo poi l’operazione a tutta Tripoli, le forze di
polizia libiche hanno arrestato oltre 5 mila persone, donne e uomini, come
immigrati clandestini, un’accusa che, per lo Stato libico (che non ha mai
firmato la convenzione di Ginevra sui diritti dei rifugiati), non è una
semplice violazione amministrativa ma un grave reato penale, che comporta mesi
ed anni di carcere, in condizioni di detenzione che definire invivibili è un
eufemismo. E questi arresti di massa – come hanno denunciato diversi servizi
giornalistici e i rapporti dell’Unhcr – si sono svolti con metodi non di rado
di grave violenza, tanto che si lamenta almeno una vittima: un giovane ucciso a
colpi di arma da fuoco mentre cercava di sottrarsi alla cattura.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– L’otto di ottobre il personale di guardia nel campo
di Ghout Al Shaal, alla periferia di Tripoli, non ha esitato a sparare a
raffica, ad altezza d’uomo, per contrastare un tentativo di fuga in massa. Come
riferiscono i rapporti dell’Unhcr, ci sono stati almeno 6 morti e circa 25
feriti, di cui alcuni molto gravi.</span></p><p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5CkpFrHvZPsxsO2wIj_7dSRxtHomDGkxkP5flJNLa7mQkUB1EoXFTuWRlFagcpCH4VRSDNJXAkdALRWzQqtH1winV_Rm4HFMOcaETY-db_b8CWO7YniDgh7ITICQxqtd3_Eo6Ndo756k/s960/26234721_1469774893139297_106585331_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5CkpFrHvZPsxsO2wIj_7dSRxtHomDGkxkP5flJNLa7mQkUB1EoXFTuWRlFagcpCH4VRSDNJXAkdALRWzQqtH1winV_Rm4HFMOcaETY-db_b8CWO7YniDgh7ITICQxqtd3_Eo6Ndo756k/s320/26234721_1469774893139297_106585331_n.jpg" width="320" /></a></div><p></p><p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– Dall’inizio dell’anno a oggi la Guardia Costiera di
Tripoli ha bloccato in mare – attenzione: “bloccato” e non “soccorso e salvato”
– 27.041 profughi/migranti che erano riusciti a fuggire dalla Libia,
riportandoli indietro e riconsegnandoli in gran parte alle sofferenze dei
centri di detenzione.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Altri 7.865 sono
stati arrestati a terra, prima dell’imbarco o al confine meridionale e lungo le
vie che conducono alla costa. Infine, 353 sono stati riportati in Libia, su
indicazione di Tripoli, da navi commerciali che li hanno intercettati e
soccorsi in mare. In tutto, ben 35.259 persone alle quali è stato impedito di
chiedere aiuto e asilo all’Europa come era loro diritto inviolabile. Un diritto
sancito, anzi, ribadito, proprio in questi giorni da una significativa sentenza
della Corte Costituzionale che, partendo dalla vicenda di un giovane senegalese
per lungo tempo detenuto e seviziato in Libia,<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>ha stabilito in pratica che i migranti passati dalle prigioni libiche
vanno tutelati.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Contro tutto questo, venerdì 22 ottobre si è svolta a
Roma una manifestazione di protesta organizzata da profughi, migranti e
richiedenti asilo di fronte all’ambasciata libica. Ma tutto questo – a parte
ovviamente le specifiche responsabilità libiche – è in realtà il risultato
diretto delle politiche di chiusura e respingimento costruite con la serie di trattati
e accordi stipulati con la Libia in particolare dall’Italia ma con il totale
sostegno dell’Unione Europea e, dunque, con precise responsabilità anche di
Bruxelles, oltre che di Roma. Mi riferisco, ad esempio, al memorandum Italia-Libia
sottoscritto nel febbraio del 2017. O alla conseguente fornitura di fondi,
mezzi, navi, addestramento e assistenza alla Guardia Costiera e al Governo di
Tripoli. O, ancora, alle “garanzie” italiane per l’istituzione della zona Sar
libica, operativa dal giugno 2018 e formalmente riconosciuta nonostante Tripoli
non abbia alcuno dei requisiti necessari per gestire, coordinare e condurre
operazioni di ricerca e soccorso in mare, tanto da alimentare il sospetto che
le direttive e le disposizioni operative siano emanate in realtà dalla Marina
italiana e dall’agenzia Frontex.</span></p><p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMHtw59LtDz1e_ixkuULR549eCq4uJGUJC5JGBZt3t0acyPLJes5IWH1y7eI9edR0yPibcTiPznRgNT7i0_9YEIgKKel9klS1UW6J6CetwtuoNKvX8gliR2PwmKXN7W3Q1jvF-qtrOheU/s960/123081878_10158129779898621_5436652683614760740_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="960" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMHtw59LtDz1e_ixkuULR549eCq4uJGUJC5JGBZt3t0acyPLJes5IWH1y7eI9edR0yPibcTiPznRgNT7i0_9YEIgKKel9klS1UW6J6CetwtuoNKvX8gliR2PwmKXN7W3Q1jvF-qtrOheU/s320/123081878_10158129779898621_5436652683614760740_n.jpg" width="320" /></a></div><p></p><p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">E’ quanto mai necessaria, allora, una revisione
radicale della politica condotta finora dall’Unione Europea nelle linee
generali e dai singoli Stati nello specifico. Perché va benissimo respingere,
come è stato fatto, la richiesta di finanziamenti per costruire barriere alla
frontiera avanzata da ben 12 Stati Ue. Ma – a parte il fatto che in questi anni
l’Europa ha già costruito oltre 1.200 chilometri di valli confinari di cemento e
filo spinato – i “muri” costituiti da una politica di rigida chiusura sono
altrettanto se non addirittura più crudeli e letali di quelli fisici fatti di
lame acuminate d’acciaio.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Il primo passo di questo cambiamento non può che
essere un monito deciso alla Libia perché ponga fine alle violenze e chiami i
responsabili a risponderne in giudizio. E, soprattutto, perché rispetti
finalmente i diritti umani fondamentali dei migranti, tanto più che la recente
ondata di arresti si profila come la premessa per un rimpatrio forzato di
massa, senza considerare che per tantissimi questa decisione significherà la
riconsegna alle situazioni di pericolo e crisi estrema da cui sono fuggiti. La
soluzione vera e definitiva, tuttavia, è l’abbandono e il superamento della
politica di chiusura e respingimento condotta ormai da anni da parte
dell’Unione Europea e in modo particolare dell’Italia. Politica che, a partire
quanto meno dal Processo di Khartoum (2014) in poi, ha eletto la Libia a “gendarme
del Mediterraneo”, con il compito specifico di bloccare i migranti che lanciano
il loro grido d’aiuto alla nostra democrazia. Un blocco da attuare ad ogni
costo, condotto spesso con violenze e respingimenti collettivi indiscriminati
e, comunque, a prescindere dalla sorte che attende le migliaia di disperati
confinati al di là del muro della Fortezza Europa. In una parola, in aperto
contrasto con il diritto internazionale, con la “legge del mare” e, per quanto
riguarda specificamente l’Italia, con la sua stessa Costituzione Repubblicana.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Grazie per l’attenzione che avrà voluto dedicare a
queste righe. Cordiali saluti,<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;"><o:p>don Mussie Zerai Dr. H.C </o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Roma, 22<a name="_GoBack"></a> novembre 2021<o:p></o:p></span></p>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-42319078270633273852021-10-18T17:40:00.002+02:002021-10-18T17:40:10.544+02:00Lettera al Presidente del Consiglio Prof. Mario Draghi <p> Eccellenza Sig.<span style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; -webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(29, 34, 40); text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"> Presidente,</span></span></p><p><span style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; -webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(29, 34, 40); text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Prof. Mario Draghi</span></span></p><div style="-webkit-tap-highlight-color: rgba(0, 0, 0, 0); -webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(29, 34, 40); color: #1d2228;"><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 21.600000381469727px;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"> </span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">sono rientrato da pochi giorni da Lampedusa, dove il 3 ottobre è stata ancora una volta ricordata la tragedia in cui hanno perso la vita ben 368 migranti, quasi tutti eritrei in fuga dalla dittatura che </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">da almeno vent’anni </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">opprime il paese e ruba la vita in particolare ai giovani. Sembra ieri, </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">eppure</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">d</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">a quell’alba triste in cui si è consumata </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">l</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">a strage</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> sono già passati otto anni</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">. </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">Il</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> tempo</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">, però,</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> non ha lenito il dolore</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">. </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">Anche perché s</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">ono ancora tanti, troppi, i fattori che mantengono aperte le ferite dell’animo.</span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"><br /></span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">Tre soprattutto:</span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 21.600000381469727px;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"> </span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">– N</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">on si è ancora stata fatta piena chiarezza su quanto è accaduto e</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">su tutte le eventuali responsabilità.</span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"><br /></span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">– Non si è mai concretizzata ed anzi s</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">embra ormai del tutto abbandonata la proposta di riunire in un unico luogo le salme delle vittime, creando una sorta di memoriale non solo di questa strage ma </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">nel nome </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">di tutti </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">i giovani che</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">, negli ultimi anni, costretti a lasciare la propria terra, sono scomparsi nel Mediterraneo o lungo le vie di fuga “a terra”.</span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"><br /></span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">– Non </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">si è ancora riusciti nemmeno a dare un nome a tutte le vittime</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">,</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> perché i familiari possano deporre un fiore sulle loro tombe.</span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 21.600000381469727px;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"> </span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">Ecco, queste mie righe nascono proprio da quest’ultimo punto. Non solo </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">molti</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> di quei ragazzi – donne e uomini – restano sconosciuti. Ho appreso con dolore, sorpresa e profondo sconcerto che almeno dieci salme</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> – </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">una</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> identificat</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">a e l</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">e altre</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> nove</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">, la maggioranza, non ancora – sono state</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> dissepolte </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">per essere inumate</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> in nel campo comune.</span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 21.600000381469727px;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"> </span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">E’ accaduto nel cimitero di Sciacca. Lo ha scoperto una signora </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">eritrea</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">arrivata dalla Svizzera </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">per pregare sulla tomba della sorella</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">. Sono anni che questa signora affronta </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">periodicamente </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">il sacrificio di quello che potrebbe definirsi quasi un pellegrinaggio del dolore. Ma questa volta a dolore si è aggiunto dolore, perché</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> ha </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">dovuto constatare</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> che </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">nella tomba su cui si era tante volte soffermata in preghiera non era più</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> sepolta </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">la sorella ma </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">un’altra persona. Ne è seguito un rapido accertamento</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">,</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> a cui ho partecipato io stesso</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">,</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> e</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> ne è venuto fuori che altri 9 profughi</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">, tutti</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> senza nome</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">,</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">hanno subito la stessa sorte. La giustificazione delle autorità comunali di Sciacca è stata che, </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">avendo requisito a suo tempo i loculi necessari su richiesta della Prefettura, ha ora dovuto restituirli ai proprietari su disposizione del Tribunale, trasferendo di conseguenza quelle </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">dieci </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">salme nel campo comune, tanto più che si trattava in maggioranza di persone sconosciute.</span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 21.600000381469727px;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"> </span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj28wbRQbDaLuYfS55-21PEmTklbxrodafWMwSDNKhll3sSk3cP6toUjKyOfBk9uO6ul89Zo5bDutQCtnsjmlgXhPOhGs7Wa4LlQ18uaZ9_tFP3CPEafDr4Bh8UId7eh4zGqA90NED0KA0/s2048/WhatsApp+Image+2021-10-05+at+13.34.35.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj28wbRQbDaLuYfS55-21PEmTklbxrodafWMwSDNKhll3sSk3cP6toUjKyOfBk9uO6ul89Zo5bDutQCtnsjmlgXhPOhGs7Wa4LlQ18uaZ9_tFP3CPEafDr4Bh8UId7eh4zGqA90NED0KA0/s320/WhatsApp+Image+2021-10-05+at+13.34.35.jpeg" width="320" /></a></span></div><p></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">Non voglio entrare nelle motivazioni </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">legali o, diciamo, “pratiche”</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">,</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> c</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">he possono aver indotto l’amministrazione </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">comunale </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">di Sciacca a prendere questa decisione. Mi limito a sottolineare </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">due cose. La prima è che mi sembra</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">a dir poco</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> assurdo </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">e irrispettoso </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">rimuovere una salma senza aver</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">e la delicatezza di </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">comunicarlo ai </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">familiari. E quanto agli “sconosciuti”, </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">penso che sarebbe stato doveroso avvertire le autorità di governo e le organizzazioni o </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">le </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">associazioni che fin dall’inizio si sono occupate e continuano ad occuparsi della vicenda</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">, in modo da</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> concordare insieme una soluzione diversa da quella della fossa comune</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">. E’ </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">certamente</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> vero, infatti,</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> che </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">finora non si è riusciti a dare un nome a </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">quei poveretti</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> e a molti altri come loro</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">,</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> ma il lavoro della commissione d’indagine non è terminato e provvedimenti del genere, oltre a risultare oltraggiosi per le vittime, rischiano di complicare gli accertamenti</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">,</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">già di per sé difficili e lunghi.</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"></span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 21.600000381469727px;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"> </span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">Non solo. S</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">otto il profilo morale, </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">quanto è accaduto </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">sembra quasi il segnale di una sorta di volontà di chiudere per sempre questa </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">terribile </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">storia, cancellando persino la “testimonianza” </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">che è di per sé rappresentata da ciascuna di quelle salme – senza nome o con un nome non fa molta differenza – e di conseguenza</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> cancellando</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">, insieme a quell</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">a</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> “testimonianz</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">a</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">”, la memoria stessa di quell</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">a strage</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> che è diventat</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">a</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> il simbolo della </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">enorme </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">tragedia dell’immigrazione negli ultimi 25 anni.</span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 21.600000381469727px;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"> </span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">Vorrei allora ricordare – senza alcuna punta polemica ma con estrema decisione e convinzione – gli impegni presi </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">dal governo italiano nell’ottobre 2013, all’indomani di quel terribile naufragio</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">. Si parlò non solo della necessità di fare “piena luce” sulla strage ma, a proposito delle vittime, di onoranze funebri solenni, che testimoniassero l’impegno dello Stato italiano e la sua vicinanza con le famiglie delle vittime e </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">con i</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">superstiti. A otto anni di distanza, invece, si deve scoprire che alcune salme vengono addirittura praticamente sfrattati. Quasi nascoste. E il timore è che, seguendo il principio adottato dall’amministrazione di Sciacca, lo stesso accada anche in altri Comuni </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">siciliani </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">che accolgono quei po</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">veri resti</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> nei loro cimiteri</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">.</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"></span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 21.600000381469727px;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"> </span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">Le chiederei, allora, di fare in modo che il precedente di Sciacca non si ripeta e che, anzi, quelle dieci salme tornino ad avere ciascuna una propria</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">, particolare</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> sepoltura: nient’altro che quello che accade nei cimiteri – magari modestissimi</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">,</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> ma pieni di dignità e umanità – dedicati in alcuni paesi africani</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">, come la Tunisia</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> o l’enclave spagnola di Ceuta</span><a name="_GoBack" rel="nofollow noopener noreferrer" shape="rect" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent;"></a><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">,</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> ai </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">resti mortali dei </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">migranti recuperati in mare.</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> Anzi, le chiederei, in realtà, molto di più: il caso di Sciacca potrebbe essere l’occasione per rilanciare gli impegni presi dal Governo nel</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">2013. Come? Ad esempio, sostenendo di più il lavoro della commissione </span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;">impegnata a</span><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"> dare un nome e un volto alle vittime ancora sconosciute e rilanciando il progetto del memoriale.</span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 21.600000381469727px;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"> </span></span></p><p class="yiv9109236939ydp1a59623as3" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; color: black; line-height: 1.2; margin: 0px 28px 0px 42px; text-align: justify;"><span class="yiv9109236939ydp1a59623as2" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; line-height: 14.399999618530273px;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Grazie dell’attenzione e per quanto vorrà fare. Resto ovviamente a disposizione per qualsiasi chiarimento e le invio intanto i mei più cordiali saluti.</span></span></p></div><div style="-webkit-tap-highlight-color: rgba(0, 0, 0, 0); -webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(29, 34, 40); color: #1d2228;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br clear="none" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent;" /></span></div><div class="yiv9109236939ydpff14647fsignature" style="-webkit-tap-highlight-color: rgba(0, 0, 0, 0); -webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(29, 34, 40); color: #1d2228;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span> <span> </span></span>don Mussie Zerai Dr. Theol. H.C</span></div>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-73350805101979862282021-10-03T15:31:00.001+02:002021-10-03T15:31:42.678+02:00Giornata della Memoria 03 ottobre 2013 - 2021 <p><span style="font-family: arial; font-size: large;">Le vittime di omissione di soccorso attendono Giustizia </span></p><p><span style="-webkit-tap-highlight-color: rgba(0, 0, 0, 0); -webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(29, 34, 40); color: #1d2228; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px;">Oggi siamo tutti a Lampedusa a fare memoria delle vittime di omissione di soccorso del 03 ottobre del 2013.</span></p><div style="-webkit-tap-highlight-color: rgba(0, 0, 0, 0); -webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(29, 34, 40); color: #1d2228; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px;">La nostra presenza qui è per chiedere dignità per le vittime, dignità anche nelle sepolture, facciamo appello alle amministrazioni locali e regionali di dare degna sepoltura, in certe zone della Sicilia le sepolture dei migranti è totalmente abbandonato, dall‘incuria reso irriconoscibile. Le famiglie che ogni anno che vengono in visita vivono lo strazio di vedere queste tombe trascurate lasciate all‘incuria e indifferenza. Fare memoria delle vittime deve spingere le autorità civili di tenere dignitosamente le sepolture dei Migranti vittime nel Mediterraneo.</div><div style="-webkit-tap-highlight-color: rgba(0, 0, 0, 0); -webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(29, 34, 40); color: #1d2228; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px;">Oggi siamo qui per chiedere verità è Giustizia per le vittime e famigliari, tropi casi di omissione di soccorso sono in attesa di verità e giustizia da molti anni. Ci appelliamo alle autorità giudiziari di fare piena luce su queste stragi di Migranti nel Mediterraneo.</div><div style="-webkit-tap-highlight-color: rgba(0, 0, 0, 0); -webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(29, 34, 40); color: #1d2228; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px;">Oggi siamo qui anche per dire basta morti della speranza, le istituzioni europee si impegnino a prevenire queste stragi con politiche di prevenzione, protezione, accoglienza e piena integrazione/inclusione sociale, economico e culturale.</div><div style="-webkit-tap-highlight-color: rgba(0, 0, 0, 0); -webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(29, 34, 40); color: #1d2228; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px;">Serve andare alle radici delle cause dell‘esodo di questi migranti. La prevenzione deve partire dal paesi di origine sanare le cause dell‘esodo. Prevenzione anche nei paesi di transito garantendo accoglienza dignitosa e inserimento nel tessuto sociale, educazione, sanità, lavoro ect … La prevenzione si deve fare anche aprendo canali legali per coloro che sono bisognosi di protezione internazionale con corridoio umanitario, programmi di reinsediamento, visti umanitari e visti per studi universitari o cure mediche.</div><div style="-webkit-tap-highlight-color: rgba(0, 0, 0, 0); -webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(29, 34, 40); color: #1d2228; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px;">Fare memoria avere una giornata di memoria ha senso solo se questa memoria ci spinge ad evitare altri morti, altre stragi che sono all‘ordine del giorno. </div><div style="-webkit-tap-highlight-color: rgba(0, 0, 0, 0); -webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(29, 34, 40); color: #1d2228; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px;">Il nostro appello alle istituzioni nazionali ed Europei è questo basta indifferenza è tempo di proteggere vite umane e di agire per garantire il rispetto dei diritti e della dignità umana. </div><div style="-webkit-tap-highlight-color: rgba(0, 0, 0, 0); -webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(29, 34, 40); color: #1d2228; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px;"><br style="-webkit-tap-highlight-color: transparent;" /></div><div class="yiv1394839630ydped616a79signature" style="-webkit-tap-highlight-color: rgba(0, 0, 0, 0); -webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(29, 34, 40); color: #1d2228; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px;">Fr. Mussie Zerai Dr. Theol. H.C</div>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-88188822015025140942021-09-07T12:43:00.001+02:002021-09-07T12:43:08.792+02:00Rifugiati Eritrei in Pericolo Chiedo Aiuto alla Comunità Internazionale<p> <span style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;">Da mesi riceviamo segnalazioni da profughi eritrei vittime di sequestri e ricatti, bambini e ragazze vittime di abusi sessuali. </span></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhoQOMsxiGh_gbzTAv5h0b5lveTfLqZZJZSfc0UETMpv6OSw_RnIX1aikcf42UYie4NOlrucC-5QmFSLDcMEMhBsaKsZMVQyl64hfeBvVBr_0E673E3IX94FTwsYOXuiZQOIhksDvr87IA/s1936/img_6208.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1936" data-original-width="1936" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhoQOMsxiGh_gbzTAv5h0b5lveTfLqZZJZSfc0UETMpv6OSw_RnIX1aikcf42UYie4NOlrucC-5QmFSLDcMEMhBsaKsZMVQyl64hfeBvVBr_0E673E3IX94FTwsYOXuiZQOIhksDvr87IA/s320/img_6208.jpg" width="320" /></a></div><p></p><div dir="ltr" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;"><b>Sudan </b>casi di sequestri lampo a scopo di risicato va crescendo in torno ai campi profughi di Shegherab e Kessella, decine di famiglie costretti a pagare il riscatto per ottenere il rilascio dei loro congiunti. L'autori di questi crimini sono clan ben noti alle autorità di polizia Sudanese, clan di etnia Rashaida ben armati e organizzati con elementi criminali di altre etnie sudanesi ed eritrei che controllano tutta la zona di confine tra i due paese e il territorio intorno ai campi profughi.</div><div dir="ltr" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;">Il pericolo si annida sulle strade che collegano il campo di Shegherab con Khartoum, molti profughi cadono vittime dei sequestri nel tentativo di raggiungere partenti e amici nella capitale.</div><div dir="ltr" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;"><b>Khartoum</b>: una rete di tratta di prostituzione e pedofilia che prende di mira minori figli di profughi e rifugiati, bambine di 10 anni sottratti dalle scuole abusate filmate costrette a subire violenze fisiche e sessuali da adulti. La giustizia Sudanese stenta a perseguirli anche difronte a denunce documentate da alcune famiglie di rifugiati coraggiosi che pretendono giustizia, vogliono distruggere questa rete di criminali, non trovano grande sostegno nella macchina giudiziaria del paese, che spesso rilasciano i criminali che tornano a minacciare e intimidire le famiglie che osano denunciare questi efferati crimini.</div><div dir="ltr" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;">Rifugiati Eritrei nei campi profughi vivono nel insicurezza e misera senza nessuna prospettiva per il loro futuro che li spinge alla disperazione rendendo il terreno fertile per i trafficanti che gli spingono a intraprendere il viaggio pericoloso verso il deserto libico e il mare mediterraneo con il miraggio di raggiungere l'Europa.</div><div dir="ltr" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;">Serve l'impegno della Comunità Europea per garantire una reale sicurezza e condizione di vita dignitosa, la protezione umanitaria sia effettiva non solo teorica. Serve una giustizia rapida e reale che colpisci i crimini odiosi su minori e contro i sequestri di persona che nel paese sta diventando sempre più una normalità.</div><div dir="ltr" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwSwpYlUsylrKx1XCKpWl1emJy6TaQc5mvIXZF4PaTz9eyVS3DRenEq1jgxpHlzNYm9GWOYA41805knFKhVzZZpP8yTY778grVFZ0ynjG-gYcKtpapasDBBS19u14U_bQpSSy8cvnk7YY/s512/unnamed.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="380" data-original-width="512" height="238" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwSwpYlUsylrKx1XCKpWl1emJy6TaQc5mvIXZF4PaTz9eyVS3DRenEq1jgxpHlzNYm9GWOYA41805knFKhVzZZpP8yTY778grVFZ0ynjG-gYcKtpapasDBBS19u14U_bQpSSy8cvnk7YY/s320/unnamed.jpg" width="320" /></a></div><div dir="ltr" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;"><br /></div><div dir="ltr" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;"><b>Ethiopia</b>: </div><div dir="ltr" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;">Rifugiati Eritrei due volte vittime, trovatisi in mezzo ad un conflitto che va avanti da mesi. Due campi profughi distrutti, oltre 20 mila profughi dispersi, di cui circa 10 mila si sospetta fossero stati forzatamente deportati verso il paese di origine, ma a tutto oggi nessun autorità internazionale è stato in grado di accertare e verificare le loro condizioni reali. Molti profughi arrivati durante il tempo di conflitto nella regione del Tigray che sono a tutto oggi dispersi nel territorio, visto che è stato sospeso la registrazione dei nuovi rifugiati con il rischio di renderli invisibili senza nessun diritto, esposti ad ogni rischio e pericolo visto che il conflitto non si ferma.</div><div dir="ltr" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;">Molti rifugiati urbani nelle città nella Regione del Tigray vivono in condizione di paura e miseria, cosi come in Addis Abeba molti profughi fuggiti dal nord arrivati nella capitale vivono in situazioni disperate di assoluta povertà, ci chiedono aiuto per la loro sopravvivenza.</div><div dir="ltr" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;">Chiediamo che la comunità internazionale presti attenzione verso le grida di questi fratelli e sorelle, serve un piano di protezione che sottrai i profughi dalla zona di conflitto con un piano di evacuazione che gli mette al sicuro.</div><div dir="ltr" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;">Bisogna valutare se il governo federale etiope riconosce ancora il diritto di asilo degli eritrei, questo compito spetta all'UNHCR qualora l'esito fosse negativo, bisogna trasferire i rifugiati in paesi terzi che possano garantire lo status di rifugiato a chi fugge dal regime di Asmara.</div><div dir="ltr" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;">Urgente garantire assistenza a tutta la popolazione coinvolta nel conflitto, in particolare ai profughi e sfollati nella regione del Tigray ai circa 25 mila rifugiati che oggi sono ancora nei due campi profughi di May Aini e Adi Harush.</div><div dir="ltr" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;"><br /></div><div dir="ltr" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;"><br /></div><div class="yiv1670015962ydp491f387asignature" style="background-color: white; color: #1d2228; font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;">Fr. Mussie Zerai Dr. Theol. H.C</div>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-26305753941908084532021-03-08T12:13:00.000+01:002021-03-08T12:13:21.707+01:00War in Tigray: an investigation immediately of the UN Commission on human rights violations and war crimes<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVObBPc3ELCEPveN2gRL7WJ6Z1pIw3Djl4kmre1hS1yHLNZPiatcNpajemJw1Wye85obJMh6BRkwwQzox5k5DRfqmUE3VOIUyzbFL4Cuwc93tpD9wC6oyLPdecNFXxVHDbwMmjFERGSBo/s768/Etiopia-e-Tigray-8-768x593.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="593" data-original-width="768" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVObBPc3ELCEPveN2gRL7WJ6Z1pIw3Djl4kmre1hS1yHLNZPiatcNpajemJw1Wye85obJMh6BRkwwQzox5k5DRfqmUE3VOIUyzbFL4Cuwc93tpD9wC6oyLPdecNFXxVHDbwMmjFERGSBo/s320/Etiopia-e-Tigray-8-768x593.jpg" width="320" /></a></div><p></p><p>"Erasing" Tigray as a political entity and even as a community: this seems to be emerging on the conflict that has been going on since the beginning of November 2020 in northern Ethiopia. The news that filters is scarce: all communications are interrupted from the very first days and the Addis Ababa government has imposed a strict embargo, preventing access not only to independent media but even to humanitarian organizations that have mobilized to bring aid to the civilian population. The little that has emerged, however, is already such as to paint a terrible picture, made up of death, destruction, violence that goes far beyond even the horror that every war entails.</p><p><br /></p><p>Addis Ababa denies that a war is underway: it claims that it would be "only" an internal operation of public order, to restore legality in a region that has fallen into the hands of rebels who would have put themselves out of the constitution. In reality it is a double war: a fratricidal civil war and a regional war in which, as an ally of the Ethiopian government and federal army, Eritrea, a foreign state, led by a ferocious dictatorship, plays a major role. for years he has seen his "first enemy" in the Tigray People's Liberation Front, the political formation that has long been in effect leading the whole of Ethiopia and still leader in the regional state of which he considers himself the only legitimate authority. Perhaps the horrors that are emerging depend precisely on this combination of factors.</p><p>The news that has arrived so far is due to the testimonies of refugees, to the reports of international institutions such as UNHCR and the Red Cross or to courageous NGO operators who have managed to maintain some contacts, to the reports / appeal of some religious, such as in particular the bishop of Adigrat. They all agree that a war of total destruction is being fought, with episodes that can constitute real crimes against humanity.</p><p>The data itself is eloquent</p><p>- A huge number of victims. It is not known exactly how many, but certainly in the order of thousands and thousands, mostly among the defenseless civilian population</p><p>- At least 65,000 refugees forced to flee to Sudan to escape violence, killings, indiscriminate bombings</p><p>- Over 2.2 million internally displaced persons: in practice, more than a third of the population of the entire Tigray</p><p>- About 3 million people (including internally displaced people) who no longer have to live and are reduced to hunger, so much so that all observers agree in speaking of "widespread malnutrition" while several starvation deaths are already occurring. In particular, the letter / report that the bishop of Adigrat managed to send to various institutions abroad to ask for help is eloquent</p><p>- Indiscriminate reprisals with unjustified killing especially of young people, perhaps for the sole suspicion that they are sympathizers of the TPLF</p><p>- Mass killings such as the one amply documented by Amnesty International's recent report to Axum. A death toll of at least 750 victims, perhaps 800, is estimated, with killings that lasted for days, even within the sacred area of the Cathedral of St. Mary of Sion or hitting anyone street by street and even house to house, as in a blood orgy dictated by an incomprehensible desire for "punishment" and revenge. Ultimately, a horrendous episode which, if confirmed, in itself constitutes a crime against humanity</p><p>- An increasing number of reports of sexual violence, both individual and group, which indicate that women are the first victims of this situation and which, if confirmed in the suspected size, lead to suspicion that rape is used as a "weapon of war" .</p><p>- The bombing, attack and looting of places that symbolize the faith and culture of the Tigris as if to also eliminate the roots and the spirit of the Tigrinya people to complete the "ethnic cleansing" that seem to connote the massacres and displacement forced of entire communities. Suffice it to recall, for example, the complex of the cathedral of Santa Maria di Sion in Axum, the holiest place of the Coptic Christian religion, where, according to tradition, the holy ark of the tablets of the law received from Moses is kept; the Al Najashi mosque, near Wukro, the first built in Africa, a symbol of the coexistence between Islam and Christianity; the monastery of Debra Damo, perhaps the most prestigious center of religious studies in Ethiopia, where it appears that the library, keeper of the oldest and most precious sacred books, most of which would have been destroyed, looted or partly stolen, was particularly affected by the soldiers, perhaps with the intention of selling them on the clandestine market</p><p>- The almost total destruction of hospitals and centers doctors: it is estimated that less than 15 per cent remained in operation and, moreover, without supplies of medicines and food, without reserves of fuel to operate the generators that are certainly essential due to the frequent, very long interruptions of the electricity supply</p><p>- The systematic destruction of infrastructures and production equipment (such as the factories of Adigrat, for example) especially by the Eritrean troops who would complete the looting by plundering the plants or any useful material to transfer it across the border with military truck columns. According to numerous complaints from refugees, the looting would not steal even the private property of families, starting with cars and even food supplies. A total destruction, in fact, which - by overlapping, among other things, an already difficult pre-war economic situation and desertifying the countryside - risks immediately causing a long, terrible famine and, in general, paralyzing and "retreating" for years the economy and the possibilities of recovery of the entire Tigray</p><p>- The de facto delivery to the Eritrean troops of thousands of refugees who, fleeing the dictatorship of Asmara, had found refuge in Tigrai in the Shimelba and Hitsats camps. Some were killed in the fighting that directly invested the two structures, many fell into the hands of the regime from which they had escaped and which they accused with their own escape: thousands of these (no less than 15 thousand) are practically disappeared and it appears from various testimonies that a good percentage of them, carefully "selected" people, were forced to return to Eritrea. Ethiopia, to which the refugees had entrusted their lives seeking asylum, did not object in the slightest, in evident contrast with international law.</p><p>Even if only part of this will be confirmed, it is evident that the ongoing war is characterized by the constant, daily violation of the most elementary human rights. Hence, then, the need for the UN, precisely through the Commission for Human Rights, to promote and indeed demand an in-depth independent international investigation. The governments of Addis Ababa and Asmara deny that an emergency situation such as the one described has been created. Prime Minister Abiy Ahamed, declaring the "operation of public order" concluded at the end of November, with the conquest of Macalle, went so far as to argue that there were almost no casualties among the civilian population. In this vein, he has always rejected the hypothesis of an independent investigation. The situation that is emerging is such that it cannot be tolerated yet that we do not go and verify “on the ground” what has happened and what is still happening.</p><p>Faced with the suspicion of a blatant violation of human rights and episodes that take the form of crimes against humanity, the international community has not only the right but the duty to intervene. And, precisely because these are crimes against humanity, it has all the juridical and legal instruments to do so. Regardless of the will of Addis Ababa.</p>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-14070621624181488782021-03-05T18:01:00.005+01:002021-03-05T18:01:24.698+01:00Guerra in Tigrai: subito un’inchiesta della Commissione Onu sulla violazione dei diritti umani <p> </p><p class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">"Cancellare” il
Tigrai come entità politica e addirittura come comunità: questo sembra stia
emergendo sul conflitto in corso dall’inizio di novembre 2020 nel nord
dell’Etiopia. Le notizie che filtrano sono scarse: tutte le comunicazioni sono
interrotte fin dai primissimi giorni e il governo di Addis Abeba ha imposto uno
stretto embargo, impedendo l’accesso non solo ai media indipendenti ma persino
alle organizzazioni umanitarie che si sono mobilitate per portare aiuto alla
popolazione civile. Quel poco che è emerso, tuttavia, è già tale da dipingere –
se confermato – un quadro terribile, fatto di morte, distruzione, violenze che
vanno molto al di là anche dell’orrore che ogni guerra comporta..<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMfAyFBMrWDOEOBe3jLUrinxpW9hyphenhyphenNkFZG2cqGPXeC4Ogkysxq6-F03-7ypl6lgp5FYVlIyiSV5o8knpfr7GzmYxJv3crs0XslELp14s-MU8NMlFSlMHpQEIabzIH1ufvFw04hbMkpbbM/s1150/128276644_2830349240620770_2708032965671851266_o.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1150" data-original-width="999" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMfAyFBMrWDOEOBe3jLUrinxpW9hyphenhyphenNkFZG2cqGPXeC4Ogkysxq6-F03-7ypl6lgp5FYVlIyiSV5o8knpfr7GzmYxJv3crs0XslELp14s-MU8NMlFSlMHpQEIabzIH1ufvFw04hbMkpbbM/s320/128276644_2830349240620770_2708032965671851266_o.jpg" /></a></div><br /><p></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Addis Abeba nega che
sia in corso una guerra: sostiene che si tratterebbe “solo” di una operazione
interna di ordine pubblico, per riportare la legalità in una regione caduta in
mano a ribelli che si sarebbero messi fuori dalla costituzione. In realtà è una
guerra duplice: una guerra civile fratricida e una guerra regionale nella quale,
come alleata del governo e dell’esercito federale etiopico, svolge un ruolo di
grande rilievo l’Eritrea, uno stato estero, governato da una dittatura feroce,
che da anni vede il suo “primo nemico” nel Fronte Popolare di Liberazione del
Tigrai, la formazione politica già a lungo di fatto alla guida dell’intera
Etiopia e tuttora leader nello stato regionale di cui si considera l’unica
autorità legittima. Forse gli orrori che, secondo varie fonti, starebbero emergendo
dipendono proprio da questo combinarsi di fattori.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Le notizie arrivate
finora si devono alle testimonianze dei profughi, ai rapporti di istituzioni internazionali
come l’Unhcr e la Croce Rossa o di coraggiosi operatori di Ong che sono
riusciti a mantenere alcuni contatti,<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>alle relazioni/appello di alcuni religiosi, come in particolare il
vescovo di Adigrat. Tutte concordano che si starebbe combattendo una guerra di
distruzione totale, con episodi che possono configurare veri e propri crimini
contro l’umanità.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">I dati comunicati
appaiono di per sé eloquenti</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– Un numero enorme
di vittime. Non si sa esattamente quanti, ma sicuramente nell’ordine di migliaia
e migliaia, in buona parte tra la popolazione civile inerme</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– Almeno 65 mila
profughi costretti a fuggire in Sudan per sottrarsi a violenze, uccisioni,
bombardamenti indiscriminati</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– Oltre 2,2 milioni
di sfollati interni: in pratica, più di un terzo della popolazione dell’intero
Tigrai</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– Circa 3 milioni di
persone (inclusi gli sfollati interni) che non hanno più di che vivere e sono
ridotte alla fame, tanto che tutti gli osservatori concordano nel parlare di
“diffusa malnutrizione” mentre già si starebbero verificando diverse morti per
fame. E’ eloquente, in particolare, la lettera/relazione che il vescovo di
Adigrat è riuscito a far pervenire a varie istituzioni all’estero per chiedere
aiuto</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– Rappresaglie
indiscriminate con l’uccisione immotivata soprattutto di giovani, magari per il
solo sospetto che siano simpatizzanti del Tplf</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– Stragi di massa
come quella denunciata con varie testimonianze dal recente rapporto di Amnesty
International ad Axum. Si calcola un bilancio di morte di almeno 750 vittime,
forse 800, con uccisioni che si sarebbero protratte per giorni, persino
all’interno dell’area sacra della cattedrale di Santa Maria di Sion o colpendo
chiunque strada per strada e persino casa per casa, come in un’orgia di sangue
dettata da una incomprensibile volontà di “punizione” e vendetta. In
definitiva, un episodio orrendo che, se confermato, configura di per sé un
crimine contro l’umanità</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– Un numero
crescente di denunce di violenze sessuali, sia individuali che di gruppo, che
segnalano come le donne siano le prime vittime di queste situazioni e che, se
confermati nelle dimensioni indicate, fanno sospettare che lo stupro venga
usato come “arma di guerra”.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– Il bombardamento,
l’attacco e il saccheggio di luoghi simbolo della fede e della cultura del
Tigrai come a voler eliminare <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>anche le
radici e lo spirito stesso del popolo tigrino a completamento di quella “pulizia
etnica” che sembrano connotare le stragi e lo sfollamento forzato di intere
comunità. Basti ricordare, ad esempio, il complesso della cattedrale di Santa
Maria di Sion ad Axum, il luogo più sacro della religione cristiano copta,
dove, secondo la tradizione, viene conservata l’arca santa delle tavole della
legge ricevute da Mosè; la moschea di Al Najashi, presso Wukro, la prima edificata
in Africa, simbolo della convivenza tra Islam e Cristianesimo; il monastero di
Debra Damo, forse il più prestigioso centro di studi religiosi in Etiopia, dove
risulta che sia stata colpita in particolare la biblioteca, custode dei libri
sacri più antichi e preziosi, buona parte dei quali sarebbero stati distrutti,
saccheggiati o in parte razziati dalla soldataglia, forse con l’intento di
venderli sul mercato clandestino</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– La distruzione
quasi totale degli ospedali e dei centri medici: si calcola che ne sia rimasto
in funzione meno del 15 per cento e, per di più, senza scorte di medicinali e
di cibo, senza riserve di carburante per far funzionare i gruppi elettrogeni
sicuramente essenziali a causa delle frequenti, lunghissime interruzioni della
fornitura elettrica</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– La distruzione
sistematica di infrastrutture e apparati produttivi (come le fabbriche di
Adigrat, ad esempio) soprattutto ad opera delle truppe eritree che
completerebbero il saccheggio depredando gli impianti o qualsiasi materiale
utile per trasferirlo oltreconfine con autocolonne di camion militari. Al
saccheggio, secondo numerose denunce dei profughi, non si sottrarrebbero
neanche le proprietà private delle famiglie, a cominciare dalle auto e persino
dalle scorte di cibo. Una distruzione totale, appunto, che – sovrapponendosi
tra l’altro a una situazione economica prebellica già di per sé difficile e
desertificando le campagne – rischia di provocare nell’immediato una lunga,
terribile carestia e, in generale, di paralizzare e “retrocedere” di anni
l’economia e le possibilità di ripresa dell’intero Tigrai</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– La consegna di
fatto alle truppe eritree di migliaia profughi che, fuggendo dalla dittatura di
Asmara, avevano trovato rifugio in Tigrai nei campi di Shimelba e di Hitsats.
Alcuni sono rimasti uccisi nei combattimenti che hanno investito direttamente
le due strutture, tantissimi sono caduti nelle mani del regime da cui si erano
sottratti e che hanno messo sotto accusa con la loro stessa fuga: migliaia di
questi (non meno di 15 mila) sarebbero praticamente spariti e risulterebbe da
varie testimonianze che una buona percentuale di loro, persone accuratamente
“selezionate”, siano state costrette a rientrare in Eritrea. L’Etiopia, a cui i
rifugiati avevano affidato la propria vita chiedendo asilo, non sembra essersi
minimamente opposta, in contrasto evidente con il diritto internazionale.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Anche se soltanto
una parte di tutto questo troverà conferma, appare evidente che la guerra in
corso è caratterizzata dalla costante, quotidiana violazione dei più elementari
diritti umani. Da qui, allora, la necessità che l’Onu, proprio attraverso la
Commissione per i diritti umani, promuova ed anzi pretenda una approfondita
inchiesta indipendente internazionale. I governi di Addis Abeba ed Asmara
negano che si sia creata una situazione di emergenza come quella descritta. Il
premier Abiy Ahamed, dichiarando conclusa “l’operazione di ordine pubblico” a
fine novembre, con la conquista di Macalle, ha riferito che non si erano quasi
registrate vittime tra la popolazione civile. Su questa scia, ha negato la
fondatezza del rapporto di Amnesty su Axum e, più in generale, ha sempre
respinto l’ipotesi di una inchiesta indipendente. La situazione che sta
emergendo è tale, tuttavia, che non si può tollerare ancora che non si vada a
verificare “sul terreno” quello che è accaduto e che sta ancora accadendo con
osservatori e commissari autonomi, liberi di muoversi dove vogliono e di
parlare con chiunque ritengano opportuno.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Di fronte al
sospetto di una violazione palese dei diritti umani e di episodi che si
configurerebbero<a name="_GoBack"></a><span style="mso-spacerun: yes;">
</span>come crimini<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>contro l’umanità, la
comunità internazionale ha non solo il diritto ma il dovere di intervenire. E,
proprio perché si tratterebbe di crimini<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>contro l’umanità, ha tutti gli strumenti giuridici e legali per farlo. A
prescindere dalla volontà di Addis Abeba.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Roma, 5 marzo 2021<o:p></o:p></span></i></p>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-48077134294278738582020-12-02T11:34:00.007+01:002020-12-02T11:53:56.991+01:00Etiopia: Appello Urgente ! Aprite Corridoi Umanitari<p> </p><p class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="IT" style="font-size: 18pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Allo sbando i campi dei profughi
eritrei </span></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="IT" style="font-size: 18pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">m<a name="_GoBack"></a>entre
si registrano 3 morti </span></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="IT" style="font-size: 18pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">e si temono 6 mila rimpatri
forzati ad Asmara</span></b><b><span lang="IT" style="font-size: 12pt;"><o:p> </o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12pt;"><o:p> </o:p></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXt3xBDtbSNHcS3KzgYOKxmRlVEEzpFGccCCAo6_Lt5p4l6Ly4u5ckNPn_HT98kR1mQFPlEtH7SWoONmlOHYEKQ0tMT5ZCyVmp8EybaxjqG5Se2lRjJbY7s1-Bo_-GWtzgn-UJN4tk_EY/s710/2016-02-25T000000Z_113699653_GF10000322489_RTRMADP_3_ERITREA-POLITICS.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="340" data-original-width="710" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXt3xBDtbSNHcS3KzgYOKxmRlVEEzpFGccCCAo6_Lt5p4l6Ly4u5ckNPn_HT98kR1mQFPlEtH7SWoONmlOHYEKQ0tMT5ZCyVmp8EybaxjqG5Se2lRjJbY7s1-Bo_-GWtzgn-UJN4tk_EY/s320/2016-02-25T000000Z_113699653_GF10000322489_RTRMADP_3_ERITREA-POLITICS.jpg" width="320" /></a></div><p></p><p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12pt;">La guerra in Tigrai
ha investito anche gli eritrei rifugiati nella regione dopo essere fuggiti
dalla dittatura di Asmara. Sono tantissimi: circa 96 mila, più della metà degli
eritrei che hanno chiesto e trovato aiuto in Etiopia a partire dal 2001. Vivono
da anni in quattro grandi centri di raccolta, tutti sotto l’egida dell’Unhcr,
situati nell’ordine, da sud a nord, ad Adi Harush, Mai Aini, Hitsats e
Shimelba. Non sono mancati i problemi in tutti questi anni e la situazione è
ulteriormente peggiorata a causa della pandemia di coronavirus. Ma non è mai
venuta meno la tutela internazionale che ha garantito i diritti di queste
persone e consentito loro di avviare un nuovo percorso di vita, sia pure tra
grosse difficoltà.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12pt;">Lo sconvolgimento
portato dalla guerra rischia adesso di far saltare questo fragile equilibrio e,
peggio, anche ogni forma di protezione. I combattimenti fortunatamente non li
hanno colpiti direttamente o comunque non in maniera massiccia, anche se non
mancano alcune vittime: ad Adi Harush risulta che tre giovani siano stati
uccisi da una raffica di schegge durante un pesante bombardamento sull’area
limitrofa al campo. Scontri armati a parte, però, nei campi profughi si
profilano due minacce non meno drammatiche: il rischio di deportazione forzata
in Eritrea e difficoltà di sussistenza enormi a causa della brusca interruzione
di tutte le forme di assistenza e rifornimento anche dei beni più
indispensabili.</span><span style="font-size: 12pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="IT" style="font-size: 12pt;">Deportazione.</span></b><span lang="IT" style="font-size: 12pt;"> La minaccia riguarda in particolare il campo di
Shimelba, quello più settentrionale e più vicino alla frontiera con l’Eritrea,
distante una trentina di chilometri. Circolano da giorni notizie che circa 6
mila profughi sarebbero stati bloccati all’interno o nei dintorni del centro di
accoglienza e rimpatriati in stato d’arresto da parte di reparti militari
eritrei entrati in territorio tigrino, come alleati dell’esercito federale etiopico.
In sostanza, una vera e propria deportazione di massa, le cui vittime rischiano
di diventare dei “desaparecidos” introvabili, perché tutti i registri
dell’Unhcr sarebbero stati distrutti, in modo da non lasciare traccia degli
ospiti del campo o comunque da rendere estremamente difficili le ricerche.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12pt;">In una realtà
totalmente blindata come quella attuale del Tigrai – dove ogni forma di
comunicazione è stata oscurata o interrotta da parte di Addis Abeba e dalla
quale i giornalisti e persino le organizzazioni umanitarie sono bandite – non è
stato possibile finora verificare se queste notizie abbiano fondamento. Ma se
rispondono anche solo in minima parte a verità, sarebbe un fatto gravissimo,
che chiama in causa direttamente le responsabilità del premier Abiy Ahmed, del
suo governo e del suo esercito, perché neanche la guerra può essere invocata a
giustificazione della violazione dei diritti fondamentali degli eventuali
deportati: come profughi e come esseri umani. Anzi, proprio perché c’è la
guerra, l’Etiopia è tenuta a garantire a maggior ragione l’incolumità e la
libertà di quelle persone. Nessuno può ignorare, infatti, che tutti i profughi
vengono considerati dal regime di Asmara “traditori” e “disertori”:
costringerli a tornare in Eritrea significa esporli a una vera e propria
rappresaglia, fatta di galera e di morte. Ovvero, alla rivalsa e alla vendetta
di quella dittatura che ogni rifugiato ha messo sotto accusa di fronte al mondo
intero con la sua stessa fuga.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="IT" style="font-size: 12pt;">Assistenza.</span></b><span lang="IT" style="font-size: 12pt;"> E’ un problema di crescente gravità che riguarda tutti i campi
profughi. Fino alla guerra, assistenza e rifornimenti sufficienti per la vita
quotidiana delle migliaia di profughi sono stati assicurati dal governo del
Tigrai e da aiuti umanitari internazionali. Dall’inizio del conflitto le
forniture e i servizi si sono rapidamente ridotti fino ad esaurirsi: la
situazione peggiore sarebbe sempre quella del campo di Shimelba, dove i
militari eritrei arrivati da oltreconfine avrebbero sequestrato anche tutta la
scorta di medicinali residua dell’Unhcr. Né si può contare sull’intervento di
istituzioni come la stessa Unhcr o varie Ong e associazioni umanitarie, tutte
espulse e tagliate fuori dalla regione su disposizione di Addis Abeba. Manca
così ogni possibilità di intervento e manca anche ogni possibilità di
verificare sul posto le condizioni all’interno dei campi, fornire notizie
esatte, segnalare le situazioni più difficili e le eventuali emergenze. Ma dai
pochi contatti che i profughi stessi sono riusciti ad attivare, emerge un
quadro estremamente preoccupante: uno degli ultimi messaggi ha segnalato che
manca da giorni persino l’acqua, perché i rifornimenti, garantiti prima dall’arrivo
periodico e regolare di autocisterne, si sono interrotti: “Siamo costretti – si
dice nel messaggio – a fare ricorso all’acqua di un vicino ruscello. Anche per
bere, pur sapendo bene che si tratta di acqua malsana, perché quel ruscello è
usato come una discarica, dove si sversa di tutto”. Il fatto stesso che si
siano interrotti anche gli aiuti umanitari, del resto, è di per sé una grave
emergenza.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12pt;">A fronte di tutto
questo, l’Agenzia Habeshia chiede con forza interventi urgenti a tutte le
principali istituzioni internazionali – in particolare alle Nazioni Unite,
all’Unione Africana, all’Unione Europea oltre allo stesso governo di Addis
Abeba – con tre obiettivi prioritari:</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12pt;">– Verificare la
fondatezza della notizia dei rimpatri forzati in Eritrea di migliaia di
profughi e, in caso ci siano state effettivamente delle deportazioni,
intervenire con la massima rapidità e risolutezza perché tutti i prigionieri
vengano rilasciati e messi nella condizione di andarsene di nuovo dall’Eritrea,
senza alcun pregiudizio per sé e per i loro familiari</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12pt;">– Organizzare canali
umanitari che consentano il trasferimento verso altri Stati delle migliaia di
profughi che si sono trovati loro malgrado coinvolti nella guerra</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12pt;">– Riaprire subito le
frontiere del Tigrai agli aiuti umanitari e, per quanto riguarda il Governo di
Addis Abeba, riattivare la gestione ordinaria dei campi, sotto il controllo
dell’Unhcr, cessata da parte del governo regionale di Macalle con l’inizio
della guerra.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12pt;">Un’ultima nota va
riservata al presidente Abiy Ahmed. Negli ultimi due anni il suo percorso si è
intrecciato sempre più strettamente con quello di Isaias Afewerki, tanto che
non pochi osservatori vedono nel dittatore eritreo il suo principale alleato
nel Corno d’Africa. Neanche questa alleanza – anzi: tantomeno questa alleanza –
giustifica, sempre ovviamente che la notizia abbia fondamento, l’eventuale accondiscendenza
alla deportazione dei profughi eritrei. Se questa deportazione c’è stata e
addirittura è ancora in corso, non è credibile infatti che le autorità e
l’esercito etiopico non se ne siano accorti. Se è vero cioè che si sta
commettendo questo delitto, che è palesemente un crimine di lesa umanità, vuol
dire che Addis Abeba ha preferito voltarsi dall’altra parte.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12pt;">Attendiamo allora
che Abiy Ahmed, memore di cosa significhi il Premio Nobel per la Pace, fornisca
al più presto, all’intera comunità internazionale, prove credibili e concrete che
non ci sono state, non ci sono e non ci saranno deportazioni di profughi in
Eritrea o, in caso contrario, che si attivi lui stesso per liberarli.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><br /></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12pt;">Agenzia Habeshia<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12pt;">Roma, 2 dicembre
2020<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 1cm 10pt 42.55pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;"><span lang="IT" style="font-size: 12pt;"><o:p> </o:p></span></p>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.com0Regione dei Tigrè, Etiopia14.0323336 38.3165725-14.277900236178846 3.1603224999999995 42.342567436178847 73.4728225tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-18035529485946537842020-11-12T11:19:00.000+01:002020-11-12T11:19:09.294+01:00Etiopia: Appello alle parti in lotta e alle istituzioni internazionali<p class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="IT" style="font-size: 16.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">La
guerra Etiopia-Tigrai</span></b></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="IT" style="font-size: 22.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">“Far
tacere subito le armi”</span></b></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="IT" style="font-size: 16.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Appello
alle parti in lotta e alle istituzioni internazionali<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHW3NkQRRX1Hnau8rF1f8s_ApcFeUb9sN9aQDbairTHiZ46Bpzvi0lBrEuVO4joPkAazaxQL8iVyvXU_xo9uTHAYFXhzACw8a5BKJ4DksaWpeAmUxdK1m4l-1Y6JHT-HVKfS53cIl9uVQ/s1300/2f6bfdec707944a450ca47248ce9e4e9_1604863341976.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="729" data-original-width="1300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHW3NkQRRX1Hnau8rF1f8s_ApcFeUb9sN9aQDbairTHiZ46Bpzvi0lBrEuVO4joPkAazaxQL8iVyvXU_xo9uTHAYFXhzACw8a5BKJ4DksaWpeAmUxdK1m4l-1Y6JHT-HVKfS53cIl9uVQ/s320/2f6bfdec707944a450ca47248ce9e4e9_1604863341976.png" width="320" /></a></b></div><p></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Centinaia di vittime: militari e civili inermi.
Migliaia di profughi: molti rifugiati in Sudan, altri in attesa di poter
varcare il confine. Sono passati appena pochissimi giorni da quando è stato
sparato il primo colpo di fucile ma è già pesantissimo il bilancio di morte
della guerra in Tigrai, la regione nel nord dell’Etiopia al confine con
l’Eritrea e il Sudan.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Il premier etiope Abiy Ahmed si rifiuta di chiamarla
guerra. Insiste che le operazioni militari in corso sarebbero solo un
intervento per domare una ribellione interna: per quanto dolorosa, una
emergenza interamente nazionale, provocata dal governo regionale del Tigrai,
che si sarebbe posto fuori dalle leggi federali e dalla Costituzione stessa. Il
presidente tigrino, Debretsion Gebremichael, di contro, accusa Addis Abeba di
soffocare le libertà e le autonomie regionali, nel contesto di una politica di
forte accentramento.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Senza entrare nel merito del contrasto, è innegabile
che si tratta di una dolorosa guerra civile. I rapporti terribili che arrivano
dalle due parti, ogni giorno di più, parlano di vite perdute, bombardamenti,
distruzioni, profughi, sfollati: esattamente il quadro di morte e sofferenza
che si configura con qualsiasi guerra. E, per di più, lo scenario rischia di
allargarsi. Ricorre insistente la notizia che anche l’Eritrea sarebbe entrata o
si appresterebbe ad entrare nel conflitto al fianco di Addis Abeba o che
comunque avrebbe consentito alle truppe etiopi di entrare nel suo territorio
per sferrare un attacco al Tigrai anche dal confine orientale.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Il Tigrai soffia sul fuoco di questa notizia, che
viene invece smentita sia dall’Etiopia che dall’Eritrea. Nella chiusura totale
delle comunicazioni dall’intera regione, scattata quando la parola è passata
alle armi, è molto difficile una verifica fondata. Ma la tensione che
indubbiamente si è creata anche alla frontiera fra Tigrai ed Eritrea conferma
il rischio che la guerra civile in Etiopia possa innescare una escalation
incontrollabile non solo nella stessa Etiopia ma nell’intero Corno d’Africa,
un’area strategica, addirittura vitale, per la pace in tutto il continente
africano e non solo.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Allora, qualunque sia la causa di questo già così
sanguinoso conflitto, occorre fermarsi subito, prima che la situazione, già
difficilissima, diventi irreversibile: far tacere le armi, senza perdere
nemmeno un istante, per aprire la strada al dialogo. Perché la guerra non ha
mai risolto i problemi, neanche uno: semmai li ha ampliati e aggravati e ne ha
creati di nuovi. E di problemi da risolvere il Corno d’Africa ne ha già fin
troppi. Basti citarne alcuni dei più emergenti:</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– Il contrasto per le acque del Nilo che vede
contrapposti l’Etiopia da una parte e il Sudan ma soprattutto l’Egitto
dall’altra e che potrebbe alla lunga coinvolgere anche gli altri Stati
rivieraschi (Sud Sudan, Uganda, Kenya, Tanzania, Rwanda, Burundi, Congo) ma, di
conseguenza, l’intera Africa.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– La minaccia sempre presente ed anzi crescente del
terrorismo, che ha ormai messo radici profonde in molti paesi, a cominciare, ad
esempio, dalla Somalia e dal Kenya.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– I disastri ambientali, la siccità sempre più lunga e
ricorrente e la conseguente, feroce carestia, che da anni stanno desertificando
le campagne e svuotando i villaggi, provocando migliaia di morti e milioni di
sfollati e profughi. Per citare un esempio, solo quest’anno e nella sola
Somalia, secondo i rapporti delle Nazioni Unite, già a gennaio si contavano
oltre 800 mila tra profughi e sfollati dovuti alla guerra e alla crisi
ambientale e diretti dalle campagne verso le periferie delle grandi città, con
un trend in crescita che a metà anno ha portato a superare abbondantemente il
milione di persone.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– L’invasione delle locuste. Iniziata più di un anno
fa, è considerata la più grave e la più lunga dell’ultimo secolo. Milioni di
ettari di colture sono andati distrutti in Somalia, Kenya, Etiopia, Eritrea,
compromettendo fortemente la produzione di beni per il fabbisogno alimentare e
moltiplicando, dunque, i già gravi problemi di forniture sufficienti per
l’intera popolazione.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– La fame e la miseria endemiche. Ne sono colpite da
anni milioni di donne, uomini e soprattutto bambini in diverse zone della vasta
regione dell’Africa Orientale. Sempre per restare al caso Somalia, nel
settembre 2020 il Food Security and Nutrition Unit (Fsnau) ha calcolato che 2,1
milioni di persone erano esposte a una insicurezza alimentare acuta e che si
prevedeva un peggioramento ulteriore della situazione nel prosieguo dell’anno,
fino a dicembre. Non va meglio in Eritrea, dove l’ultimo rapporto dell’Unicef
sull’Africa orientale e meridionale (febbraio 2020) segnala che oltre il 60 per
cento dei piccoli fino a 5 anni di età è esposto a gravi problemi di
denutrizione. O in Sud Sudan, dove questo rischio riguarda dal 50 al 59 per
cento dei bambini.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– La pandemia di coronavirus. La pandemia è in
costante crescita in tutta l’Africa. Secondo i dati pubblicati il 10 novembre,
si sono superati 1,9 milioni di casi. Di questi, 231.400 riguardano l’Africa
Orientale, dove tra i paesi più colpiti figurano l’Etiopia, la Somalia e
Gibuti. Con tutto quello che ne consegue.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– La fuga di milioni di giovani costretti ad
abbandonare la propria terra dove, a causa del combinarsi dei motivi appena
elencati, ritengono di non avere più prospettive di una vita dignitosa. Un’autentica
“fuga per la vita” sicuramente comprensibile ma che, al di là delle tragedie
individuali, sta uccidendo il futuro stesso dei paesi di provenienza.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Ecco. In questo scenario già di per sé durissimo, una
guerra civile in Etiopia, con la prospettiva di un allargamento ad altri Stati,
potrebbe rivelarsi il colpo di grazia: l’inizio di una generale
destabilizzazione sociale ed economica di tutto il Corno d’Africa, vanificando
i faticosi processi di crescita e di trasformazione che, pur tra mille
difficoltà, sono stati avviati negli ultimi trent’anni nella regione. E per
l’Etiopia – che pure, con le riforme avviate a partire dal 2018, soprattutto
nella fase iniziale del governo di Abiy Ahmed, ha suscitato grandi speranze in
tutta l’Africa – potrebbe persino configurarsi una sorta di deprecabile
implosione: uno scenario che, sotto la spinta di forze centrifughe alimentate
dalle varie realtà etnico-.regionali, nell’ipotesi più estrema rischierebbe di
portare addirittura a una balcanizzazione del Paese. Va da sé che l’intero
Corno d’Africa ne sarebbe sconvolto.</span><span style="font-size: 12pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Da qui un nostro accorato appello. Chiediamo:</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– Alle parti in conflitto di deporre subito le armi e
di aprire un dialogo.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">– Alle maggiori istituzioni internazionali – a
cominciare dalle Nazioni Unite, dall’Unione Africana, e dall’Unione Europea –
ai singoli Stati africani e occidentali, alle maggiori potenze mondiali </span><span style="font-size: 12pt;">di intervenire al più presto e con tutta la capacità
di mediazione e persuasione di cui dispongono perché si arrivi subito a un
cessate il fuoco come premessa per l’apertura di un dialogo che porti a
soluzioni accettate da entrambe le parti in causa.</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Riteniamo che la guida di questo sforzo comune debba
essere la convinzione che “in guerra nessuno vince mai”. In guerra perdono
tutti. In particolare, perdono per prime le persone più deboli e fragili: la
popolazione inerme, i bambini, gli anziani, i poveri. E’ una constatazione che
vivono ogni giorno proprio molti paesi del Corno d’Africa, dove negli ultimi
anni sono affluiti milioni di profughi e rifugiati in fuga da guerre,
dittature, terrorismo, persecuzioni, carestia. In una parola, in fuga da
situazioni di crisi estrema. Tutto serve, meno che alimentare un’altra di
queste crisi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p><p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;"><o:p>Ufficio Stampa</o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Agenzia Habeshia</span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;">Roma, 12 novembre 2020<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: 10.0pt; margin-left: 42.55pt; margin-right: 1.0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span lang="IT" style="font-size: 12.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.comRoma RM, Italia41.9027835 12.496365513.592549663821153 -22.6598845 70.213017336178837 47.652615499999996tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-18742417522612925692020-11-11T13:25:00.004+01:002020-11-12T11:21:21.606+01:00Appello per l'evacuazione di profughi dalla Libia<p> <b>Diamo voce alle grida disperate che ci giungono da Tripoli, dai lager libici come il Sika e Abu Issa.</b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEk-vXyGDTHTfVfVXsch2N9z1AePsMLOrXLpGcrlYMRsl2BmJQ09qJVJvWJRs76KkV-mVL24HjpS3lE-cNmHUF3A4B6STFs1gJHs6PpLM-C6Mx75YgZkiAy6KbQj359dUhHHZ53zdRviM/s960/123107114_10158129779888621_7665217404262469281_n.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEk-vXyGDTHTfVfVXsch2N9z1AePsMLOrXLpGcrlYMRsl2BmJQ09qJVJvWJRs76KkV-mVL24HjpS3lE-cNmHUF3A4B6STFs1gJHs6PpLM-C6Mx75YgZkiAy6KbQj359dUhHHZ53zdRviM/s320/123107114_10158129779888621_7665217404262469281_n.jpg" /></a></div><br /><div dir="ltr"><br /></div><div dir="ltr">Nella giornata di ieri e oggi abbiamo ricevuto richieste di aiuto da profughi che si trovano nella capitale <b>Tripoli</b>, spesso oggetto di attacchi da bande armate che vengono a derubare e abusare fino ad uccidere come è già accaduto anche qualche giorno fa. I circa mille profughi che vivono nella zona di <b>Ghergarish </b>vivono nella perenne angoscia di essere in balia di bande armate senza una reale protezione da chi che sia. Spesso questi profughi sono presi di mira da criminali locali in cerca di facile guadagno, spesso atti di razzismo e discriminazione per motivi religiosi sono il loro pane quotidiano. Questa loro condizione di totale precarietà li spinge verso una sfiducia e disperazione. Di questa condizione di vulnerabilità approfittano i trafficanti di esseri umani che li propongono la via pericolosa la traversata del mediterraneo su gommoni e barconi fatiscenti ed sovraccariche che spesso si trasformano in una trappola mortale. Chi viene catturato in mare viene portato nei cosi detti "centri di detenzione" come il <b>Sika </b>dove persone private della loro libertà vivono in condizioni miserabili, abbiamo parlato con profughi che sono li trattenuti da 8 mesi, la loro colpa è di fuggire da miseria, dittatura, guerra cercare un futuro migliore altrove è diventato un crimine. Queste persone chiedono canali legali di accesso alla protezione internazionale, allo stato di diritto, a riavere la propria libertà e dignità umana.</div><div dir="ltr">Come si dice il peggio non è mai morto ci sono luoghi come <b>Abu Issa</b> un vero lager dove i profughi ridotti alla fame lasci la struttura solo se scende il tuo peso corporeo sotto i 40 kg. Solo se rimani pelle ossa consentono il tuo trasferimento altrove. Questo orrore sta accadendo oggi nel 2020.</div><div dir="ltr">Chiediamo urgente intervento della Comunità Europea e Unione Africana ad approntare un piano di evacuazioni per svuotare tutti centri di detenzione e lager disseminati nel territorio libico tutti profughi e migranti in pericolo vengano trasferiti al sicuro fuori dalla Libia.</div><div dir="ltr"><br /></div><div>Don Dr. Mussie Zerai Ph.D</div>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.comTripoli, Libia32.8872094 13.19133834.5769755638211578 -21.964911700000002 61.197443236178849 48.3475883tag:blogger.com,1999:blog-799940945196702649.post-48824298676168295072020-09-24T13:46:00.007+02:002021-02-05T14:22:20.444+01:00Appello alla Commissione Europea<p> <span style="font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;"><b>On. Ursula Von der Leyen</b></span></p><div data-setdir="false" dir="ltr" style="font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;"><b>Presidente della Commissione Europea</b></div><div data-setdir="false" dir="ltr" style="font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdr9Nf7iaUQRMP27ssArDaFxu2sKvvNSylDb20fPbwAliSvvf7wb6vHPzJfnz4_f-jftkzOuQvpKYuCJE2mkKGH7hglxpiHPh8zUQiOS4lnSBu2bj5_p2Q5NAr-x8yEiKv9Dc_cdIw4e4/s800/PmKVgNyVPuPjLNq-800x450-noPad.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdr9Nf7iaUQRMP27ssArDaFxu2sKvvNSylDb20fPbwAliSvvf7wb6vHPzJfnz4_f-jftkzOuQvpKYuCJE2mkKGH7hglxpiHPh8zUQiOS4lnSBu2bj5_p2Q5NAr-x8yEiKv9Dc_cdIw4e4/s320/PmKVgNyVPuPjLNq-800x450-noPad.jpg" width="320" /></a></div><div data-setdir="false" dir="ltr" style="font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;">In questi giorni si dibatte sul tema immigrazione le proposte da Lei presentate sul superamento del regolamento di Dublino, eventuali meccanismi su accoglienza e rimpatri quanto altro.</div><div data-setdir="false" dir="ltr" style="font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;">Al nostro modesto avviso l'Unione Europea dovrebbe lavorare su tre obbiettivi a lungo e medio termine.</div><div data-setdir="false" dir="ltr" style="font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;">1. <b>Andare alla radice che causa l'esodo di profughi è migranti.</b> </div><div data-setdir="false" dir="ltr" style="font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;"><br /></div><div data-setdir="false" dir="ltr" style="font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;">Questo è un obbiettivo allungo termine. Bisogna mettere in campo tutti gli strumenti della diplomazia, politica ed economica, per sradicare le cause che provocano l'esodo di popoli, che sono guerre, dittature, povertà, calamita naturali ect ... La Commissione presieduta da Lei dovrebbe fare un piano Marshall per l'Africa molto coraggioso. Un piano che mette fine all'utilizzo dell'Africa come terreno di battaglia per le potenze mondiali. Il Continente Africano non è un laboratorio dove si testano ogni tipo di arma, ogni tipo di malattia e cura. L'Africa non è in vendita!, anche se assistiamo ad un massiccio Land Grabbing da paesi ricchi a danno di contadini poveri. Bisogna frena ogni lotta per egemonia regionale, spesso lotte fomentate da piromani estranei al continente, e da imprenditori di morte. Bisogna fermare ogni forma di sfruttamento dissennato del continente e dei suoi abitanti. Ben venga la recente scelta della Svizzera su multinazionali, ben venga il tracciamento di alcuni minerali deciso dall'UE, sono passivi verso la giusta direzione ma non basta. Serve un piano Marshall che investe per il benessere dei popoli Africani, un piano per sanare le ferite del continente, che restituisca diritti e dignità ai popoli. Un piano di sviluppo che si curi della Persona integralmente, sul piano fisico, economico e culturale sul modello Africano. Non un piano per occidentalizzare l'Africa, non un piano per assimilare l'Africa. Serve un piano che rispetta la cultura e la natura, l'Armonia degli Africani con il patrimonio naturalistico per consegnare alle future generazioni un Continente sano e vivibile.</div><div data-setdir="false" dir="ltr"><span style="font-family: garamond, new york, times, serif;">https://www.corriere.it/buone-notizie/18_ottobre_29/land-grabbing-tutti-all-assalto-terre-fertili-2cedba30-dae0-11e8-aca4-abf222acb144.shtml </span></div><div data-setdir="false" dir="ltr"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhaBa3BfclQ9BSqyMC8p-IrYEcebF98QvTnG053JadSU_SdZZfXNJwjPvBM1lZbnspOIKlUPwm_gwIPZ7FpJRQ-O_JtTEsfacd3AhBOzbK91VA19qPAf8f_yCcSH_80wdbpxdyjJVttx74/s991/land_grabbing.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="582" data-original-width="991" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhaBa3BfclQ9BSqyMC8p-IrYEcebF98QvTnG053JadSU_SdZZfXNJwjPvBM1lZbnspOIKlUPwm_gwIPZ7FpJRQ-O_JtTEsfacd3AhBOzbK91VA19qPAf8f_yCcSH_80wdbpxdyjJVttx74/s320/land_grabbing.png" width="320" /></a></div><br /><span style="font-family: garamond, new york, times, serif;"><br /></span></div><div data-setdir="false" dir="ltr"><span style="font-family: garamond, new york, times, serif;"><br /></span></div><div data-setdir="false" dir="ltr" style="font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;">2. <b>Proteggere i profughi e migranti vicino a casa loro.</b></div><div data-setdir="false" dir="ltr" style="font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;">Questo è un obiettivo a medio termine, che bisogna mettere in campo risorse economiche ed umane per creare quelle condizioni necessarie per garantire accoglienza e vita dignitosa nel primo paese di transito. Le persone in fuga dai rispettivi paesi vanno verso i paesi confinanti, spesso in questi paesi trovano il peggio di quello che hanno lasciato, in termine di vivibilità e sicurezza personale, inserimento nel tessuto sociale ed economico. Ecco che diventa necessario che l'UE possa intervenire mediante la cooperazione internazionale per creare le condizioni di sicurezza e vivibilità tali da invogliare a restare vicino a casa. Questo può accadere se le persone non restano abbandonate nelle tende, in mezzo al nulla, in zone depresse sotto ogni profilo. Tutto questo aumenta la disperazione, diventa il terreno fertile per i trafficanti di esseri umani. L'UE in collaborazione con gli stati Africani affidabili e democratici sviluppi un piano di protezione accoglienza temporanea che garantisca accesso alla scuola, alla sanità, a lavoro, che garantisca una protezione reale da ogni pericolo, compreso da forze del ordine corrotti che sono nel libro paga di trafficanti. Serve un piano di inclusione sociale, culturale ed economico nel tessuto cittadino del paese di prima accoglienza.</div><div data-setdir="false" dir="ltr" style="font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;"><br /></div><div data-setdir="false" dir="ltr" style="font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;">3. <b>Aprire canali legali di accesso per profughi e migranti.</b></div><div data-setdir="false" dir="ltr" style="font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;">Questo è un obbiettivo immediato è urgente. L'UE deve dotarsi di un programma Europeo di reinsediamento per rifugiati. Non bastano i piccoli gesti di buona volontà di alcuni stati come nel caso di corridoi umanitari, sono iniziative lodevoli, ma numericamente piccoli, come se si prende un "secchio d'acqua dal mare". Lei sa a quanto ammonta oggi il numero di rifugiati ha sfiorato gli 80 milioni, di questi solo 1% guarda verso il cosi detti paesi ricchi e sviluppati. L'UE insieme a USA, Canada, Australia ... può dare il suo importante contributo per garantire accoglienza dignitosa per coloro che sono bisognosi della protezione internazionale. l'UE se si dota di un progetto Europeo di reinsediamento di rifugiati tenendo in seria condizione eventuali legami famigliari. Che non si ripetano le scene viste nel passato. Richiedenti asilo scaraventandoli come se fossero dei pacchi postali come sì è visto negli anni scorsi con il programma di ricollocazione dal sud Europa verso paesi nordici. Errore da non ripetere.</div><div data-setdir="false" dir="ltr" style="font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;"><br /></div><div data-setdir="false" dir="ltr" style="font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;">Per i cosi detti migranti economici servirebbe programmi nazionali per il manodopera necessaria al fabbisogno nazionale con la vigilanza UE sul rispetto dei diritti dei lavoratori. Serve un programma premiando i paesi di origine virtuosi, che diventi lo strumento di sostegno per i paesi più poveri da cui far arrivare i lavoratori, per sostenere lo sviluppo del paese di origine di questi lavoratori, facendo leva sul rispetto dei diritti umani e civili dai loro governi, premiando ogni sforzo di democratizzazione del paese con cui si avvia una cooperazione di questo tipo. Tutto questo è un ottimo strumento anche per combattere il traffico di esseri umani, evitare sofferenze e violenze a migliaia di profughi e migranti, salvare molte vite umane che oggi si perdono nel deserto, nei mari e nei tanti lager disseminati nei vari confini attraversati dall'Umanità esasperata e dolente, ma carica di speranza per un futuro diverso.</div><div data-setdir="false" dir="ltr" style="font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;"><br /></div><div data-setdir="false" dir="ltr">Ecco in questi tre punti si racchiudono il nostro appello alla Commissione Europea guidata da Lei On. Ursula Von der Leyen, certi per la Sua attenzione e sensibilità al tema che Lei stessa ha sollevato, restiamo speranzosi che prendiate in considerazione il nostro Appello.</div><div data-setdir="false" dir="ltr"><br /></div><div data-setdir="false" dir="ltr">Distinti saluti</div><div data-setdir="false" dir="ltr">don Mussie Zerai Dr. Theol. H.C</div><div data-setdir="false" dir="ltr">Presidente dell'Agenzia Habeshia</div><div style="font-family: garamond, "new york", times, serif; font-size: 16px;"><br style="background-color: white;" /></div>Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppohttp://www.blogger.com/profile/13879849684419607117noreply@blogger.comBruxelles, Belgio50.8503396 4.351710322.540105763821153 -30.8045397 79.160573436178851 39.5079603