sabato 9 agosto 2008
Foggia, Msf avvia la distribuzione del kit sanitario ai braccianti immigrati
IMMIGRAZIONE 14.1408/08/2008
Spazzolino, dentifricio e sapone, una bacinella e una tanica di plastica. Servirà a fare prevenzione. Una settimana fa la Regione aveva installato 20 cisterne per l'acqua potabile e bagni chimici
Un momento della distribuzione dei kit sanitari © Gabriele Del Grande
FOGGIA – Spazzolino, dentifricio e sapone, una bacinella e una tanica di plastica. Medici senza frontiere ha iniziato la distribuzione di questi kit igienico sanitari, destinati a circa un migliaio di braccianti immigrati impiegati nella sola provincia di Foggia per la raccolta del pomodoro, tra agosto e settembre. Servirà a fare prevenzione, dopo l'installazione di cisterne e bagni chimici. Adesso l'impegno è potenziare i 20 ambulatori per stranieri temporaneamente presenti (stp) della provincia foggiana, attraverso la distribuzione di materiale informativo multilingue.
I pomodori iniziano a tingersi di rosso, e come ogni estate, migliaia di lavoratori stranieri raggiungono la piana del Tavoliere in cerca di un lavoro nella raccolta di uno dei prodotti più importanti dell'industria agroalimentare italiana. Da Cerignola a Stornara, da Lucera a San Severo. C'è chi è sbarcato a Lampedusa tre mesi fa. C'è chi ha i documenti e approfitta della chiusura delle fabbriche del nord. Ma la maggior parte è senza permesso di soggiorno e si sposta nelle campagne del sud tutto l'anno, seguendo il calendario delle stagioni del pomodoro, delle fragole, delle patate, dell'oliva e dell'uva. Da Caserta al foggiano, da Rosarno (in Calabria) ad Avola e Cassibile in Sicilia.
Grazie ad un accordo con Msf, la Regione Puglia ha installato una settimana fa 20 cisterne per l´acqua potabile, da 2.000 litri l'una, e 60 bagni chimici, in quattro siti diversi, in prossimità delle vecchie masserie abbandonate occupate dai braccianti. Il progetto si aggiunge all´attivazione dei primi tre “alberghi diffusi” che ospiteranno circa 300 lavoratori stagionali, in regola con i documenti, nelle campagne di Cerignola, Foggia e dal prossimo settembre anche a San Severo. Tuttavia la maggior parte dei braccianti seguiti da Msf, di documenti non ne hanno. C'è chi lavora nelle campagne del Sud da dieci anni. Guadaganano 25 euro al giorno. Oppure vengono pagati 3 euro per ogni cassa da 300 chili che riescono a riempire. Cinque euro vanno via per pagare il caporale, che ogni mattina li porta nei campi dal carrefour, il luogo dell'appuntamento per la selezione dei braccianti. E con le spese per il cibo, in tasca rimane davvero poco.
I braccianti arrivano sani e si ammalano in Italia. Sono giovani uomini e donne. In maggioranza africani, ma anche polacchi, ucraini e rumeni. Tra il luglio e il novembre 2007, Msf visitò e intervistò oltre 600 braccianti stranieri nel sud Italia. Nel rapporto che ne seguì, intitolato “I frutti dell'ipocrisia”, venivano denunciate patologie osteomuscolari, dermatologiche, respiratorie e gastroenteriche, spesso croniche. Tutte chiaramente legate non solo alle dure condizioni di lavoro, ma anche alle situazioni igienico sanitarie in cui vivono e allo scarso accesso alle cure di primo livello.
Il 90% degli intervistati da Msf nel 2007 non aveva un contratto di lavoro. Il 65% viveva in strutture abbandonate. Nel 62% dei casi le case erano senza bagni né acqua corrente, mentre il 92% degli alloggi era sprovvisto di riscaldamento. Il 72% dei pazienti è stato formulato almeno un sospetto diagnostico. La legge italiana garantisce l’accesso alle cure per tutti gli stranieri regolari e irregolari. Nella sola provincia di Foggia sono presenti 20 ambulatori stp per stranieri senza documenti. Tuttavia il 71% degli stranieri intervistati da Msf non aveva nessuna tessera sanitaria.
Un anno dopo il rapporto, la situazione è ancora la stessa. Con la differenza che quest'anno c'è meno lavoro. In parte la rotazione delle colture, che ha dedicato al grano molti terreni precedentemente coltivati a pomodoro. E poi la crescente meccanizzazione dei sistemi di raccolta che rendono inutili tanti braccianti. E infine il risultato indiretto del giro di vite deciso da un paio d'anni a questa parte. Alcune imprese agricole hanno ricevuto multe salate per lo sfruttamento dei braccianti senza documenti di soggiorno, e così adesso si affidano più volentieri a polacchi e romeni, che in quanto neocomunitari fanno diminuire il rischio di sanzioni. Sempre più braccianti così cercano lavoro nelle campagne di Brindisi e Lecce, e perfino a Taranto, fino a Metaponto.
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