martedì 25 giugno 2019

Eritrea : Irruzioni e Arresti in violazione della legge 73/1995

Il dramma del popolo eritreo taciuto in Italia per interesse economico e geopolitico.



Il silenzio dell'Italia su quanto sta accadendo è surreale. Dettato da interessi "per non rompere le uova nel paniere" si preferisce di far finta di non vedere e non sentire. 
Ulteriore sviluppo di terrore, minacce, irruzioni e arresti, dopo le chiusure delle strutture sanitarie della chiesa cattolica, il regime ieri hanno sfondato le porte delle cliniche in diverse località nelle diocesi di Barentu e Keren e hanno messo il loro personale per cominciare servizio medico alla gente. Una suora è in prigione perché non ha voluto dare le chiavi della sua clinica. Adesso tutte le nostre cliniche ed ospedali (29 in tutte) che servivano più di 200,000 persone all'anno, sono state forzatamente prese dalla Chiesa Cattolica. Si parla che il governo sta preparandosi anche di far lo stesso con le nostre scuole che sono più di 50. E' un momento difficile e per questo la chiesa locale ha indetto quasi tre settimane di preghiere, digiuno e implorazioni in tutto il paese (25 Giugno - 12 Luglio, cioè dalla Festa di San Giustino de Jacobis fino alla Festa degli Apostoli Pietro e Paolo. 
La situazione eritrea che si sperava che andava migliorando dopo la firma di pace con la vicina etiopia, invece va peggiorando. Assistiamo una recrudescenza del regime contro fedeli in preghiera in diverse parti del paese, il caso di pentecostali, cosi come l'arresto di 5 monaci ortodossi di cui 3 ultra 70 enni, ora l'arresto di una suora cattolica e l'irruzione militare nelle strutture sanitarie della chiesa cattolica di fatto espropriandola, è un atto criminale che lede il diritto e la libertà della chiesa cattolica che è una minoranza nel paese.
Fino a ieri  il regime ha negato le chiusure di cliniche, ospedali e presidi medici, oggi giunge la terribile notizia di atti di aggressione e uso di forza bruta spaccando porte finestre per prendere possesso delle strutture, minacciando i legittimi proprietari di non accennata una ben che minima resistenza, per chi ha tentato di difendere anni di sacrifici e risorse per mettere in piedi queste strutture, rifiutandosi di consegnare le chiavi all'usurpatore, hanno arrestato una suora coraggiosa che tentava di difendere il suo servizio, il suo sacrificio e l'amore con cui svolgeva e prendeva cura delle persone. Il regime contraddice se stesso con questo atto di pirateria, la legge 73 del 1995 a cui si richiama oggi il regime per compiere questo usurpazione, recita se le strutture private in campo sanità e educazione seguono il programma e direttive governative, potevano operare. Le strutture cattoliche hanno sempre rispettato e cooperato con il ministero di riferimento per svolgere, il loro servizio. Questo atto di usurpazione compiuto dal regime oggi è in violazione della legge 73/1995 , quindi il regime violando le sue leggi stesso pur di colpire la libertà religiosa e libertà di azione della chiesa, di fatto una persecuzione di una minoranza religiosa nel paese.
Chiediamo a tutte le istituzioni democratiche di ascoltare il grido di dolore del popolo eritreo, di intraprendere tutte le iniziative utili per chiedere il rispetto dei diritti e la libertà religiosa piena, libertà di azione per il bene del popolo eritreo.


domenica 23 giugno 2019

Eritrea nega l'evidenza, tenta di nascondere l'atto illegale che ha commesso

L'Ambasciata eritrea a Roma secondo quanto riportato dall'Ansa in questo articolo, tenta di negare l'evidenza.
http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2019/06/21/leritrea-ai-cattolici-false-le-accuse-di-persecuzione_7884a58d-9809-4e34-a36c-87277d9c18cd.html

L'Ambasciata parla di uno stato laico, ma quanto sta accadendo in Eritrea non ha nulla a che vedere con un sano stato laico. In molti stati laici la chiesa cattolica vive opera senza subire le vessazioni a cui è sottoposta dal regime in Eritrea. Lo stato laico fondato su uno stato di diritto, democratico, costituzionale non ha nulla a che vedere con la decisione di far chiudere le cliniche, ospedali e presidi medici gestiti dalla chiesa cattolica, con l'arresto di 104 pentecostali, di 5 monaci ortodossi di cui 3 ultra 70enni. Uno stato laico sano, non viziato da ideologia laicista, ateista, maoista, non negherebbe un diritto fondamentale, quale è il diritto alla salute, la libertà.  Uno stato laico avrebbe valorizzato il servizio svolto dalla chiesa cattolica in 155 anni che si è presa cura di tutto il popolo eritreo, anche in tempi bui, di guerre, carestie, sotto un regime totalitario di terrore rosso durato 17 anni. Le istituzioni caritatevoli della chiesa cattolica in Eritrea sono sempre aperti a tutta la popolazione, sopratutto alla povera gente, anzi chi usufruisce del servizio offerto da queste strutture, la maggioranza erano non appartenenti alla confessione cattolica, quindi il tentativo velato di accusare che erano strutture confessionali, cade delle migliaia di testimonianza di pazienti curati nelle nostre strutture, senza distinzione di fede o di etnia.  Il rappresentate del regime a Roma afferma "i piani di sviluppo sociale e di servizi sociali sono di pertinenza governativa e il laicismo, nel quale lo Stato eritreo si riconosce, implica una netta separazione di ruoli, senza che la libertà di culto ne sia minacciata". Il fatto che in eritrea vige un laicismo imbevuto di ideologia ateista e Maoista, che sta uccidendo tutto il settore privato, ha mostrato da sempre un avversità strisciante verso le religioni, sopra tutto verso le confessioni molto attive nella sfera di giustizia sociale, dignità e libertà per la popolazione.
L'Ambasciata parla di libertà di culto, ma dimentica la differenza tra libertà di culto e libertà religiosa, la religione non si esaurisce nella semplice celebrazione del culto, nel caso della chiesa cattolica già nel agosto 1995 aveva dato risposta al governo in totale trasparenza che la chiesa nella sua missione di predicare il vangelo è chiamata a prendersi cura della Persona integralmente, quindi nel corpo e nel anima. La predicazione va di pari passo con azioni concreti di carità verso i bisogni della persone che si presentano lungo il corso della storia dell'umanità. 
Dalla risposta dell'Ambasciata si evince che in eritrea non è contemplata la libertà religiosa, ma solo una limitata "libertà di culto" anche questo ultima solo per alcune confessione come dimostra l'arresto di 104 fedeli pentecostali nelle ultime settimane. 
Una falsità contenuta in questa dichiarazione attribuita all'Ambasciata eritrea a Roma, dove si afferma  "non si tratta di chiusura bensì di passaggio di gestione, secondo quanto sancito dalla legge 73/1995". Questa affermazione è smentita dalla realtà e dalla lettera scritta dal consiglio di gerarchi della chiesa cattolica indirizzata alla ministra della salute. In questa lettera i vescovi cattolici hanno affermato con chiarezza che non hanno acconsentito a nessuna autorità di prendere possesso delle nostre strutture, non hanno accordato nessun passaggio di gestione. Le strutture sono state chiuse con sigilli messi da militari, non stanno svolgendo nessun servizio per la popolazione, quindi parlare di "passaggio di gestione" è un falso che nega l'evidenza della realtà dei fatti in corso. 
Se mai ci chiediamo dopo questi gravissimi fatti che negano un diritto fondamentale quale è il diritto alla salute, il diritto alla libertà di scelta del paziente dove farsi curare, la violazione di libertà religiosa e libertà di azione alla chiesa cattolica, questo totale assenza di uno stato di diritto, il settore privato non è tutelato in nessun modo, chi si fiderà a venire ad investire in eritrea, senza nessuna garanzia? Le strutture che oggi il regime fa chiudere, erano tutte legalmente operanti nel paese, alcune di queste cliniche sono state aperte su richiesta del regime stesso, che oggi le fa chiudere, senza nessuna motivazione plausibile, senza un percorso legale, senza dare il diritto al proprietà di difendere il proprio servizio. 
Il regime con questo atto eclatante di chiusura di 21 cliniche, ospedali e presidi medici, ha confermato l'assenza totale di uno stato di diritto.

don Frumenzio

sabato 22 giugno 2019

Bishops Letter: confiscation of the Catholic Church’s health centers.


Asmara, June 13th, 2019


Council of the Catholic Hierarchs – Eritrea.


To his Excellency Mrs. Amna Nurhussein,
Minister of Health,
Government of Eritrea.
Asmara – Eritrea

Re: confiscation of the Catholic Church’s health centers.

Your Excellency,
May the peace of the Lord be with you.
It should be membered that, already in 1995, the Catholic Church in Eritrea had delivered to the government a clear and articulated written statement on the nature, spirit, and aims of her pastoral and social services.
 Because of the intimate interconnection existing between the Church, her life and her mandate to serve, she has never dissociated such a service from her very existence. To cater to man’s needs in both the spiritual and material areas is for her simply an imperative To carry out works of charity for man’s holistic development and to contribute to the objectives of nation-building is for the Church not only a duty, but indeed a God-given right. In all such commitments, the Church is inspired only by the desire to serve, and never by aims contrary to the country and the state or, even less, by the ambition to replace the latter in its tasks.
It is history that in 1982, the Derg, on the basis of admittedly antireligious principles and policies, and inspired by unmotivated feelings of hatred and antagonism, nationalized, or else systematically weakened, various social institutions run by the Catholic Church. At that time however, at work was an oppressive alien domination: superfluous to say that from such an entity measures of that nature were to be expected. Our reaction to what happened then was obviously one of  distress and grief. At the same time, however, deep in our hearts we cherished the hope of the liberation that was to come, of which the heroic struggle of our sons and daughters, who  in those day dedicated their lives for that ideal, was a promise and a guarantee.    
Archival records testify to the reiterated requests we submitted to the Eritrean government, after independence, for the restoration to the Catholic Church of the institutions nationalized by the Derg. Still most distressful was what happened on June 12th, 2019: people from different government quarters (the army, the police, sectors of health services) presented themselves to our personnel to claim the immediate delivery of the Catholic Church’s clinics and health centers; a fact that we cannot understand neither in its contents nor in tis manners. In some of those centers, soldiers were seen intimidating the staff and the personnel and forcing the patients to vacate the facilities; in other cases religious houses were rounded up and kept under guard. How is it possible for such things to happen in a state where the rule of law should be abided by? Is this the manner in which the government wishes to break, without the slightest sign of recognition, a cooperation that the Church has been offering in a variety of public sectors for decades, for the good of the people and of the nation? One thing is to declare that the state does not need the services of the Church, quite another is to claim the delivery of the legitimate properties and assets of the same Church. In fact, such a claim is absolutely unfair, unlawful!
Moreover, several health centers are located inside our religious houses:  this being the case, to confiscate the former without violating the freedom and the vital space of the latter is impossible. More generally, to deprive the Church of these and other social institutions is tantamount  to undermining her very existence and to exposing her members - religious men, consecrated women and the laity - to persecution.
Hence therefore, as we express our deep anguish at what is taking place before our eyes these days, we hereby firmly declare that we shall not hand over our institutions and their assets of our own free will. If we are to see things proceed the way they have started in the last few days, then we will have to conclude that the Church is put in a situation of open violation of her rights. It goes without saying that whatever initiative that avails itself of brutal force is due to bear serious consequences, of which the Church will disavow any responsibility.
Finally, we wish to declare that the Catholic Church is, as has always been, open to dialogue and mutual understanding. At the same time, we recommend that whatever action is taken in this natter be done with the highest respect for the rule of law and be conducted in a dignified manner and with due regard for the inviolability of the Church’s rights over her institutions.
May the Lord bless our country.


Abune Menghisteab Tesfamariam M.C.C.J., Archbishop, Asmara.
Abune Thomas Osman, OFMCap, Bishop, Eparchy of Barentu.
Abune Kidane Yebio, Bishop, Eparchy of Keren.
Abune Kiflemariam Hagos, Bishop, Eparchy of Segheneyti.



Chiusura di cliniche di proprietà della Chiesa Cattolica.



Consiglio degli Gerarchi Cattolici – Eritrea.  


A Sua. Ecc.za Signora Amna Nurhusein,
Ministro della Salute – Governo dell’Eritrea.
Asmara – Eritrea.

Oggetto: cliniche di proprietà della Chiesa Cattolica.

Eccellenza,
La pace del Signore sia con lei.
E’ da ricordare che, già nel 1995, la Chiesa Cattolica in Eritrea, aveva consegnato al governo della nazione, per scritto, una chiara ed articolata  presentazione della natura, dello spirito e degli scopi dei sui servizi pastorali e sociali. Per l’intimo legame che intercorre fra la chiesa, la sua vita e il suo mandato a servire, essa non ha mai dissociato il suo servizio al popolo dalla sua stessa esistenza. Servire l’uomo nell’anima e nel corpo è, per la Chiesa, è semplicemente un obbligo. Svolgere opere di carità, edificare l’uomo integralmente, contribuire alla costruzione e allo sviluppo del paese e del popolo non solo è suo dovere, ma anche un suo diritto. Deve essere a tutti chiaro che, in tutto ciò che opera in tale materia, la Chiesa è animata solo dal desiderio di servire il popolo, mai da intenzioni contrarie al paese e allo stato, o, tantomeno, dall’ambizione di sostituire quest’ultimo nei suoi compiti.
E’ un fatto storico che nel 1982, il Derg, partendo da concetti e principi dichiaratamente antireligiosi, e spinto da immotivati sentimenti di odio e di antagonismo, requisì forzatamente o, in altri casi, indebolì sistematicamente varie istituzioni sociali gestite dalla Chiesa cattolica. A quel tempo, si trattava di un dominatore straniero e, da una simile entità, uno poteva aspettarsi provvedimenti e comportamenti del genere. Ovviamente fu grande la nostra amarezza per quel che accadde, ma non meno grande fu anche la speranza della liberazione, di cui era una promessa e una garanzia l’eroica lotta dei nostri fratelli e figli che a tale ideale  dedicavano la loro vita.
Gli archivi testimoniano delle reiterate richieste sottoposte da noi al governo eritreo dopo l’indipendenza perché venissero restituite alla Chiesa le istituzioni nazionalizzate dal Derg.
Quello che più di tutto ci ha rattristato, e ci rattrista, è quanto è avvenuto mercoledì scorso, 12 giugno 2019: persone inviate dallo stato (dall’esercito, dalla polizia e dai settori dei servizi della sanità) si sono presentate a chiedere la consegna delle cliniche della Chiesa cattolica; un fatto che non riusciamo a comprendere né nei suoi contenuti, né nei suoi modi. In alcuni centri, i soldati sono stati visti intimidire il personale a servizio delle nostre cliniche, costringere i pazienti a evacuare i locali: in altri casi hanno perfino circondato e sorvegliato le case dei religiosi. Come è possibile che questi fatti si verifichino in uno stato di diritto? E’ così che questo stato recide di colpo, senza un gesto di riconoscimento, un collaborazione che la  Chiesa gli ha offerto per decenni, per il bene del popolo e della nazione? Una cosa è dichiarare che lo stato non ha bisogno dei servizi della Chiesa, ben altro cosa è invece intimare le consegne delle legittime proprietà della medesima: è assolutamente ingiusto.
Diverse nostre cliniche sono situate all’interno delle nostre case religiose: ora, requisire le prime senza violare la libertà e lo spazio vitale delle seconde è impossibile. Privare la chiesa di queste e simili istituzioni significa intaccare la sua stessa esistenza, ed esporre alla persecuzione i suoi servitori, i religiosi, le religiose, i laici.
Pertanto, nel manifestare la nostra profonda amarezza per quanto sta avvenendo sotto i nostri occhi in questi giorni, dichiariamo che non consegneremo di nostra volontà le nostre istituzioni e nulla di quanto attiene alla loro dotazione. Se le cose procedono nella maniera in cui sono iniziate, in ciò noi vedremo l’aperta violazione dei diritti della Chiesa. Considerato che ogni iniziativa che si serve della forza ha conseguenze molto pesanti, la Chiesa non se ne assumerà le responsabilità.
In fine, oggi come sempre, la Chiesa Cattolica rimane aperta e disponibile al dialogo e alla mutua comprensione. Raccomandiamo, nel contempo, che quanto viene messo in atto da questo punto di vista avvenga nel rispetto del diritto e della legge, e si effettui in maniera dignitosa e con dovuto riguardo per l’inviolabilità dei diritti che la chiesa detiene sulle sue istituzioni.
Il Signore benedica il nostro paese.


(Seguono le firme dei Vescovi)
Abune Menghisteab Tesfamariam M.C.C.J., Archbishop, Asmara.
Abune Thomas Osman, OFMCap, Bishop, Eparchy of Barentu.
Abune Kidane Yebio, Bishop, Eparchy of Keren.

Abune Kiflemariam Hagos, Bishop, Eparchy of Segheneyti.

sabato 15 giugno 2019

Chiesa Cattolica in Eritrea è sotto vessazione !

Il regime eritreo, mostrando il suo volto più brutale, nella data di 12 giugno 2019, ha preteso la consegna di tutti centri medici e cliniche gestiti dalla chiesa cattolica. La chiesa cattolica in Eritrea nei ultimi 155 anni ha sempre sostenuto il popolo eritreo in tutti suoi bisogni spirituali, morali e fisici, dal educazione alle cure mediche, a sopperire cibo, alla cura di orfani, poveri, anziani, perché questo è parte del suo mandato di evangelizzazione.
Oggi sembra che siamo tornati al 1982 quando il regime del terrore di Menghistu Hailemariam, confiscava molti beni della chiesa cattolica, compreso conventi, scuole, centri medici, con l'uso della forza bruta, anche l'attuale regime nella data di 12 giugno, si è presentato nei conventi di suore dove si trovavano molti di questi centri medici, anche in zone remote del paese, ha messo sigilli, buttando fuori il personale, pazienti e terrorizzando religiosi e religiose che cercavano di difendere il loro servizio sanitario offerto al popolo.

Popolo che è già provato dalla povertà e anni di repressione, in questi centri e presidi medici trovava l'unico punto di ristoro e di cure mediche, di sostegno morale, per casi estremi anche di sopravvivenza, perché gli veniva somministrato cibo nutriente, come se fossero delle medicine.
La chiesa cattolica in eritrea è stata molto chiara fin dal 1995, che il suo servizio pastorale non è separabile dal suo servizio alla Persona e suoi bisogni fisici, intellettuali e spirituali. La predicazione senza l'atto concreto della carità è monca. Questo atto di chiusura di centri medici è una limitazione alla libertà religiosa, una grave violazione del diritto alla salute che è un diritto fondamentale, cosi come la confisca di proprietà privata della chiesa è un atto ostile e una forma di persecuzione contro una minoranza attiva per il bene di tutto il popolo eritreo senza distinzione.
Nelle strutture della chiesa cattolica, sono stati sempre accolti tutti, a qualsiasi etnia appartengano, di qualsiasi credo fossero, sono stai accolti, curati, educati, sostenuti. Questo tutto il popolo eritreo può testimoniarlo, anche nelle zone più difficili e remoti spesso l'unica presenza è la chiesa cattolica a portare aiuti, cure mediche, cibo e scuole. Il regime si accanisce con la chiesa che è al servizio di tutto il popolo eritreo, una chiesa che con la sua ultima lettera pastorale ha invitato il popolo alla riconciliazione e Pace, nella Verità e Giustizia.

Ci chiediamo questo atto di chiusura di presidi medici, a chi giova ? una cosa certa è un danno per il popolo eritreo che trovava cure mediche nelle prossimità ai loro villaggi e città, spesso questi centri sono meglio attrezzate, meglio fornite di medicinali rispetto a quelle gestite dal regime molto carenti di personale e medicinali per non parlare di strumenti e macchinari. Quindi ci sembra più un atto ostile verso il popolo che la chiesa, come si dice "due piccioni con una fava" il regime colpisce due obbiettivi un atto di inaudita gravita e violenza.
Chiediamo a tutti uomini e donne conviti sostenitori della libertà, della libertà religiosa, del diritto alla salute di manifesta la vostra solidarietà alla chiesa cattolica che in Eritrea. Chiediamo ai governi, in particolare all'UA e UE di intervenire usando tutti i canali opportuni per la tutela dei diritti fondamentale il diritto alla salute e libertà religiosa.

P.S. Alleghiamo al nostro comunicato stampa la lettera originale di Vescovi Eritrei alle autorità del paese.

Catholic Church in Eritrea is under harassment !



Today it seems that we have returned to 1982 when the regime of terror of Mengistu Hailemariam, confiscated many assets of the Catholic church, including convents, schools, medical centers, with the use of brute force, even the current regime on June 12, he appeared in the convents of nuns where many of these medical centers were located, even in remote areas of the country, he put seals, throwing out staff, patients and terrorizing religious men and women who tried to defend their health service offered to the people.

People who have already been tried by poverty and years of repression, in these centers and medical establishments they found the only point of refreshment and medical care, of moral support, even for extreme cases of survival, because they were given nutritious food, as if they were medicines.
The Catholic Church in Eritrea has been very clear since 1995, that its pastoral service cannot be separated from its service to the Person and his physical, intellectual and spiritual needs. Preaching without the concrete act of charity is incomplete. This closure of medical centers is a limitation to religious freedom, a serious violation of the right to health which is a fundamental right, just as the confiscation of private property of the church is a hostile act and a form of persecution against an active minority for the good of the whole Eritrean people without distinction.
In the structures of the Catholic Church, everyone has always been welcomed, whatever ethnicity they belong to, whatever their beliefs, they have been welcomed, cared for, educated, supported. This all the Eritrean people can testify to, even in the most difficult and remote areas often the only presence is the Catholic Church to bring aid, medical care, food and schools. The regime rages with the church that is at the service of all the Eritrean people, a church that with its last pastoral letter has invited the people to reconciliation and Peace, in Truth and Justice.
We ask ourselves this closing act of medical principals, who benefits? a sure thing is a damage for the Eritrean people who found medical care in the vicinity of their villages and cities, often these centers are better equipped, better equipped with medicines than those run by the regime very lacking in personnel and medicines, not to mention instruments and machinery. So it seems more like a hostile act towards the people than the church, as they say "two birds with one stone" the regime hits two goals an act of unprecedented gravity and violence.
We ask all men and women who are supporters of freedom, religious freedom and the right to health to show your solidarity with the Catholic Church in Eritrea. We ask governments, especially the AU and the EU to intervene using all the appropriate channels for the protection of fundamental rights, the right to health and religious freedom.

P.S. We attach to our press release the original letter of Bishops Eritreans to the authorities of the country.