sabato 22 giugno 2019

Chiusura di cliniche di proprietà della Chiesa Cattolica.



Consiglio degli Gerarchi Cattolici – Eritrea.  


A Sua. Ecc.za Signora Amna Nurhusein,
Ministro della Salute – Governo dell’Eritrea.
Asmara – Eritrea.

Oggetto: cliniche di proprietà della Chiesa Cattolica.

Eccellenza,
La pace del Signore sia con lei.
E’ da ricordare che, già nel 1995, la Chiesa Cattolica in Eritrea, aveva consegnato al governo della nazione, per scritto, una chiara ed articolata  presentazione della natura, dello spirito e degli scopi dei sui servizi pastorali e sociali. Per l’intimo legame che intercorre fra la chiesa, la sua vita e il suo mandato a servire, essa non ha mai dissociato il suo servizio al popolo dalla sua stessa esistenza. Servire l’uomo nell’anima e nel corpo è, per la Chiesa, è semplicemente un obbligo. Svolgere opere di carità, edificare l’uomo integralmente, contribuire alla costruzione e allo sviluppo del paese e del popolo non solo è suo dovere, ma anche un suo diritto. Deve essere a tutti chiaro che, in tutto ciò che opera in tale materia, la Chiesa è animata solo dal desiderio di servire il popolo, mai da intenzioni contrarie al paese e allo stato, o, tantomeno, dall’ambizione di sostituire quest’ultimo nei suoi compiti.
E’ un fatto storico che nel 1982, il Derg, partendo da concetti e principi dichiaratamente antireligiosi, e spinto da immotivati sentimenti di odio e di antagonismo, requisì forzatamente o, in altri casi, indebolì sistematicamente varie istituzioni sociali gestite dalla Chiesa cattolica. A quel tempo, si trattava di un dominatore straniero e, da una simile entità, uno poteva aspettarsi provvedimenti e comportamenti del genere. Ovviamente fu grande la nostra amarezza per quel che accadde, ma non meno grande fu anche la speranza della liberazione, di cui era una promessa e una garanzia l’eroica lotta dei nostri fratelli e figli che a tale ideale  dedicavano la loro vita.
Gli archivi testimoniano delle reiterate richieste sottoposte da noi al governo eritreo dopo l’indipendenza perché venissero restituite alla Chiesa le istituzioni nazionalizzate dal Derg.
Quello che più di tutto ci ha rattristato, e ci rattrista, è quanto è avvenuto mercoledì scorso, 12 giugno 2019: persone inviate dallo stato (dall’esercito, dalla polizia e dai settori dei servizi della sanità) si sono presentate a chiedere la consegna delle cliniche della Chiesa cattolica; un fatto che non riusciamo a comprendere né nei suoi contenuti, né nei suoi modi. In alcuni centri, i soldati sono stati visti intimidire il personale a servizio delle nostre cliniche, costringere i pazienti a evacuare i locali: in altri casi hanno perfino circondato e sorvegliato le case dei religiosi. Come è possibile che questi fatti si verifichino in uno stato di diritto? E’ così che questo stato recide di colpo, senza un gesto di riconoscimento, un collaborazione che la  Chiesa gli ha offerto per decenni, per il bene del popolo e della nazione? Una cosa è dichiarare che lo stato non ha bisogno dei servizi della Chiesa, ben altro cosa è invece intimare le consegne delle legittime proprietà della medesima: è assolutamente ingiusto.
Diverse nostre cliniche sono situate all’interno delle nostre case religiose: ora, requisire le prime senza violare la libertà e lo spazio vitale delle seconde è impossibile. Privare la chiesa di queste e simili istituzioni significa intaccare la sua stessa esistenza, ed esporre alla persecuzione i suoi servitori, i religiosi, le religiose, i laici.
Pertanto, nel manifestare la nostra profonda amarezza per quanto sta avvenendo sotto i nostri occhi in questi giorni, dichiariamo che non consegneremo di nostra volontà le nostre istituzioni e nulla di quanto attiene alla loro dotazione. Se le cose procedono nella maniera in cui sono iniziate, in ciò noi vedremo l’aperta violazione dei diritti della Chiesa. Considerato che ogni iniziativa che si serve della forza ha conseguenze molto pesanti, la Chiesa non se ne assumerà le responsabilità.
In fine, oggi come sempre, la Chiesa Cattolica rimane aperta e disponibile al dialogo e alla mutua comprensione. Raccomandiamo, nel contempo, che quanto viene messo in atto da questo punto di vista avvenga nel rispetto del diritto e della legge, e si effettui in maniera dignitosa e con dovuto riguardo per l’inviolabilità dei diritti che la chiesa detiene sulle sue istituzioni.
Il Signore benedica il nostro paese.


(Seguono le firme dei Vescovi)
Abune Menghisteab Tesfamariam M.C.C.J., Archbishop, Asmara.
Abune Thomas Osman, OFMCap, Bishop, Eparchy of Barentu.
Abune Kidane Yebio, Bishop, Eparchy of Keren.

Abune Kiflemariam Hagos, Bishop, Eparchy of Segheneyti.

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