Consiglio degli Gerarchi
Cattolici – Eritrea.
A Sua. Ecc.za Signora Amna Nurhusein,
Ministro della Salute – Governo
dell’Eritrea.
Asmara – Eritrea.
Oggetto: cliniche di proprietà
della Chiesa Cattolica.
Eccellenza,
La pace del Signore sia con lei.
E’ da ricordare che, già
nel 1995, la Chiesa Cattolica in Eritrea, aveva consegnato al governo della
nazione, per scritto, una chiara ed articolata
presentazione della natura, dello spirito e degli scopi dei sui servizi
pastorali e sociali. Per l’intimo legame che intercorre fra la chiesa, la sua
vita e il suo mandato a servire, essa non ha mai dissociato il suo servizio al
popolo dalla sua stessa esistenza. Servire l’uomo nell’anima e nel corpo è, per
la Chiesa, è semplicemente un obbligo. Svolgere opere di carità, edificare
l’uomo integralmente, contribuire alla costruzione e allo sviluppo del paese e
del popolo non solo è suo dovere, ma anche un suo diritto. Deve essere a tutti
chiaro che, in tutto ciò che opera in tale materia, la Chiesa è animata solo
dal desiderio di servire il popolo, mai da intenzioni contrarie al paese e allo
stato, o, tantomeno, dall’ambizione di sostituire quest’ultimo nei suoi
compiti.
E’ un fatto storico che
nel 1982, il Derg, partendo da concetti
e principi dichiaratamente antireligiosi, e spinto da immotivati sentimenti di
odio e di antagonismo, requisì forzatamente o, in altri casi, indebolì
sistematicamente varie istituzioni sociali gestite dalla Chiesa cattolica. A
quel tempo, si trattava di un dominatore straniero e, da una simile entità, uno
poteva aspettarsi provvedimenti e comportamenti del genere. Ovviamente fu
grande la nostra amarezza per quel che accadde, ma non meno grande fu anche la
speranza della liberazione, di cui era una promessa e una garanzia l’eroica
lotta dei nostri fratelli e figli che a tale ideale dedicavano la loro vita.
Gli archivi testimoniano
delle reiterate richieste sottoposte da noi al governo eritreo dopo
l’indipendenza perché venissero restituite alla Chiesa le istituzioni
nazionalizzate dal Derg.
Quello che più di tutto
ci ha rattristato, e ci rattrista, è quanto è avvenuto mercoledì scorso, 12
giugno 2019: persone inviate dallo stato (dall’esercito, dalla polizia e dai
settori dei servizi della sanità) si sono presentate a chiedere la consegna
delle cliniche della Chiesa cattolica; un fatto che non riusciamo a comprendere
né nei suoi contenuti, né nei suoi modi. In alcuni centri, i soldati sono stati
visti intimidire il personale a servizio delle nostre cliniche, costringere i
pazienti a evacuare i locali: in altri casi hanno perfino circondato e
sorvegliato le case dei religiosi. Come è possibile che questi fatti si
verifichino in uno stato di diritto? E’ così che questo stato recide di colpo,
senza un gesto di riconoscimento, un collaborazione che la Chiesa gli ha offerto per decenni, per il bene
del popolo e della nazione? Una cosa è dichiarare che lo stato non ha bisogno
dei servizi della Chiesa, ben altro cosa è invece intimare le consegne delle legittime
proprietà della medesima: è assolutamente ingiusto.
Diverse nostre cliniche
sono situate all’interno delle nostre case religiose: ora, requisire le prime
senza violare la libertà e lo spazio vitale delle seconde è impossibile.
Privare la chiesa di queste e simili istituzioni significa intaccare la sua
stessa esistenza, ed esporre alla persecuzione i suoi servitori, i religiosi,
le religiose, i laici.
Pertanto, nel manifestare
la nostra profonda amarezza per quanto sta avvenendo sotto i nostri occhi in
questi giorni, dichiariamo che non consegneremo di nostra volontà le nostre
istituzioni e nulla di quanto attiene alla loro dotazione. Se le cose procedono
nella maniera in cui sono iniziate, in ciò noi vedremo l’aperta violazione dei
diritti della Chiesa. Considerato che ogni iniziativa che si serve della forza
ha conseguenze molto pesanti, la Chiesa non se ne assumerà le responsabilità.
In fine, oggi come
sempre, la Chiesa Cattolica rimane aperta e disponibile al dialogo e alla mutua
comprensione. Raccomandiamo, nel contempo, che quanto viene messo in atto da
questo punto di vista avvenga nel rispetto del diritto e della legge, e si
effettui in maniera dignitosa e con dovuto riguardo per l’inviolabilità dei
diritti che la chiesa detiene sulle sue istituzioni.
Il Signore benedica il
nostro paese.
(Seguono le firme dei
Vescovi)
Abune Menghisteab Tesfamariam M.C.C.J., Archbishop, Asmara.
Abune Thomas Osman, OFMCap, Bishop, Eparchy of Barentu.
Abune Kidane Yebio, Bishop, Eparchy of Keren.
Abune Kiflemariam Hagos, Bishop, Eparchy of Segheneyti.
Nessun commento:
Posta un commento