mercoledì 14 maggio 2008
Card. Renato Raffaele Martino
Martedì 13 Maggio 2008
Il Messagero
di FRANCA GIANSOLDATI
CITTA’ DEL VATICANO - Al cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Giustizia e Pace, viene spontaneo rileggere la Dichiarazione Universale dei diritti umani: «All’articolo 13 c’è scritto chiaro e tondo che ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato e che ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese. C’è da aggiungere altro?».
Il governo ha studiato un pacchetto sicurezza in cui l’immigrazione clandestina rientra tra le fattispecie di reato..
«Siamo sicuri?»
Così sembrerebbe..
«Personalmente non sono affatto d’accordo con questa impostazione. Considerare reato l’immigrazione dei clandestini? Basterebbe, per l’appunto, riprendere in mano la Dichiarazione Universale che, ironia della sorte, quest’anno festeggia il suo sessantesimo anniversario. Un testo fondamentale. Mi chiedo se è possibile andare contro questo testo?»
Gli italiani chiedono sicurezza e poi maggiore ordine..
«Sgombriamo il campo da equivoci. E’ evidente che occorre fare rispettare la legalità a tutti i cittadini, così come a tutti coloro che si trovano sul territorio. Uno Stato ha poi il compito di provvedere alla regolazione di flussi migratori ma in modo armonico e solidale. Non dimentichiamo che gli immigrati, per l’economia del nostro Paese, sono importanti; ovvio che mica si può dire dall’oggi a domani che non si ha più bisogno di loro. E poi c’è un altro problema legato alla denatalità».
Meno male che almeno gli immigrati fanno tanti figli?
«Beh le statistiche non offrono margini di dubbio. Tra 15 anni gli italiani non saranno più 57 milioni ma circa 50 milioni. Un vero e proprio disastro per il Paese che ha bisogno delle loro braccia».
Due settimane fa lei è volato a Bucarest, per un summit religioso; ha avuto colloqui anche con le autorità rumene?
«Ho parlato col presidente. L’ho sentito preoccupato. Ha aggiunto che l’Italia non ha regole per l’immigrazione. Io penso che non si possa demonizzare un popolo come si sta facendo con quello romeno».
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