Un calvario lungo 8 anni
Appello a Gibuti perché liberi
19 prigionieri di guerra eritrei
Prigionieri di
guerra a Gibuti da otto anni. Anche se la guerra è finita sei anni fa, nel
2010. E’ il calvario di 19 soldati eritrei, dimenticati e abbandonati da tutti.
A cominciare dal governo di Asmara che li ha mandati a combattere e che adesso,
in pratica, nega persino che esistano.
La sorte terribile
di questi militari, attualmente detenuti nel carcere di Negad, è un episodio
del lunghissimo conflitto scatenato dal dittatore eritreo Isaias Afewerki
contro Gibuti nel 1996 per una controversia di confine. Sono stati catturati
tra il 10 e il 13 giugno del 2008 nel corso di uno dei tanti scontri che si
succedevano periodicamente lungo la linea del fronte. Nel 2010, con la
mediazione del Qatar, si è finalmente firmata la pace. Era da aspettarsi che a
quel punto i prigionieri di guerra delle due parti venissero liberati. Non è
stato così.
Asmara non ha
rilasciato i militari detenuti nei campi di concentramento, negando anzi con
forza che in territorio eritreo ci fossero militari di Gibuti prigionieri. Non
ha cambiato atteggiamento nemmeno quando a smentire queste affermazioni è
intervenuta una inchiesta del Consiglio di sicurezza dell’Onu, forte delle
denunce di due soldati che, dopo una lunga prigionia, erano
riusciti ad evadere e a raggiungere il Sudan, a oltre un anno di distanza dalla
firma del trattato di pace. Gibuti, a sua volta, ha trattenuto i prigionieri
eritrei come “arma di scambio” e, in definitiva, come ritorsione.
Sia da parte di
Asmara che di Gibuti si tratta di una evidente violazione del diritto
internazionale, ma finora nessuno ne ha chiesto conto. Nei giorni scorsi è
intervenuta una novità. Sempre con la mediazione del Qatar, l’Eritrea – smentendo in pratica se stessa e
confermando il rapporto dell’Onu – ha deciso di rilasciare quattro soldati gibutini
prigionieri di guerra, che aspettavano di essere liberati da ben sei anni. I
familiari dei 19 militari eritrei in carcere a Negad hanno sperato che, sulla
scia di questa decisione, anche i loro cari potessero tornare in libertà.
Gibuti, invece, non ne ha rilasciato neanche uno. Anzi, il portavoce del
governo ha negato che ci siano ancora nel paese militari catturati durante il
conflitto con l’Eritrea. E, d’altra parte, anche Asmara è come se li avesse
cancellati per sempre: non riconosce che Gibuti abbia prigionieri di guerra
eritrei. Così il calvario continua: quei 19 eritrei, abbandonati anche dal loro
stesso governo, sembrano condannati a restare in un centro di detenzione per un
tempo indefinito. Molti di loro stanno perdendo ogni speranza e rischiano di
cadere in uno stato di prostrazione senza uscita. Uno, in particolare, ha sviluppato
gravi problemi di salute mentale.
Habeshia ha più
volte implorato il governo di Gibuti di liberare e di consegnare alla Croce
Rossa Internazionale tutti i prigionieri di guerra. Ora lancia un nuovo
appello: allo stesso governo di Gibuti ma anche all’Unione Europea e
soprattutto alla Francia, che ha stretti, antichi legami con la sua ex colonia
nel Corno d’Africa. Si tratta di mettere fine a una ingiustizia palese e a una
sofferenza che si trascina da otto anni: ne va ormai della vita stessa di 19
uomini “colpevoli” soltanto di essere stati mandati in guerra.
don
Mussie Zerai
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