Un “sacrario” per le vittime di Lampedusa
Con il recente voto
favorevole del Senato si è concluso l’iter per istituire la Giornata Nazionale
in memoria delle vittime dell’immigrazione. E’ stato scelto, come è noto, il 3
ottobre, la data della terribile tragedia del 2013. “Una scelta – si legge
nella relazione illustrativa della proposta – che nasce dall’esigenza di
preservare nella memoria collettiva del Paese il ricordo del naufragio avvenuto
al largo di Lampedusa nel quale morirono 366 migranti”.
E’ una decisione molto attesa e importante,
specie in questo periodo di crisi e di estrema incertezza nella politica di
accoglienza, con enormi, spesso incomprensibili contraddizioni e “chiusure” nei
confronti dei profughi, dei richiedenti asilo e dei migranti che bussano alle
porte dell’Italia e dell’Unione Europea in nome del rispetto dei diritti
fondamentali dell’uomo. Quei diritti inalienabili che sono alla base, il
fondamento stesso, di ogni democrazia.
L’agenzia Habeshia
chiede tuttavia di avere la sensibilità e il coraggio di compiere un ulteriore
passo nella direzione imboccata al Senato.
I resti delle 366
vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 – quelle identificate e quelle ancora
senza un nome – sono sparsi in diversi cimiteri della Sicilia. La proposta di
Habeshia è di riunire quelle donne e quegli uomini in un unico luogo: farli
riposare insieme come insieme, purtroppo, sono morti e come insieme, fino a
quella tragica alba, hanno accarezzato il sogno di una vita libera e dignitosa, un futuro migliore per sé e per i propri
figli.
Se sarà possibile e
se il Comune sarà d’accordo, si potrebbe trovare un’area apposita nel cimitero
di Lampedusa. Altrimenti, in una città della Sicilia, magari uno di quei porti
della costa meridionale dove continuano ad arrivare migliaia di giovani che
inseguono le stesse speranze dei fratelli che li hanno preceduti e che non ce
l’hanno fatta. Si creerebbe in questo modo come un piccolo sacrario
dell’immigrazione, dove pregare, portare un fiore, riflettere.
Questa richiesta è
dettata essenzialmente da due considerazioni.
La prima nasce da
una esigenza di umana pietà: dare ai familiari, ai parenti, agli amici delle
vittime un punto di riferimento dove poter “elaborare il lutto”: piangere e
ricordare i propri cari per quel bisogno naturale, radicato in ogni cuore, di
mantenere vivi certi legami affettivi al di là della morte stessa.
In secondo luogo,
proprio questo piccolo sacrario può conferire più consistenza e spessore alla
Giornata della Memoria che è stata appena istituita, dando voce e concretezza
all’esigenza di legare i ricordi a luoghi, episodi, circostanze, persone. In
una parola, a un simbolo capace di riassumere i sentimenti e, insieme, il senso
di giustizia che ciascuno porta con sé in un angolo della propria coscienza.
Habeshia è certa di
interpretare, con questa richiesta, il sentire comune e la volontà di tutti i
familiari e gli amici delle vittime: quelle di Lampedusa in particolare, ma
anche le altre decine di migliaia che si sono perse nel Mediterraneo in questi
anni. Di più: accogliere questa richiesta sarebbe certamente un segnale molto
significativo anche per tutte le donne e gli uomini che, nella loro fuga per la
vita dall’Africa e dal Medio Oriente, sperano di trovare accoglienza in Europa
o, più in generale, nel Nord del mondo, per salvarsi da guerre, terrorismo, persecuzioni, siccità e carestia, disastri ecologici e
ambientali, fame e miseria endemica. E, nel caso specifico dell’Eritrea, da cui
venivano ben 360 delle 366 vittime del tre ottobre 2013, un monito costante
della tragedia in cui la dittatura ha precipitato il paese e la sua gente.
Grazie per
l’attenzione che vorrete dedicare alla nostra proposta. Restiamo ovviamente a
disposizione per qualsiasi chiarimento. Cordiali saluti,
don Mussie Zerai
Presidente dell’agenzia Habeshia
Roma, 18 marzo 2016
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