Circa 650 persone, donne e uomini di diverse nazionalità di cui 400 eritrei ed etiopi, viviamo costantemente nella paura, perché sentiamo continuamente spari nelle vicinanze, noi chiusi qui, senza protezione, senza vie di fuga in caso di attacco, rischiamo la vita.
dal punto di vista interno a questo lager, si può dire che viviamo in un porcile. sono mesi che non riceviamo nulla per l'igiene personale, siamo costretti a bere acqua salata, di cui non sappiamo la provenienza, problemi di salute è all'ordine del giorno, i più gravi sono le persone colpite dal TBC, che sono circa 40 persone, di cui 10 non hanno mai avuto nessuna assistenza, 3 sono in condizione gravissime, che nessuno si sta prendendo cura, con il grave rischio di trasmettere a tutti noi la malattia. Si erano affacciati per un attimo quelli di MSF circa un mese fa, poi non gli abbiamo più visti. Noi abbiamo bisogno urgente di un controllo medico tutti, sopratutto che si prendano cura delle persone già in evidente stato di necessità, che gli vediamo davanti a noi consumarsi, come se fossero delle candele arse dalla malattia, che gli sta consumando da dentro. L'UNHCR sono passati 4 giorni fa, si sono limitati a prelevare le impronte digitali di 34 persone, ignorando le persone malate da tempo, cosi come le persone che sono in attesa di reinsediamento dal febbraio del 2018, che prima erano nel lager di Bin Qisher, già la erano stati intervistati dai operatori di UNHCR, prima della loro evacuazione verso dove ci troviamo oggi a Zawiya. Ora si sentono abbandonati, molti sono caduti in depressione, altri tentano la fuga per prendersi la via del mare, tutto questo dalla disperazione in cui siamo lasciati a sopravvivere. Abbiamo 7 casi di tentato suicidio, tra coloro che sono da un anno e più, costretti a spostarsi da un lager ad un altro, senza vedere uno spiraglio per il loro futuro. Poche settimane fa una donna Nigeriana malata che non ha trovato le cure è morta qui, anche una bambina 3 anni, ha perso la vita dopo una caduta, per il mancato di un tempestivo soccorso è morta. Ecco da ogni punto di vista viviamo in pericolo costante, per non parlare delle privazioni, e il degrado e le condizioni degradanti per la nostra dignità umana in cui siamo costretti a sopravvivere.
Chiediamo l'aiuto di tutte le istituzioni europee e alle agenzie per i diritti umani di mobilitarsi per trovare e mettere in atto un piano straordinario di evacuazione di questi fratelli e sorelle che oggi si trovano nelle condizioni descritte dalle testimonianze che abbiamo raccolto. Ogni tentennamento e rinvio mette in pericolo la vita di centinaia di vite Umane.
don Mussie Zerai