giovedì 31 ottobre 2019

Libia: Appello Urgente dal Centro di detenzione Zawiya


Circa 650 persone, donne e uomini di diverse nazionalità di cui 400 eritrei ed etiopi, viviamo costantemente nella paura, perché sentiamo continuamente spari nelle vicinanze, noi chiusi qui, senza protezione, senza vie di fuga in caso di attacco, rischiamo la vita. 
dal punto di vista interno a questo lager, si può dire che viviamo in un porcile. sono mesi che non riceviamo nulla per l'igiene personale,  siamo costretti a bere acqua salata, di cui non sappiamo la provenienza, problemi di salute è all'ordine del giorno, i più gravi sono le persone colpite dal TBC, che sono circa 40 persone, di cui 10 non hanno mai avuto nessuna assistenza, 3 sono in condizione gravissime, che nessuno si sta prendendo cura, con il grave rischio di trasmettere a tutti noi la malattia. Si erano affacciati per un attimo quelli di MSF  circa un mese fa, poi non gli abbiamo più visti. Noi abbiamo bisogno urgente di un controllo medico tutti, sopratutto che si prendano cura delle persone già in evidente stato di necessità, che gli vediamo davanti a noi consumarsi, come se fossero delle candele arse dalla malattia, che gli sta consumando da dentro. L'UNHCR sono passati 4 giorni fa, si sono limitati a prelevare le impronte digitali di 34 persone, ignorando le persone malate da tempo, cosi come le persone che sono in attesa di reinsediamento dal febbraio del 2018, che prima erano nel lager di Bin Qisher, già la erano stati intervistati dai operatori di UNHCR, prima della loro evacuazione verso dove ci troviamo oggi a Zawiya. Ora si sentono abbandonati, molti sono caduti in depressione, altri tentano la fuga per prendersi la via del mare, tutto questo dalla disperazione in cui siamo lasciati a sopravvivere. Abbiamo 7 casi di tentato suicidio, tra coloro che sono da un anno e più, costretti a spostarsi da un lager ad un altro, senza vedere uno spiraglio per il loro futuro. Poche settimane fa una donna Nigeriana malata che non ha trovato le cure è morta qui, anche una bambina 3 anni, ha perso la vita dopo una caduta, per il mancato di un tempestivo soccorso è morta. Ecco da ogni punto di vista viviamo in pericolo costante, per non parlare delle privazioni, e il degrado e le condizioni degradanti per la nostra dignità umana in cui siamo costretti a sopravvivere.
Chiediamo l'aiuto di tutte le istituzioni europee e alle agenzie per i diritti umani di mobilitarsi per trovare e mettere in atto un piano straordinario di evacuazione di questi fratelli e sorelle che oggi si trovano nelle condizioni descritte dalle testimonianze che abbiamo raccolto. Ogni tentennamento e rinvio mette in pericolo la vita di centinaia di vite Umane. 

don Mussie Zerai

Libya: Urgent Appeal from the Zawiya Detention Center


About 650 people, women and men of different nationalities of which 400 Eritreans and Ethiopians, live constantly in fear, because we continuously hear shots nearby, we shut here, without protection, without escape routes in case of attack, we risk our lives.
from the internal point of view of this camp, we can say that we live in a pigsty. For months we have received nothing for personal hygiene, we are forced to drink salt water, of which we do not know the origin, health problems is the order of the day, the most serious are the people affected by TB, which are about 40 people, of whom 10 have never had any assistance, 3 are in very serious condition, that nobody is taking care, with the serious risk of transmitting the illness to all of us. Those of MSF had looked out for a moment about a month ago, then we didn't see them again. We urgently need a medical check on everyone, especially that we take care of people already in a clear state of need, that we see them in front of us being consumed, as if they were burning candles from the disease, which is consuming them from within. UNHCR passed four days ago, they simply took the fingerprints of 34 people, ignoring people who had been sick for some time, as well as people who are awaiting resettlement since February 2018, who were previously in the concentration camp of Bin Qisher, they had already been interviewed by UNHCR staff, before their evacuation to where we are today in Zawiya. Now they feel abandoned, many have fallen into depression, others try to escape to take the path of the sea, all this from the desperation in which we are left to survive. We have 7 cases of attempted suicide, among those who have been for a year and more, forced to move from one camp to another, without seeing a glimpse of their future. A few weeks ago, a sick Nigerian woman who did not find treatment died here, even a 3-year-old girl, who lost her life after a fall, died due to a lack of timely help. Here from every point of view we live in constant danger, not to mention deprivation, and the degradation and degrading conditions for our human dignity in which we are forced to survive. 
We ask the help of all European institutions and human rights agencies to mobilize themselves to find and implement an extraordinary plan for the evacuation of these brothers and sisters who are today in the conditions described by the testimonies we have gathered. Every hesitation and postponement endangers the lives of hundreds of human lives.

Fr. Mussie Zerai