venerdì 18 gennaio 2008
Laicità dello Stato o Censura Laicista?
Laicità dello Stato
o
Laicismo?
A quanto pare in Italia nessuno ha chiaro il senso della laicità dello Stato e delle sue istituzioni. Lo dimostra quello che sta accadendo all’Università La Sapienza.
Chi rivendicando la laicità dell’Università di fatto ha impedito la partecipazione del Papa all’inaugurazione dell’anno accademico, limitando la libertà dell’Ateneo di invitare un’autorità religiosa (nonché un uomo di cultura) come Benedetto XVI, limitando la libertà di tanti studenti universitari che lo avrebbero ascoltato volentieri al di là del loro credo religioso, e negando al Pontefice la libertà di esprimersi davanti a migliaia di studenti, non ha forse dato vita ad una censura laicista?
La laicità è stata usata per limitare la libertà delle persone di esprimere le proprie convinzioni in quello che dovrebbe essere un luogo democratico, aperto al dialogo e al confronto: l’Università. Da ieri l’Italia è meno libera non per colpa dei contestatori, ma a causa dell’assenza totale di uno Stato incapace di garantire il diritto affermato nella propria Costituzione e ribadito nelle prorpie leggi.
Francamente sono esterrefatto di come sia stata gestita questa vicenda. L’intervento tardivo delle autorità cittadine, iniziando dal primo cittadino assente dalla scena territoriale, (per non essere maliziosi… visto che il Papa ha fatto notare il degrado della città di Roma si temeva forse un'altra bacchettata caro On. Veltroni?) per arrivare al silenzio dei ministri, terminato solo di fronte alla di rinuncia del Papa, dimostra la confusione che regna in questo Paese sul senso laico di confronto, dialogo con altre istituzioni come la Chiesa.
Ormai è di moda pretendere il silenzio dai cattolici, succede in tanti Paesi, dalla Cina fino all’Eritrea. Oggi apprendiamo con grande preoccupazione che anche in Italia c’è questa tendenza.
Da tempo assistiamo al dilagare di forme d’intolleranza, di discriminazioni razziali e perfino sociali. Questo episodio increscioso dell’Università La Sapienza, che è frutto di una lunga campagna mediatica e politica, ha seminato odio in particolare nei confronti di cattolici che prendono posizione secondo la loro coscienza.
Il Papa è colpevole solo di svolgere bene il proprio ministero pastorale, richiamando i fedeli alle loro responsabilità di credenti, in un Paese che ha smarrito il senso del dovere, dell’etica e della morale. Napoli e l’intera Regione Campana, in queste settimane, testimoniano il fallimento di una gestione politica barcollante da più di 40 anni.
Forse tanti hanno dimenticato (o non sanno) che il Papa è il Vescovo di Roma. Quindi la visita all’Università su invito del Rettore di uno degli Atenei di Roma, rientrerebbe nelle sue attività pastorali (tra l’altro si parla di un’università fondata da un altro Papa).
Quello che preoccupa me, che mi occupo dei richiedenti asilo politico e dei rifugiati politici, è cosa succederà nei prossimi anni in questo Paese; “se trattano così il legno verde, cosa sarà del legno secco”: se questa è l’Italia democratica e laica che impedisce di parlare ad un’autorità religiosa nel suo territorio, cosa farà con noi che veniamo a chiedere asilo a questo Paese perché qualche altro dittatore ha impedito la nostra libertà di espressione. L’Art. 3, Art.10, Art. 17, Art. 21 della Costituzione Italiana parlano chiaro, ma quello che è successo a La Sapienza di Roma è a nostro avviso, gravissimo.
In parte lo sappiamo quello che ci attende, visto che il Governo di centro sinistra non ha esitato a firmare un accordo con la Libia, senza tener conto delle tante denunce fatte da noi dell’Agenzia Habeshia e da tante altre organizzazioni come Amnesty, UNHCR, Fortress Europe sulle condizioni di vita nei carceri libici di tanti richiedenti asilo politico. Quando a firmare fu l’ex ministro Pisanu si alzò un gran polverone, ma questa volta non abbiamo sentito nulla tranne una voce quella della On Tana de Zulueta, che ringraziamo.
Tornando alla mancata visita del Pontefice all’Università La Sapienza, qualcuno lo ha definito come momento storico, spartiacque nei rapporti tra cattolici e laici, tra Chiesa e Stato, e qualcun altro ha cantato vittoria. Sì è stata la vittoria dell’intolleranza che da tempo dilaga in questo Pese. Una ferita grave alla democrazia e alla libertà di espressione garantita dalla Costituzione della quale si celebra il 60° anniversario proprio quest’anno. Chi pensa di ottenere la cacciata dei cattolici dalle istituzioni statali come se i cattolici non avessero il diritto di cittadinanza in questo Paese, si sbaglia di grosso, finisce per alimentare inutili contrapposizioni dannose per il Paese.
Dove sono finiti i moderati di questa società? Perché prevale sempre di più l’estremismo di ambedue le parti? Perché in questo Paese è così difficile dialogare e confrontarsi civilmente?
Si finisce per dare un pessimo esempio ai giovani: è giusto scontrarsi e trattare come un nemico chi non la pensa come te.
Non dobbiamo lamentarci se dilaga il bullismo tra i ragazzi, l’incapacità di dialogo tra partiti politici e all’interno delle famiglie: chi semina discordia non può che raccogliere divisioni e contrapposizione.
Data. 15.01.2008
Mussie Zerai
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