La situazione dei profughi Eritrei nel Nord Africa è pessima: queste persone, che hanno lasciato il proprio paese di origine per mancanza di libertà e giustizia, devono subire altre violazioni dei diritti comuni a tutti gli uomini. Da 7 - 8 mesi stiamo denunciando la terribile condizione degli Eritrei ostaggi dei trafficanti nel Sinai - Egitto: profughi eritrei tenuti in catene, torturati dai trafficanti, che pretendono il pagamento di un riscatto per la loro liberazione; decine di questi ostaggi hanno trovato la morte nei luoghi dove erano tenuti prigionieri.
Nelle carceri egiziane si trovano centinaia di profughi eritrei; il governo egiziano non permette agli operatori dell'UNHCR l'ingresso nelle carceri, così da poter verificare la presenza dei richiedenti asilo tra i detenuti eritrei. Abbiamo denunciato diverse volte le violenze che i profughi subiscono nelle carceri egiziane: sono trattati come dei criminali; inoltre sono centinaia ormai i profughi uccisi dai soldati egiziani al confine con Israele.
La situazione dei profughi in Libia è divenuta incandescente dalla caccia agli africani accusati di essere mercenari del regime: sono migliaia gli Africani, di cui decine eritrei ed etiopi, che hanno trovato la morte per mano dei ribelli; inoltre il mare ha contribuito ad innalzare il numero delle vittime: ha inghiottito più di 2000 persone, di cui 400 eritrei, in due mesi.
Chi ha potuto è fuggito verso la Tunisia, ma anche in questo paese le condizioni dei profughi sono insopportabili; il clima è divenuto tesissimo dopo gli episodi d'incendio in cui hanno trovato la morte quattro profughi eritrei. Molti stanno tornando in Libia per tentare la fortuna via mare, rischiando nuovamente la vita. Tutto questo perché l'UNHCR non mette a disposizione personale sufficiente per accelerare i tempi. Alcuni paesi europei e gli USA hanno dato la propria disponibilità ad accogliere questi profughi, non comprendiamo, quindi, il perché l'UNHCR perda così tanto tempo, mettendo a dura prova la pazienza dei profughi e della popolazione tunisina, che mal sopporta la presenza dei profughi Africani.
Sarebbe il caso che l'UNHCR chiedesse aiuto ad altre organizzazioni per avere più operatori, che lavorino nel iter burocratico di raccolta dati e interviste dei profughi, accelerando, così, i tempi per il loro reinsediamento nei paesi Europei e in USA.
Per quanto riguarda il fronte Medio Orientale ci sono circa 4000 eritrei ed etiopi nello Yemen, minacciati dalla guerra civile, scoppiata di recente con le rivolte del mondo arabo. Da tempo chiediamo all'UNHCR di evacuarli verso un luogo più sicuro; facciamo appello alla Comunità Internazionale, perché offra anche a questi profughi la possibilità di essere reinsediati nei paesi, che possano garantire loro la protezione internazionale.
In Israele ci sono circa 18.000 eritrei e qualche migliaio di etiopi, che sopravvivono lavorando in nero; infatti non sono riconosciuti come richiedenti asilo tanto meno come rifugiati, quindi non hanno nessun diritto nel paese, hanno solo un semplice "visto" che varia la durata da poche settimane fino a tre mesi, con divieto di lavorare legalmente, senza nessuna assistenza da parte dello stato di Israele. Questi profughi vivono esposti ad ogni forma di sfruttamento e violazione dei diritti più elementari.
Facciamo appello alla Comunità Internazionale in particolare alla Comunità Europea di prestare maggior attenzione alla situazione dei profughi eritrei nel Nord Africa e in Medio Oriente: si adoperi per una soluzione che salvaguardi la vita e i diritti fondamentali di queste persone.
don Mussie Zerai
Presidente dell'Agenzia Habeshia
per la Cooperazione allo Sviluppo
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