UNHCR
Briefing bisettimanale alla stampa
Briefing bisettimanale alla stampa
08 luglio 2014
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- L’ultima tragedia al largo delle coste libiche fa
ULTERIORMENTE aumentare il numero di morti nel Mediterraneo
Una madre siriana e i suoi due figli (di tre e i sei anni) sono tra le ultime
persone ad aver perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo dalla Libia.
Lunedì
7 luglio la guardia costiera libica ha informato l'Alto Commissariato
delle Nazioni Unite
per i Rifugiati (UNHCR) di aver recuperato 12 corpi da una barca che
aveva subito un incidente, avvenuto probabilmente domenica 6 luglio. Tra
le vittime si contano tre siriani, tre cittadini eritrei e altri sei
africani di nazionalità ancora da determinare.
Si ritiene che l’imbarcazione, che aveva una capienza di circa 200
persone e che però probabilmente ne portava molte di più, si sia
capovolta al largo delle coste di Tripoli. Le operazioni di ricerca e
soccorso sono ancora in corso e la sorte delle altre persone
che potevano essere a bordo della nave è tuttora sconosciuta.
Con
questa ultima tragedia si stima che dall’inizio del 2014 circa 217
persone siano annegate al
largo della coste libiche nel tentativo di attraversare il
Mediterraneo. Queste vittime vanno ad aggiungersi ad almeno altre 290
persone morte o disperse a causa di incidenti in barca nelle acque al
largo dell'Italia, della Turchia e della Grecia. Il bilancio
dei morti nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno è di 500 persone.
L'UNHCR
esprime soddisfazione per le operazioni di ricerca e soccorso
realizzate dalle autorità governative,
ma richiede che tali operazioni vengano ulteriormente rafforzate, in
particolare nelle zone ad alta concentrazione di attraversamenti in
barca. L’Agenzia sta anche sollecitando gli Stati in tutto il mondo
affinché individuino alternative legali ai pericolosi
viaggi in mare, come ad esempio l’incremento dei ricongiungimenti
familiari, procedure per il reinsediamento piu’ veloci e ammissioni
umanitarie. I governi sono inoltre invitati a evitare misure punitive o
deterrenti, tra cui la detenzione di persone in cerca
di sicurezza.
I
funzionari dell’UNHCR di Tripoli e Bengasi hanno registrato quasi
37.000 richiedenti asilo e rifugiati; tra di essi, i siriani
costituiscono
il gruppo più numeroso (18.655), seguiti da eritrei (4.673), somali
(2.380) e iracheni (3.105). Tuttavia non tutti i richiedenti asilo sono
registrati. Molti richiedenti asilo vivono in condizioni precarie, in
sistemazioni sovraffollate con scarso accesso
legale al lavoro, e sono stati colpiti dai disordini attualmente in
corso in Libia, che li hanno costretti a spostarsi ulteriormente.
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Thailandia: l’UNHCR condanna la deportazione di un rifugiato del Laos
L'Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) esprime
disappunto
per la deportazione dalla Thailandia nella Repubblica democratica
popolare del Laos di un rifugiato riconosciuto dall'UNHCR; nel Laos il
rifugiato potrebbe subire maltrattamenti equivalenti a persecuzione.
Secondo le informazioni confermate questa settimana da parte delle autorità tailandesi,
la deportazione di questo ex leader Hmong laotiano ha avuto luogo il 13 giugno.
Sin
da quando era stato posto in arresto nel marzo 2013, l'UNHCR aveva
esortato
il governo reale tailandese a non rimpatriarlo. Considerato il suo alto
profilo, l'UNHCR esprime grave preoccupazione per i rischi in cui
incorrerà ora che è stato rimandato in Laos.
La
deportazione viola il principio di non-refoulement, ovvero il divieto
di praticare
ritorni forzati, sancito dal diritto internazionale consuetudinario.
Questo principio è vincolante per tutti gli Stati e impedisce di inviare
un rifugiato in un paese dove la sua vita o la sua libertà sarebbero
minacciate. Il ritorno di una persona in un paese
in cui potrebbe incorrere nel rischio di tortura è vietato anche ai
sensi della Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti
crudeli, inumani o degradanti, di cui la Thailandia è firmataria.
L'UNHCR
si appella alle autorità tailandesi affinché tengano fede alle proprie
responsabilità ai sensi del diritto internazionale e garantiscano il
pieno rispetto dei diritti delle persone bisognose di protezione
internazionale.
La Thailandia continua a ospitare generosamente più di 128.000 rifugiati e richiedenti
asilo che vivono per la grande maggioranza all’interno di nove rifugi temporanei/campi lungo il confine con il Myanmar.
Per ulteriori informazioni:
Carlotta Sami - Cell +39 3356794746 Fax +39 06 80212325
Ufficio stampa - 06 80212318/33 - 331 6355517
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