Agenzia Habeshia
Un rafforzamento
della Fortezza Europa. Proprio mentre stanno aumentando gli arrivi in Italia
dalla Libia e dall’Egitto, lungo la rotta del Mediterraneo Centrale. Così si è
risolta quella che sarebbe dovuta essere una riforma strutturale del sistema
Dublino da parte della Commissione Europea.
Ci sono due soli
punti positivi nelle proposte della Commissione: l’estensione dell’accesso al
ricollocamento a tutti i richiedenti asilo, a prescindere dalla nazionalità;
l’ampliamento della nozione di familiari con i quali si potrà chiedere una
riunificazione/ricongiungimento in un altro Stato dell’Unione Europea. Per il
resto si avalla di fatto la politica dei respingimenti che negli ultimi tempi
ha subito una forte accelerazione. Il principio base resta infatti quello del
reinsediamento dei profughi sbarcati ma, anziché potenziarlo e snellirlo alla
luce degli scarsi, quasi fallimentari risultati conseguiti finora, il sistema è
stato reso ancora più inefficace, scaricandone il peso innanzi tutto sugli
stessi richiedenti asilo, i soggetti più deboli; e, in secondo luogo, sui paesi
di frontiera come l’Italia, la Grecia e la Spagna, quasi tracciando un solco
tra le nazioni mediterranee e il resto dell’Europa. Sono due punti che meritano
di essere esaminati in particolare:
– Profughi. Le lungaggini delle pratiche burocratiche, la
resistenza e talvolta l’ostilità dei paesi di destinazione, i duri periodi di
attesa nei centri di identificazione e accoglienza, lo stato generale di
incertezza e precarietà, la lentezza e l’inefficienza del programma di
ricollocamento/reinsediamento inducono molti migranti a tentare di sottrarsi al
sistema, cercando “in proprio” vie di accesso dai paesi di arrivo verso altri
paesi Ue. E’ nata così la figura dei “transitanti”: migliaia di migranti che
percorrono l’Italia, la Grecia e la cosiddetta “strada balcanica”. Fantasmi che
ufficialmente non esistono: “non persone” consegnate nelle mani dei trafficanti,
che hanno organizzato costose rotte clandestine in grado di raggiungere ogni
angolo dell’intera Europa, quando addirittura non sono collegati, specie per i
minori e le giovani donne, ad organizzazioni dedite alla tratta di esseri
umani, ai giri di prostituzione, al lavoro-schiavo. Sono cose ormai note,
ampiamente denunciate e spesso confermate da varie inchieste giornalistiche e
di polizia. Eppure, anziché correggere e migliorare il sistema, sono state
introdotte nuove misure restrittive, rivolte a penalizzare i richiedenti asilo
che si sottraggono agli obblighi imposti dal Regolamento di Dublino. In
definitiva, una risposta “di polizia” nei confronti dei soggetti più deboli,
anziché una maggiore garanzia dei loro diritti. Diritti che vengono anzi
sicuramente ridotti o restano inapplicati.
– Paesi di frontiera. Teoricamente la riforma introduce correzioni
nell’attribuzione di responsabilità ai singoli Stati. Ma queste “correzioni”
sono previste solamente di fronte ad arrivi “sproporzionati” di richiedenti asilo
in un dato paese e per “arrivi sproporzionati” si intende una quantità di
sbarchi superiore addirittura al 150 per cento del numero di riferimento
considerato gestibile rispetto alla grandezza e al benessere del paese stesso.
Ad esempio: se si ritiene che l’Italia possa accogliere 100 mila profughi, la
correzione scatterà solo se gli arrivi risulteranno più di 250 mila. Per di
più, anche quando verrà superata la cifra stabilita non è detto che gli altri
Stati Ue accolgano almeno una parte dei migranti. Non appare né positiva né di
una qualche efficacia pratica, infatti, la proposta di introdurre
penalizzazioni finanziarie per i Governi che si sottrarranno all’obbligo del
ricollocamento. Anzi, questa norma ripropone l’odioso principio che basterà
“pagare” per aggirare e vanificare l’obbligo dell’accoglienza e della
solidarietà. Torna ancor a una volta, cioè, quel “soldi in cambio di uomini”, a
dir poco eticamente deprecabile, che è alla base di tutti gli ultimi accordi
firmati dall’Unione Europea in fatto di immigrazione: il Processo di Rabat, il
Processo di Khartoum, i trattati di La Valletta e quelli con la Turchia. Rientra
esattamente in questa logica anche il recente Migration Compact proposto
dall’Italia a Bruxelles.
Appare evidente,
allora che, per gestire i flussi crescenti dei migranti verso l’Europa, la
Commissione, invece di puntare su un sistema globale e lungimirante, ha cercato
di bilanciare in qualche modo gli interessi dei singoli Stati, senza peraltro
riuscirci, visto il criterio di “correzioni” adottato e dando corpo ancora una
volta alle paure assolutamente infondate della Fortezza Europa.
In questo modo il
Regolamento di Dublino non soltanto non è stato superato, ma addirittura
risulta rafforzato. Perfettamente in linea con le politiche condotte da vari
singoli Stati, a cominciare dall’Italia, che stanno contemporaneamente
intensificando la scelta del respingimento di massa attraverso tutta una serie
di trattati bilaterali con diversi governi africani, incluse feroci dittature,
per facilitare le misure di rimpatrio forzato dei richiedenti asilo o dei
migranti “non accolti” e dunque respinti. Nella più evidente violazione dei
diritti umani, tanto da configurare
probabilmente un vero e proprio crimine contro l’umanità.
L’unica soluzione resta
quella indicata ormai da anni da quasi tutte le organizzazioni umanitarie e
dallo stesso Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr): un sistema unico
di accoglienza, con uno status di asilo europeo, valido e applicato in tutti
gli Stati Ue, con identiche condizioni di trattamento e possibilità di
inclusione sociale; canali umanitari e vie legali di immigrazione; utilizzo
molto più ampio delle misure di ricollocamento, tenendo in maggiore
considerazione, in particolare, i legami culturali, relazionali e familiari dei
richiedenti asilo con i paesi di destinazione.
Roma, 19 maggio 2016
Nessun commento:
Posta un commento