No ai migration compact e
agli accordi conseguenti
L’Europarlamento ha
condannato con una pesante risoluzione l’uso dei cosiddetti “migration
compact”, gli accordi attraverso i quali, per bloccare i flussi migratori,
l’Unione Europea e numerosi dei singoli Stati membri della Ue, a cominciare
dall’Italia, esternalizzano il più a sud possibile i confini dell’Europa,
dandone “in gestione” la vigilanza ai Governi africani o mediorientali
contraenti, in cambio di finanziamenti descritti come aiuti o contributi allo
sviluppo e alla cooperazione.
Nella risoluzione si chiede,
in particolare, di instaurare “un regime di governance multilaterale” per le migrazioni,
una più stretta cooperazione tra l’Unione Europea, gli organismi specializzati
delle Nazioni Unite, le banche multilaterali di sviluppo e le organizzazioni
regionali. E si sollecita, soprattutto, la creazione di una vera e propria
politica comune europea in materia di migrazione, incentrata sui diritti umani
e basata sul principio di solidarietà tra gli Stati membri.
Non solo: come prima
“risposta” concreta, da attuare subito, il Parlamento Europeo vuole essere
coinvolto nell’attuazione dei cosiddetti “migration compact” che l’Unione sta
negoziando con vari Governi per frenare o bloccare i flussi migratori, nella convinzione che
questi accordi – di cui è stata condannata la “mancanza di trasparenza” – non devono
servire per incentivare i Paesi terzi “a cooperare alla riammissione dei
migranti irregolari o a dissuadere con la coercizione le persone a mettersi in
viaggio oppure a fermare i flussi diretti in Europa”. Al contrario: lì dove se
ne ravvisa la necessità o l’opportunità, gli aiuti vanno concessi dalla Ue
senza porre alcuna condizione in materia di immigrazione.
Alla luce di questa
risoluzione, sulla quale è totalmente d’accordo
l’Agenzia Habeshia
chiede al Governo e al
Parlamento italiano di:
A – Revocare il recente
accordo sottoscritto con il governo di Tripoli guidato da Fayez Serraj e il
conseguente patto con circa 60 tribù del sud della Libia, rivolti appunto a
bloccare o a rimandare in Africa i migranti, a prescindere dalla loro volontà e
dalla sorte stessa che li attende. Questo è una palese violazione dei diritti fondamentali dell'Uomo.
A questa revoca vanno fatti
seguire provvedimenti di annullamento o revisione analoghi per tutte le intese
sottoscritte negli ultimi mesi o in via di completamento: ad esempio, Sudan,
Mali, Gambia, Niger, ecc.
B – Ritirare prima
dell’approvazione definitiva alla Camera il “decreto Minniti”
sull’immigrazione, che è palesemente in linea e anzi completa i “migration
compact”, riesumando i Cie (più volte condannati a livello europeo) per
moltiplicare le espulsioni e introducendo – come hanno sottolineato numerosi
giuristi – una palese violazione della Costituzione, istituendo una “giustizia
speciale” ed eliminando uno dei gradi di giudizio per i ricorsi presentati
contro l’eventuale rigetto delle domande di asilo o contro i decreti di
respingimento forzato, con l’unico obiettivo di accelerare al massimo le
procedure.
C – Rinunciare all’intenzione
di rilanciare in occasione del G-7 di Taormina, nel prossimo mese di maggio, il
programma generale di Migration Compact già presentato dall’Italia nell’aprile
del 2016 a Bruxelles e rimasto in sospeso.
D - Ci serve un piano congiunto tra EU - UA 1. Per risolvere le cause del esodo di profughi dell'Africa, andare alla radice del problema 2. Proteggerli nei paesi di transito da ogni rischio di abusi e violenze, mettendo in atto un piano di accoglienza diffusa con un programma di sviluppo che coinvolge i rifugiati, in Africa, offrendo sistemazione alloggiative, lavorative e borse di studio in Africa, creando quelle condizioni che rispettano la dignità umana. 3. Programma europeo di reinsediamento o corridoio umanitario per i casi di persone perseguitate, casi vulnerabili.
Don Mussie
Zerai
Presidente dell’Agenzia Habeshia
Aderiscono al nostro Appello:-
Tempi Moderni,
Comitato Nuovi Desaparecidos,
Progetto Diritti,
Coordinamento Eritrea Democratica,
Diritti e Frontiere (Adif)
Comitato provinciale Anpi di Rimini
Possibile
Tempi Moderni,
Comitato Nuovi Desaparecidos,
Progetto Diritti,
Coordinamento Eritrea Democratica,
Diritti e Frontiere (Adif)
Comitato provinciale Anpi di Rimini
Possibile
Roma, 5 aprile 2017
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