giovedì 27 agosto 2020

ANSA/ "Situazione intollerabile lager Libia",appello a Ue

 



P.Zerai, evacuarli, poi serio programma reinsediamento profughi
ROMA
(di Fausto Gasparroni)
(ANSA) - ROMA, 27 AGO - "La situazione in Libia non è più tollerabile, molti profughi tentano la fuga da questi lager: spesso vengono uccisi, se presi vivi subiscono violenze indicibili". L'appello rivolto all'Unione Europea dall'agenzia umanitaria Habeshia e dal fondatore, il padre Mussie Zerai, descrive un quadro ormai insostenibile e si rifà alle "suppliche" provenienti "dai profughi intrappolati nei centri di detenzione, spesso trasformati in veri lager nelle varie località libiche come a Kums, Zawiya, Tripoli, Zelatien, Misurata, Sebha, Kuffra".
Habeshia parla della "disperazione di questi profughi: persone provenienti dall'Africa Sub-Sahariana, eritrei, etiopi, sudanesi, somali, vittime di soprusi, abusi da parte dei gestori delle strutture dove sono trattenuti privati della loro libertà personale, spesso ridotti alla fame, ricatto e violenze". Le condizioni di salute sono definite "molto precarie", l'accesso alle cure mediche "è appeso solo alle sporadiche visite delle Ong di medici che non hanno sempre l'accesso automatico. Ogni volta che c'è il cambio di guardia, i nuovi padroni del centro dettano le loro leggi e pretese e violenze".
"Spesso i gestori dei centri di detenzione - denuncia l'Agenzia Habeshia - sono in stretta collaborazione con i contrabbandieri che fanno da mediatori con i veri trafficanti di esseri umani, che trattano il prezzo per la vendita del gruppo di profughi detenuti nei centri. Le persone oggetto di questa trattativa non hanno nessuna voce in capitolo sulla loro cessione a gruppi spesso di veri criminali, che non esitato a torturarli per ottenere il pagamento di cifre esorbitanti".
Per padre Zerai, la soluzione è una sola: "evacuare e svuotare tutti i centri e lager nel territorio libico, trovando un altro Paese che può ospitare temporaneamente i profughi avendo un fattibile piano di reinsediamento per tutti coloro sono bisognosi della protezione internazionale". "Il nostro appello all'Unione Europea - aggiunge il sacerdote di origine eritrea - è di attivarsi per lanciare un serio programma di reinsediamento, implementando gli impegni già presi in precedenza quando l'Ue si era impegnata ad accogliere 50 mila profughi dall'Africa Sub-Sahariana con il programma di reinsediamento. Rispettare gli impegni presi salverebbe migliaia di vite umane dalla morte in mare o nel deserto e nei lager libici".
Ma oltre alla Libia, la denuncia di Habeshia riguarda anche l'Etiopia, dove "la situazione dei profughi eritrei negli ultimi 12 mesi è diventata sempre più precaria". Il tutto per "la scelta del governo federale di non accogliere nei campi profughi donne, bambini e uomini che non provengano dal rango militare in fuga dal regime eritreo, in virtù dell'accordo di Pace, quindi non ritenendoli più bisognosi di protezione e di fatto negando a loro il diritto di chiedere asilo politico".
Questa situazione e la chiusura di uno dei 4 campi profughi che ospitava oltre 15 mila persone, "ha prodotto molti profughi urbani senza nessuna forma di tutela senza diritti", e condizioni aggravate anche dalla pandemia. "Il nostro appello al governo etiope è di rispettare gli obblighi internazionali derivati dalla sua adesione alle convenzioni che tutelano i diritti dei minori e i diritti dei rifugiati - invoca Zerai -. Chiediamo all'Ue di investire risorse per rendere un'accoglienza dignitosa a questi profughi eritrei in Etiopia garantendo accesso al diritto di asilo, accesso allo studio, alle cure mediche, al lavoro". La conclusione parla chiaro: "Altrimenti l'esodo verso l'Europa aumenterà, con il triste conteggio di morti nel deserto e nel Mar Mediterraneo". (ANSA).

Appello Urgente Libia e Etiopia

 Libia:  


Riceviamo suppliche dai profughi intrappolati nei centri di detenzione spesso trasformati in dei veri lager nelle varie località libiche come a Kums, Zawiya, Tripoli, Zelatien, Misurata, Sebha, Kuffra. La disperazione di questi profughi Persone provenienti dall'Africa Sub Sahariana, Eritrei, Etiopi, Sudanesi, Somali, vittime di soprusi, abusi da parte dei gestori delle strutture dove sono trattenuti privati della loro libertà personale, spesso ridotti alla fame, ricatto e violenze.
Condizioni di salute molto precaria, accesso a cure mediche è appesa solo alle sporadiche visite delle ONG medici che non hanno sempre l'accesso automatico. Ogni volta che cambio di guardia i nuovi padroni del centro dettano le loro leggi e pretese e violenze. La situazione in Libia non è più tollerabile, molti profughi tentano la fuga da queste lager spesso vengono uccisi, se presi vivi subiscono violenze indicibili.
Spesso i gestori dei centri di detenzione sono in stretta collaborazione con i contrabbandieri che fanno da mediatori con i veri trafficanti di esseri umani, che trattano il prezzo per la vendita del gruppo di profughi detenuti nei centri, le persone oggetto di questa trattativa non hanno nessun voce in capitolo sulla loro cessione a gruppi spesso dei veri criminali, che non esitato di torturarli per ottenere il pagamento di cifre esorbitanti.
La soluzione è una sola evacuare e svuotare tutti centri e lager nel territorio libico trovando un altro paese che può ospitare temporaneamente i profughi avendo un fattibile piano di reinsediamento per tutti coloro sono bisognosi della protezione internazionale. 
Il nostro appello all'Unione Europea di attivarsi per lanciare un serio programma di reinsediamento implementando gli impegni già presi in precedenza quando UE si era impegnata di accogliere 50 mila profughi dall'Africa Sub Sahariana con il programma di reinsediamento, rispettare gli impegni presi salverebbe migliaia di vite umane dalla morte in mare o nel deserto e nei lager libici.

Etiopia

La situazione di profughi Eritrei nel paese negli ultimi 12 mesi è diventata sempre più precaria in termini di protezione e di accoglienza. La scelta del governo federale di non accogliere nei campi profughi donne bambini e uomini che non provengano dal rango militare in fuga dal regime eritreo, in virtù dell'accordo di Pace, quindi non ritenendoli più bisognosi di protezione di fatto negando a loro il diritto di chiedere asilo politico violando la convenzione di Ginevra del 1951. Questa situazione e la chiusura di uno dei 4 campi profughi che ospita oltre 15 mila persone, ha prodotto molti profughi urbano senza nessuna forma di tutela senza diritti. Nella regione del Tigray vagano migliaia di Eritrei spesso ridotti alla fame, esposti ad ogni forma di sfruttamento e abusi. Le persone più vulnerabili sono donne e minori, soprattutto minori non accompagnati molti abbandonati a sé stessi, con il rischio di finire vittime di predatori sessuali, riduzione a schiavitù lavorativo. Questa situazione sta aumentando la disperazione creando le condizioni per coloro che trafficano gli esseri umani, l'esodo verso il Sudan e Libia va aumentando tutto a causa delle pessime condizioni di non accoglienza che trovano oggi in Etiopia. 
I profughi urbani anche nella capitale non va meglio oggi aggravata la loro situazione dalla pandemia e con il costo della vita altissimo ci segnalano l'aumento di sfruttamento, prostituzione e privazioni tutto questo è una miccia che scatena la fuga di miglia di profughi alla ricerca di protezione reale di vita dignitosa altrove.
Il nostro appello al governo Etiope di rispettare gli obblighi internazionali derivati dalla sua adesione alle convenzioni che tutelano i diritti di minori e diritti dei rifugiati. 
Chiediamo all'UE di investire risorse per rendere un'accoglienza dignitosa di questi profughi Eritrei in Etiopia garantendo accesso al diritto di asilo, accesso allo studio, alle cure mediche, al lavoro. La legge federale in vigore che permette ai rifugiati di avere posti riservati del 30% nel settore privato senza risorse per implementarla è lettera morta, la cooperazione europea investa su questa leggere creando lavoro con l'obbligo di assumere rifugiati fino al 30% minimo, offrire borse di studio alle scuole tecniche con l'obbligo di iscrivere rifugiati del 30% minimo, cosi alle università questo è il modo migliore per aiutare e accogliere i profughi vicino a casa loro. Altrimenti l'esodo verso l'Europa aumenterà con il triste conteggio di morti nel deserto e nel Mare Mediterraneo.

don Mussie Zerai