sabato 18 ottobre 2008
Immigrazione. La proposta delle classi separate
Paula Baudet Vivanco: «Ascoltare i diretti interessati»
La mozione proposta dalla Lega per l'istituzione di classi separate per i figli di immigrati ha sollevato un largo dibattito. Paula Baudet Vivanco, giornalista di 'Metropoli” de 'La Repubblica', ne evidenzia gli aspetti più controversi: «Il provvedimento è superficiale e riguarda solo una minoranza dei figli di immigrati».
(valerio perogio)
La mozione presentata dalla Lega, e votata alla Camera nei giorni scorsi, per l'istituzione di classi separate d'inserimento per i figli di immigrati, manca di «... profondità di analisi» e rischia di creare «... un'idea di confine in una società che ci vede tutti compresi allo stesso modo». E' questa l'opinione di Paula Baudet Vivanco, giornalista di “Metropoli” de “La Repubblica”, il settimanale dedicato alle popolazioni immigrate in Italia. La giornalista giudica negativamente la proposta avanzata dal Carroccio e difesa a spada tratta anche dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini: la misura prevede classi differenziate con preparazione a un test di lingua e cultura italiane per l'ammissione nelle classi regolari. «Per un settore importante come l'istruzione e la formazione dei bambini, la parola dovrebbe essere affidata alle scuole, agli esperti del settore e anche ai diretti interessati, piuttosto che alle mozioni dei partiti politici», sostiene la giornalista, a sua volta figlia di genitori immigrati.
Tra le voci più critiche si è levata quella della “Rete G2 - Seconde Generazioni”, un’organizzazione nazionale apartitica fondata da figli di immigrati e rifugiati nati e/o cresciuti in Italia. L'associazione, in prima linea sulla questione, «ha sempre riconosciuto l'importanza e il valore della scuola pubblica italiana nei processi di integrazione e avrebbe voluto essere ascoltata prima di intraprendere un'iniziativa come quella della Lega», evidenzia la giornalista.
Citando gli ultimi dati Istat, Baudet Vivanco evidenzia come in Italia, ormai da anni, sia in atto «una trasformazione: nel solo 2007 sono stati 64mila i nuovi nati sul nostro territorio da genitori stranieri, e nelle scuole sono 650mila gli studenti con passaporto straniero». «La situazione è più complessa», spiega la giornalista, «la maggioranza di figli di immigrati nelle scuole è nata in Italia e non ha problemi con la lingua, le difficoltà riguardano principalmente gli adolescenti che giungono, a scaglioni, attraverso i ricongiungimenti. Quindi una minoranza».
Insegnanti e studenti non possono essere lasciati a se stessi, le soluzioni vanno rintracciate tenendo presenti due elementi principali: «servono fondi adeguati e soprattutto bisogna tenere presente che i figli di immigrati non vogliono e non possono essere considerati come il capro espiatorio di tutti i guai, perché l'Italia riceve ormai da anni figli di immigrati che diventano cittadini italiani».
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