Bozze non corrette in corso di seduta
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore
15,55).
(Intendimenti del Governo per garantire la libertà
religiosa in Eritrea in relazione alle iniziative di cooperazione
economico-commerciale - n. 2-001165)
PRESIDENTE. L'onorevole
Renato Farina ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n.
2-001165
concernente intendimenti del Governo per garantire la libertà religiosa in
Eritrea in relazione alle iniziative di cooperazione economico-commerciale
(vedi
l'allegato A - Interpellanze urgenti).
PRESIDENTE. Sta bene.
Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri Stefania Craxi ha facoltà di
rispondere.
STEFANIA
GABRIELLA ANASTASIA CRAXI,
Sottosegretario di Stato per gli affari
esteri. Come è noto, l'Eritrea è
Pag. 149sottoposta
ad un regime sanzionatorio delle Nazioni Unite in base alla risoluzione del
Consiglio di Sicurezza n. 1907 del 2009, che ha accentuato le tendenze di
quelle autorità a percorrere la via dell'autarchia e dell'isolamento dalla
comunità internazionale. L'isolamento e l'ulteriore rafforzamento del regime
sanzionatorio nei confronti di Asmara non hanno finora contribuito alla causa
del miglioramento della situazione del rispetto dei diritti umani e delle
libertà fondamentali ma hanno al contrario condotto il regime ad un'ulteriore
involuzione.
Con gli obiettivi di promuovere e sostenere la crescita democratica e civile
dell'Eritrea, e relazioni bilaterali costruttive, il Governo ha quindi avviato,
nel corso degli ultimi due anni, un complesso e delicato processo di
rivitalizzazione del dialogo bilaterale. Nei contatti con quelle autorità, non
si è mai mancato di sottolineare l'importanza del rispetto dei diritti umani e
della promozione delle libertà fondamentali per il popolo eritreo.
Il Governo è infatti ben consapevole delle forti criticità quanto al rispetto
dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Eritrea. Ed è proprio per
questa ragione che tale tema rientra fra quelli principali del nostro dialogo
bilaterale con Asmara. Anche a livello europeo abbiamo favorito, sin dai primi
timidi segnali d'apertura al dialogo da parte eritrea nel 2008, l'inserimento
della questione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nel dialogo
politico che i capi missione della UE ad Asmara intrattengono con le autorità
locali. Tale questione ha quindi formato oggetto, negli ultimi due anni, di tre
sessioni del dialogo politico che le ambasciate europee intrattengono con quel
Governo.
La recente missione, cui fanno cenno gli onorevoli interroganti, si è recata ad
Asmara per partecipare alla seconda sessione del tavolo bilaterale per la
discussione di tematiche consolari, culturali ed economiche, esercizio avviato nell'ottobre
scorso a Roma. La convocazione del secondo tavolo, è stata tuttavia
condizionata da alcuni gesti da parte eritrea: la presentazione delle lettere
credenziali del nostro ambasciatore, l'allentamento delle restrizioni imposte
alla comunità diplomatica colà residente, e dei segnali positivi in merito alla
nota questione della coscrizione obbligatoria dei religiosi.
Pag. 150
A tale ultimo proposito, si ricorda infatti che recentemente il dipartimento
per gli affari religiosi eritreo aveva annunciato di aver disposto
l'arruolamento militare obbligatorio di tutti i religiosi di ogni confessione,
ordine e grado di età inferiore ai 30 anni. Se ciò dovesse verificarsi circa
600 religiosi cattolici tra seminaristi, sacerdoti e parroci sarebbero costretti
ad abbandonare parrocchie e conventi e a presentarsi nei campi di addestramento
per prestare il servizio militare a tempo indeterminato. Grazie quindi al
nostro intervento, le autorità eritree hanno deciso di esentare dal servizio
militare sia le religiose dei vari ordini ivi attivi, sia i componenti del
clero di vario livello che hanno compiti operativi nella conduzione delle
parrocchie e di altre istituzioni cattoliche.
Pag. 151
Tali sviluppi parziali, ma incoraggianti, hanno formato oggetto dei colloqui
della recente missione nel Paese. Com'è noto, i gruppi religiosi sono
sottoposti ad un rigido regime di registrazione obbligatoria e, allo stato
attuale, solo quattro confessioni sono autorizzate ad agire nel Paese (Chiesa
ortodossa Eritrea, Chiesa evangelica di Eritrea, Islam sunnita e Chiesa
cattolica romana).
La delegazione ha, inoltre, affrontato altre tematiche bilaterali: il rinnovo
dell'Accordo tecnico sullo
status delle scuole italiane all'Asmara, la
più grande istituzione scolastica statale fuori dai confini nazionali, e la
situazione della comunità italiana colà residente, eredità dei trascorsi legami
storici tra l'Italia e l'Eritrea e importante anello di unione tra i due Paesi.
Sul fronte culturale e della formazione scolastica, gli incontri realizzati con
le competenti autorità eritree in vista del rinnovo dell'Accordo tecnico sullo
status delle scuole italiane di Asmara e del loro personale hanno consentito di
ribadire, nel rispetto della missione principale ed irrinunciabile della
diffusione della lingua e dei modelli culturali italiani, la nostra
disponibilità ad un'armonizzazione dei
curricula e programmi offerti
dalle scuole italiane, al fine di venire incontro all'esigenza di una maggiore
integrazione fra i due sistemi educativi.
Tutto questo, nella prospettiva di dare una più adeguata risposta formativa
alle esigenze della società e del mercato del lavoro locali, garantendo nel
contempo ai giovani eritrei - che costituiscono oltre il 95 per cento degli
studenti frequentanti le nostre istituzioni scolastiche - un percorso educativo
e culturale più completo, aperto e diversificato rispetto a quello offerto dal
sistema scolastico locale. Alcuni miglioramenti dello
status dei
docenti italiani della scuola sono stati, altresì, al centro dei colloqui con
il Ministro dell'educazione.
Inoltre, alla luce del crescente interesse del mondo imprenditoriale italiano
per le opportunità economiche del Paese africano, sono state affrontate alcune
questioni economico-
Pag. 152commerciali con le
autorità eritree, al fine di verificare il quadro giuridico a tutela degli
investimenti italiani nel Paese, in particolare nel settore della pesca.
A quest'ultimo riguardo, è stato avviato il negoziato per un'intesa tecnica tra
il Ministero della salute italiano e il Ministero dell'agricoltura eritrea nel
settore della pesca e dell'acquacoltura, per prevenire i rischi di trasmissione
delle malattie infettive e parassitarie delle specie ittiche, e per prevenire
la trasmissione all'uomo delle malattie degli animali e/o delle malattie
derivanti dai prodotti di origine animale.
Riteniamo importante l'approfondimento delle relazioni commerciali e della
collaborazione in alcuni settori tecnici quali quello sanitario, nella
consapevolezza che la crescita economica e l'assistenza tecnica rappresentino
strumenti determinanti per contribuire a migliorare la condizione
socioeconomica della popolazione locale e, di conseguenza, ad alleviare le
cause all'origine dell'ingente flusso di cittadini eritrei che fuggono dal
Paese, finendo vittime di organizzazioni criminali internazionali.
Allargando il nostro orizzonte al contesto regionale, vorrei sottolineare come
l'involuzione del regime eritreo affondi le sue radici anche nello stato di
mobilitazione perenne al quale viene sottoposta la popolazione locale per fare
fronte alla percepita minaccia militare dell'Etiopia, Paese che, come è noto,
occupa, in violazione del diritto internazionale, alcuni territori eritrei.
La stabilizzazione del contesto regionale rappresenta, dunque, una condizione
necessaria per favorire l'avvio di un graduale processo di democratizzazione
dei Paesi del Corno d'Africa, ivi inclusa l'Eritrea.
Per questo motivo, l'Italia è impegnata, sia a livello bilaterale che a livello
europeo, per contribuire alla normalizzazione delle relazioni tra L'Asmara ed
Addis Abeba, nella consapevolezza che la risoluzione di tale conflitto
congelato possa arrecare grande beneficio in termini di stabilità a tutti i
Paesi della regione.
Vorrei concludere ricordando quanto il Governo sia fortemente impegnato a
mantenere il Parlamento informato sulla sua azione. Ci atteniamo a questo
impegno, ovviamente con maggior convinzione in materia di promozione di diritti
Pag. 153dell'uomo e di libertà fondamentali, la
quale rappresenta una tematica assolutamente prioritaria per il Governo e sulla
quale si registra da sempre una piena sintonia con il Parlamento
PRESIDENTE. L'onorevole
Renato Farina ha facoltà di replicare.
RENATO FARINA. Signor
Presidente, a me sembra che l'interpellanza urgente in oggetto abbia avuto un
successo, cioè abbia consentito finalmente di capire, con un'ampiezza di
particolari, quale sia il lavoro del nostro Governo nei confronti del regime
eritreo.
Mi dichiaro, quindi, soddisfatto di quanto riferito dall'onorevole Craxi, ma
ribadisco un punto: tutto questo deve essere manifesto e reso chiaro,
altrimenti si rischia di propagandare un'immagine dei nostri rapporti con
l'Eritrea che sono di sostanziale accettazione dello
status quo.
Mi riferisco, in particolare, al comunicato ufficiale espresso dal Ministero
degli affari esteri e pubblicato dalle principali agenzie del Paese, che è un
comunicato addirittura festoso. Le leggo l'inizio: rafforzare la cooperazione
economico-commerciale con l'Eritrea, investendo su settori chiave come la
pesca, il turismo e l'energia; questo l'obiettivo di una missione
imprenditoriale ad Asmara appena conclusasi e guidata dal direttore centrale
per i Paesi dell'Africa subsahariana della Farnesina.
Non vi è nessun accenno, in questo comunicato, a tutto quello che lei ha
affermato, salvo dal punto in cui lei ha detto «inoltre», che è la parte finale
della sua risposta.
Non capisco perché nei comunicati ufficiali non si accenni al fatto che si è
intervenuti sui diritti umani: vi è un patto tacito di non parlarne? Non lo
credo. Allora, si rafforzi la comunicazione, perché, altrimenti, di fatto si
comunica un'idea di Eritrea che non esiste nella realtà.
Pertanto, sono molto contento che l'onorevole Craxi abbia espresso una politica
del Governo che mi trova completamente concorde e, vorrei dire, ammirato.
Detto questo, mi permetto di segnalare all'opinione pubblica, oltre che a
questa istituzione in cui parlo, qual è oggi la situazione dei diritti umani in
Eritrea, facendo anche un po' di storia e anche contestando una piccola
questione non marginale.
Pag. 154
Primo: negli ultimi quindici anni la situazione dell'Eritrea, nel campo dei
diritti umani, è peggiorata vistosamente, non vi sono mai state elezioni dal
1991 (da quando vi è stata l'indipendenze e l'ascesa di questo dittatore, di
cui non faccio il nome) e la Costituzione del 1997 non è mai entrata in vigore.
Secondo: nel 2001 vi è stato l'arresto di quindici tra ministri e generali che
chiedevano riforme e rispetto della sovranità popolare; sono passati dieci anni
senza nessun processo e sono quasi tutti morti nelle carceri del regime (sono
carceri sotterranee nel deserto, spero si chieda conto di questo). Terzo:
l'arresto domiciliare - che continua - e l'estromissione del patriarca della
Chiesa ortodossa dalla sua sede canonica. Quarto: la totale assenza di libertà
di stampa, di movimento, di associazione e di religione. Quinto: quello che
oggi è il motivo dell'esodo di centinaia di migliaia di giovanissimi eritrei -
ed è stato ben espresso dal sottosegretario - attiene alla militarizzazione del
Paese, costringendo i giovani non a fare il servizio militare, ma la vita
militare a tempo indeterminato, negando spesso il diritto allo studio. Sesto:
la mancanza di una giustizia libera dal potere militare (non vi è giustizia
indipendente).
Ultimamente anche la Chiesa cattolica è sotto attacco, e sono molto compiaciuto
che il Governo abbia fatto pressione ed abbia ottenuto risultati - nel campo
che ho appena citato - contro la coscrizione obbligatoria. Già nel 1995 il
Governo ha tentato di limitare le azioni sociali caritatevoli della Chiesa e ha
fatto chiudere tutte le riviste e i giornali che la Chiesa pubblicava.
Vi sono stati anche casi di esproprio dei beni della Chiesa. Da più di dieci
anni si nega il visto a sacerdoti e suore che vogliono venire a completare i
loro studi di teologia a Roma.
Questo rientra nella strategia del regime per indebolire la Chiesa cattolica
sul piano intellettuale, sociale ed economico, dimenticando che, tra l'altro,
la Chiesa cattolica, in particolare i frati cappuccini, sono stati determinanti
nell'ottenere l'indipendenza. Inoltre, vi è stata l'espulsione dei missionari e
così via.
Salto altre questioni che sono gravi e arrivo alla questione dell'embargo.
Pag. 155
Se non ho afferrato male il concetto, la tesi del nostro Governo è che
l'embargo sia un guaio e che le sanzioni ONU praticate abbiano accelerato la
volontà del Governo eritreo di isolarsi e quindi, in qualche modo,
costituiscano un alibi.
È una tesi interessante e che in gran parte è condivisibile, se non fosse che è
il Governo eritreo che ha continuato a cercare il suo isolamento, però
avvalendosi comunque di rapporti che consentissero il rafforzamento sul piano
degli armamenti, questo è il guaio.
L'embargo significa sottrarre all'Eritrea la possibilità di accrescere delle
ricchezze che non costituiscono ricchezze per il popolo, purtroppo, ma per il
regime. Recenti vicende giudiziarie hanno messo in luce come ci siano viaggi
anche in Italia di questo dittatore che si procura armi e così via per il suo
divertimento personale, oltre che per armare il suo esercito.
Ricordo che l'Eritrea è il Paese, dopo la Nord Corea, più militarizzato al
mondo. C'è uno studio che ha pubblicato l'
Economist di recente da cui
risulta che la Corea del Nord ha 48,7 militari ogni mille abitanti, l'Eritrea
37,3 e la Cina, che ha il più grande esercito del mondo, ne ha 1,7, ossia 35
volte in meno dell'Eritrea.
Tutto questo ci deve far pensare a cosa servano gli aiuti economici e se
l'incrementare i rapporti commerciali ed economici non serva ad incrementare la
distruzione della stabilità del Corno d'Africa. È questo il grande punto da
affrontare. Certamente la politica ha il delicato compito di vigilare perché
ciò non accada.
Ho totale stima in quello che fa il Governo. Detto questo, qui e in ogni sede,
è opportuno sollevare il velo su un regime tremendo che alimenta anche quel
flusso migratorio che poi spesso giudichiamo fatto di criminali e così via,
mentre in realtà è composto di gente che si sottrae ad un regime
terroristico.
Aggiungo un'ultima cosa che mi preoccupa molto e che probabilmente sarà oggetto
di una prossima interpellanza sul fatto che esiste un controllo da parte del
regime eritreo
Pag. 156attraverso non ben
identificati strumenti di
intelligence sugli eritrei che riescono ad
arrivare in Italia. Ci sono denunce fatte da persone e da organizzazioni di cui
abbiamo stima, tanto che sono chiamate spesso a riferire in Comitato diritti
umani della Camera dei deputati e che meritano, a mio avviso, grande
attenzione.
Esprimo dunque soddisfazione per quanto detto, anche perché si dimostra come il
Governo intenda veramente mettere in pratica quella risoluzione del 12 gennaio
Mazzocchi ed altri per cui i rapporti internazionali sono tesi ai diritti umani
ed, in particolare, al sostegno della libertà religiosa.