Diamo voce alle grida disperate che ci giungono da Tripoli, dai lager libici come il Sika e Abu Issa.
Nella giornata di ieri e oggi abbiamo ricevuto richieste di aiuto da profughi che si trovano nella capitale Tripoli, spesso oggetto di attacchi da bande armate che vengono a derubare e abusare fino ad uccidere come è già accaduto anche qualche giorno fa. I circa mille profughi che vivono nella zona di Ghergarish vivono nella perenne angoscia di essere in balia di bande armate senza una reale protezione da chi che sia. Spesso questi profughi sono presi di mira da criminali locali in cerca di facile guadagno, spesso atti di razzismo e discriminazione per motivi religiosi sono il loro pane quotidiano. Questa loro condizione di totale precarietà li spinge verso una sfiducia e disperazione. Di questa condizione di vulnerabilità approfittano i trafficanti di esseri umani che li propongono la via pericolosa la traversata del mediterraneo su gommoni e barconi fatiscenti ed sovraccariche che spesso si trasformano in una trappola mortale. Chi viene catturato in mare viene portato nei cosi detti "centri di detenzione" come il Sika dove persone private della loro libertà vivono in condizioni miserabili, abbiamo parlato con profughi che sono li trattenuti da 8 mesi, la loro colpa è di fuggire da miseria, dittatura, guerra cercare un futuro migliore altrove è diventato un crimine. Queste persone chiedono canali legali di accesso alla protezione internazionale, allo stato di diritto, a riavere la propria libertà e dignità umana.
Come si dice il peggio non è mai morto ci sono luoghi come Abu Issa un vero lager dove i profughi ridotti alla fame lasci la struttura solo se scende il tuo peso corporeo sotto i 40 kg. Solo se rimani pelle ossa consentono il tuo trasferimento altrove. Questo orrore sta accadendo oggi nel 2020.
Chiediamo urgente intervento della Comunità Europea e Unione Africana ad approntare un piano di evacuazioni per svuotare tutti centri di detenzione e lager disseminati nel territorio libico tutti profughi e migranti in pericolo vengano trasferiti al sicuro fuori dalla Libia.
Don Dr. Mussie Zerai Ph.D