domenica 23 maggio 2010
Immigrati a punti
Via libera del consiglio dei ministri ad un nuovo meccanismo per permettere agli immigrati di conservare il permesso di soggiorno
FLAVIA AMABILE
Via libera del Consiglio dei ministri al permesso a punti per gli immigrati. Quando la novità sarà legge gli stranieri che entreranno regolarmente in Italia avranno sedici punti. Come in un videogioco per mantenere il permesso di soggiorno dovranno evitare penalità, e quindi di farsi sottrarre punti. Chi arriva a zero, infatti, viene espulso. Chi arriva a 30 vince la possibilità di stipulare l’accordo di integrazione impegnandosi a conoscere l’italiano e la Costituzione, a promuovere libertà e democrazia, e a mandare a scuola i figli se minorenni. Ancora tutto da definire, però, quali saranno gli enti certificatori che controlleranno il grado di conoscenze degli immigrati sulla lingua e sulle norme italiane. Su questo punto il governo non è riuscito a trovare un accordo e si riserva di farlo in seguito.
Il meccanismo dei punteggi prevede decurtazioni in caso di condanne penali anche con sentenza non definitiva. Ed una vera e propria tabella dei crediti che possono aumentare i punti: chi conosce la sola lingua parlata ha diritto a 10 crediti, la sottoscrizione di un contratto di locazione ne vale 6, la frequenza di un anno scolastico 30.
Il via libero è arrivato dopo un forte braccio di ferro in consiglio dei ministri tra le posizioni più dure sostenute dall’ala leghista del governo ma anche dal ministro Maurizio Sacconi, e un fronte più morbido guidato da Gianni Letta ma sostenuto anche dal ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna e dal sottosegretario alla Presidenza con delega per la Famiglia Carlo Giovanardi.
«C’erano alcuni punti che non convincevano. Assurdo legare la permanenza di un immigrato che semmai vuole restare pochi anni al superamento di una prova di italiano. Si rischia poi di creare un meccanismo burocratico inutilmente complesso e oppressivo», avverte Giovanardi. La questione degli enti certificatori, poi. Nel testo arrivato in consiglio dei ministri si individuavano soltanto quattro università in tutt’Italia. «E’ impensabile che un immigrato si sottoponga ad un viaggio di centinaia di chilometri per sostenere un esame. Secondo me un esame simile può essere svolto senza difficoltà nelle scuole».
Altre modifiche sono state sollecitate da Giorgia Meloni e Mara Carfagna. Il regolamento prevede l’obbligo dell’accordo di integrazione per chi ha un’età compresa tra i 16 e i 65 anni. Da questo impegno però, il ministro della Gioventù, ha chiesto un’esenzione per quei giovani che hanno completato il ciclo della scuola dell’obbligo, che già di per sé rappresenta un chiaro segnale di integrazione. Il ministro Carfagna, invece, ha ottenuto l’esenzione del permesso a punti per i disabili e per chi è vittima della tratta di esseri umani.
«Il ministro Sacconi che pensa che l’immigrazione sia circolare, e quindi composta in gran parte da persone che restano in Italia pochi anni per poi tornare in Italia, deve sapere che con questo meccanismo che chiede una forte integrazione, finirà per dover prevedere una cittadinanza per chi resta», spiega Andrea Sarubbi, del Pd. «Con il permesso di soggiorno a punti l’integrazione diventerà una corsa ad ostacoli che penalizzerà tutti: immigrati e italiani», commenta Livia Turco, presidente del forum Immigrazione del Pd. «In Canada - sottolinea - dove vige il permesso a punti, ci sono reali politiche di ingresso regolare e di integrazione, mentre qui in Italia le amministrazioni locali sono state abbandonate di fronte alle emergenze. Insomma se proprio si deve copiare, che almeno si copi bene».
«Il Pdl è sempre più marginale», è invece il commento della coordinatrice delle commissione istituzionali del Pd alla Camera, Sesa Amici, «E’ la Lega a determinare l’agenda del governo».
Flavio Zanonato, sindaco di Padova e vicepresidente dell’Anci con delega all’immigrazione si dice preoccupato per «la mancanza di dotazione finanziaria che appare in palese contraddizione con quel “reciproco impegno” dei cittadini italiani e stranieri, cui la stessa norma fa correttamente riferimento nel definire i processi di integrazione. Siamo ancora una volta di fronte ad una implicità attribuzione di competenze aggiuntive senza copertura».
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