Comunicato
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Roma 06.09.2011
Esprimiamo la nostra soddisfazione
per la decisione del Consiglio d'Europa di istituire una commissione di
inchiesta per chiarire le responsabilità
della tragedia che si é consumata nel Mediterraneo tra il 25 marzo e il 10
Aprile: 63 su 72 persone, che erano a bordo di un'imbarcazione in difficoltà,
hanno perso la propria vita, perché ignorati da tutte le navi che hanno
incrociato.
Ieri ed oggi una delegazione della commissione di inchiesta sta in
Italia per incontrare tutte le persone ed autorità competenti.
Ieri, per l'intera giornata, la delegazione ha potuto ascoltare le
testimonianze dei tre sopravvissuti alla tragedia, che hanno raccontato la loro
odissea in mare per 15 giorni senza ricevere nessun aiuto dalle tanti navi e
dai velivoli militari che li hanno avvistati. Hanno assistito alla terribile
agonia e morte dei loro compagni, figli e mogli. Persone lasciate morire di
sete e di fame. La rappresentante della Commissione di Inchiesta ha incontrato
anche don Mussie Zerai, in qualità di persona informata dei fatti (essendo
stato lui il primo a ricevere la richiesta di aiuto arrivata sul suo telefono),
che a sua volta ha informato la guardia costiera italiana il 26 marzo 2011
della presenza del gommone in difficoltà carico di profughi provenienti dalla
Libia.
La delegazione ha incontrato anche la rappresentanza dell'UNHCR in
Italia, e l'Avv. Stefano Greco che ha presentato un esposto presso le diverse
autorità giudiziarie italiane competenti in materia.
Oggi la delegazione europea incontrerà le autorità italiane,
quellei della NATO.
Abbiamo notato l'interesse e la serietà con cui la commissione sta
raccogliendo tutti i dati utili al chiarimento e alla individuazione delle
responsabilità di chi ha commesso l'omissione di soccorso, lasciando morire 63
persone tra cui bambini e donne in gravidanza e molti giovanissimi ragazzi e
ragazze.
Noi chiediamo alla commissione di inchiesta istituita dal
Consiglio d'Europa di fare ogni sforzo possibile per chiarire tutta la dinamica
dei fatti e le responsabilità personali e quello degli stati che hanno causato
questa tragedia. Vogliamo sapere di chi è l'elicottero e chi era la persona a
bordo che si è avvicinata a loro offrendo acqua e biscotti, poi non ha mandato
nessun soccorso? Vogliamo sapere di che nazionalità fosse la nave portaerei che
ha visto a distanza ravvicinata il natante in difficoltà con a bordo persone
ormai stremate dalla fame e sete. Così come vogliamo sapere del peschereccio
che ha incrociato il gommone ed è
scappato senza prestare aiuto e non ha informato le autorità competenti
per chiedere il soccorso
Speriamo che questa inchiesta possa servire per dare una grande
lezione morale: le leggi e le convenzioni internazionali per la tutele della
vita umana non possono essere calpestate, ignorate o messe in discussione, per
interessi politici, economici o quanto altro.
Certe leggi restrittive, che accusano di
favoreggiamento d'immigrezione clandestina chi tenta di salvare un'imbarcazione
in difficoltà, ha portato molti pescatori ad
ignorare ed a non prestare soccorso ai barconi carichi di disperati in pericolo
di vita, come ci hanno testimoniato i sopravvissuti a questa ennesima tragedia
del Mediterraneo.
Attendiamo con grande speranza, che da questa commissione
di inchiesta possano venire fuori Verità e Giustizia.
don Mussie Zerai
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