sabato 1 novembre 2008
Gibuti chiede intervento Onu per evitare guerra con Eritrea
venerdì 24 ottobre 2008
Il Presidente del Gibuti, Ismail Omar Guelleh, ha denunciato giovedì al Consiglio di sicurezza l'occupazione dei territori di confine da parte dell'Eritrea. Guelleh ha chiesto al Consiglio di agire rapidamente e sollecitare un'azione concordata tra i due Paesi del Corno d'Africa per risolvere la crisi entro tre settimane. In caso contrario ci dovranno essere "delle sanzioni da parte del Consiglio" ha aggiunto il Presidente del Gibuti.
"L'aggressione (dell'Eritrea) non deve essere ignorata né restare impunita, o peggio, essere presa alla leggera" ha concluso Guelleh, perché continuare a non far niente "non solamente incoraggerà ma premierà il comportamento dell'Eritrea", lasciando a noi la guerra come unica opzione.
Secondo il Capo di Stato la priorità immediata "è la smilitarizzazione dei territori del conflitto, oltre che il ritiro delle forze di entrambi i Paesi sulle posizioni del febbraio 2008". La seduta del Consiglio è stata richiesta esplicitamente dal presidente Guelleh per poter riportare sulla questione, che era già stata discussa d'urgenza il 24 giugno scorso, a seguito dell'invasione eritrea di Gibuti.
Il Consiglio di sicurezza aveva condannato l'Eritrea per aver lanciato un attacco al Gibuti, costato la vita a 44 soldati e le Nazioni Unite avevano chiesto un cessate il fuoco e il ritiro delle truppe dalla frontiera. L'Onu aveva anche inviato una missione nell'area per ricostruire quanto accaduto, ma Asmara non ha mai autorizzato l'accesso nel Paese.
Dal canto suo, l'ambasciatore dell'Eritrea presso l'ONU, Araya Desta, ha assicurato che non ci sono nuovi elementi dopo il "breve incidente di giugno", ma ha tenuto ha precisare che l'episodio era stato istigato da un "attacco ingiustificato dell'esercito del Gibuti ai danni di quello eritreo dislocato entro i confini del proprio territorio nazionale".
Ad ogni modo, il diplomatico ha detto che l'Eritrea desidera "ristabilire e coltivare relazioni di buon vicinato con Gibuti sulla base del rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale" senza lasciarsi coinvolgere in "un conflitto creato ad arte".
Jean-Maurice Ripert, ambasciatore francese all'ONU ha invitato le autorità eritree a riconoscere la crisi e ad avviare un dialogo ed ha richiamato il Consiglio a "non perdere di vista l'essenziale, ovvero gli scontri mortali, di cui l'Eritrea è responsabile" che si sono verificati lo scorso giugno a Ras Dumera, zona strategica alle porte del Mar Rosso già teatro di scontri nel 1996 e nel 1999.
Ripert ha proposto la Francia come mediatore per delle "rapide consultazioni bilaterali" che portino poi alla presentazione al Consiglio di un progetto di testo che condanni l'Eritrea nel caso in cui questa continuasse a rifiutare ogni dialogo.
Il suo omologo statunitense ha domandato invece al Segretario generale dell'ONU, di inviare subito un inviato di alto livello nella regione: secondo Khalilzad "all'Eritrea dovrebbe essere indicata una scadenza chiara per accettare l'assistenza dell'Onu, dell'Unione africana o di qualsiasi altro Stato, organizzazione o organismo accettato da entrambe le parti per arrivare a una soluzione pacifica della crisi".
FRANCESCA COLASANTI
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