lunedì 10 novembre 2008

La disavventura di una badante salvadoregna

E’ clandestina, non può donare il sangue Di Carlo Meoli Voleva aiutare la donna sarnese che accudisce Non può donare il sangue perché non è in regola con il permesso in soggiorno. In pratica non può farlo perché è una badante clandestina. Una assurditá, ma il fatto è successo all’ospedale di Nocera Inferiore. Un’anziana di Sarno viene ricoverata per dei problemi fisici. Comincia la solita trafila degli accertamenti e, alla fine, ci si rende conto che ha bisogno di trasfusioni. L’anziana è da anni accudita da una badante salvadoregna che, come tante altre donne che svolgono questo lavoro, non è in regola con il permesso di soggiorno. La donna assiste l’anziana da molti anni, è legata a quella signora. Quando si rende conto che servono dei donatori si fa avanti. Non si limita a questo però. Lei ha altri parenti che vivono in zona e che sarebbero disposti a donare il sangue per la signora sarnese. E qui, stando a quello che si è poi riuscito a ricostruire, succede l’inghippo. Un medico fa notare alla badante che, non essendo in regola con la legge, non può fare la donazione. Ma c’è di più: rischia anche seriamente di andare incontro a eventuali sanzioni di carattere penale. Questa la storia. Ovviamente c’è da sperare che la questione per la povera signora si sia aggiustata nel migliore dei modi. Della vicenda è stato informato Giovanni Lanzetta, animatore dell’associazione Gorè, una vita spesa con il volontariato al servizio degli immigrati. Il suo commento è denso di sconcerto: «Io francamente mi dovrò informare su cosa prevede la legge in casi del genere, ma faccio un ragionamento di logica e buonsenso». Cioè? «Se un clandestino ha un problema e bisogna reperire sangue non è che non si fa la donazione solo perché non è in regola con la legge. E allora, mi chiedo, perché non dovrebbe valere la stessa cosa a parti invertite? Sottolineo, farei questo ragionamento anche se la legge vietasse ai clandestini di donare il sangue. Il mio è un discorso - conclude Lanzetta - che fa appello unicamente alla logica e nulla più». Poi una aggiunta: «E’ evidente che con l’associazione ci informeremo sulla conformitá alla legge di questa procedura anche per evitare che in futuro si possano verificare altri casi del genere». Una verifica va fatta anche perché, di fronte a casi del genere l’unica sensazione che si prova è lo sconcerto.(06 novembre 2008)

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