mercoledì 23 settembre 2009
Forlì: un carico di aiuti per l'Eritrea
FORLI' - Partirà da Livorno anche il secondo dei container per l'Eritrea allestito dalla solidarietà forlivese nel corso del 2009. Promotori dell'iniziativa sono la Caritas diocesana di Forlì-Bertinoro e il "Comitato per la Lotta contro la fame nel mondo", l'onlus forlivese fondata nel 1963 dalla martire della carità Annalena Tonelli. Il "miracolo" umanitario si è ripetuto grazie al campo giovanile per la raccolta di materiale usato "Shalom", tenutosi nel giugno scorso a Forlì.
Un primo container con 141 quintali di generi alimentari, spedito a febbraio, è regolarmente approdato a Massaua il 17 aprile scorso, superando anche le insidie dei pirati somali. Come nella precedente occasione, a distribuire il materiale alla popolazione eritrea, stremata dalla carestia - da anni non c'è pioggia a sufficienza - ma anche dal mal governo del "padre della patria" Isaias Afewerki, provvederanno le suore Clarisse di L'Asmara.
Dopo l'allontanamento dal paese di tutti i missionari stranieri, preteso nei mesi scorsi dal dittatore eritreo, fiduciari in loco della carità forlivese sono divenuti i religiosi e i laici cattolici - sparuta minoranza in un paese cristiano-ortodosso - in possesso della cittadinanza eritrea. La notizia stenta a farsi largo sui "media", ma l'antica colonia italiana del Corno d'Africa sta vivendo i momenti peggiori dal 1993, l'anno della conquista dell'indipendenza dall'Etiopia al termine di ben 30 anni di guerra.
Dopo i primi anni di buona e oculata gestione, Afewerki è caduto nella deriva dispotica tipica di gran parte dell'Africa - vedi il dittatore dello Zimbabwe Robert Mugabe - e si mantiene aggrappato al potere con ogni mezzo, anche a costo di lasciare schierati da dieci anni al confine con l'Etiopia tutti gli uomini validi. Una riprova della terribile situazione umanitaria in atto nell'ex colonia viene dalla tragedia consumatasi recentemente scorsa nel Canale di Sicilia, con il recupero dei cinque superstiti di un barcone di 80 profughi, tutti eritrei, morti di fame e di stenti.
"E' un paese senza speranze - dichiara il direttore della Caritas forlivese Sauro Bandi - e se non interverrà la comunità internazionale, in particolare il presidente americano Barak Obama, si consumerà l'ennesima tragedia in terra d'Africa figlia dell'indifferenza". Dal 21 al 28 giugno scorso, una ventina di giovani forlivesi accolti nel seminario vescovile di via Lunga e supportati dai volontari del Comitato, hanno battuto casa per casa raccogliendo mobili, oggettistica, libri e indumenti. L'ingente somma ricavata dalla vendita di quintali di beni superflui scovati nelle dimore dei forlivesi, ha consentito questo secondo prodigio di carità.
"Il Campo "Shalom" - dichiara Silvia Gasperoni, coordinatrice assieme a Davide Rosetti del progetto - serve anche a far entrare i giovani nella logica della condivisione e del servizio, in pratica a prendersi cura del prossimo". "I poveri ci attendono - scriveva Annalena - e i modi del servizio sono infiniti e lasciati all'immaginazione di ciascuno di noi. Non aspettiamo di essere istruiti nel tempo del servizio: inventiamo e vivremo nuovi cieli e nuova terra ogni giorno della nostra vita." Il secondo container forlivese in grado di attenuare la fame degli eritrei, parte in questi giorni, ma potrebbe giungere a destinazione già entro ottobre.
Piero Ghetti
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