martedì 8 settembre 2009
La Commissione europea lancia la politica comune sui rifugiati
Scritto da Matteo Fornara
Domenica 06 Settembre 2009 06:00
Come garantire efficacemente la protezione ai rifugiati che arrivano (o cercano di arrivare) nell'Unione europea? Su questa questione di grande attualità la Commissione ha appena proposto di istituire un "programma comune di reinsediamento UE". Si tratta del primo passo verso una politica comune dell'Europa in un'area che vede i Paesi del Mediterraneo, e l'Italia soprattutto, in prima linea. Obiettivo: trasformare il reinsediamento all'interno dell'Unione in uno strumento più efficace per offrire protezione ai rifugiati, aumentando la cooperazione politica e pratica tra tutti gli Stati UE.
La grande maggioranza dei rifugiati nel mondo si trova fuori dall'UE, in paesi in via di sviluppo dell'Asia e dell'Africa. Il ritorno al paese di origine è la soluzione preferita per la maggior parte di loro, ma per altri, in particolare per le persone vulnerabili, non è un'opzione possibile. L'unica possibilità, in questi casi, è il reinsediamento, che significa il trasferimento di rifugiati dal paese di primo asilo a un altro paese, dove possono iniziare una nuova vita e trovare protezione permanente.
"Si tratta di un passo importante, che dimostra una solidarietà concreta con i paesi terzi che ospitano alti numeri di rifugiati", secondo il vicepresidente della Commissione europea Jacques Barrot, responsabile per il portafoglio Libertà, sicurezza e giustizia, e quindi anche del dossier immigrazione e asilo.
La grande maggioranza dei rifugiati nel mondo si trova in luoghi molto lontani dall'UE: in paesi vicini ai loro paesi di origine, o nella stessa regione, in Africa, in Asia o nel Medio Oriente. I paesi ospitanti sono spesso paesi in via di sviluppo, dotati di risorse limitate e incapaci di assorbire alti numeri di rifugiati, come ad esempio Libia e Turchia nella regione del Mediterraneo. Il ritorno al paese di origine è chiaramente la soluzione preferita per la maggior parte dei rifugiati nel mondo. Il reinsediamento interviene come estrema risorsa, quando il rifugiato non può tornare nel paese di origine né rimanere nel paese terzo ospitante in condizioni di sicurezza. Molti di questi casi riguardano persone vulnerabili, come bambini, donne sole con figli, rifugiati che hanno subito traumi o che sono gravemente malati.
L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) stima che, dei circa 10 milioni di rifugiati nel mondo, 203.000 avranno necessità di essere reinsediati nel solo 2010. Nel 2008 alcuni Stati hanno offerto la possibilità di reinsediarsi a circa 65 000 rifugiati, dei quali 4 378, pari al 6,7%, sono stati reinsediati in uno dei paesi dell'UE. Le esigenze di reinsediamento stanno crescendo senza un aumento corrispondente dei posti resi disponibili dagli Stati, e si prevede che il divario crescerà ulteriormente se la comunità internazionale non si impegnerà in modo concertato.
Il nuovo programma dell'UE mira a trasformare il reinsediamento nell'Unione in uno strumento più efficace per fornire protezione ai rifugiati. Attualmente 10 Stati membri partecipano ogni anno al reinsediamento, mentre altri effettuano reinsediamenti ad hoc. Tutte queste attività sono svolte senza un impegno significativo in termini di consultazione e coordinamento tra i vari Paesi dell'UE. Per aumentare la cooperazione politica e pratica tra gli Stati si prevede un meccanismo per definire priorità annuali comuni per il reinsediamento e un uso più efficace dell'assistenza finanziaria a disposizione degli Stati membri attraverso il Fondo europeo per i rifugiati.
Varie attività collegate all'identificazione dei rifugiati da reinsediare e alla loro accoglienza saranno svolte congiuntamente dagli Stati membri e saranno sostenute dall'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo. Gli Stati membri resteranno liberi di decidere se partecipare o meno al reinsediamento e, in caso positivo, quanti rifugiati reinsediare.
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