Ho appena finito di parlare al telefono con un gruppo di circa 60 profughi eritrei detenuti nel carcere di Ismailia - Egitto. Mi hanno riferito che oggi uno di loro è deceduto per mancanza di assistenza medica; ci sono, inoltre, altre 5 persone in grave pericolo di morte: due, ferite con armi da fuoco da soldati egiziani, non ricevono cure necessarie, altre tre si sono ammalate a causa della scarsa igiene, della fame, dell'acqua non potabile. Inoltre molti detenuti sono pieni di piaghe sulla pelle. Questi profughi non hanno commesso nessun reato, ma sono comunque rinchiusi con i detenuti comuni e i tossici. Riferiscono anche che, al momento della cattura, il gruppo era composto da più di 70 persone, poi, durante le rivolte di qualche mese fa, sono sparite nel nulla sei persone. Successivamente è stato appurato che tre di loro sono morte, e non si sa come né il perché. Il problema grave resta che dei profughi sono tenuti in carcere dove sono negate loro perfino le cure mediche: i profughi raccontano che, quando chiamano le guardie carcerarie per chiedere assistenza sanitaria vengono picchiati dai militari.
Chiediamo l'intervento immediato dell'UNHCR, per liberare ed assistere i profughi che attualmente sono ingiustamente trattenuti, fare in modo che ricevano le cure mediche necessarie, salvare la vita a quelli che ora sono in pericolo di morte.
Facciamo appello all'Unione Europea e a tutta la comunità internazionale perché chieda al governo egiziano di consentire l'accesso nelle sue carceri ai funzionari dell'UNHCR e di rispettare i diritti umani e i diritti dei profughi.
don. Mussie Zerai
Presidente dell'Agenzia Habeshia
per la Cooperazione allo Sviluppo
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