domenica 20 novembre 2011

Intervento di Abba Mussie Zerai, alla Conferenza organizzata dalla Comunità Cattolica di Toronto in Canada


19 Nov. 2011 Toronto - Canada
Buona sera a tutti,
Grazie per l'invito che ho ricevuto da Abba Vittorio, ringrazio anche tutta la Comunità parrocchiale di Toronto, per il vostro sostegno e l'attenzione con la quale mi accompagnate nelle vostre preghiere.
Mi sarebbe piaciuto essere presente la in mezzo a voi, ma la mia recente nomina a cappellano per la comunità cattolica di eritrei e etiopi in Svizzera, dovendo svolgere il mio servizio pastorale, dovendo girare per tutta al Svizzera, all'inizio del mio mandato pastorale non ho potuto organizzarmi per venire da voi fisicamente, ma la mia voce vi ha raggiunto. Grazie a Dio.
La situazione variegata dei nostri profughi nel nord Africa o medio oriente è altrove. Cambia da paese a paese.
Partiamo dalla situazione della Libia, come tutti sapete, da anni che seguo i profughi presenti in Libia, denunciando tutte le condizioni di violazioni dei diritti umani e civili dei nostri profughi nelle carceri libiche. Mi sono impegnato molto anche nel chiedere programmi di re insediamento all'Unione Europea, ci sono stati dei risultati, se anche numericamente non sono grossi, ma centinaia di persone sono stati accolti in diverse nazioni in Europa. Nazioni come la Norvegia, Svezia, in tre casi anche l'Italia. Paesi come la Svizzera hanno privilegiato il ricongiungimento famigliare. Dopo l'inizio del conflitto il Libia, mi sono impegnato in collaborazione con il Vescovo di Tripoli, Mons. Martinelli e suoi più stretti collaboratori sacerdoti e suore, abbiamo lavorato per tentare di evacuare i profughi eritrei ed etiopi, in quel caso ho chiesto al ministero degli esteri italiano di fare un gesto umanitario evacuando circa 110 persone con due voli militari, dando precedenza alle donne e bambini. Quando iniziato i bombardamenti che non era più possibile continuare l'evacuazioni abbiamo fatto appello a tutti di spostarsi verso la Tunisia o l'Egitto. Chiedendo all'UNHCR e alla comunità internazionale di offrire accoglienza con un programma di re insediamento, cosa che sta avvenendo, se pur lentamente, dalla Tunisia sono già partiti centinaia di persone a vario titolo, verso l'Europa, USA, Canada, Australia. Cosi anche dal Campo di Selum al confine di Egitto con Libia, abbiamo circa 130 persone, che sono in attesa di essere re insediati, nei mesi scorsi sono già partiti 75 persone, anche il Canada prenderà ci sono già persone che hanno superato l'intervista che devono fare il controllo medico. La ce un può di problemi con le autorità della regione, che ogni tanto creano ostacoli impedendo ai profughi di recarsi in città a fare il controllo medico che il governo Canadese chiede, ma stiamo vedendo come superare tutto questo.

Sono impegnato anche sul versante della ricerca di giustizia per quelle persone che hanno perso la vita in mare, perché stato ignorato il loro appello, dalle autorità competenti, e dalle navi che gli hanno incrociati. Sicuramente avete letto una serie di articoli di giornali su questo, il caso dei 72 persone che hanno vagato per 15 giorni nel mediterraneo, 63 dei quali sono morti di fame e di sete, quando io personalmente avevo avvisato la Guardia Costiera Italiana, che a sua volta ha lanciato l'allarme  a tutte le navi in transito in quel momento il 26.03.2011 avvisto anche la Guardia Costiera Maltese, ma l'intervento per salvarli la vita non e arrivato, si sono limitati a mandare un elicottero che gli ha visti e gli ha dato dei biscotti da mangiare e dell'acqua da bere, ma senza portare a termine il salvataggio. Stando a quello che dicono i sopravvissuti a questa tragedia è testimoni oculari, hanno incrociato due navi da pesca e una portaerei militare, che gli hanno ignorati. Ora è incorso l'inchiesta Unione Europea, ma stiamo studiando insieme a diverse organizzazioni umanitarie anche un azione legale per individuare le responsabilità individuali e degli stati su queste tragedie, perché non e la prima volta che accadono fatti del genere, anche ad Agosto del 2009, sono morti 73 eritrei nel mediterraneo dopo 15 giorni di agonia di fame e di sete, nessuno si volle assume le responsabilità dell'accaduto, scaricando le proprie responsabilità tra Italia e Malta.

La situazione del Sinai, come potete vedere o sentire dalle tante notizie che circolano in questi giorni, e drammatica, io già un anno fa, ho denunciato questi fatti, per mesi il governo egiziano ha negato l'esistenza di queste persone, abbiamo fatto vari appelli, e conferenze in diversi luoghi istituzionali chiedendo l'intervento dei governi, il 28-29.11.2010 ho fatto il mio primo intervento presso le istituzione UE su questo caso a Bruxelles, poi su tutti midia internazionali che ci hanno dato spazio, in parlamento Italiano in diverse occasioni grazie all'amicizia di alcuni parlamentari che hanno preso a cuore questa vicenda dei nostri profughi in ostaggio nel Sinai. sul mio interessamento e dei nostri vescovi, Anche il Santo Padre Benedetto XVI il 05.12.2010 ha lanciato un appello per la liberazione degli ostaggi eritrei nel Sinai.
In certe situazioni di grave pericolo per avita di alcune donne in ostaggio nel Sinai, in particolare donne incinte, o ragazzi che erano veramente in pericolo di morire, minorenni che rischiavano di essere venduti come schiavi nei paesi arabi, abbiamo pagato decine di migliaia di dollari per la loro liberazione. Soldi provenienti, devo dire dalla generosità di alcuni Italiani, e istituti religiosi, ed istituzioni della Chiesa Cattolica Italiana.
In questi giorni si parla molto di 611 persone che sono entrati in Israele, e vero siamo felici di questo, ora stiamo aspettando di sentire da loro, da quale condizioni sono partiti? Se sono stati ostaggi prima di entrare nel territori Israeliano ect...  in questo momento, cioè oggi, abbiamo ancora ostaggi che si trovano nelle mani dei trafficanti che si trovano nella località di Rafah. Sono due gruppi di 37, è di  22 persone, Sono vicino all'aeroporto, perche vedono le luci della torre di controllo e sentono il motore dei elicottero che passano sopra di loro, dicono di essere nella periferia della città, in una struttura sotterranea, a circa 10 - 15 min di auto dal confine con Israele, i profughi che gli ho chiamati ora poco fa ore 10.30 mi hanno detto che le persone di cui si parla dei 611 persone, loro non sanno nulla, anche dalla guerra tra i beduini non hanno visto o sentito nulla.
Questo è ultimo aggiornamento di oggi 19 nov. 2011 ore 10.30 Italiane.

Ce anche la situazione dei profughi eritrei che si trovano in carcere in Egitto, circa 300 persone, che stiamo chiedendo al governo egiziano di rispettare la Convenzione di Ginevra e la Convenzione Africana sul diritti di asilo politico, che l'Egitto ha firmato. Sopratutto chiediamo che l'UNHCR possa accedere nelle strutture detentive dove si trovano i nostri profughi, cosi che possano verificare le reali condizioni di queste persone. Abbiamo denunciato nelle settimane scorse la deportazione forzata dei nostri profughi, il tentativo di costringere i profughi a firmare una dichiarazione di rimpatrio volontario, per questa ragione il 29.10.2011 nel Campo Militare di Shala -Aswan sono stati picchiati e costretti a firmare 118 ragazzi eritrei, per il quale ho presentato una protesta formale all'Ambascia Egiziana Presso la Santa Sede, che mi ha ricevuto il 10-11-2011 chiedendo di fermare le deportazioni.
Le altre situazioni problematiche dei nostri profughi, che si trovano nello Yemen circa 2000 eritrei altre tanto Etiopi, che ancora non riusciamo a sbloccare la situazione anche per la poca collaborazione dell'ufficio dell'UNHCR della regione.
Abbiamo profughi e prigionieri di guerra a Giubuti, che stiamo tentando di richiamare l'attenzione dell'UNHCR di vedere che cosa si può fare per loro. Abbiamo anche profughi fuggiti da Libia rifugiatisi nel Benin circa 12 persone con cui siamo in contatto, cosi come in Siria nella capitale Damasco abbiamo 6 donne che ora si trovano in carcere.
Abbiamo in Israele, circa 20,000 eritrei e circa 3000 etiopi, senza contare i Felasha. Vivono una situazione molto precaria, per il fatto che lo stato di Israele non gli riconosce come richiedenti asilo, ma vengono chiamati dei infiltrati. Hanno un documento provvisorio di pochi mesi da rinnovare, quindi esposti ad ogni forma di sfruttamento e discriminazione, senza non nessuna protezione dallo stato. Ci sono anche forme di razzismo nei loro confronti, per citarne qualcuna: Nel sud di Israele ad Elat le famiglie ebraiche che si rifiutano di mandare i loro figli nella scuola insieme ai figli di immigrati, cosi viene negata la scuola ai bambini figli di immigrati, ora si sta cercando di fare scuole separate. Nel  lavoro gli immigrati lavorano senza nessuno diritti, nel caso di un infortunio sul posto di lavoro non hanno nessun indennizzo, ci sono casi che non vengono neanche pagati per il lavoro che hanno prestato. Per fortuna ci sono anche delle ONG che lavorano per dare voce ai diritti dei profughi, o come PHR che gli curano e lottano per il diritto alla salute dei nostri profughi in Israele, dove collaborano anche le Suore Comboniane come Sr. Azezet. Mi sono recato a visitare nel mese di giugno scorso.
Il caso Sudan, si stima che ci siano 200,000 profughi eritrei, come sappiamo tutti la situazione in Sudan un disastro, i campi del UNHCR che non sono ben protetti, non offrono tutta l'assistenza necessaria, in fatti da qui partono centinaia di profughi alla ricerca di una situazione migliore, qui anche avvengono rapimenti per poi essere venduti ai trafficanti del Sinai. Qualche settimana fa anche il Sudan ha deportato 300 eritrei verso il paese di origine violando la convenzione di Ginevra, motivo per il quale tutti noi insieme all'UNHCR abbiamo protestato con le autorità Sudanesi. sperando che non si ripeta più.
In Ethiopia siamo già arrivati al quarto campo profughi, si parla più di 50.000 profughi eritrei presenti, i campi sono nella regione del Tigirai, in una zona semi desertica, quindi con tutto il disagio che questo comporta. La esiste un programma di re insediamento molto lento nelle procedure, ora stiamo cercando di creare delle piccole attività per rendere meno disperata la loro attesa in questi campi, sopratutto ci sono centinaia di bambini e adolescenti spesso senza la presenza di genitori che possono essere facile preda dei mal intenzionati, quindi stiamo cercando di mettere in piedi progetti di scolarizzazione e garantire un pasto al giorno per questi bambini e ragazzi/e, sottrarli dal giro di prostituzione minorile o altri pericoli che possono esserci.
Ora quello che io chiedo a voi, visto che siete in Canada, di sensibilizzare l'opinione pubblica Canadese sul dramma dei profughi eritrei nei paesi che ho già elencato, chiedete al Ministro degli Esteri e quello degli Interni di offrire un programma di re insediamento per un numero consistente di persone da questi paesi di transito per i profughi eritrei, questo può diventare anche un freno perche centinaia di profughi eritrei non muoiano nel deserto del Sinai o nel mare mediterraneo.
Chiedete anche al capo della diplomazia canadese di fare altre due cose:
1. Di fare una pressione forte sul governo egiziano per liberare gli ostaggi ancora presenti nel Sinai, e porre fine al traffico di organi e quello esseri umani.
2. Di adoperarsi per una soluzione radicale del problema, che spinge gli eritrei a fuggire dal loro paesi di origine.
Grazie per il vostro ascolto, se avete domande sono disponibile a rispondere.

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