mercoledì 2 novembre 2011

Profughi eritrei liberati dai trafficati e torturati dalla polizia egiziana


Profughi eritrei liberati dai trafficati e torturati dalla polizia egiziana
Prima erano in balia dei trafficanti di uomini, ora della polizia egiziana che li sottopone a pestaggi e torture. E’ quanto sta accadendo a 118 profughi eritrei, che sono detenuti nella stazione di polizia di Assuan e nel campo militare di Shelal. Rischiano il rimpatrio in Eritrea da cui sono fuggiti perché perseguitati. “Sono stati convocati individualmente dalle guardie del carcere che hanno chiesto loro di firmare documenti in cui accettavano il rimpatrio volontario. – denuncia don Mussie Zerai, presidente dell’agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo -. Quando i profughi hanno rifiutato, spiegando che in Eritrea sarebbero stati incarcerati, le guardie li hanno sottoposti a torture e pestaggi, obbligandoli a firmare. Gli eritrei di fede islamica non hanno subito lo stesso trattamento. Ora i giovani che hanno firmato sono in attesa di deportazione”.
I 118 eritrei fanno parte di un gruppo di 300 profughi che volevano entrare in Israele, ma erano finiti in mano ad un gruppo di trafficanti di essere umani che li avevano tenuti prigionieri nel deserto del Sinai chiedendo un riscatto ai familiari. Liberati dalle autorità egiziane, si trovano di nuovo prigionieri, ma questa volta di chi li aveva salvati. “Questi profughi sono testimoni di omicidi perpetrati dai trafficanti nei confronti di alcuni loro fratelli, oltre che di atrocità ed estorsioni”, scrive Mussie Zerai in un appello alle autorità internazionali. E’ un appello “al Ministro dell’Interno della Repubblica dell’Egitto e alle ambasciate egiziane affinché i responsabili delle sevizie e dei pestaggi nei confronti dei 118 profughi eritrei siano puniti a norma di legge e venga concessa protezione internazionale ai prigionieri eritrei, secondo quanto prevede la Convenzione di Ginevra sui rifugiati”. “Le vittime della tratta di esseri umani come prevede una recente legge egiziana, hanno diritto alla protezione, chiediamo che venga applicata per queste persone, che oggi sono doppiamente vittime dei trafficanti e dei militari che gli costringono ad accettare il rimpatrio forzato”, continua il sacerdote, che si rivolge anche all’Alto Commissario per i Rifugiati, alla Commissario per i Diritti Umani, allo Special Rapporteur sulla Tortura e i Trattamenti Inumani e Degradanti, al Commissario dell’Unione europea per i Diritti Umani e alle agenzie internazionali che tutelano i diritti dei profughi. “L’Egitto deve consentire all’Unhcr di avere accesso in tutti centri di detenzione, stazioni di polizia e campi militari dove sono trattenuti profughi”, conclude don Mussie Zerai.

Nessun commento: