(di Cristiana Missori) (ANSAmed) - ROMA, 11 MAG - Prevenire la tratta di esseri umani creando un quadro normativo regionale. Favorire una maggiore integrazione legislativa tra sponda Sud e Nord del Mediterraneo, perche' quella della neoschiavitu' nel Mediterraneo e' ormai un'emergenza. E' questo l'obiettivo della Jordanian Women's Union (Jwu), la piu' antica organizzazione di protezione delle donne nel regno Hashemita, attiva sin dal 1945, secondo quanto emerso nell'incontro 'Mediterraneo, un mare di schiave', organizzato da Un ponte per.., ieri pomeriggio a Roma.
In Giordania, Egitto e Libano, le violenze, gli abusi, le vessazioni e la riduzione in schiavitu' riguardano soprattutto le lavoratrici straniere emigrate da altri Paesi africani o dall'Estremo Oriente. ''Il fenomeno dell'emigrazione nei Paesi del Mashrek ha avuto inizio negli anni '90'', ha ricordato la senatrice giordana Amneh Zu'bi Falah, che e' anche presidente della Jwu. Certo, esistono differenze tra questi tre Paesi. Se in Giordania e Libano a subire i maltrattamenti sono soprattutto le lavoratrici domestiche emigrate, in Egitto a lavorare nelle case sono spesso le minori. Giovani ragazze che dalle campagne vengono fatte emigrare nelle citta', o che emigrano con la famiglia e sono costrette a lavorare in tenerissima eta'. Altra differenza sostanziale e' che in questi Paesi - fatta eccezione per la Giordania - non esiste una legge specifica a tutela delle lavoratrici. ''A livello normativo - ricorda la presidente della Jwu - il regno giordano e' un passo avanti rispetto all'Egitto e al Libano''. In effetti, la Giordania e' stata tra i primi Paesi arabi ad applicare i contratti di lavoro standard anche alle lavoratrici straniere; nel 2008 le ha incluse nella legge di protezione del lavoro e ha introdotto il reato di traffico di esseri umani nel codice penale. Nulla di tutto cio' esiste in Libano o in Egitto. Per superare questo problema, l'alleanza regionale puo' essere la carta vincente, dunque. ''L'idea e' quella di arrivare a una riforma del diritto di famiglia condivisa. ''Per questo abbiamo pensato a una alleanza regionale, mentre nel 2011 abbiamo avviato un progetto per contrastare il traffico, le violenze e lo sfruttamento dei migranti nel Mashrek, attraverso il rafforzamento del quadro normativo e dei servizi di protezione legale, di accoglienza e di assistenza psicologica'', ha concluso la parlamentare giordana.
Anche in Egitto, ha sottolineato a margine dell'incontro la direttrice del Centro per l'assistenza legale alle donne egiziane, Azza Soliman, esiste una legge contro la tratta delle donne, ''ma molti avvocati non ne sono nemmeno a conoscenza purtroppo''. Avvocato, attivista per i diritti umani, Soliman era in prima fila durante le rivolte di piazza Tahrir. ''Ora - dice - le donne sono sotto attacco''. Tante leggi in loro favore ''sono state sostenute dall'odiatissima Suzanne Mubarak e oggi sono contestate dagli islamisti al potere. Per completare la nostra rivoluzione, bisogna parlare anche delle donne e dei loro diritti. Senza, e' semplicemente impossibile parlare di democrazia''.(ANSAmed).
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