venerdì 26 ottobre 2007
Intervista
Sig. Zerai Yosief Mussie,
lei da quanto tempo vive in Italia?
Sono ormai 16 anni che vivo in Italia
Come si é trovato in tutti questi anni, come ha vissuto?
In linea di massima abbastanza bene, tranne alcuni periodi di difficoltà, in relazione alla vita quotidiana, alla mancanza di lavoro, alle discriminazioni, ai pregiudizi; sono tante le cose che costituiscono difficoltà nella vita di un immigrato.
Ho vissuto lavorando e arrangiandomi come meglio potevo, cercando di conoscere meglio questo Paese, nelle sue varie sfaccettature, in tanti casi subendo lo sfruttamento, essendo costretto ad accettare un lavoro in nero e una paga misera; sono pochi, infatti, i datori di lavoro che ti mettono in regola, che ti pagano il giusto, che ti rispettano per la persona che sei prima ancora di rispettare le leggi. Quello che ho notato in questi anni è che manca il rispetto della persona e l’onestà morale. Per un Paese di tradizione cristiana vedere che tanti vorrebbero sfruttarti per pochi euro, ti lascia un pò perplesso; per non parlare dell’assenza quasi totale del senso dei diritti e dei doveri, dico questo perché basta andare negli uffici pubblici, per vedere tanti che si fanno pregare per compiere il proprio dovere, quello per cui sono pagati, anzi sembra che ti facciano un favore. Poi c’è la burocrazia, è micidiale, basta vedere nel nostro caso, un immigrato per il rinnovo del permesso di soggiorno, deve attendere da tre mesi fino ad un anno (varia da città a città); con il “tagliandino” che rilascia la questura non puoi fare nulla, anche se c’è stata una circolare del Ministero degli Interni, che lo dichiara valido come documento per svolgere operazioni bancarie, stipulare contratti ecc., ma nessun datore di lavoro è disposto a farti un contratto se non hai prima il permesso di soggiorno valido, quindi tu straniero per quei mesi sei paralizzato. Mi è capitato a Piacenza che, per fare un duplicato del mio permesso, ho dovuto attendere tre mesi; in quel periodo volevo acquistare un cellulare con la scheda, la commessa non ha voluto sentir ragione, per lei il “tagliandino” non era un documento valido, infatti ho dovuto aspettare di ritirare il permesso per muovermi, le pari opportunità per noi non esistono: io immigrato che vivo in Italia da 16 anni non vengo trattato al pari di un italiano.
Lei ha parlato di discriminazioni e pregiudizi, quando e come si è sentito discriminato? In quali ambiti vede queste modalità di pregiudizi nei confronti degli immigrati?
Le forme di discriminazioni sono varie: vanno da quello che ti insulta sull’autobus, a quello che ti dice: “Non assumiamo persone di colore”, poi ci sono quelli che fanno una campagna contro gli immigrati, e i media che parlano degli immigrati solo quando c’è qualche fatto di cronaca cosiddetta “nera”, si vedono certi politici che fanno l’equazione immigrazione = criminalità, ci sono, inoltre, cartelloni pubblicitari che dicono “Chi vota per il diritto di voto agli immigrati vota Bin Laden”. Questo lo trovo offensivo per me e per tanti immigrati che sono contro il terrorismo, magari tanti sono fuggiti proprio a causa di quest’ultimo.
I pregiudizi nei nostri confronti sono molto diffusi, alcuni vengono dall’ignoranza, altri dalle manipolazioni di alcuni politici e dei media. Quelli dettati dall’ignoranza nascono dalla paura che le persone hanno di ciò che è diverso, si mettono sulla difensiva, però appena ti conoscono diventano le persone più buone di questo mondo, e sono tante. Gli altri, invece, spinti da certe ideologie o da interessi di un partito o da qualche altra ragione oscura, scagliano le persone contro di noi, strumentalizzando qualche fatto di cronaca per attaccare gli immigrati in generale. I pregiudizi li vedi anche nelle leggi dello Stato, leggi concepite per difendersi dall’immigrato non per accoglierlo; , anzi si favorisce la sua emarginazione, in nome della sicurezza vengono calpestati i diritti umani e civili dell’immigrato. Il pregiudizio a volte si manifesta nel disinteresse del legislatore, in lacune legislative, nel modo di condurre indagini, nella facilità con cui si compiono arresti e condanne. Si vede il pregiudizio della società anche nel tipo di soluzioni che propongono gli enti locali per risolvere problemi legati ai migranti; basti considerare il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati, che è un colabrodo per la incapacità di soddisfare le richieste di accoglienza, la cui qualità è comunque pessima, ma anche per la dispersione dei fondi e delle risorse umane in atto nel sistema di ospitalità italiano.
La cosa triste è che queste realtà le trovi anche negli ambienti cattolici, ma anche in quelli del centro sinistra italiano c’è qualche retaggio discriminatorio; basta vedere che tipo di soluzioni vengono proposte ai problemi legati al settore dell’immigrazione, al sistema di accoglienza, al mal funzionamento delle questure anche con governi di centro sinistra. Lo stesso nelle amministrazioni locali, c’è disponibilità però c’è la mentalità che l’immigrato si deve accontentare di quello che gli si offre, come se non fosse titolare di alcun diritto: non si pensa che un immigrato abbia gli stessi diritti di un cittadino italiano, ma quando si tratta di doveri hanno gli stessi doveri. Si sa la destra è sempre stata critica anzi ostile, spesso ha cavalcato il tema della sicurezza in chiave anti-immigrazione, con il rischio che il cavallo spesso cavalcato si riveli un cavallo di Troia per loro e per il Paese: quando si aumenta emarginazione ed esclusione sociale, si creano dei ghetti dove cresce risentimento; questo è quello che abbiamo visto in Francia, Spagna, Inghilterra, Olanda. Bisogna capire che non esiste integrazione senza la partecipazione nel senso più ampio del termine.
La stragrande maggioranza dei clandestini, dimenticano tutti, entrano in Italia non via mare con le “carrette”, ma con altri mezzi affidabili come il treno, l’aereo, il pullman, spesso con visto regolare o falso, ma superando comunque i controlli di frontiera, poi scaduto il visto vero o falso rimangono nel territorio italiano clandestinamente. Oggi in Italia si stimano 500.000 irregolari, quindi c’è qualcosa che non va nel sistema di controllo; questo dato ci dice, soprattutto, che non si può arrestare il movimento dei popoli, anche perché la solidarietà internazionale è pressoché fittizia o comunque interessata nelle sue molteplici forme della politica, dell’economia, della strategia economico – militare ect…quindi senza un reale beneficio per la popolazione dei paesi poveri.
L’Europa deve cambiare il suo approccio di politica estera e quello di cooperazione internazionale, deve premiare quei Paesi che si impegnano realmente per la pace, lo sviluppo, la democrazia. Spesso al contrario si ragiona solo con una logica di mercato, basta osservare la Cina: non ha fatto nessun passo avanti sul rispetto dei diritti umani, eppure oggi è partner economico commerciale di tanti Paesi europei; altro esempio è la Libia: non solo è stato tolto l’embargo, ma oggi è addirittura membro del consiglio di sicurezza dell’ONU, eppure è un Paese che non ha mai firmato un trattato internazionale sul rispetto dei diritti umani. Anche qui ha vinto il dio denaro o meglio il dio petrolio, la proroga della concessione per altri 25 anni all’Eni solo per cercare di bloccare le partenze dei migranti, senza badare ai metodi, alle condizioni di vita a cui vengono sottoposte le persone fermate dalla polizia libica; l’Europa ha appoggiato tutto questo per l’interesse nei riguardi del petrolio e del gas, i soliti interessi forti, che mettono in terzo piano il rispetto dei diritti umani e civili: i migranti sono una categoria sacrificabile, in nome di interessi nazionali, o sicurezza nazionale come se d’incanto perdessero la loro dignità umana, naturalmente valgono meno di 20 miliardi di euro di investimento per l’accordo con la Libia.
Tutto ciò accade con estrema semplicità perché tanti cittadini non si rendono conto che la difesa della democrazia o della pace non si fa nei propri confini nazionali, ma difendendo i diritti umani e civili anche di quelle popolazioni che ci sembrano molto lontane geograficamente. Oggi la globalizzazione del mercato, ma anche dell’informazione, la facilità con cui si viaggia, portano i Paesi lontani a chiedere rifugio alle porte d’Europa, per dirla tutta questo perché sono stati gli europei che se la sono cercata andando in passato ad occupare vasta parte della Terra, e oggi hanno la responsabilità morale e in certi casi anche politica – economica.
Io credo che non ci dovrebbero essere confini tra gli stati così come li vediamo oggi, perché con la globalizzazione economica, tecnica, informatica sono ormai superati. Senza limiti invalicabili si eviterebbero tante guerre inutili in giro per le risorse naturali della terra. I confini dovrebbero servire solo per una questione amministrativa, per la governabilità e vivibilità del pianeta. La cosa migliore per me sarebbe la creazione di un’unica Federazione di Stati che mettono in comune e a disposizione dell’umanità tutto: i Paesi cosiddetti sviluppati la scienza e la tecnologia e gli altri le materie prime, in questo modo tutti lavorano per migliorare la condizione di vita di tutti.
Oggi, ci dicono da più parti che il nostro pianeta è malato, come si fa a curarlo se siamo così divisi e sempre in lotta tra di noi? C’è la corsa al riarmo e parliamo di bombe atomiche, ma per distruggere non per curare, eppure sappiamo bene quali sono le conseguenze, Hiroshima ne è ancora una testimonianza viva. Oggi parliamo di milioni di profughi che fuggono da guerre, dittature e catastrofi naturali e la politica internazionale fatta di tanta ipocrisia sta a guardare, interviene solo là dove c’è un tornaconto . L’ONU è una istituzione neutralizzata, che non è in grado d’agire perché bloccata da chi ha “diritto di veto” come abbiamo visto nel caso Birmano, e tante volte nella questione Israelo-Palestinese. Non bisogna stupirsi allora se interi popoli vengono a bussare alle porte dell’Europa sperando di trovare ciò che viene loro negato nella propria terra spesso con la complicità proprio dei Paesi Europei, dell’U.S.A, della Russia, dell’Australia attraverso le loro politiche di strategia socio-economico, militare e la voglia di egemonia mondiale. Una notizia di questi giorni è l’ingresso nel consiglio di sicurezza dell’ONU della Libia e del Vietnam, siamo ormai alla farsa , l’ONU perde di credibilità, era già scandaloso che la Cina si sedesse nel consiglio di sicurezza… ora è in buona compagnia.
Lei ha parlato di richiedenti asilo politico e accoglienza, come funziona?
Ogni anno l’Italia riceve circa 10.000 richieste di asilo politico, negli ultimi anni la maggioranza provengono dal Corno d’Africa, quindi da Paesi molto familiari all’Italia, di queste richieste solo alla minima parte viene riconosciuto lo stato di rifugiato. Questo perché l’Italia si attiene strettamente al dettame della convenzione di Ginevra del 1951: per ottenere lo status di rifugiato, bisogna aver subito una persecuzione personale, non importa se la tua famiglia sia stata sterminata o il tuo villaggio bruciato, devi avere, per essere concreti, segni di tortura sul tuo corpo, o qualche pezzo di carta che provi che sei un perseguitato politico, cosa difficile da dimostrare per chi viene pescato in mare come un tonno. A differenza dell’Italia tanti Paesi europei hanno introdotto nella loro legislazione, una legge organica sul diritto di asilo, superando per certi versi la convenzione di Ginevra nel tipo dei requisiti che ci vogliono per tale riconoscimento. Questo è quello che chiediamo da più di dieci anni all’Italia, ma l’intera politica (sia di destra sia di sinistra) fa orecchie da mercante, rendendo così inattuabile l’art 10, 3 della Costituzione Italiana, che rimane un bel principio, ma che non è mai messo in pratica.
A tanti viene dato il permesso per protezione umanitaria, politicamente è meno impegnativo, ma di fatto le persone sono abbandonate a se stesse, non c’è un coordinamento nazionale che gestisce l’accoglienza; c’è stato il tentativo da parte di diversi comuni di Italia, ma la disponibilità offerta di 2000 posti a fronte di 10.000 richieste è fallimentare. Serve una legge organica sul diritto d’asilo che deve prevedere un sistema di accoglienza nazionale gestito dalle prefetture, capace di smistare, in base alla disponibilità dei posti, su tutto il territorio nazionale i richiedenti dopo la loro identificazione. Successivamente ci dovrebbe essere una presa in carico dei servizi sociali territoriali, che con un progetto individuale, corredato di corsi di lingua Italiana e di formazione professionale, accompagni la persona nel suo processo di integrazione con l’inserimento nel mondo del lavoro e nella piena l’autonomia. Non come avviene oggi: l’immigrato esce dai centri di identificazione e abbandonato alla stazione dei treni con questa frase: “Vai dove vuoi!”. Senza conoscere minimamente il Paese né tanto meno la lingua, spesso l’immigrato diventa preda di organizzazioni malavitose o di sfruttatori. Fino ad ora non ho visto la volontà politica di trovare delle soluzioni in questo senso, si parla tanto di lotta al lavoro nero, alla clandestinità, ma senza creare le premesse per farlo: non si combatte l’arrivo di clandestini con il pattugliamento congiunto che costa 34 milioni di euro, ma offrendo percorsi legali e sicuri per venire in Italia e in Europa.
Cosa chiedete?
Chiediamo al governo italiano una legge organica sul diritto d’asilo, un sistema di accoglienza seguendo lo standard europeo, una nuova legge sull’immigrazione più umana della Bossi – Fini, una modifica alla costituzione per permettere il diritto di voto agli immigrati che risiedono da più di cinque anni, la cittadinanza immediata a tutti i nati in Italia, di accorciare i tempi per la concessione della cittadinanza da 10 a 6 anni, e di trovare una soluzione per l’emergenza casa di tanti cittadini italiani e stranieri che vivono in situazioni non dignitose.
Lei accennava del pattugliamento congiunto del Mediterraneo, come vede lei la politica europea in materia immigrazione?
Se l’Europa vede come soluzione all’immigrazione e ai richiedenti asilo politico, l’innalzamento di un muro e chiudere le proprie porte, si illude e illude anche i cittadini sprecando tra l’altro i fondi dei contribuenti. Se veramente ha a cuore il destino di milioni di persone costrette a fuggire a causa di guerre, dittature e terrorismo, l’Europa deve offrire a queste persone, tramite le ambasciate o UNHCR, luoghi nel primo Paese di approdo dove possano presentare la loro richiesta di asilo, garantendo la sicurezza necessaria. Non come quello che vediamo oggi in Sudan o peggio ancora in Libia: esaminate le loro richieste gli Stati europei devono concedere un visto regolare che permetta loro di entrare legalmente in Europa.
L’Europa oggi è solo preoccupata di come respingere i potenziali richiedenti asilo politico, senza badare al prezzo che pagano le persone e che paga in termini di sicurezza, cosa che accade nei Paesi dove vengono respinte le persone, violazioni dei diritti più elementari, violenze, soprusi, discriminazioni e morte in mare o nel deserto, con la buona pace dei trafficanti che continuano a proporre nuove rotte sempre più pericolose.
Spesso gli Stati come Libia, Algeria, Tunisia, Marocco, usano metodi di respingimento, in totale violazione dei diritti umani menzionati nei vari trattati internazionali in materia, abbandonandoli nel deserto del Sahara, in balia di predoni o ribelli di alcuni stati della regione, in altri casi consegnandoli ai loro aguzzini, come successe agli eritrei nel 2006 espulsi dalla Libia consegnati al regime che li perseguitava.
Servono campi di accoglienza nei Paesi di transito gestito dall’UNHCR, e le persone riconosciute come rifugiate dal UNHCR, devono essere trasferite in Europa in base a quote annuali di ingresso regolare, non quello per lavoratori, che in certi Paesi come l’Italia si sta già praticando, ma una quota specifica per richiedenti asilo politico, possibilmente non con numeri ridicoli come oggi in Italia. L’UNHCR potrebbe occuparsi dello smistamento in base alla disponibilità degli Stati, solo così si potrà eliminare l’arrivo dei clandestini con le carrette del mare.
L’Europa sul piano diplomatico ed economico, dovrebbe agire per migliorare le condizioni di vita nei Paesi da cui provengono tanti richiedenti asilo, nelle cooperazioni internazionali si dovrebbero coinvolgere i rifugiati che sono un ponte naturale tra l’Europa i Paesi di provenienza. L’Europa dice di avere la vocazione per diffondere la democrazia, questo è possibile solo offrendo formazione e coinvolgendo a tutti quei migranti che provengono da Paesi sottosviluppati. Deve offrire un rimpatrio volontario assistito e accompagnato da un progetto per lo sviluppo del paese che accoglie e per i profughi che tornano. Deve vigilare sul progetto affinché venga attuato a favore dei profughi, perché in passato sono accaduti episodi spiacevoli dove profughi rientrati sono stati pressoché abbandonati in zone depresse economicamente privi di servizi necessari come acqua potabile, ospedali, scuola, negozi quindi costretti ad emigrare di nuovo.
Lei vive da tanti anni in Italia, pensa che possa interessare la politica Italiana ad un immigrato? Pensa che possano avere qualcosa da dire sulla politica italiana?
Questa domanda è la prima volta che mi viene fatta da un giornalista; la devo ringraziare: chi l’ha detto che un immigrato non ha niente da dire sulla politica italiana? E’ come se lei mi stesse dando un riconoscimento ad esistere e ad interessarmi anche della politica italiana. E’ vero che noi immigrati non abbiamo diritto di voto, ma seguiamo con molto interesse la politica di questo Paese; in 16 anni ho visto almeno 10 governi diversi, più o meno uno peggiore dell’altro, non solo in materia di migrazione, ma anche riguardo alle battaglie sociali, alla sicurezza, all’economia.
Ho assistito ad una politica priva di morale, di etica; basti pensare a tutta la vicenda di “mani pulite”, che ha coinvolto e travolto vari partiti (ad esempio la DC, il partito socialista con Craxi), le vicende che hanno visto coinvolto il Cavaliere Berlusconi, ultimamente i DS con la vicenda Unipol… Sono cose che ti lasciano perplesso: la fiducia nella politica viene meno, una brutta immagine del Paese all’estero.
Oggi l’Italia è una delle 8 nazioni più potenti, dato che fa parte del G8, ma il suo stato sociale ancora fa acqua da tutte le parti. Vi sono famiglie che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, giovani che non riescono a progettare il proprio futuro, la precarietà dilaga seminando insicurezza economica nelle giovani coppie, costringendo tanti giovani a restare in famiglia fino a tarda età. Tutto questo è frutto di un fallimento della politica economica e sociale di decenni: governi preoccupati più prendere voti che a risanare i problemi del Paese (un debito pubblico che pesa come un macigno, l’evasioni fiscali che dilagano, frenando la capacità di intervento dello Stato nei problemi sociali).
Quello che si nota in Italia è la mancanza di rigore nel rispetto delle regole, anzi sono premiati i furbi, che raggirano le leggi per non pagare le tasse: più sono ricchi e più facilmente sfuggono al fisco! Tutto questo a danno della collettività. La politica in questo non è stata in grado di rispondere con unanimità, anzi si è gridato allo scandalo, se venivano fatti controlli a tappeto, si è affermato di vivere in uno stato di polizia fiscale, e di essere “strozzati” dal controllo ect… Con i vari condoni fiscali concessi si da l’idea che sia meglio evadere: tanto prima poi arriverà un condono che aggiusta tutto! O che è possibile cavarsela con il pagamento di una multa simbolica. Invece serve rigore nel pretendere il pagamento delle tasse, ma altrettanto rigore nel garantire i servizi e assistenza necessaria ai cittadini.
Alcuni Parlamentari incitano la gente a non pagare le tasse, ciò rappresenta un’irresponsabilità politica da parte dei governanti, diseducante per la futura generazione. Sarebbe, invece, giusto dire alla gente: “Fate il vostro dovere e pretendete anche i vostri diritti!”; E’ giusto che chi paga le tasse deve avere in cambio i servizi adeguati, rispettosi della dignità della persona e dello standard europeo.
Prendiamo in considerazione anche il tema dell’ambiente: quanti disastri ambientali causati dalla negligenza politica, o da una serie di condoni edilizi, concessi a danno dell’ambiente e quindi anche di tutti cittadini italiani e non solo; quando, infatti, viene deturpata una zona costiera o boschiva, il danno non riguarda solo l’Italia, ma tutta l’umanità. Ci sono luoghi in Italia, considerati patrimonio dell’umanità, che subiscono le costruzioni abusive, spesso con complicità delle amministrazioni. Ciò è molto grave: la magistratura dovrebbe intervenire: serve rigore e legalità...
Quello che mi meraviglia è che i partiti di ispirazione cristiana, i quali per anni hanno governato l’Italia, siano falliti anche nell’educare i cittadini al senso civico, alla responsabilità verso la collettività, il bene comune, il rispetto dei diritti e doveri di ogni cittadino. Anche in essi, invece, è prevalso l’egoismo, l’individualismo, l’arrivismo a tutti costi. I temi sociali, prima ancora di essere di sinistra, sono dei cristiani; mi aspettavo, quindi, battaglie sociali portate avanti dai partiti di ispirazione cristiana. In questi anni, però, tutto è rimasto fermo: sia riguardo il tema del sostegno alla famiglia, la lotta alla povertà, il rispetto dei diritti delle donne, dei migranti, dei rifugiati…In certi ambienti c’è addirittura intolleranza verso i meno abbienti e i migranti.
Anche la sinistra ormai fa pochissime battaglie, spesso poco consistenti, il solito anticlericalismo di vecchio stampo; la sinistra, fedele alla sua tradizione, avrebbe dovuto dare battaglia per cambiare le cose riguardo l’aspetto socio-economico, la distribuzione equa del reddito attraverso assegni familiari, l’assegnazione delle case popolari, gli ammortizzatori sociali, il miglioramento dei servizi nella sanità, dimezzando l’iter burocratico negli uffici pubblici, la maggiore efficienza e trasparenza della macchina della giustizia, il rendere meno precaria la vita dei giovani, l’investimento nel campo della ricerca, della competitività industriale e di mercato.
Da questo governo mi aspettavo una seria giustizia: quella sociale, economica, legislativa. Finora ci sono stati pochi segnali timidi; mi aspettavo una nuova legge sull’ immigrazione, più giusta: non pensata in chiave difensiva bensì di accoglienza, che garantisse la sicurezza nazionale, ma anche la questione della cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia. Allo stato attuale devono attendere il raggiungimento del 18simo anno di età; chi non è nato in Italia per ottenere la cittadinanza deve risiedere in tale Paese per10 anni e possedere un reddito al di sopra della soglia della povertà; comunque anche se hai tutti i requisiti necessari, l’ottenimento della cittadinanza non è automatico: ci vogliono anni prima di riuscire ad averla! Chi, invece, vive in Argentina o in Brasile, e si ricorda di aver avuto un nonno o bisnonno Italiano può ottenere la cittadinanza Italiana senza avere dato nulla a questo Paese! Il mio lavoro in questo Paese, invece, che ha contribuito ad arricchire i cittadini italiani, non viene considerato. Questo io lo trovo ingiusto! Così come trovo ingiusto negare il diritto di voto agli immigrati che risiedono da più di cinque anni, non solo in quelle amministrative ma in tutte le votazioni dovrebbero poter esprimere le loro preferenze su chi deve governare la città, la regione o la nazione dove hanno scelto di vivere. Anche su questi temi la sinistra italiana fa cilecca.
La nascita del PD non sarebbe male se non fosse un partito già “lesso”, prima di nascere, da divisioni dei componenti: infatti non sta nascendo un nuovo partito, ma si tratta di una fusione ancora non ben riuscita, che dovrebbe rappresentare una sinistra imborghesita, un socialismo all’acqua di rosa, un cristianesimo sbiadito. Per questo non m’ispira fiducia. Il PD non sarà mai in grado di fare scelte radicali o battaglie di grande rilievo perché le anime che lo compongono sono talmente diverse che difficilmente riusciranno a mettersi d’accordo. Forse sarebbe adatto per guidare qualche governo di transizione o per il mantenimento dello status quo del Paese, ma non si possono aspettare grandi cambiamenti da un eventuale governo retto solo dal PD.
Lasciando perdere Forza Italia, che è un semi-partito formato da furbacchioni, da fuoriusciti e avanzi della Dc o PC, la vera destra, quella dell’On. Fini, regge bene la maschera di una destra moderata che porta da un po’ di anni, però ogni tanto ci sono dei movimenti tellurici, che portano a scissioni (come quella dell’On. Storace o lo strano riavvicinamento della Mussolini) e la continua campagna anti-immigrati portata avanti da alcuni componenti del partito di Alleanza Nazionale. Quest’ultimo è un partito che fa fatica ad essere veramente moderato, senza perdere i valori a cui crede; bisogna dare atto che qualche passo avanti si è fatto, ma manca ancora molto riguardo ad esempio il tema della tolleranza, della solidarietà, dell’accoglienza anche dei migranti.
I cosiddetti partiti di centro come quello dell’On. Casini o dell’On. Mastella, se vogliono avere un futuro, dovrebbero unire le loro forze, per dare voce a tutti quei cristiani che vogliono un partito con forte identità cristiana, non solo di nome ma di fatto, che in Italia in questo momento è inesistente. Non so se questi partiti si rendono conto del grosso compito e della responsabilità sociale che hanno in un Paese come l’Italia: i cristiani e i partiti di ispirazione cristiana dovrebbero essere un motore etico, morale, in tutti campi della società italiana. Invece li vedo assenti, non basta mostrare i muscoli con adunate oceaniche ogni tanto, ma servono battaglie quotidiane, a fianco delle famiglie, dei giovani, degli immigrati, dei pensionati… servono battaglie per la giustizia sociale.
Per quanto riguarda il tema della sicurezza, spesso c’è mancanza di volontà d parte dello Stato di estirpare certi fenomeni che esistono in Italia, come la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta. In tutti questi anni ci sono state tante ambivalenze anche da parte dello Stato come convivenze tra politica ambienti mafiosi; anche quando vengono scoperti, non so perché, si fa fatica ad estirparli del tutto; spesso quello che non viene garantito a un “ruba galline”, che va in carcere, viene invece garantito ai mafiosi arrestati… eccesso di garantismo.
Bisogna puntare sulla formazione alla legalità fin da piccoli, mandare i poliziotti a tenere lezioni nelle scuole anche nelle università, lavorare di più sulla prevenzione; poi a chi commette reato accertato, far scontare la pena giusta; non basta, però, chiuderli in carcere, ma è necessario ideare un programma educativo da mettere in pratica in carcere per recuperare il reo. Ciò che dovrebbe essere evitato sono le solite campagne allarmistiche, che fanno certi giornali e telegiornali o i politici, che soffiano sul fuoco solo per interessi, non tenendo conto che turbano la quiete pubblica, diffondono un senso di insicurezza con dati discutibili.
Parlando di economia una cosa positiva per l’Italia è l’ingresso della moneta unica europea; anche se uno spiacevole sciacallagio da parte dei commercianti, che hanno raddoppiato i prezzi, ha penalizzato, dimezzandolo, il potere d’acquisto della gente, per il resto l’Italia è salva da una continua oscillazione della sua valuta; oggi, infatti, l’Italia ha una certa stabilità monetaria, ci sono anche segni di sviluppo da incoraggiare. La politica, però, non si deve far sopraffare dall’economia: la tendenza che vedo è l’uomo al servizio dell’economia; invece deve essere il contrario: l’economia a servizio dell’uomo; per questo servono equità e giustizia con una forte dose di solidarietà sociale.
Inviterei tutti i cittadini italiani, quando vanno a votare per le politiche nazionali, a tener conto non solo della situazione interna del Paese, ma anche che tipo di politica estera viene condotta dai governi e dai partiti che si candidano: se promuovo azioni a danno di altri popoli, come si rapportano con il mercato delle armi, se hanno reale intenzione di impegnarsi per contribuire ad una soluzione contro la fame nel mondo, le varie ingiustizie a danno dell’infanzia, delle donne, di tante popolazioni inermi. Anche in questo modo si possono condizionare le scelte dei governi; ciò vale anche per le votazioni regionali, provinciali, comunali, perché nel loro piccolo anche tali enti possono fare bene o danneggiare certe popolazioni, ad esempio con il loro sostegno economico a dittatori al potere, attraverso la cooperazione internazionale, i gemellaggi. Naturalmente per garantire tale trasparenza di informazioni e notizie servirebbero organi di stampa indipendenti, non soggiogati dai poteri forti, come, invece, avviene in Italia. Non serve a niente lamentarsi degli sbarchi dei clandestini, se non si cerca di aiutare le popolazioni a trovare soluzioni alla radice del problema, invece di pensare solo a come sfruttare le risorse naturali o il mercato oppure la posizione strategica del paese di turno. Oggi le potenze mondiali si muovono solo dietro ad un interesse, mai per il bene delle popolazioni in difficoltà; anche nei casi di calamità catastrofiche, si interviene pensando al proprio tornaconto, senza nessun vantaggio per la popolazione disastrata. Questo è il mondo in cui stiamo vivendo, siamo una società malata di mercato, di economia: è come se fosse un treno che viaggia a grande velocità, i pochi fortunati sul treno dettano le leggi, a discapito di miliardi di persone; manca poco che ci mettano un contatore sotto il naso per farci pagare anche l’aria che respiriamo! Per quanto riguarda l’acqua questo già avviene, con la privatizzazione di certe fonti, con il rischio di una guerra tra poveri…. anche questo fa parte della difesa della democrazia: difendere l’acqua come un bene comune dell’umanità che non appartiene a nessuno Stato, ma all’umanità. Rischiamo una terza guerra mondiale: qualche segnale già c’é anche in vari posti nel sud Italia, senza acqua da mesi; la gravissima assenza dello Stato esaspera le anime.
Lei è cattolico, come vede la chiesa cattolica Italiana?
La chiesa italiana è viva, ma incapace di sfruttare tutte le sue potenzialità per fare del bene alla società italiana e al mondo intero. Dico questo perché la vedo molto tiepida nelle varie battaglie sociali, etiche, morali: potrebbe fare molto di più! Dovrebbe spronare tutte le persone a fare meglio le cose, a cominciare dal proprio dovere di cittadini, che non si riduce al pagamento delle tasse, ma a fare bene il proprio lavoro, stare lontani da commettere ingiustizie a danno del prossimo, pensare di più al bene comune, non essere arrivisti calpestando gli altri.
La chiesa deve recuperare l’oratorio, formazione permanente dei suoi fedeli, non basta l’omelia o la catechesi ai bambini. Se vuole combattere il relativismo del mondo di oggi deve puntare sulla formazione e sull’esperienza di solidarietà sociale, promosse con grande entusiasmo e coinvolgimento da tutte le parrocchie in tanti settori della società. Non bastano le GMG o altre simili adunate: la quotidianità deve essere attiva, fatta di preghiera, formazione ed azioni, solo così la chiesa può dare risposta a tante problematiche che attanagliano la società italiana.
La chiesa ha funzione sociale quindi la chiesa ha tutto il diritto di fare battaglie sociali per il bene delle comunità, deve agire.
La chiesa ha compito educativo, quindi deve educare la società ad essere giusta e solidale tra di loro, anche con i migranti, non lo sta facendo abbastanza.
La chiesa deve soprattutto testimoniare l’Amore di Cristo, non solo con le parole, ma con i fatti! Non è mai sufficiente, infatti, quello che si è fatto e che si sta facendo, perché l’Amore di Cristo si da fino ad offrire la propria vita.
La chiesa non deve temere di essere impopolare deve dire e fare ciò che è giusto davanti a Dio, senza badare a quanta gente è seguita. La chiesa deve essere quel punto fermo della società: tutto cambia, tutto passa, ma Cristo con la sua chiesa mai! Quindi parlare sì all’uomo moderno, ma senza annacquare i principi cristiani. A a me piace Papa Benedetto XVI perché prima ribadisce quali sono i punti fissi della chiesa di Cristo, poi possiamo dialogare, confrontarci senza nessun rischio di sincretismo religioso o di pensiero teologico, filosofico: bisogna avere chiaro quello che si è per poter confrontarsi con gli altri.
Mi piacerebbe fare una domanda ai vescovi italiani: “La chiesa italiana Quo Vadis? Dove sta andando?”
Ho la sensazione che la gente si stia facendo una religione su misura:, si prendono i sacramenti perché si usa, così senza aver compreso realmente il vero senso del sacramento che si sta celebrando… Non so, a lungo andare, cosa sarà della chiesa in Italia.
Guardando all’Europa, che non ha voluto ammettere le proprie radici cristiane nella sua costituzione, mi sono chiesto se il cristianesimo in Europea é veramente penetrato fino infondo alla cultura delle popolazioni. Se fosse così come si spiega questa rapida secolarizzazione di certe nazioni per secoli considerate cristiane?
Oggi in Europa c’è un certo lassismo dei preti e suore, non c'è più l’ardore missionario, certi preti del nord Europa sembrano degli impiegati statali, un appiattimento pericoloso per la fede di molti, perché la fede é come una pianta: deve essere continuamente curata, annaffiata altrimenti pian piano si secca e poi muore.
Per fortuna ci sono pochi, ma bravi preti, suore, persone consacrate, o laici impegnati che portano avanti delle vere battaglie civili e sociali in Italia e anche in altre parti del mondo. Non sempre sono visti di buon occhio da una parte della chiesa gerarchica; questo non va bene: la chiesa non può sottrarsi al suo ruolo sociale, alla sua opzione per i poveri, si intende non solo materiali. Mi piacerebbe vedere più spesso una chiesa in piazza per la pace, la giustizia, la libertà del genere umano; una chiesa meno gessata dalla diplomazia, molto più vicina alla gente; una chiesa pronta a sporcarsi le quando è necessario per testimoniare il vangelo: non basta il pulpito, o la cattedra! Fanno bene Don Benzi, che scende in mezzo alle prostitute, Don Ciotti, in mezzo ai tossicodipendenti, Madre Teresa di Calcutta, in mezzo ai derelitti , il Beato G.B. Scalabrini in mezzo ai migranti. Noi esseri umani siamo fatti per il bene, ma spesso siamo tentati dal male, quindi la chiesa ha il compito di educarci, richiamarci alla nostra vera natura che è quella di essere il bene; questo lo fa con le parole, ma soprattutto con i fatti. Oggi ,però, quello che manca sono i fatti: sono, infatti, troppo pochi… in un mondo pieno di ferite sanguinanti sono pochi i medici dei corpi e delle anime; una buona parte del clero si è imborghesito, così anche alcune religiose; a tutto ciò hanno contribuito anche gli ostacoli posti dagli Stati, dai partiti, dalla massoneria, in nome di uno stato laicista, si mette in ridicolo la fede degli altri: chi è credente viene fatto sentire fuori tempo, fuori contesto sociale, etichettato come bigotto, un individuo da emarginare. Basta vedere i vari programmi televisivi per capire che messaggi vengono lanciati: quello che conta è apparire, fare carriera, arricchirsi non importa come, essere furbi anche a danno degli altri ect… La chiesa in Italia deve ritrovare la sua grinta missionaria non per andare lontano, ma per rievangelizzare la sua popolazione, intossicata dal consumismo sfrenato: tutto è lecito basta avere i soldi, nessuna morale, etica, tradizione. La chiesa deve rimediare al guasto sociale, in modo disinteressato; a differenza della politica e dei partiti la chiesa non ha bisogno dei voti dei cittadini, ha i numeri sufficienti per fare grandi cose, ma manca la volontà; tutto questo, infatti, costa fatica, e anche nella chiesa, purtroppo, sono pochi coloro che sono disposti a rinunciare alle comodità
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento