Rifugiato, cioè?
Cosa vuol dire essere riconosciuto rifugiato o ottenere la protezione umanitaria, se nella pratica si è abbandonati a se stessi?
La situazione attuale in Italia è pessima su questo fronte, perché non c'è un progetto che aiuti un richiedente o un rifugiato riconosciuto ad integrarsi nella società italiana. Con l'entrata in vigore della "legge" Bossi-Fini, che non è la legge organica sull'asilo che attendiamo ormai da anni, è stata introdotta una novità positiva: sono state create sette Commissioni territoriali per l'asilo; si spera che i membri di tali Commissioni siano ben formati e informati circa la situazione socio-politica dei Paesi dai quali provengono i richiedenti asilo politico. Questa "legge" contiene, però, degli errori, per non dire violazioni, poiché quasi criminalizza il richiedente asilo trattenendolo nei centri di identificazione o di permanenza; non si sa quali altri centri si vorranno inventare, tutto questo senza coinvolgere la Magistratura. Come si pone l'articolo 10 della Costituzione italiana rispetto a questa "legge"? È considerato reato chiedere asilo? Non può essere considerato colpevole chi viene trovato senza documenti, per il semplice fatto che chi fugge da persecuzioni non sta a pensare di portare i documenti; chi viene pescato in mare pensa a salvare la sua pelle e non i documenti. Chi viene a cercare la libertà si ritrova invece in questi "pseudocentri", che assomigliano molto ad istituti di detenzione, cambia il nome ma non cambia la sostanza, visto che non si ha la libertà di movimento; ci si ritrova in un altro dramma, in una situazione spaventosa. La Legge Bossi-Fini sbaglia anche sul ricorso che un richiedente che vede respinta la sua richiesta può fare; per restringere i tempi la persona viene espulsa e rinviata all'autorità dell'Ambasciata del paese di origine o verso "paesi terzi sicuri" che spesso sono inaccessibili, perché sorvegliati esternamente dall'esercito o dai servizi di sicurezza che non lasciano passare; tutto ciò, quindi, equivale a negare il diritto d'appello. Inoltre ci sono delle cose da evitare: i richiedenti asilo vengono strumentalizzati per convenienze politiche, con il rischio di fomentare intolleranza nei loro riguardi, anche a causa di una informazione scorretta e parziale da parte dei mass media, che quasi sempre ne fa oggetto della cosiddetta cronaca nera.
Tutta questa attenzione fa parte dell'accoglienza. Al centro della riflessione sugli immigrati o i rifugiati, e prima ancora di guardare agli interessi particolari, come la sicurezza nazionale o lo sviluppo economico, va messa la PERSONA. Si vuole ricordare il ruolo che possono avere le comunità di rifugiati come ponte tra chi arriva e chi accoglie, come possibili mediatori (mediatrici?) culturali, diventando loro stessi interlocutori validi delle istituzioni nazionali o europee, facilitando l'inserimento nella società dei richiedenti asilo e aiutando i Paesi di arrivo ad accogliere in modo più dignitoso, efficace ed efficiente.
Mussie Zerai Yosief
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