lunedì 23 giugno 2008
Rimpatrio degli immigrati irregolari Approvata la direttiva europea
Il Parlamento di Strasburgo vota il testo concordato dal Consiglio dei ministri
Strasburgo, 18. Il Parlamento europeo ha approvato oggi, senza modifiche, la direttiva sui rimpatri degli immigrati extracomunitari irregolari messa a punto dai Governi dei ventisette Stati membri dell'Unione europea, dopo un confronto in aula che ha fatto registrare chiare divergenze. Il testo ha avuto 369 voti favorevoli e 197 contrari e 106 astensioni. La direttiva dovrà ora avere l'ultimo via libera formale nella riunione a luglio dei ministri degli Interni e della Giustizia. Gli Stati avranno due anni di tempo per recepirla nelle legislazioni nazionali.
Ancora ieri e oggi ci sono state a Strasburgo diverse manifestazioni contro la direttiva, in una mobilitazione che ha visto impegnati rappresentanti della società civile e delle Chiese europee. Del testo, si contesta soprattutto la previsione di una detenzione fino a diciotto mesi, compresa quella di immigrati minori, il divieto di rientro nell'Unione europea per cinque anni, la possibilità di rimpatriare minori non accompagnati.
Anche da altre componenti della comunità internazionale sono state espresse perplessità. I ministri degli Esteri dei Paesi della comunità andina (Bolivia, Colombia, Ecuador e Perú), avevano chiesto all'Unione europea "una riflessione congiunta" sugli effetti della direttiva, mentre - secondo quanto riferito da europarlamentari - preoccupazione hanno espresso 44 Paesi latinoamericani e africani.
Alla vigilia, la Commissione europea aveva approvato un pacchetto di misure sull'immigrazione insieme a un piano d'azione in materia di asilo. Il pacchetto contiene dieci principi guida per una politica europea che punti all'immigrazione regolare, dando un quadro di garanzie e di possibilità per l'integrazione. Al tempo stesso, la Commissione si schiera contro le regolarizzazioni di massa di immigrati irregolari, ritenute controproducenti nella gestione del fenomeno.
"L'immigrazione contribuisce ai risultati economici dell'Europa, eppure il suo potenziale si realizzerà soltanto se riusciremo a integrare gli immigrati e se prendiamo atto dei timori della gente", ha dichiarato il presidente della Commissione José Manuel Durão Barroso. "L'Europa - ha aggiunto - ha bisogno di una visione strategica comune, che si basi sui risultati passati e miri a costituire un quadro più omogeneo e integrato per l'azione futura. Se lavoreremo insieme sui dieci principi per gestire meglio l'immigrazione e per rafforzare gli standard di protezione dei richiedenti asilo riusciremo a ottenere risultati tangibili".
Da parte sua, il commissario alla Giustizia Jaques Barrot, nell'illustrare il testo in aula, aveva detto di rifiutare la "caricatura" di un'Europa barricata dietro le sue frontiere, perché è invece un'Europa aperta. Barrot ha però aggiunto che è necessario da parte dell'Unione europea un approccio equilibrato nei confronti dell'immigrazione e che non si può accettare una situazione "disordinata" che non "beneficia nessuno". Barrot era ritornato sulla questione degli immigrati irregolari sotto l'aspetto giuridico, segnalando che è trattata in maniera diversa dagli Stati e che in alcuni di essi è materia penale. "La definizione esatta di irregolarità varia da Paese a Paese e noi non possiamo entrare in queste differenze", ha detto Barrot.
Il testo approvato dal Parlamento europeo era stato illustrato ieri in aula dal relatore, il popolare tedesco Manfred Weber. Il Partito socialista europeo (Pse) aveva presentato dieci emendamenti sui quali sperava di veder confluire un sostegno trasversale, al di là delle prese di posizione dei gruppi parlamentari. A favore del testo erano sono detti il Partito popolare europeo (Ppe), il gruppo di destra Uen e i liberaldemocratici dell'Adle. Tra questi ultimi, però, erano state annunciate defezioni, in particolare della delegazione italiana e di quella polacca. Sul fronte del no si sono collocati i socialisti, la sinistra e i verdi. "Non ci opponiamo a una politica dei rimpatri, ma questo compromesso per noi è inaccettabile in termini di protezione dei diritti", aveva detto in aula la socialista francese Martine Roure. Ma anche nel Pse il voto non è stato compatto. Spagnoli, britannici e tedeschi, infatti, si sono astenuti.
Il Pse puntava soprattutto su due emendamenti: uno chiedeva accresciute garanzie per il rimpatrio di minori e l'altro la limitazione della detenzione fino a sei mesi. Con l'approvazione di anche uno solo degli emendamenti, sarebbe caduto l'accordo di compromesso in prima lettura, una prospettiva che il relatore Manfred Weber, la Commissione europea e i Governi europei volevano evitare a ogni costo.
Il presidente di turno del Consiglio dei ministri degli Interni, lo sloveno Dragutin Mate, intervenendo a sua volta a Strasburgo, aveva sostenuto che introdurre modifiche al testo avrebbe riaperto problemi in Consiglio, perché "ci vorrebbero altri tre anni e non sarebbe possibile migliorare una situazione che va migliorata".
Da parte sua, Weber aveva lanciato un appello ai suoi colleghi a non votare contro la direttiva. "Chi vota contro non vota a favore del progresso dei diritti", aveva affermato il relatore, ricordando che ci sono Stati che non hanno soglia minima per la custodia e, soprattutto, che in materia di tratta di esseri umani "occorre porre fine alla schiavitù nell'Unione europea".
(©L'Osservatore Romano - 19 giugno 2008)
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