venerdì 5 aprile 2013

Il silenzio è ancora più assordante !


Due anni dopo la tragedia dei 63 Profughi, la sciati morire per omissione di soccorso, il silenzio è ancora più assordante !
La denuncia di don Mussie Zerai, dell'Agenzia Habeshia: "Ne sono morti 63, 61 in mare e 2 nelle carceri libiche. Le correnti marine li hanno riportati sulle rive della Libia, dove sono stati anche arrestati". Dei 9 superstiti, 8 sono etiopi (dei quali una donna) e un eritreo  

ROMA - "Sono stupito - dice don Mussie Zerai, presidente dell'Agenzia  Habeshia, Cooperazione per lo Sviluppo - perché il 90% degli stati abbiano scelto il silenzio di fronte ad un atto cosi grave, crudele e disumano che stiamo denunciando da due anni. Cioè quello del gommone partito da tripoli il 25 marzo 2011 con 72 persone a bordo, di cui si sono perse le tracce dal tardo pomeriggio del 26 marzo di due anni fa. Sono stati localizzati per ultima volta a circa 60 miglia da Tripoli e poi il nulla - aggiunge don Zerai - noi più volte abbiamo segnalato la loro scomparsa, ci e stato detto che non sono stati trovati". 
Due superstiti morti in carcere . La testimonianza del presidente dell'Agenzia Habeshia prosegue: "Quindici giorni dopo siamo stati contattati da 9 persone che, dopo due settimane in mare, sono tornate a Tripoli. Raccontano di essere sopravissuti in 11, due donne e 9 uomini. La corrente del mare li ha portati a Zelatien (non lontano dal confine con la Tunisia) dove i militari di Ghedafi li hanno presi e messi in carcere. Due di loro, un ragazzo e una ragazza, sono morti in galera perché non sono stati soccorsi e curati. Dopo qualche giorno 7 dei sopravissuti sono stati trasfriti nel carcere di Tuweshia, a Tripoli, mentre due sono stati portati in ospedale a Zelatien". 
"Abbandonati da navi Militari e Pescherecci". Il racconto di don Zerai prosegue con un'accusa: "I profughi sono stati abbandonati da diversi navi militari, ma anche da pescherecci,  una di queste era italiana, e da un elicottero che si è avvicinato lanciando loro da bere, ma poi lasciandoli morire. Un atto disumano", ha aggiunto ancora il sacerdote. "Queste nove persone sono testimoni della tragedia. Ho parlato con loro chi ha perso la moglie, fratello e sorella e fidanzata, morti per la fame e la sete". Poi un particolare drammatico del racconto riguarda "il loro gommone rimasto fermo senza carburante. Hanno chiesto aiuto, a me e alle autorità competenti tentando di parlare anche con la Guardia Costiera italiana, ma non si sono capiti". 
Le domande restano quelle di due anni fa. "Chiediamo che Nato faccia piena luce su questa vicenda conclude don Zerai - perché queste 63 persone sono state lasciate morire? Di chi era l'elicottero che si è limitato a fornire acqua ai profughi senza poi mandare i soccorsi? Quali sono le navi militari che hanno avvistato il gommone nei giorni tra il 25 - 30 marzo?. Queste persone sono morte perché qualcuno ha deciso di non soccorrerli. Vogliamo sapere di chi e stata questa scelta. Chiediamo chi sa, chi ha visto parli, basta con questa omertà di stato. 

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