mercoledì 3 dicembre 2008
Quale Patriarca Ortodosso e venuto in Visita a Roma?
Eritrea
Capo di Stato e di governo: Issayas Afewerki
Pena di morte: abolizionista de facto
Popolazione: 4,7 milioni
Speranza di vita: 56,6 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 84/78‰
Alfabetizzazione adulti: 60,5%
1. Contesto
2. Libertà di espressione
3. Leva militare
4. Tortura e altri maltrattamenti
5. Rifugiati e richiedenti asilo
6. Rapporti di Amnesty International
Due terzi della popolazione ha continuato a dipendere dagli aiuti internazionali d'emergenza alimentare. Il governo non ha autorizzato partiti di opposizione, organizzazioni indipendenti della società civile o gruppi di fede religiosa né ha mostrato tolleranza verso il dissenso. I prigionieri di coscienza erano migliaia. È risultato inesistente un qualsiasi Stato di diritto o sistema di giustizia, sia civile che militare. i detenuti non hanno potuto accedere ad alcun tipo di ricorso legale e i giudici non sono stati in grado di impugnare o contestare detenzioni arbitrarie o azioni governative o militari che implicavano violazioni dei diritti umani. Le garanzie di tutela dei diritti umani stabilite dalla Costituzione o dalla legge non sono state rispettate o applicate.
Contesto
La demarcazione dei confini in seguito alla guerra tra Eritrea ed Etiopia del 1998-2000 non ha avuto inizio e la Commissione internazionale di confine ha terminato i propri lavori a novembre lasciando la questione irrisolta. L'Eritrea ha imposto rigide restrizioni alla Missione delle Nazioni Unite in Etiopia ed Eritrea (UNMEE), che ha amministrato una zona cuscinetto sul lato del confine eritreo. Truppe governative eritree si sono dislocate nella zona e hanno arrestato o arruolato diversi componenti dell'UNMEE eritrei. Si è temuta l'insorgenza di nuovi combattimenti tra le truppe dei due paesi ammassate lungo il confine, in parte a causa del coinvolgimento di entrambi i paesi nel conflitto in corso in Somalia. A dicembre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha esteso il mandato dell'UNMEE.
L'Eritrea ha continuato a sostenere gruppi di opposizione armata etiopi. Ha anche sostenuto l'opposizione alle truppe etiopi in Somalia, compresa l'Alleanza per la ri-liberazione della Somalia costituitasi in Eritrea a metà dell'anno. L'Etiopia ha sostenuto gruppi di opposizione eritrea precedentemente situati in Sudan.
Libertà di espressione
***Credenti religiosi
Centinaia di appartenenti a fedi religiose minoritarie vietate dal governo nel 2002 sono stati arrestati nel corso dell'anno e detenuti in incommunicado a tempo indefinito senza accusa né processo. Molti sono stati arrestati mentre partecipavano clandestinamente a riti religiosi in abitazioni private o a matrimoni o funerali. Le loro chiese sono state chiuse e le proprietà ecclesiastiche e i programmi di assistenza confiscati dal governo. Alcuni critici appartenenti a fedi autorizzate, come la Chiesa ortodossa eritrea, la Chiesa cattolica, la Chiesa luterana e l'Islam, sono stati anch'essi incarcerati.
*Il patriarca (Abune) Antonios, capo della Chiesa ortodossa eritrea, è stato trasferito in detenzione di sicurezza segreta a maggio dopo la nomina di un nuovo patriarca filo-governativo contrariamente alle regole ecclesiastiche. Egli si trovava agli arresti domiciliari dal gennaio 2006 dopo che aveva criticato l'intervento del governo negli affari ecclesiastici e la detenzione di tre preti ortodossi. Settantanovenne e in precarie condizioni di salute, gli sono state rifiutate le cure mediche per il diabete.
A fine anno, vi erano almeno 2.000 prigionieri di coscienza per motivi religiosi, in maggioranza appartenenti a chiese evangeliche. Essi comprendevano donne e minorenni e alcuni erano trattenuti in incommunicado da oltre tre anni. Tra questi vi erano 27 Testimoni di Geova, tre dei quali erano trattenuti nel campo militare di Sawa dal 1994.
***Prigionieri politici
Le autorità preposte alla sicurezza hanno effettuato frequenti arresti di presunti critici del governo, e non è stato tollerato alcun tipo di dissenso. Non è stato autorizzato alcun genere di spazio per l'espressione indipendente dell'opinione politica o dell'associazionismo politico. Secondo quanto riferito, le autorità hanno intercettato telefonate e comunicazioni via Internet.
È stato difficile ottenere informazioni su persone scomparse o in detenzione segreta. Le autorità della sicurezza hanno compiuto ritorsioni nei confronti delle famiglie dei detenuti nel momento in cui queste chiedevano informazioni riguardo a un arresto o comunicavano con organizzazioni internazionali di difesa dei diritti umani.
*Undici ex ministri di governo e veterani della lotta di liberazione dell'Eritrea che avevano invocato riforme democratiche sono rimasti in detenzione segreta. Le loro famiglie non li vedevano dal loro arresto avvenuto nel 2001. Il governo li aveva accusati di tradimento ma non li aveva mai incriminati o portati in tribunale. Alcuni, come il generale Ogbe Abraha, stando alle fonti, sono morti in detenzione a causa delle durissime condizioni e del diniego di cure mediche.
Centinaia di altri detenuti dal 2001 sono rimasti in detenzione segreta, assieme ad altre persone arrestate successivamente. All'esiguo numero di persone rilasciate è stato ordinato di mantenere il silenzio sulle loro esperienze.
*Aster Yohannes, moglie di Petros Solomon, un ex ministro di governo, è rimasta trattenuta in incommunicado. Era stata arrestata nel 2003 al suo rientro dagli Stati Uniti per vedere i propri figli.
*Richiedenti asilo rimpatriati forzatamente da Malta nel 2002 e dalla Libia nel 2003 erano ancora in detenzione segreta.
***Giornalisti
Non sono stati autorizzati notiziari indipendenti o privati. La stampa privata era stata chiusa nel 2001.
*Dieci giornalisti arrestati nel 2001 perché accusati di sostenere ministri dissidenti del governo accusati di tradimento hanno continuato a essere detenuti in incommunicado e senza accusa né processo. Si tratta di prigionieri di coscienza. Notizie non confermate hanno riferito che Fessayahe Yohannes (conosciuto come "Joshua") era deceduto in precedenza in detenzione.
Altri giornalisti che lavoravano per media sotto stretto controllo statale sono stati arrestati nel momento in cui sembravano voler criticare il governo. Alcuni degli otto arrestati durante l'anno, stando alle fonti, a fine anno erano ancora detenuti, o erano stati arruolati nell'esercito.
Leva militare
Il servizio militare nazionale, sia all'interno dell'esercito sia del servizio civile sotto condizioni militari è a tempo indeterminato, e giustificato dal governo a causa della minaccia rappresentata dall'Etiopia. Il servizio militare è obbligatorio per tutti i cittadini di età compresa tra i 18 e i 40 anni, con poche eccezioni concesse. Le persone di età compresa tra i 40 e i 50 anni o quanti sono stati smobilitati hanno doveri di riservisti. Le donne al di sopra dei 27 anni sono di fatto esentate. Non esiste esenzione per motivi di obiezione di coscienza, ad esempio per i Testimoni di Geova che si rifiutano di prestare il servizio militare benché non respingano il servizio allo sviluppo.
Gli arruolati svolgono doveri militari o lavori di costruzione, o lavorano nel servizio civile con salari ridotti sotto forma di piccole somme paragonabili a "mance". Alcuni arruolati sono assegnati a compiti militari all'estero. Due giornalisti arruolati catturati in Somalia a gennaio sono stati trasferiti illegalmente in detenzione in Etiopia.
I parenti di giovani che si erano nascosti per eludere la leva militare o che erano fuggiti all'estero sono stati arrestati dalla polizia ed è stato loro imposto di pagare ammende cospicue nel caso in cui la persona in questione non avesse fatto ritorno. Essi sono rimasti detenuti a tempo indeterminato quando non erano in grado di pagare le ammende. Questo sistema non ha alcuna base legale e non può essere impugnato in tribunale.
I bambini trascorrono l'ultimo anno scolastico nel centro di addestramento militare di Sawa. In seguito, o entrano nel servizio militare o accedono all'istruzione superione in college di formazione vocazionale e la leva militare viene rinviata fino al diploma. L'istruzione universitaria non è più disponibile nel paese. Migliaia tra giovani che dovevano affrontare la leva militare e quanti erano già arruolati sono fuggiti dal paese e hanno richiesto asilo.
Tortura e altri maltrattamenti
La tortura del cosiddetto "elicottero" (essere legati in posizioni dolorose) ha continuato a essere applicata come pena ordinaria e quale mezzo per interrogare i prigionieri religiosi e politici. Membri delle chiese evangeliche sono stati torturati allo scopo di far loro abiurare la propria fede. I condannati militari sono stati torturati. Molti di loro erano giovani che avevano cercato di eludere la leva militare o che avevano denunciato le dure condizioni e il protrarsi a tempo indeterminato del proprio servizio di leva militare.
Le condizioni carcerarie sono risultate estremamente dure e si sono configurate come trattamento crudele, inumano e degradante. Molti prigionieri sono stati tenuti in container mercantili sovraffollati e malsani, privi di servizi igienici o di acqua per poter lavarsi, ed esposti a temperature estreme calde o fredde. Raramente sono state fornite cure mediche.
Rifugiati e richiedenti asilo
Malgrado le linee guida dell'Ufficio dell'UNHCR, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, secondo cui i richiedenti asilo eritrei respinti non dovrebbero essere rimpatriati in Eritrea, a causa della grave situazione dei diritti umani, diversi di loro sono stati rimpatriati dal Sudan e detenuti verso la fine dell'anno. Tra questi figuravano rifugiati con status riconosciuto. Un richiedente asilo rimpatriato forzatamente dal Regno Unito è stato detenuto. Centinaia di richiedenti asilo eritrei detenuti in Libia erano a rischio di rimpatrio forzato. La maggior parte dei richiedenti asilo eritrei erano in fuga dalla leva militare.
Rapporti di Amnesty International
Eritrea: Prominent journalist reported dead in a secret prison (AFR 64/002/2007)
Eritrea: On 6th anniversary of mass detentions of dissidents, human rights violations continue unabated (AFR 64/009/2007)
http://www.amnesty.org/en/library/asset/AFR64/006/2008/es/58255ccb-abd5-11dd-82c3-e1668308520f/afr640062008spa.pdf
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