sabato 1 gennaio 2011
Eritrei, l'ultimo oltraggio: in 27 arrestati dagli egiziani
di Umberto De Giovannangeli
in “l'Unità” del 30 dicembre 2010La polizia egiziana, schierata nel Sinai dove centinaia di eritrei sono tenuti in ostaggio dai trafficanti
di immigrati, ha ricevuto l'ordine di non sparare, ma di arrestare e interrogare i migranti (considerati
immigrati clandestini in Egitto) che vengono rilasciati dopo il pagamento di un riscatto per cercare
di capire dove si trovano e come agiscono i beduini. È l’ultimo oltraggio inferto a donne e uomini
da mesi in balia dei predoni del Sinai. Gli agenti del Cairo, spiegano fonti egiziane, non
intervengono per liberare gli ostaggi per rispetto del Trattato di pace con Israele che impedisce di
introdurre armi pesanti e blindati nella zona di frontiera. I beduini, invece, sarebbero dotati di armi
molto sofisticate, acquistate dai sudanesi con il traffico di migranti.
odissea continua
Picchiati. Minacciati di morte. Trattati come bestie. Ed ora anche arrestati da coloro che avrebbero
dovuto liberarli. È dell’altro ieri la notizia secondo cui 27 profughi etiopi ed eritrei, liberati dai
trafficanti di Abu Khaled nella cittadina egiziana di Rafah, nel Sinai del Nord, dopo che i loro
familiari hanno pagato il riscatto di 8mila dollari ciascuno, sarebbero stati prima arrestati dalla
polizia egiziana e successivamente portati nelle rispettive ambasciate d’Etiopia e di Eritrea a Il
Cairo. «È imminente la loro deportazione nei Paesi d’origine, dai quali questi profughi sono fuggiti
per crisi umanitarie, persecuzioni e genocidi», denunciano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario
Picciau, co-presidenti dell’organizzazione umanitaria EveryOne, che segue sin dall’inizio l’intera
vicenda degli oltre 250 profughi ostaggio dei trafficanti di esseri umani nel Sinai. «Questi innocenti,
per fuggire da Etiopia ed Eritrea, hanno affrontato un estenuante viaggio nel deserto, toccando
anche i confini libici, venendo ripetutamente respinti. Alla fine sono approdati in territorio egiziano
e sono stati consegnati ai trafficanti beduini Rashaida collusi con Hamas e con la Muslim
Brotherhood, prima di raggiungere Israele, che li hanno sottoposti a spietate estorsioni e tremendi
abusi, tra cui stupri e torture. Deportarli nei rispettivi Paesi di origine vorrebbe dire ammazzarli,
istituzionalizzando una persecuzione e rendendo vano ogni loro sforzo di sopravvivenza in tutto
questo tempo ».
voci da Israele
«We Refugees» (noi rifugiati), una Ong israeliana per la difesa dei diritti umani, ha chiesto ieri
l'intervento urgente del governo egiziano per liberare circa 300 profughi eritrei tenuti prigionieri
secondo diverse denunce nel Sinai da trafficanti, in condizioni disumane. L'Ong si è così associata a
un analogo «indignato» appello lanciato l’altro da 13 Ong egiziane, che hanno denunciato «una
congiura del silenzio» sul caso. Nel messaggio della Ong israeliana, firmato anche dall'exparlamentare
Zaava Galon, si afferma che l'inazione mostrata finora dalle autorità «suscita la
preoccupante impressione che i crimini (di cui sono vittime i rifugiati, ndr) siano visti dai governi
egiziano e israeliano come in linea con i loro interessi nazionali. La situazione attuale è il diretto
proseguimento di politiche che hanno visto migranti uccisi (dal fuoco delle guardie di frontiera) sul
confine israelo-egiziano». «We Refugees» è una Ong formata da legali che si sono impegnati a
proteggere i diritti dei rifugiati, di persone in cerca di asilo e di apolidi. Stando a fonti diverse, circa
300 profughi eritrei (e forse anche sudanesi) sono in ostaggio di bande di predoni che avrebbero
fortemente aumentato la somma inizialmente pattuita per farli entrare clandestinamente in Israele.
In base a quanto è trapelato, si ritiene che essi siano vittime di gravi maltrattamenti, torture e stupri
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1 commento:
Finalmente qualche giornale inizia a parlarne... Noi siamo sempre al vostro fianco per questa battaglia fondamentale!
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