UNHCR
Briefing bisettimanale alla stampa
13 maggio 2011
- LIBIA: LA TESTIMONIANZA DI UN NAUFRAGO
- LIBIA: LA TESTIMONIANZA DI UN NAUFRAGO
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Ieri
mattina il personale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i
Rifugiati (UNHCR) ha incontrato tre uomini etiopici di etnia oromo, i
quali hanno affermato di far parte dei soli nove sopravvissuti di
un’imbarcazione con 72 persone a bordo, salpata da Tripoli lo scorso 25
marzo.
La barca di 12 metri,
con destinazione Europa, era carica all’inverosimile - racconta uno di
loro agli operatori dell’Agenzia - al punto che vi era a malapena lo
spazio per stare in piedi. Una volta esaurito il carburante, come anche
acqua e cibo, il natante ha iniziato a vagare alla deriva per due
settimane prima di raggiungere una spiaggia libica.
Per
due volte - prosegue il rifugiato - navi militari hanno incrociato
l’imbarcazione senza fermarsi. A un certo punto del viaggio un
elicottero ha lasciato cadere cibo e acqua sulla barca. La prima nave ha
rifiutato la richiesta dei passeggeri di essere trasbordati, la seconda
ha scattato soltanto fotografie. L’uomo non è stato in grado di
identificare la provenienza delle navi.
L’incontro
tra gli operatori UNHCR e i tre uomini è avvenuto nel campo di Shousha
in Tunisia. Uno di loro parlava arabo - ed è stato intervistato - gli
altri oromo. Ha riferito di aver pagato 800 dollari USA ai trafficanti
per il viaggio. Gli stessi passeggeri avrebbero dovuto condurre
l’imbarcazione.
Quando
le scorte di acqua sono terminate - aggiunge il rifugiato - le persone
hanno cominciato a bere acqua di mare e la propria urina. Hanno mangiato
dentifricio. Hanno iniziato a morire uno dopo l’altro. Ma prima di
gettare i corpi in mare, hanno aspettato un giorno o due. C’erano anche
20 donne e 2 bambini piccoli sulla barca. Una donna con un bambino di
due anni è morta tre giorni dopo il suo piccolo. Enorme è stata
l’angoscia della madre dopo la morte del figlio, racconta il rifugiato.
Dopo
l’arrivo su una spiaggia nei pressi di Zliten, tra Tripoli e il confine
con la Tunisia, un’altra donna è morta esausta sulla spiaggia. I 10
sopravvissuti hanno iniziato a camminare fino alla città di Zliten dove
sono stati arrestati dalla polizia libica, portati in ospedale e poi in
carcere, dove gli è stata data un po’ d’acqua, latte e datteri. Due
giorni dopo è morto un altro di loro.
Hanno
implorato le guardie carcerarie di portarli di nuovo in ospedale. Li
hanno accompagnati in quello di al-Khums. Ai medici e agli infermieri è
stato detto di dar loro acqua e poi di andar via. Quindi sono stati
portati nuovamente in carcere e poi in un altro, quello di Twesha,
vicino Tripoli. Qui alcuni amici hanno pagato 900 dollari per il loro
rilascio. Adesso l’UNHCR li assiste in Tunisia.
Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa -- 06 80212318 -- 06 80212315
Portavoce: Laura Boldrini -- 06 80212315 -- 335 5403194 www.unhcr.it
Portavoce: Laura Boldrini -- 06 80212315 -- 335 5403194 www.unhcr.it
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