venerdì 23 dicembre 2011
Interrogazione Parlamentare presentata dal UDC
I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri degli affari esteri e dell'interno, per sapere - premesso che:
migliaia di profughi fuggiti dal Corno d'Africa o dall'Africa sub-sahariana risulterebbero ridotti in stato di schiavitù da bande di predoni beduini nel Sinai;
ad essere imprigionati sarebbero, soprattutto, giovani, donne e numerosi adolescenti e bambini, vittime di un traffico inumano, organizzato da criminali che si arricchiscono con la richiesta di riscatti di migliaia di euro o, peggio, con il mercato clandestino di organi, al quale vengono sacrificati quelli che non riescono a «pagarsi la libertà»;
si tratta di una delle maggiori emergenze umanitarie degli ultimi anni, che si sta consumando nella sostanziale indifferenza del mondo e nel silenzio assordante dell'Europa e dell'Italia, ovvero di quei Paesi verso i quali quei profughi disperati intendevano dirigersi, in nome dei più elementari diritti umani, fuggendo guerre, persecuzioni politiche o religiose, fame, carestia;
in genere, i profughi partono dai grandi campi di raccolta allestiti in Etiopia (che ospitano soprattutto eritrei) o nel Sudan (ancora eritrei, somali ed etiopi), dove sono arrivati dopo aver corso rischi pesantissimi e dove speravano che, riconosciuta a livello internazionale la loro condizione di rifugiati e perseguitati, potessero essere accolti in Europa entro un periodo di tempo ragionevole;
a causa della lentezza e dalla sostanziale chiusura di quasi tutti i Governi occidentali questi profughi, nel tentativo di giungere in Europa risalendo il Sudan e l'Egitto per puntare poi verso il confine israeliano nel Sinai (Tunisia e, soprattutto, Libia e il Mediterraneo non erano vie praticabili con le rivolte esplose dall'inizio del 2011), cadono nella rete di organizzazioni clandestine o singole guide che offrono il «passaggio» fino al confine israeliano per un compenso che va da mille a duemila euro, ma che spesso si rivelano emissari delle bande di predoni beduini che gestiscono il traffico di schiavi;
i pochi che riescono a sottrarsi a questa trappola spesso vengono uccisi a fucilate dalle guardie di frontiera del Cairo mentre tentano di entrare clandestinamente in Israele, o finiscono nelle carceri egiziane, dove i maltrattamenti e le percosse, la malnutrizione e la scarsità d'acqua, le terribili condizioni igieniche e logistiche provocano malattie e non di rado anche la morte, senza nessuna assistenza;
stessa sorte è toccata anche a molti giovani che avevano inizialmente raggiunto la Libia per essere o respinti in mare o espulsi al confine sud, in pieno Sahara, e da qui - non potendo rientrare nei Paesi d'origine dove rischiavano l'arresto o la morte - diretti verso il Sinai;
l'allarme è stato lanciato per la prima volta, nel novembre 2010, da Habeshia, l'agenzia che si occupa in Italia dei profughi eritrei, e da numerose altre organizzazioni umanitarie internazionali, ma da allora non è cambiato nulla, anzi la situazione è peggiorata;
un anno fa si parlava di circa 250 prigionieri, mentre l'ultimo rapporto del pool di organizzazioni, che, insieme ad Habeshia, segue costantemente il problema, parla di almeno 350-400 ostaggi, ma altre organizzazioni non governative internazionali ne stimano oltre mille;
è il caso di ricordare che su molti giornali sono comparsi anche i nomi di personaggi fortemente sospettati di essere ai vertici dell'organizzazione, con presunte complicità a vari livelli sia in Egitto che in Israele;
è una tragedia che non può lasciare indifferente l'Italia -:
se non ritenga opportuno adottare urgenti iniziative, anche presso le competenti sedi europee od internazionali, volte a:
a) coinvolgere l'Interpol per aprire un'inchiesta su questo traffico di esseri umani, con l'ausilio delle polizie egiziana ed israeliana ai massimi livelli e con la prospettiva di emettere mandati di cattura internazionali contro i trafficanti;
b) aprire un'inchiesta specifica per cercare di risalire alla catena che porta al traffico clandestino di organi, un mercato che richiede necessariamente una organizzazione ad alto livello, con la complicità di medici, specialisti e cliniche (l'Egitto, tra l'altro, è nell'elenco delle nazioni più sospette, per questo tipo di traffico, anche a prescindere dal caso del Sinai);
c) sensibilizzare il Governo egiziano affinché consenta l'accesso nelle sue carceri alle organizzazioni umanitarie internazionali che si occupano dei profughi, per verificare la loro condizione di richiedenti asilo politico o di rifugiati;
d) invitare il Governo dei Paesi interessati, anche attraverso l'Unione europea, ad aprire le frontiere almeno ai profughi sfuggiti ai «predoni» e, contemporaneamente, rendere più celeri e meno fiscali le pratiche sull'emigrazione e la concessione dello status di rifugiati o di esuli politici ai profughi;
e) modificare in Italia la politica dell'accoglienza, sulla base del sistema in vigore in Svezia;
f) contribuire a realizzare progetti di sostegno nei Paesi di transito (Etiopia e Sudan) per frenare l'emigrazione disperata di migliaia di profughi.
(2-01294)
«Pezzotta, Galletti, Adornato, Enzo Carra, Volontè, Binetti».
(13 dicembre 2011)
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