Domenica all’Angelus, Benedetto XVI ha levato la sua voce a favore dei profughi provenienti dall’Eritrea e dei loro compagni di sventura, ancora prigionieri di spietati trafficanti di uomini (così come ha invocato attenzione per i cristiani e i musulmani iracheni e per i fedeli copti egiziani). L’appello e la preghiera del Papa vengono a rompere con il fragore della parola più autorevole la cortina di silenzio che ha avvolto finora la vicenda dei migranti respinti, arrestati e ricattati. Il Santo Padre, affacciandosi davanti ai fedeli raccolti in piazza San Pietro e parlando a tutti coloro che lo seguivano via radio, tv e Internet, «in questo tempo di Avvento, in cui siamo chiamati ad alimentare la nostra attesa del Signore e ad accoglierlo in mezzo a noi», ha invitato «a pregare per tutte le situazioni di violenza, di intolleranza, di sofferenza che ci sono nel mondo, affinché la venuta di Gesù porti consolazione, riconciliazione e pace». Benedetto XVI ha poi elencato i gruppi che attualmente più sono colpiti. «Penso alle tante situazioni difficili, come i continui attentati che si verificano in Iraq contro cristiani e musulmani, agli scontri in Egitto in cui vi sono stati morti e feriti, alle vittime di trafficanti e di criminali, come il dramma degli ostaggi eritrei e di altre nazionalità, nel deserto del Sinai». «Il rispetto dei diritti di tutti – ha sottolineato il Pontefice – è il presupposto per la civile convivenza. La nostra preghiera al Signore e la nostra solidarietà possano portare speranza a coloro che si trovano nella sofferenza», ha quindi concluso papa Ratzinger.
Anche questo Natale, per più di 350 profughi sequestrarti che sono nelle mani dai trafficanti, sarà un Natale carico di sofferenza, tra questi ostaggi ci sono 8 donne, di cui una all'ottavo mese di gravidanza, che "natale" sarà per questo/a creatura che sta per nascere. In questi mesi sono stati fatti molti appelli, denunce, interpellanza parlamentari a tutti livelli, ma il commercio di esseri umani e di organi continua a fiorire nella regione del Sinai.
E spaventoso leggere le statistiche sommarie che vengono fatte su questo traffico di esseri umani e di organi nella sola regione del Sinai, si parla di quasi 50 mila profughi che hanno varcato il confine Israel-Egitto, tutti hanno pagato qualcosa per arrivarci. Più di 10 mila sono stati vittime dei predoni che hanno preteso risicato, circa 3 mila persone sono scomparse nel nulla, abbiamo un serio sospetto che siano stati vittime del traffico di organi. Si parla di circa 4 mila minori scoparsi dai campi profughi in Sudan, per la maggioranza eritrei.
Centinaia di profughi dal 2005 ad oggi sono morti sotto i colpi di arma delle guardie egiziane al confine con Israele, l'Egitto che non ha saputo difendere le persone dalle mani dei trafficanti, ma cosi solerte nel ucciderli al confine per soddisfare l'insistente richiesta di Israele a bloccare i profughi, non importa come o a che prezzo.
L'Egitto che non sta rispettando i diritti dei richiedenti asilo, trattenuti nelle sue stazioni di polizia o campi militari ad Aswan. L'Egitto che non ha esitato a deportare richiedenti asilo violando convenzioni e trattati internazionali.
Israele, che sta costruendo muro, come leggiamo in questi giorni intende completare in tempi brevi la costrizione del muro, nel fra tempo vole progettare come deportare le migliaia di persone che sono arrivati in Israele alla ricerca di protezione, che lo stato ebraico non ha mai voluto riconoscerli. 46 mila immigrati di cui circa 20 mila richiedenti asilo politico eritrei, altrettanto sudanesi che vivono alla giornata senza nessuna protezione o riconoscimento dei diritti.
Si conclude un 2011 terribile per centinaia di migliaia di profughi, quasi 2 mila morti nel Mediterraneo, altrettanto morti ammazzati in Libia, durante la caccia al Nero. Molte altre centinaia di persone morte nel Golfo di Aden nel tentativo di raggiungere lo Yemen.
Più di 4 mila profughi eritrei ed etiopi intrappolati, nella guerra interna nello Yemen, più di 3 mila sudanesi, eritrei ed etiopi, nel campo profughi in Tunisia in attesa di un paese che gli accoglie, altrettanto in Egitto nel campo di Solume, al confine con la Libia.
Ecco che torniamo a rinnovare il nostro appello alla comunità internazionale, di cercare delle soluzioni che durano nel tempo, non bastano più le cure palliative a delle malattie politiche, economiche, sociali che affliggono il continente Africano, in particolare il Corno d'Africa. La comunità internazionale e in particolare l'Unità Africana deve combattere con determinazione la tratta di esseri umani e di organi.
Chiediamo a tutti gli organismi internazionali per la tutela dei diritti umani di fare una forte pressione su UA, UE, ONU perché questi organismi facciano altrettanta pressione su governi di Egitto, Sudan, Israele, Autorità Palestinasi, Etiopia ed Eritrea perché si impegnino a fermare il traffico di esseri umani che gli coinvolge gli attraversa. Combattano contro il traffico di organi, sopratutto difendano i minori non accompagnati che vagano senza meta nei territori di questi paese, che spesso sono le vittime più esposte ad ogni pericolo.
don Mussie Zerai
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