(ANSA) - PALERMO, 19 APR - "Il rifiuto del Unione Europea di mettere in campo un programma equivalente del Mare Nostrum è una chiara dichiarazione di guerra contro migranti e profughi. Lasciarli morire in mare è un modo passivo di combattere una guerra che non si vuole dichiarare". Lo afferma in una nota don Mosè Zerai, responsabile dell'agenzia Habesha, che si occupa di rifugiati e richiedenti asilo. "Solo in questi primi mesi del 2015 si contano circa 1.600 persone morte nel Mediterraneo - prosegue - in quello che l'Europa considera a torto 'Mare Nostrum' ma nei fatti non lo dimostra, perché il mediterraneo nei ultimi 15 anni è divenuto cimitero per molti bambini, donne". "Dopo la tragedia di Lampedusa nel 2013 - ricorda - abbiamo visto e sentito politici di grande responsabilità istituzionale promettere mai più tragedie simili, eppure oggi siamo qui di nuovo a piangere centinaia di vittime". Per don Mosè Zerai "La responsabilità è degli Stati falliti da cui parte questo esodo di profughi, che la comunità internazionale guarda in silenzio, mentre devastano il paese e la popolazione, costringendoli alla fuga. Queste vittime sono sulla coscienza di quei criminali che li hanno mandati allo sbaraglio, ma sono anche sulla coscienza di quei criminali della politica e della finanza europea che si rifiutano di mettere al centro la vita umana, al punto di fare finta di non vedere che il mediterraneo si è tinto di rosso del sangue di migliaia di innocenti". Secondo il responsabile dell'agenzia Habesha, che rivolge un accorato appello all'Europa, "non bastano le parole di circostanza o le lacrime di qualche anima pia, servono azioni, risposte concrete, per proteggere e prevenire queste tragedie".(ANSA).
Nessun commento:
Posta un commento